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Una certa sensazione di sollievo si sta diffondendo tra gli analisti economici e gli esperti di borsa. I prezzi dell'energia stanno diminuendo notevolmente e l'approvvigionamento energetico di questo inverno non ha avuto intoppi; in Europa, se necessario, è disponibile il sostegno statale a consumatori e produttori. La Cina si è allontanata dalla sua politica zero-Covid e la produzione sta di nuovo aumentando. L'elevata inflazione dei prezzi delle merci è ancora una delle principali preoccupazioni per consumatori e produttori, ma le banche centrali stanno rialzando i tassi d'interesse per ridurre, si spera, la svalutazione della valuta. Quindi dovremmo dire addio alle preoccupazioni di crisi e recessione? Sfortunatamente no.
Perché c'è uno sviluppo economico complessivo che equivale a una tempesta, ma che viene ignorata da molti esperti e investitori. E questa è la contrazione mondiale dell'offerta reale di denaro. Che cosa significa? L'offerta reale di denaro rappresenta l'effettivo potere d'acquisto del denaro stesso. Ad esempio: se avete dieci dollari e una mela costa un dollaro, i vostri dieci dollari possono comprare dieci mele. Se il prezzo della mela sale, diciamo, a due dollari al pezzo, il potere d'acquisto dei dieci dollari scende a cinque mele. Diventa ovvio che l'offerta reale di denaro è determinata dall'interazione tra l'offerta nominale di denaro e i prezzi dei beni.
L'offerta reale di denaro in un'economia può diminuire quando l'offerta nominale diminuisce, o i prezzi delle merci aumentano. Questo è esattamente ciò che sta accadendo attualmente in tutto il mondo. Il grafico seguente mostra il tasso di crescita annuale dell'offerta reale di denaro nell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) dal 1981 all'ottobre 2022. L'offerta reale di denaro si è contratta del 7,3% su base annua. Non c'è mai stato niente di simile prima. Qual è il motivo?
L'enorme aumento dei prezzi delle merci, cioè l'elevata inflazione dei prezzi, è una conseguenza della politica monetaria delle banche centrali. Nel corso dei lockdown, le banche centrali hanno aumentato enormemente l'offerta di denaro: ad esempio, la Federal Reserve ha ampliato lo stock di M2 di circa il 40% sin dalla fine del 2019 e la Banca centrale europea ha aumentato l'offerta di M3 del 25%. Poiché la crescita dell'offerta di beni non ha tenuto il passo, è emerso un enorme eccesso di offerta di denaro; senza contare la spinta sui costi, come le conseguenze delle politiche ecologiche, i lockdown e la guerra in Ucraina.
Nel frattempo la crescita dell'offerta nominale di denaro è nettamente diminuita. Negli Stati Uniti è diminuita dell'1,3% su base annua nel dicembre 2022 e del 4,1% nell'area Euro. Il motivo: la domanda di prestiti è in calo, le banche commerciali concedono meno prestiti e, di conseguenza, la nuova offerta di denaro generata dai prestiti bancari sta diminuendo. Inoltre le banche centrali non acquistano più titoli di stato, motivo per cui l'afflusso di nuovo denaro nell'economia si sta prosciugando.
Può sembrare paradossale, ma in termini economici, l'attuale elevata inflazione dei prezzi delle merci sta riducendo l'eccesso di offerta di denaro e la pressione al ribasso sull'inflazione futura sta già salendo.
Tuttavia se l'offerta reale di denaro continua a ridursi così bruscamente, i segnali indicano almeno un rallentamento economico e, più probabilmente, una recessione. Quando l'offerta reale di denaro si riduce, coloro che usano il denaro diventano più poveri. Non possono più acquistare le quantità di beni che acquistavano in precedenza e devono adeguare la loro spesa: smettere di acquistare beni più costosi, o continuare ad acquistare beni più costosi rinunciando ad altre cose. Il risultato è un calo della domanda aggregata.
Questo fenomeno è, tra l'altro, noto come "effetto di equilibrio reale". Risale all'economista israelo-americano Don Patinkin (1922-1995). Quest'ultimo voleva dimostrare che l'economia nazionale può, per così dire, auto-rigenerarsi durante le crisi senza bisogno dell'intervento statale. Se, ad esempio, i prezzi dei beni scendono in una depressione, ciò rafforza il potere d'acquisto degli attori di mercato se e quando l'offerta di denaro rimane invariata. Possono espandere la loro domanda di beni e l'economia esce dalla crisi più o meno automaticamente.
Se applichiamo queste tesi alle condizioni attuali, possiamo vedere che si sta manifestando un effetto monetario negativo piuttosto potente: l'aumento iniziale della quantità di denaro si traduce in un aumento dell'offerta reale di denaro, cosa che a sua volta alimenta il consumo e la produzione. Quindi l'inflazione dei prezzi decolla e, allo stesso tempo, l'espansione monetaria rallenta. Il risultato è un forte calo dello stock reale di denaro, che, a sua volta, porta a una minore attività economica, persino alla recessione.
La contrazione della produzione e dell'occupazione, a sua volta, esercita una pressione al ribasso sull'aumento dei prezzi dei beni, stabilendo un nuovo rapporto tra la massa monetaria in circolazione e i prezzi dei beni in accordo con le preferenze delle persone. Una volta che questo aggiustamento fa il suo corso e lo stock nominale di denaro rimane invariato, l'inflazione dei prezzi si estingue. L'economia finisce con l'avere un livello più alto dei prezzi rispetto alla situazione prima che venisse aumentata l'offerta nominale di denaro.
Allora perché le banche centrali vogliono rialzare ulteriormente i tassi d'interesse? Le autorità monetarie temono che non fare nulla e aspettare possa erodere la fiducia delle persone nelle valute cartacee scoperte. Ciò, a sua volta, aumenterebbe le aspettative d'inflazione degli attori di mercato (cosa che, per inciso, sta già accadendo) e creerebbe una crisi inflazionistica ancora più grande. Inoltre i consigli direttivi delle banche centrali di solito basano la loro politica monetaria sull'inflazione corrente; in genere hanno poca o nessuna considerazione per lo sviluppo dell'offerta reale di denaro.
Le banche centrali quindi, consapevolmente o inconsapevolmente, innescano una recessione, una contrazione economica per spezzare l'ondata inflazionistica. A prima vista il loro piano potrebbe funzionare, perché se la domanda di beni diminuisce, le aziende possono ridurre le scorte solo tagliando i prezzi. Diminuisce il margine di manovra per il trasferimento dei costi e la speculazione sugli aumenti futuri dei prezzi. Richieste di salari più elevati non si concretizzano e, cosa più importante, la crescita del credito e dell'offerta di denaro diminuiscono, mitigando la pressione inflazionistica futura. Questo, comunque, è un approccio esplosivo nell'attuale ambiente monetario.
Una recessione probabilmente metterà sotto forte stress le economie fortemente indebitate. Molti debitori non saranno più in grado di onorare i propri debiti. Aumentando le insolvenze sui prestiti, le banche diventeranno riluttanti a concedere nuovi prestiti e chiederanno il rimborso dei prestiti in scadenza. Già adesso la fiducia degli investitori nelle economie e nei mercati finanziari gravati dal debito sta diminuendo, il risultato sarebbe una fulminante crisi del credito, come minimo della portata di quella del 2008/9 (se non superiore). Gli investitori temono che i loro interessi e il pagamento del capitale non verranno onorati; i mercati del credito si congeleranno e il sistema monetario fiat sarà destinato al collasso.
Il dolore economico sarebbe enorme e sarebbe scontata la pressione politica sulle banche centrali affinché abbassino nuovamente i tassi d'interesse, e mantengano a galla l'economia con nuovo credito. Nell'ora del bisogno stati e popolazione in generale considereranno molto probabilmente un rinnovato aumento dell'offerta di denaro come il male minore. Anche una politica d'inflazione alle stelle diventerebbe accettabile dal loro punto di vista per sfuggire a un male ancora più grande. Ci sono parecchi esempi storici riguardo questa tragica gestione della cartamoneta scoperta.
Basti pensare al 2008/9 (la crisi finanziaria ed economica mondiale) e al 2020/21 (la crisi dopo i lockdown). Per scongiurare le crisi, o contenerle il più possibile, le banche centrali hanno abbassato i tassi d'interesse e ampliato drasticamente l'offerta di denaro. Il risultato è stata l'inflazione dei prezzi: sia quella degli asset finanziari sia quella dei prezzi dei beni di consumo. Da questa prospettiva non è improbabile che la storia si ripeta.
Se alle banche centrali non viene impedito di fare ciò che stanno facendo (es. provocare boom/bust, manipolare i tassi d'interesse al ribasso, aumentare incessantemente la quantità di denaro creata dal nulla), le loro azioni alla fine porteranno a un livello d'inflazione ben al di là di quello a cui abbiamo assistito nell'ultimo anno e mezzo. Da questo punto di vista lo stock reale di denaro in forte contrazione nell'economia mondiale è il presagio di un nuovo ciclo di politica monetaria super-allentata e di un'inflazione altissima più avanti lungo la strada.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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