Bibliografia

martedì 6 giugno 2023

Nessuna tregua nell'Heartland

 

 

di Tom Luongo

Tutti noi cosiddetti analisti geopolitici siamo in debito con Halford John Mackinder. Il suo saggio del 1904, The Geographical Pivot of History, è la base del pensiero strategico nelle sale politiche di oggi, nei think tank e nelle accademie militari dell'Occidente.

Tutti abbiamo sentito parlare delle prime tre regole di Mackinder:

Chi governa l'Europa dell'Est, comanda l'Heartland

Chi governa l'Heartland comanda l'Isola del Mondo

Chi governa l'Isola del Mondo comanda il mondo intero

A causa del predominio delle idee di Mackinder e delle linee di politica erette per sostenerle, il mondo è stato soggetto a un conflitto senza fine in base alla sua concezione di "Isola del Mondo", che è fondamentalmente l'Eurasia.

Ed è per questo che non ci possono essere sconfitte per l'Occidente in Ucraina. Per i mackinderisti ai vertici delle strutture di potere a Londra, Washington DC e Bruxelles, perdere l'Ucraina significa perdere il mondo intero, perché hanno questa visione molto antiquata della geografia del mondo.

Il mackinderismo oggi è una tautologia che si riduce a: dobbiamo controllare l'Heartland perché non possiamo perdere l'Heartland.

In questa singolare ricerca per conquistarla, l'Occidente è finito in bancarotta: economicamente, moralmente e, soprattutto, spiritualmente. Ciò ha portato a una crisi politica che erode il centro della società occidentale.

L'ultimo pezzo di Alastair Crooke riassume perfettamente la situazione: The EU Is Over-Invested in the Ukrainan War-Project.

Ma non è solo l'UE, anche il Regno Unito e gli Stati Uniti.

L'analisi costi/benefici del proseguimento del progetto Ucraina ha raggiunto il punto critico. Il problema ora è che troppi al potere, come la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, credono ancora di avere margini di manovra in un conflitto che sembra sempre più impantanato nel fango geopolitico del Donbass.

L'ottica all'ultima riunione del G7 non potrebbe essere più netta. Incontrandosi nell'unica città che è il simbolo supremo della follia occidentale, Hiroshima, il simbolismo era molto chiaro: siamo uniti nella nostra ipocrisia e se non vi piace, ricordate cosa è successo al Giappone.

Distruggeremo il pianeta per salvarlo. La sicurezza indivisibile europea/asiatica è un eufemismo per una guerra mondiale.

Nessun fallimento sembra dissuadere queste persone, perché il fallimento non è un'opzione.

Il problema, tuttavia, è che la loro miopia era prevedibile.


Codice errato

Quando si riducono tutti i propri principi guida a tre righe di codice, sconfiggere quel codice diventa abbastanza facile dal punto di vista strategico. Non importa se Mackinder avesse ragione o no. Non ce l'aveva, in realtà, ma ciò che conta è che i policymaker lo pensino.

Abbiamo tutti speso tante parole per risolvere questo problema. Tant'è che è molto semplice in fin dei conti.

Se sapete che il vostro avversario lancerà tutto ciò che ha in un conflitto, allora la vostra strategia è semplicemente questa: distruggere tutto ciò che lancia finché non finiscono i soldi, gli uomini e il materiale da buttarci dentro.

E questo è esattamente ciò che ha fatto la Russia.

È esattamente quello che mi aspettavo che facesse all'inizio della guerra (qui, qui e qui) fallendo una rapida vittoria sull'Ucraina; continuare la sua guerra di logoramento in tutti i teatri contro l'Occidente fino a quando quest'ultimo non avesse chiesto la pace o fosse crollato sotto il peso della sua stessa arroganza.

L'ex-primo ministro britannico, Boris Johnson (chi altri?), ha posto il veto su un qualsiasi accordo anticipato tra Russia e Ucraina.

Per Crooke, l'investimento dell'Occidente in Ucraina era semplicemente troppo grande per rinunciarvi tanto facilmente. Credendo che l'ultimo pacchetto di sanzioni avrebbe rovesciato Putin e destabilizzato la Russia, sia la cricca di Davos che gli anglo-neocon hanno scommesso troppo sulle loro strategie. Come diceva mio padre nei confronti degli atleti professionisti: "Passano troppo tempo a leggere le loro conferenze stampa sui giornali".

Due media angloamericani dell'establishment (in cui spesso emergono messaggi dell'establishment statunitense) alla fine – e con amarezza – hanno ammesso: “Le sanzioni alla Russia hanno fallito”. Il Telegraph si lamenta: “Sono una barzelletta”; “La Russia doveva essere già crollata ormai”.

Non ricordano il loro fallimento nel 2014/15, quando è iniziato l'intero progetto di guerra in Ucraina? Hanno cacciato Viktor Yanukovich e la Russia ha preso loro la Crimea. Quindi la loro mossa successiva è stata quella di far crollare il prezzo del petrolio da $125 a $25 al barile.

Questa è stata la prima istanza della campagna "Ridurre in macerie il rublo", ma non ha funzionato. Infatti ha messo la Russia e il mondo sulla strada che sta percorrendo oggi. C'è una linea retta dal 2014 ad oggi, non solo sul campo, ma nei mercati finanziari e nella politica del resto dell'Europa orientale: l'Heartland.

Quindi, mentre le sanzioni sono una barzelletta, il loro uso ora aumenterà solo come scusa per impedire a terze parti, come ad esempio l'Ungheria, di uscire dall'impasse.

Peccato per loro che nessuna manipolazione da parte del ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, abbia cambiato la decisione dell'Ungheria di bloccare qualsiasi ulteriore aiuto dell'UE all'Ucraina. L'Heartland, a quanto pare, non è più d'accordo con il Commintern.


Il fallimento non è un'opzione, è inevitabile

Ma questo non sembra avere importanza. Nessun fallimento ha mai spinto queste persone ad avere dei ripensamenti. Inoltre, quando non riesci a vederti allo specchio, l'autoriflessione non è un tratto caratteriale dominante.

L'Ucraina ha sempre rappresentato l'apoteosi dell'ordine mondiale neocon/neoliberista. Come sottolinea Crooke, si trovano di fronte a una scelta molto spiacevole:

Possiamo ridurre questa guerra a una questione di scelta binaria: "porvi fine" o "vincerla". L'Europa sta tergiversando di fronte a tale bivio; esitante, fa piccoli passi indietro ed è indecisa se fare alcuni passi cauti lungo l'una o l'altra scelta. L'UE addestrerà gli ucraini a pilotare gli F-16; eppure è timida nel fornire gli aerei. È semplicemente tokenismo; ma quest'ultimo nasconde sempre secondi fini.

Certo che le cose stanno così. A causa della chiusura mentale di coloro che detengono il potere in Occidente — i loro pregiudizi, razzismo e arroganza — non si fermeranno in Ucraina finché non saranno costretti dalle circostanze.

Tali circostanze saranno probabilmente dettate dal rinnovato esercito russo ora configurato per combattere un tipo di guerra più a lungo e diversa da quella iniziata nel febbraio 2022.

Ogni giorno vediamo segni che la capacità militare-industriale della Russia aumenta rapidamente mentre l'UE langue. Gli Stati Uniti stanno rapidamente cercando di riportare in vita la produzione onshore persa a causa delle ere ZIRP e Greenspan, ma si tratta di un processo lento e doloroso soprattutto perché in bilancio non c'è più spazio per la spesa in deficit per accelerare le cose.

L'amministrazione Biden e la sua allegra banda di vandali a Washington sono più che felici di radere al suolo ciò che rimane dell'America, peggio di quanto fecero gli inglesi nella guerra del 1812 se non riescono a farsi strada con tasse e spese illimitate.

Allora eccoci qua. Bakhmut è caduta e la controffensiva ucraina è inesistente. Semmai era già stata sbaragliata da Putin e Prigozhin. Zelensky ora otterrà gli F-16 per attaccare la Crimea e li userà come un'altura morale per giustificare il coinvolgimento ufficiale della NATO dopo l'inevitabile contrattacco della Russia.

Poi l'aria sarà densa dell'odore dei termobarici al mattino.

Ma, a prescindere da tutto ciò, non ci sarà tregua nell'Heartland. La Russia non si tirerà indietro. La Cina la sosterrà fino alla fine, così come l'OPEC+ e il resto dell'Asia centrale, ma non aumenteranno l'escalation di un centimetro oltre il necessario. Consentire all'Occidente di continuare a pensare di poter vincere è la forma definitiva per sconfiggere un avversario superiore.


Il gioco di Mack-Ender (crasi tra Mackinder e il protagonista del film "Ender's Game", ndt)

E anche se l'Ucraina finisse per essere un tritacarne decennale senza un chiaro vincitore, servirà ogni giorno come monito per il resto dell'Asia che non si può tornare indietro e il futuro sarà migliore con i loro vicini piuttosto che accettare tangenti per rimanere viceré sul libro paga dell'Occidente.

Ecco perché la lotta per il controllo del Pakistan è in realtà più importante dell'Ucraina. Il Pakistan rappresenta il corridoio est-ovest che unisce la cosiddetta Isola del Mondo, mentre l'Ucraina è la chiave per spezzare la Russia e distruggere l'asse nord-sud.

La tragedia di Imran Khan in Pakistan è una di quelle questioni secondarie che in realtà sono più importanti della questione primaria, l'Ucraina. L'intervento senza precedenti dell'esercito pakistano, sempre allineato con le forze occidentali, è un chiaro segno che il mackinderismo è vivo e vegeto in Asia centrale.

C'è una chiara guerra civile incipiente in Pakistan, mentre il governo tenta di strappare il controllo reale del Paese ai militari e ai suoi comandanti globalisti. Il sostegno di Khan non è un prodotto della sua genialità come leader. Come Donald Trump, è una figura imperfetta, assediata da tutte le parti da traditori che lo vogliono indebolire.

È stato estromesso attraverso il peggior tipo di affari dietro le quinte, del tipo per cui i deep staters italiani griderebbero: "Dannazione! Davvero bravi!".

Ma, anche come Trump, la gente capisce implicitamente che è uno di loro. È dalla loro parte, nonostante i suoi difetti. Quindi, mentre vediamo i titoli più dilettantistici e le "analisi" di ciò che sta accadendo lì sui nostri media generalisti asserviti, il popolo pakistano sta elevando Khan a suo campione.

Non deve fare altro che sopravvivere e tornare al potere per vincere in Pakistan.

Mentre l'Occidente combatte disperatamente per evitare la sconfitta nell'Heartland, è chiaro che il resto dell'Isola del Mondo sta pianificando di lasciarlo indietro. A un certo punto ci saranno troppe persone e troppa pressione per continuare a spingere il mondo verso una conclusione verso cui non vuole andare.

Ed è allora che tutto cambierà, letteralmente dall'oggi al domani. Fino ad allora, sarà un altro giorno, un'altra escalation, un altro inutile scontro politico e migliaia di persone moriranno inutilmente.

Quando pubblicò quel saggio nel 1904, tutto ciò che Mackinder fece fu formalizzare il pensiero imperiale britannico in una tesi facilmente digeribile per gli idioti.

Oggi siamo spinti da questi idioti a credere che le nostre vite dipendano dalla lotta per la "libertà" in Ucraina.

Venne scritto mentre la presa sul potere da parte dell'impero britannico stava iniziando a indebolirsi; la prima guerra mondiale fu l'ultimo chiodo nelal sua bara.

Era un riflesso della crescente ansia che ribolliva mentre i margini dell'impero si ribellavano. Si pensava che se non si fosse riuscito a mantenere il Sudafrica (la guerra boera), ad esempio, ci si doveva come minimo assicurare che nessuno avesse controllato l'Isola del Mondo mentre si batteva in ritirata.

Ecco perché Sykes-Picot ci hanno lasciato con un Medio Oriente in conflitto tribale. Israele ha solo peggiorato le cose lì. Il Pakistan è stato creato come anti-India e l'Ucraina è stata separata dall'URSS in modo tale da garantire che saremmo finiti esattamente dove siamo oggi.

Tutto perché alcuni europei dalla mentalità imperiale non riescono a condividere il mondo con persone di colore.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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