Bibliografia

lunedì 5 giugno 2023

Eliminare i diritti di proprietà significa distruggere l'ordine sociale

 

 

di Barry Brownstein

Uno degli avvertimenti più lungimiranti di F. A. Hayek ci arriva dal suo saggio, Individualism: True and False: “[Mentre] potrebbe non essere difficile distruggere le formazioni spontanee che sono le basi indispensabili di una civiltà libera, potrebbe essere al di là del nostro potere ricostruire una tale civiltà una volta che queste fondamenta vengono distrutte”.

Sradicate quelle fondamenta e l'ordine sociale può essere distrutto in pochi decenni. Coloro che trascurano l'avvertimento di Hayek “vedono in ogni cosa il prodotto della ragione individuale cosciente”; sono sicuri che i loro poteri di ragionamento siano supremi e possano aggiustare ciò che rompono.

Hayek ci aiuta a capire che coloro che non rispettano l'ordine spontaneo cercano d'imporre “un sistema sintetico di morale” in modo da attuare i loro piani. Sono “riluttanti a tollerare o rispettare alcuna forza sociale che non sia riconoscibile come il prodotto di un design intelligente”. La società deve essere rifatta come "il prodotto" di coloro che si ritiene abbiano menti "superiori".

Molti di noi conoscono la tragica distruzione operata dal Grande balzo in avanti e dalla Rivoluzione culturale di Mao, ma i primi anni del suo regno omicida non sono così noti. Mao proclamò la Repubblica popolare cinese nell'ottobre 1949 e poco dopo iniziò la sua campagna di collettivizzazione. I diritti di proprietà furono sistematicamente sradicati, con gravi conseguenze per l'ordine sociale.

In The Road to Serfdom Hayek ha spiegato come “il sistema della proprietà privata sia la più importante garanzia di libertà non solo per coloro che possiedono cose, ma anche per coloro che non ne hanno”.

Le conseguenze catastrofiche dell'eliminazione dei diritti di proprietà sono state messe in luce dallo storico olandese Frank Dikötter nel suo libro The Tragedy of Liberation. Scrive Dikötter: “Il primo decennio del maoismo è stato una delle peggiori tirannie nella storia del ventesimo secolo, condannando a morte prematura almeno 5 milioni di civili e portando miseria a innumerevoli altri”.

Durante le lunghe riunioni di villaggio, gli "esperti" agricoli propagandavano messaggi del tipo: “Poiché c'è carenza di animali e attrezzi per l'aratura [...] è stato decretato che possiate prendere in prestito animali e attrezzi dai vostri vicini. Il governo locale farà in modo che nessuno si rifiuti di condividere queste cose con i suoi vicini”.

Senza diritti di proprietà, ha scritto Dikötter, “anche il furto divenne più comune. Come riferì una relazione [del Partito Comunista] del 1952, "l'ordine sociale è anormale" poiché interi villaggi erano sprofondati in una forma di anarchia in cui ogni piccola proprietà era diventata oggetto di spartizione”.

Di recente ho chiesto a Dikötter di approfondire questa catena di eventi e lui mi ha spiegato che il Partito, che inizialmente accolse con favore la distruzione dell'ordine sociale, era arrivato a temere “il crollo sociale e l'anarchia”.

I maoisti non avevano rimpianti per l'eliminazione della proprietà privata; si limitarono a denunciare la completa rottura dell'ordine sociale come conseguenza non intenzionale. Perché, devono essersi chiesti, la società non si stava piegando ai loro piani?

Nella Cina di Mao la collettivizzazione introdusse incentivi perversi che distorcevano il comportamento umano e portavano all'impoverimento. Dikötter ha scoperto, attraverso ricerche d'archivio, come evitare la condivisione “fosse "molto comune", gli abitanti dei villaggi abbandonavano anni di frugalità e macellavano i propri animali. Una coppia riuscì a divorare da sola un maiale di 50 chili, senza mettere da parte la carne”. Dikötter ha ulteriormente spiegato cosa ha prodotto la collettivizzazione:

Buoni cavalli venivano scambiati con vecchi ronzini, carri con pneumatici di gomma scambiati con carri vecchi e con ruote di legno. La tendenza iniziò nella primavera del 1950; meno di un anno dopo un terzo delle campagne versava in condizioni di estrema povertà, senza animali da lavoro, cibo, foraggio e attrezzi. A volte non c'erano abbastanza semi per piantare il raccolto successivo; e anche se fossero stati sufficienti, il lavoro era svolto male e con germogli distribuiti in modo irregolare sui campi.

Come aveva predetto Hayek, senza proprietà privata la libertà scompare. Dikötter ha scritto che le milizie ignoranti e spesso brutali “emettevano ordini ignorando le condizioni dell'economia locale”. Non solo: “Gli abitanti dei villaggi venivano costretti in riunioni per tutta la notte. Gli animali morivano di fame e mancavano gli strumenti. In alcuni villaggi quattro residenti su cinque non avevano cibo da mangiare. I prestiti si erano fermati completamente, poiché tutti temevano di essere stigmatizzati come "sfruttatori". I poveri non avevano un posto dove andare, poiché le istituzioni caritatevoli del vecchio regime erano state sciolte”.

Dikötter ha descritto quella che oggi potremmo definire come cancel culture. Cominciò nei primi giorni della tirannia di Mao: “Gli abitanti dei villaggi che si rifiutavano di accettare la collettivizzazione correvano il rischio di essere etichettati come "non patriottici", "Chiang Kai-shek", o "elementi arretrati". In alcuni casi i coltivatori che preferivano rimanere indipendenti si facevano appuntare sulla schiena delle strisce di carta, denunciandoli come "capitalisti" o "da isolare"”.

L'ambiente cinese era stato distrutto poiché “i diritti e le usanze tradizionali dei villaggi erano stati trascurati o distrutti”. Dikötter ha scritto:

C'era una corsa alle risorse comuni che non erano state confiscate e ridistribuite con la riforma agraria, ad esempio pascoli, brughiere o saline dove gli animali potevano pascolare, o argini e boschi dove i bambini raccoglievano legna da ardere. La gente cercava di accaparrarsi ciò che poteva prima che lo stato collettivizzasse tutto. Nella contea di Huaxian, Guangdong, una folla di 200 persone lottò per la foresta, provocando molti feriti. A Maoming un villaggio organizzò una squadra di 300 persone per abbattere gli alberi appartenenti a un villaggio vicino.

Gli agricoltori trascuravano “anche i campi coltivati ​​con cura”. Dikötter ha citato un agricoltore “che lasciò che il suo campo terrazzato crollasse al suolo: «Perché ripararlo quando tornerà presto al collettivo?»”.

Il grano veniva immagazzinato in strutture governative invece che in “strutture piccole, individuali o a conduzione familiare”. Dikötter riferisce che il grano marciva a causa della muffa. Ancora una volta, incentivi perversi per l'assenza di proprietà privata ne furono la causa: “Le milizie locali, che si preoccupavano più della quantità che della qualità [...] lasciavano deliberatamente che l'umidità elevata aumentasse il peso complessivo”.

La conseguenza fu una carestia nel 1953, la quale colpì circa 25 milioni di persone.

Quando i piani collettivisti falliscono, inevitabilmente, i politici non si adeguano ma giocano a dare la colpa. Quest'ultimo è un comprovato copione delle società totalitarie. Nella Cina di Mao, scrive Dikötter: “Gli speculatori, gli accaparratori, i kulaki e i capitalisti erano accusati di tutti i guai, nonostante anni di terrore organizzato contro i controrivoluzionari e altri nemici dell'ordine socialista”. Nella Cina di Mao, come nell'America contemporanea, “più potere statale piuttosto che meno era visto come la soluzione” quando i piani fallivano.

Dikötter ha descritto il cambiamento degli atteggiamenti morali sotto il collettivismo. Quando gli venne chiesto come avrebbe rimborsato un grosso prestito, un cinese rispose: “Tra un anno o due avremo il socialismo e non restituirò un cazzo”. In America, oggi, alcune persone esprimono atteggiamenti simili nei confronti dei programmi di prestito del governo federale.

Oggi in alcune aree degli Stati Uniti, i pubblici ministeri woke hanno sostanzialmente depenalizzato il furto e politiche progressiste hanno consentito accampamenti sui marciapiedi nelle aree commerciali e residenziali. Gli accampamenti sui marciapiedi hanno privato i proprietari di case dell'uso legittimo delle loro case. A causa dei furti, le aziende stanno chiudendo in roccaforti progressiste come Portland, Oregon e Chicago. A San Francisco Whole Foods ha chiuso un suo punto vendita di punta dopo solo un anno.

In America, oggi, l'occupazione delle case è un problema minuscolo, ma in crescita. I criminali irrompono in una casa in affitto, cambiano le serrature e quando il proprietario chiama la polizia, gli viene detto che il problema è civile, non penale. Un occupante abusivo ha detto a un proprietario di un immobile che il diritto di proprietà del padrone di casa "non ha alcuna importanza".

Hayek spiegò che perdiamo la nostra libertà quando dimentichiamo il ruolo della proprietà privata: “È solo grazie al fatto che il controllo dei mezzi di produzione è diviso tra molte persone che esse agiscono in modo indipendente, che nessuno ha il potere completo su di noi, che noi come individui possiamo decidere cosa fare con noi stessi”.

I parallelismi non sono mai esatti, ma possiamo imparare dalla storia. Quando un fondamento di una società libera, come i diritti di proprietà, viene abbandonato, ne segue la distruzione dell'ordine sociale e periodi ardui per innumerevoli persone.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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