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giovedì 25 maggio 2023

Il piano di Biden di tassare il mining di Bitcoin ridurrà le emissioni di anidride carbonica? I critici dicono di no

 

 

da Cointelegraph

I miner di criptovalute con sede negli Stati Uniti potrebbero presto affrontare una tassa pari al 30% del costo dell'elettricità che utilizzano se la proposta di budget presentata dal presidente Joe Biden per l'anno fiscale 2024 venisse approvata dal Congresso. Inutile dire che una tale proposta ha acceso il dibattito sull'effettiva possibilità di ridurre le emissioni globali e i prezzi dell'energia.

Il mining è un processo ad alta intensità di risorse che tenta di risolvere equazioni sempre più complesse al fine di creare nuovi blocchi che possono poi essere convalidati e aggiunti alla blockchain.

Questo processo consuma una quantità significativa di energia, con alcune stime che collocano il consumo energetico mondiale del solo mining di Bitcoin a circa lo 0,59% del consumo energetico mondiale, che è più o meno equivalente al consumo energetico della Malesia, secondo Worldometer.

Il Council of Economic Advisors (CEA) di Biden sostiene che la tassa – soprannominata l'accisa Digital Asset Mining Energy (DAME) – “incoraggia le aziende a iniziare a tenere maggiormente conto dei danni che impongono alla società”, aggiungendo anche:

Si stima che genererà entrate per $3,5 miliardi in 10 anni, l'obiettivo principale della tassa DAME è far sì che i cryptominer paghino la loro giusta quota dei costi imposti alle comunità locali e all'ambiente.

Imponendo una tassa sull'utilizzo dell'elettricità, i miner avranno un incentivo finanziario a ridurre il loro consumo di energia e, con la generazione di elettricità che costituisce una percentuale ampia delle emissioni di anidride carbonica, ciò dovrebbe teoricamente ridurle negli Stati Uniti

Questa idea è simile a quella che sta dietro alla cosiddetta carbon tax: lo scopo di disincentivare gli emettitori costringendoli a pagare l'intero costo sociale delle loro emissioni dopo aver tentato di tenere conto dei costi associati all'inquinamento.


FUGA

Tuttavia gli oppositori della tassa sostengono che spingerà i miner offshore, verso Paesi con aliquote fiscali più basse e normative ambientali meno rigorose, dove continueranno a emettere grandi quantità di anidride carbonica. Questa situazione è nota come "rilocalizzazione delle emissioni di anidride carbonica", per cui le emissioni vengono semplicemente spostate da un luogo all'altro, anziché essere ridotte complessivamente.

Come sottolinea il co-fondatore di Coin Metrics, Nic Carter, questi Paesi potrebbero anche avere una percentuale molto inferiore di energia fornita da fonti rinnovabili, quindi le emissioni potrebbero persino aumentare man mano che i miner si spostano.

Carter è stato aspro nella sua critica alla linea di politica, sostenendo che ridurrebbe le entrate fiscali contrariamente a quanto suggerito dall'amministrazione Biden, aumenterebbe le emissioni di anidride carbonica e conferirebbe potere ai "nemici geopolitici".

In un post sul suo blog, la CEA ha osservato che “l'eventuale trasferimento dei miner all'estero, ad esempio in aree con una produzione di energia più sporca, è una preoccupazione”, ma ha detto anche che altri Paesi si stanno muovendo per limitare il mining e ha citato nove Paesi che già aveva vietato tale attività.

Parlando con Cointelegraph, Joshua Archer, responsabile del progetto legato a Bitcoin nel gruppo ambientalista Greenpeace USA, ha avvertito che verranno create normative o tasse che scoraggeranno il mining ovunque si spostino i miner e ha sostenuto che Bitcoin dovrebbe eliminare il suo meccanismo di consenso, ovvero la Proof-of-work.

Il gruppo di attivisti per il clima ha chiesto che Bitcoin passi a un meccanismo di Proof-of-stake come parte della sua campagna "cambiare il codice, non il clima" avviata all'inizio dello scorso anno.

Uno dei Paesi citati dal CEA, la Cina, ha vietato il mining di criptovalute nel 2021 dopo aver espresso preoccupazione per il suo consumo di elettricità e l'impatto ambientale. Tuttavia gli studi sull'effetto del divieto suggeriscono che l'attività si sia semplicemente spostata in Paesi che utilizzano molta meno energia rinnovabile e di fatto ha aumentato le emissioni globali.

Il CEA ha anche affermato che l'utilizzo di elettricità da parte dei miner fa aumentare i costi per altri consumatori e aumenta la dipendenza complessiva da “fonti di elettricità più sporche”.

Sebbene ciò abbia senso secondo la teoria economica, poiché un aumento della domanda all'interno di un mercato porta a prezzi più alti, va a trascurare importanti sfumature dell'industria del mining e il suo effetto sul mercato dell'elettricità negli Stati Uniti


LA BELLEZZA DI BITCOIN

Il CEO di Bitcoin Miner Marathon Digital Holdings, Fred Thiel, ha dichiarato a Cointelegraph che “la bellezza del mining di Bitcoin è che incentiva la generazione di energia rinnovabile”.

Thiel ha spiegato che “in molti casi le fonti di energia verde, come l'eolico e il solare, sono fattibili solo se c'è una domanda costante di quell'energia quando viene prodotta”, aggiungendo inoltre:

Mentre il fabbisogno energetico della maggior parte dei consumatori fluttua, i miner agiscono come consumatori costanti di energia. Aiutano a stabilizzare la rete, rendendo finanziariamente fattibili nuovi progetti nell'energia verde.

Secondo Thiel, mentre il mining di Bitcoin incentiva la produzione di energia rinnovabile, anche i miner negli Stati Uniti sono attratti da fonti di energia rinnovabile, poiché l'energia in eccesso che producono e che non può essere restituita alla rete è tra le più economiche disponibili negli Stati Uniti.

Thiel ha aggiunto che se questa energia in eccesso non fosse utilizzata dalle società di mining, non sarebbe in grado di essere utilizzata dai consumatori e sarebbe altrimenti sprecata.

Thiel ha osservato che questa relazione reciprocamente vantaggiosa tra produttori di energia rinnovabile e miner sta contribuendo a uno spostamento verso fonti di elettricità più sostenibili, prendendo come esempio l'indagine più recente del Bitcoin Mining Council (BMC).

Sulla base dei risultati del sondaggio, il BMC ha stimato che il 58,9% dell'elettricità utilizzata nel mining di Bitcoin durante l'ultimo trimestre del 2022 è stata generata da fonti energetiche rinnovabili, un numero che è in aumento nel tempo.

Thiel è stato anche molto severo nei confronti della tassa DAME, sostenendo che “è un colpo a un settore specifico, non a una pratica specifica o fonte di carburante”, aggiungendo anche:

Se l'amministrazione Biden volesse davvero ridurre le emissioni globali, prenderebbe di mira il modo in cui viene generata l'elettricità, non mirerebbe arbitrariamente a settori selezionati che la utilizzano.

Ha affermato che la proposta “ha lo scopo di far fallire i miner di Bitcoin” e “aumenterà i prezzi dell'energia per i consumatori e ridurrà la fattibilità dello sviluppo delle energie rinnovabili negli Stati Uniti”, concludendo poi:

O l'amministrazione è completamente fuorviata, o questa tassa proposta non è altro che una mossa per ostacolare questo settore per motivi politici, perché non è nell'interesse delle persone, della rete energetica o dell'ambiente.

La proposta arriva in un momento in cui imperversano richieste per una maggiore chiarezza normativa, la cui mancanza starebbe uccidendo l'industria delle criptovalute; e se la tassa DAME sarà approvata dal Congresso potrebbe essere solo l'ennesimo chiodo nella bara.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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