Come avvertiva Luongo in un altro articolo pubblicato qualche settimana fa, l'India è uno di quei tasselli che potrebbe essere attaccato dalla cricca di Davos al fine di rimanere a galla nel suo tentativo di portare a termine il piano del Grande Reset. Inutile dire che potrebbe appellarsi proprio allo spirito collettivista che ancora persevera nel Paese. Eppure ci sono ancora devastati mentali, dementi e imbecilli che riducono tutto al classico adagio "eh ma allora è tutto un complotto!". Ultimo esempio in ordine cronologico a sconfessare questa cretinata: i Twitter Files. Il mondo occidentale è nelle grinfie di "élite sovversive" (definibili in modo generico come "cricca di Davos"). Con un potere e un'influenza pervasivi, queste persone non sono "superiori" ma hanno come oggetto l'indebolimento della civiltà occidentale. Li ritroviamo in organizzazioni globaliste come il Royal Institute for International Affairs (Chatham House), il Council on Foreign Relations, il Bilderberg Group, il Club of Rome, il World Economic Forum (WEF), nelle Nazioni Unite (ONU) e nelle organizzazioni monetarie che finanziano il regime globalista come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Tutte queste organizzazioni hanno avuto come obiettivo l'indebolimento degli stati nazionali, la distruzione del libero mercato e il controllo del sistema economico mondiale da parte di un'élite globalista. Questi obiettivi vengono ora condotti sotto la rubrica del "capitalismo degli stakeholder", con il WEF che interviene e coordina i "partenariati pubblico-privato" per combattere il "cambiamento climatico". La partnership ONU-WEF e il modello di governance di quest'ultimo rappresentano la privatizzazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con il WEF che porta partner aziendali, denaro e presunta esperienza riguardo la Quarta rivoluzione industriale. E il modello di governance del WEF si estende ben oltre le Nazioni Unite, influenzando la costituzione e il comportamento dei governi di tutto il mondo. Questa usurpazione ha portato il politologo Ivan Wecke a definire la riprogettazione del sistema mondiale da parte del WEF: “Un'acquisizione corporativista della governance mondiale”. Queste élite non sono solo sovversive, ma soprattutto distruttive. È impossibile non concludere che i numerosi assalti alle infrastrutture degli Stati Uniti non siano parte di una campagna coordinata per distruggerne le capacità produttive e terrorizzare la popolazione. Pensate agli obblighi di vaccinazione per soffocare le catene di approvvigionamento, i molteplici deragliamenti di treni e bombe chimiche, le bombe inesplose sui binari ferroviari, le misteriose esplosioni negli impianti metallurgici e negli impianti petroliferi, gli incendi "casuali" negli impianti di trasformazione alimentare e negli allevamenti di uova di gallina, le esplosioni di materiali pericolosi nel trasporto pubblico, la chiusura di un importante laboratorio di produzione di latte artificiale, ecc. E poi aggiungeteci le operazioni di demoralizzazione culturale, sociale e politica: i lockdown e i passaporti vaccinali, le rivolte Black Lives Matter-Antifa, i brogli elettorali, i processi farsa del 6 gennaio, l'immigrazione senza restrizioni, il movimento transgender, la teoria critica della razza propagandata agli studenti delle scuole elementari e il trattamento differente dei crimini in base allo schieramento politico: il risultato è una "anarco-tirannia". Tutti questi fenomeni non hanno forse l'effetto di produrre insicurezza sociale ed economica, costringendo ogni opposizione politica alla sottomissione?
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di Yash Dubey
L'India è attualmente il settimo Paese più grande del mondo e con la più grande popolazione di giovani. Ci sono molti elementi che rendono unico questo Paese, il più importante dei quali è la diversità: diversità di cultura, razza, etnia e linguistica. L'India ha affrontato un'era di colonialismo sotto gli inglesi, i quali prendevano le materie prime dall'India a prezzi più convenienti e poi importavano i prodotti finiti.
India e Nigeria sono entrambi Paesi che hanno ottenuto l'indipendenza dalla Gran Bretagna nello stesso periodo, ma ora l'India adesso sta crescendo molto meglio rispetto alla Nigeria. Gli indiani hanno preservato la loro cultura e la loro religione ma hanno adottato le tecnologie dell'Occidente, mentre la Nigeria ha adottato la cultura e la religione occidentali ma non è riuscita a utilizzarne le tecnologie. Gli indiani adottarono la disciplina britannica nel loro esercito, il che a livello individuale si rivelò un gran successo, ma imboccò la strada sbagliata per quanto riguarda lo sviluppo economico.
L'India venne dichiarata un'economia mista dopo la sua indipendenza nel 1947, ma era in gran parte di tendenza socialista, con il suo primo ministro, Pandit Jawaharlal Nehru, appassionato di socialismo. Questo approccio era ammirato solo in teoria, dato che pochissimi erano pronti ad abbracciarlo nella pratica. In un certo senso la via socialista venne imboccata anche per opporsi al sistema “malvagio” del colonizzatore, la Gran Bretagna. F. A. Hayek pubblicò il suo articolo “The Use of Knowledge in Society” nel 1945, due anni prima che l'India diventasse indipendente.
Sfortunatamente gli intellettuali indiani non lessero l'articolo di Hayek, così come non avevano letto il libro di Ludwig von Mises, Socialism, più di vent'anni prima. Mokshagundam Visvesvaraya scrisse il libro Planned Economy in India e nel 1950 venne istituita la Commissione di pianificazione indiana, presieduta dal combattente per la libertà Nehru. Il fatto che l'India abbia seguito la pianificazione centralizzata e l'abbia portata avanti per più di sessant'anni nonostante i suoi fallimenti è a dir poco sconcertante.
Se l'economia indiana era davvero "mista", allora perché l'altro lato dello spettro è stato trascurato? Si potrebbe obiettare che le condizioni del Paese erano molto precarie e quindi erano necessari protezionismo e coinvolgimento dello stato nell'allocazione delle risorse. Anche se fossimo d'accordo su questo punto, perché la progettazione centrale è stata intensificata nel corso degli anni?
Nel quarto piano quinquennale dell'India (1969-1974) le banche furono nazionalizzate e nel 1975 il primo ministro dichiarò un'emergenza nazionale. Quest'ultima incarnava l'intuizione di Hayek: nella pianificazione centrale potrebbe esserci una commissione, ma a causa dell'eterogeneità dei suoi membri, alla fine si arriva al punto in cui una sola persona prende le decisioni, portando a un governo totalitario. Il libro di Hayek, The Road to Serfdom, menziona cose sul collettivismo che sono accadute in seguito in India e alcune delle quali accadono ancora oggi.
Nel 1991 venne finalmente introdotto il modello di liberalizzazione, privatizzazione e globalizzazione (LPG) e l'India adottò un approccio capitalistico grazie a primo ministro PV Narasimha Rao. Dopo la riforma del 1991, l'India ha visto più sviluppo e prosperità.
L'India ha adottato le tecnologie occidentali, ma solo quando era obbligata a farlo. La Indian Planning Commission mirava all'autosufficienza nel terzo piano quinquennale, ma la visione era sempre collettivista. Infine suddetta commissione venne sciolta, ma sostituita dalla nuova NITI Aayog che però crede in un approccio dal basso verso l'alto.
L'approccio dal basso sostiene il decentramento e l'individualismo; si parte dalle persone piuttosto che mettere chi è già al potere in cima alla piramide sociale. Ma l'approccio dal basso della NITI Aayog continua a favorire lo stato centrale, mentre sostituisce il vecchio tipo di pianificazione. Decentramento significa che il potere viene trasferito ai governi locali (la parola delega non dovrebbe esistere); questo è ciò che viene chiamato "la fine della verità".
La situazione continua a peggiorare col passare del tempo. Lo stesso governo indiano non sa quanto si perde privando la nazione delle menti brillanti che se ne vanno e portano i loro talenti altrove. Di solito è la cultura a essere incolpata nelle varie discussioni politiche, ma ciò che ha ostacolato lo sviluppo dell'India è la superbia degli intellettuali. È una sfortuna che essi non siano gente del calibro di Hayek, Mises, James M. Buchanan e Thomas Sowell, poco conosciuti nella struttura sociale dell'India. Il sistema scolastico statale vive per mantenere ancora vivi i valori collettivisti e ha fatto sì che le persone considerino ancora il socialismo come un segno di moralità.
L'aspetto positivo è che il crescente spirito imprenditoriale ha incoraggiato il lavoro autonomo. Probabilmente non si è mai trattato dell'incompetenza degli individui, ma sempre dell'inclinazione del sistema verso lo spirito collettivista.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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