Bibliografia

martedì 13 giugno 2023

Rothbard aveva ragione: la guerra non migliora la libertà, la distrugge

Mai titolo fu più azzeccato di quello scelto per questo articolo. Ed è stato dimostrato anche di recente quando l'ennesimo giornalista italiano è stato ferito dalla parte che "supportiamo". Ecco che la propaganda di guerra ha alzato le barriere e sciorinato una serie di scuse assurde pur di giustificare chi è nel torto più marcio. Non a caso ho scritto "ennesimo", dato che il fato del povero Rocchelli è stato perlopiù dimenticato dai media generalisti. Questi sono campanelli d'allarme sempre più squillanti per far capire che la guerra Russia/Ucraina non è una lotta ideologica tra le forze del "bene" e del "male", c'è una spiegazione più sensata del motivo per cui si stanno scannando e che a sua volta altera il modo in cui si vede la posta in gioco. Tale spiegazione si trova nel modo in cui gli stati cercano di promuovere i propri interessi e il proprio potere, o ciò che potremmo chiamare "interesse nazionale". Già nel 2014 John Mearsheimer, su Foreign Affairs, offriva una panoramica generale esaustiva: le potenze occidentali sono responsabili della crisi in Ucraina perché al vertice NATO del 2008 a Bucarest hanno ignorato gli interessi nazionali russi offrendo la futura adesione alla NATO sia alla Georgia che all'Ucraina. La Russia ne fu indignata e rese noto il suo dispiacere, prima con proteste formali e poi invadendo la Georgia. L'espansione della NATO ha continuato a ignorare sia gli interessi statali russi che gli esperti americani che predissero la crisi in cui ci troviamo ora. Nel 1998 George Kennan disse che l'espansione della NATO avrebbe portato a una nuova guerra fredda; l'ex-ambasciatore in Unione Sovietica, Jack Matlock, disse: “L'espansione della NATO è stato il più grave errore strategico commesso dalla fine della Guerra Fredda”; Ted Galen Carpenter disse: “Era del tutto prevedibile che l'espansione della NATO avrebbe portato alla fine a una tragica, forse violenta, rottura delle relazioni con Mosca. Gli analisti perspicaci hanno avvertito delle probabili conseguenze, ma quegli avvertimenti sono rimasti inascoltati. Ora stiamo pagando il prezzo della miopia e dell'arroganza della linea di politica estera statunitense”. Le relazioni sono peggiorate nel 2014 nel bel mezzo del rovesciamento del governo ucraino, democraticamente eletto ma filo-russo, quando una telefonata intercettata tra l'allora assistente segretario di stato, Victoria Nuland, e l'ambasciatore statunitense in Ucraina, Geoffrey Pyatt, ha fatto emergere la loro discussione su chi sarebbe dovuto diventare il successivo presidente dell'Ucraina. Immaginate come reagirebbero gli Stati Uniti se la Cina appoggiasse il rovesciamento del governo del Messico e gli Stati Uniti intercettassero una chiamata tra agenti cinesi per decidere chi dovrebbe essere il nuovo presidente. È un gioco al massacro e gli occidentali sono anch'essi tra le vittime, quindi piuttosto che farsi abbindolare dalle favole internazionalisti di un branco di pianificatori centrali disperati che hanno bisogno di continue giustificazioni per rimanere al comando, è decisamente salutare spezzare l'incantesimo della propaganda di guerra unidirezionale e guardare in faccia il VERO nemico che è dentro i "confini nazionali": lo stato e la pianificazione centrale socio-economica.

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di Mihai Macovei

Dall'inizio della guerra in Ucraina i leader occidentali hanno dichiarato che quest'ultima difendeva non solo la propria libertà, ma anche la nostra. Il presidente Joe Biden, per il quale “la libertà non ha prezzo”, ha promesso di sostenere l'Ucraina “per tutto il tempo necessario”.

A sua volta il presidente Volodymyr Zelensky ha affermato che il sostegno americano all'Ucraina non è beneficenza, ma un “investimento nella sicurezza mondiale”. Altri commentatori sostengono anche che una vittoria ucraina rafforzerebbe la libertà di tutti scoraggiando altre aggressioni da parte di potenze autocratiche, come la Cina. Tuttavia queste posizioni sono in contrasto con quella di Murray N. Rothbard, uno dei più eminenti libertari americani del ventesimo secolo.

Rothbard propose una netta distinzione tra gli interessi degli stati e quelli dei privati, i quali sono soggetti al monopolio della violenza dei primi su un territorio specifico. Credeva che tutte le guerre interstatali portassero a un aumento dell'aggressione statale sia nei confronti dei suoi subordinati che degli stranieri. L'aggressione contro persone innocenti è inevitabile perché ogni stato trae la sua capacità di muovere guerra dai contribuenti; in caso di conflitto militare intensificherà la sua aggressione locale attraverso la tassazione, o la coscrizione, o entrambe le cose. Allo stesso tempo poiché i cittadini del Paese nemico sono le risorse che consentono al loro stato di combattere, essi e le loro proprietà saranno presi di mira attraverso un'azione militare.

Secondo Rothbard la guerra non accresce mai la libertà, ma solo la tirannia interna, “una tirannia che di solito persiste a lungo dopo la fine della guerra”. Pertanto qualsiasi libertario dovrebbe fare pressione sugli stati affinché evitino di entrare in guerra contro altri Paesi e negoziare la pace non appena scoppia la guerra.[1] Vediamo se il conflitto in Ucraina promuova la libertà o no.


Costo umano ed economico della guerra

Il costo umano della guerra in Ucraina, sostenuto principalmente dai due belligeranti, appare già enorme. Il numero delle vittime militari non è certo, poiché entrambe le parti stanno minimizzando le proprie perdite ed esagerando quelle del nemico. Tuttavia stime indipendenti affermano che la Russia abbia subito tra le centomila e le 130mila vittime (feriti e uccisi) contro le centomila dell'Ucraina, rendendo il conflitto uno dei più sanguinosi della storia moderna. Questo senza contare le circa trentamila vittime civili ucraine e i molti civili trascinati con la forza nell'esercito. La Russia ha arruolato trecentomila tra riservisti e coscritti alla fine del 2022, mentre l'Ucraina ha dichiarato la legge marziale nel febbraio 2022 e potrebbe aver già arruolato circa un milione di persone. Inoltre circa un terzo della popolazione ucraina prebellica, tredici milioni di persone, ha lasciato le proprie case a causa della guerra, di cui circa 8,1 milioni sono fuggiti all'estero, mostrando l'intera portata dell'aggressione contro civili innocenti.

Il costo economico diretto della guerra è enorme anche per l'Ucraina, la Russia e l'Occidente. L'economia ucraina ha perso più del 30% del suo prodotto interno lordo, ovvero $60 miliardi, solo nel 2022. L'Ucraina non avrebbe potuto sostenere lo sforzo bellico senza sostanziali aiuti militari, finanziari e umanitari da parte dell'Occidente, stimati in circa $133 miliardi solo per il primo anno di guerra. Le stime per il costo della ricostruzione dell'Ucraina dopo la guerra variano tra $411 miliardi e $1000 miliardi. Ci si aspetta che l'Occidente ne paghi gran parte nel disegno di legge per la ricostruzione, con un possibile sostegno da parte di circa $300 miliardi in riserve monetarie sequestrate alla Russia. Sebbene quest'ultima abbia subito solo una diminuzione del 2-3% del PIL nel 2022, nonostante le pesanti sanzioni occidentali, anche le sue prospettive economiche sono desolate dato il ritiro delle società straniere, l'accesso limitato alla tecnologia occidentale e gli aumenti dei budget per la difesa.

Grafico 1: sostegno degli stati all'Ucraina. Fonte: Ukraine Support Tracker

La ricaduta economica indiretta della guerra è molto più ampia e le sue cicatrici dureranno per molti anni a venire. A seguito di precedenti politiche monetarie e fiscali estremamente accomodanti, l'aumento indotto dalla guerra dei prezzi energetici e alimentari ha portato a un'impennata dell'inflazione mondiale. Questo è stato uno dei principali fattori che hanno rallentato la crescita economica mondiale a solo il 3,1% nel 2022 rispetto alle proiezioni prebelliche di circa il 5%, secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Il rallentamento economico più netto si sta verificando in Europa, a causa del suo disaccoppiamento dal gas e dal petrolio russi. I Paesi europei hanno speso fino a ora €800 miliardi, o più del 4% del PIL, per proteggere le famiglie e le aziende dall'aumento dei costi energetici.

Grafico 2: Spesa pubblica per mitigare la crisi energetica. Fonte: Bruegel

Stimolata dalla guerra, è probabile che salga anche la spesa globale per la difesa, con un aumento compreso tra €375 e €453 miliardi previsto in Europa tra il 2021 e il 2026. Anche se gli Stati Uniti sembrano beneficiare di maggiori vendite di gas e armamenti, questi benefici sono limitati a un piccolo numero di produttori di energia e armi, mentre i contribuenti ordinari sono colpiti dall'inflazione e dall'aumento della spesa pubblica per i trasferimenti all'Ucraina. Il debito pubblico mondiale, già a livelli record dalla seconda guerra mondiale, diventerà un fardello ancora più pesante per i contribuenti, in particolare nelle economie avanzate. Ultimo, ma non meno importante, la crescente divisione nord-sud del mondo minaccia di accelerare le tendenze alla de-globalizzazione e all'impoverimento generale.


Libertà di stampa e democrazia

Non solo i due belligeranti hanno ridotto la libertà di stampa a favore della propaganda di guerra, ma l'hanno fatto anche le più mature democrazie liberali occidentali. C'è una lunga storia di propaganda statale e di violazione della libertà di stampa e delle libertà civili negli Stati Uniti. Iniziò durante la guerra civile americana, quando più di trecento giornali dell'opposizione nel Nord vennero chiusi. L'interferenza dello stato con i media occidentali è continuata durante le guerre in Iraq e in Libia, le cui giustificazioni ufficiali rimangono molto controverse.

Il Patriot Act include anche la sorveglianza statale sia dei media che dei singoli dissidenti, pertanto non sorprende che i media generalisti occidentali abbiano condotto una narrazione sospettosamente uniforme sulla guerra in Ucraina sin dal primo giorno e siano sembrati pienamente impegnati nella guerra all'informazione.

Potrebbe essere che i media siano centralizzati e controllati indirettamente dagli stati o che impongano un'autocensura volontaria a causa di un generale indebolimento della tradizione liberale occidentale, simile alla propaganda filo-sovietica durante la seconda guerra mondiale denunciata da George Orwell. Il risultato è più o meno lo stesso, con informazioni distorte diffuse alla popolazione, anche se metà degli americani crede che i canali di notizie manipolino deliberatamente l'opinione pubblica. Ciò è diventato chiaro anche nella guerra in Ucraina, quando molte notizie di prima pagina sono state contraddette da eventi successivi, come il presunto sabotaggio da parte della Russia dei propri gasdotti sotto il Mar Baltico o la sua presunta carenza cronica di armi e munizioni, mentre si è rivelato vero il contrario.

Quando la propaganda ufficiale non riesce a influenzare l'opinione pubblica, gli stati non hanno remore a ignorare del tutto le voci della comunità. Manifestazioni di protesta contro la guerra hanno avuto luogo in molte città europee, ma sono state ignorate o minimizzate dai media generalisti. Secondo il sondaggio Eurobarometer dell'Unione Europea, solo il 33% circa dei bulgari e il 38% degli slovacchi sono d'accordo con la fornitura di attrezzature militari all'Ucraina. Tuttavia l'ex-primo ministro bulgaro ha ricordato come il suo governo abbia fornito segretamente a Kiev rifornimenti di armi e munizioni tramite intermediari. Il governo slovacco ha deciso d'inviare in Ucraina non solo carri armati, ma anche aerei da combattimento MIG-29. Viene da chiedersi perché, in democrazie presumibilmente sane, il popolo non venga consultato direttamente tramite referendum almeno sulle questioni importanti, le quali tra le altre cose possono comportare l'entrata in guerra o avere un impatto significativo sulle libertà civili ed economiche.


Conclusione

Invece di espandere la libertà, il conflitto in Ucraina ha azzoppato le libertà civili, la prosperità economica e la responsabilità dello stato non solo in Russia e Ucraina, ma anche in Occidente. È possibile che la fine della guerra porti più libertà a quegli ucraini che stipuleranno alleanze politiche ed economiche con l'Occidente o si trasferiranno all'estero. Tuttavia non si può dire con certezza come andrà a finire il processo di liberalizzazione dell'Ucraina, data la sua cronistoria deludente.

Allo stesso tempo l'erosione delle pratiche democratiche e delle libertà economiche in Occidente è fin troppo reale. Indipendentemente da ciò che i politici vogliono farci credere, la visione libertaria di Rothbard è di nuovo confermata: le guerre devono sempre essere evitate o rapidamente concluse con negoziati di pace.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Note

[1] Questo vale anche per le “guerre di difesa giuste”, le quali danneggiano anche civili innocenti. Secondo Rothbard tutti gli stati giustificano le loro guerre come una difesa dei suoi sudditi. In realtà la guerra rappresenta una lotta per l'espansione o la sopravvivenza tra monopolisti della violenza. Pertanto solo la resistenza privata attraverso la rivoluzione (cioè un'insurrezione popolare) appare come un'azione legittima contro l'aggressione di uno stato straniero.

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