mercoledì 1 marzo 2023

L'inevitabile tradimento da parte della maggioranza repubblicana

L'espansione della NATO è sempre stata una preoccupazione per la Russa sin dal 1991, sebbene diplomatici americani, britannici, francesi e tedeschi promisero di non espanderla. Ma questa era una promessa vuota, come disse Alan Sabrosky, ex-capo degli studi strategici per l'US Army War College: Bill Clinton avrebbe portato Paesi come la Polonia e l'Ungheria nella NATO, ma avrebbe negato una richiesta russa per l'adesione alla NATO nel 2000. George W. Bush estese l'adesione ai Paesi baltici e alla Slovacchia nel 2004 e lavorò per aggiungere la Georgia e l'Ucraina nel 2008. Ma questo non fu l'inizio della guerra in Ucraina, la quale sarebbe invece iniziata nel 2014 con il rovesciamento del governo ucraino sostenuto dalla NATO. Conosciuta come la Rivoluzione di Maidan, quel colpo di stato sostenuto dalla NATO rovesciò il presidente ucraino Viktor Yanukovich. Sappiamo che era sostenuto dalla NATO grazie a una telefonata registrata del ministro degli esteri estone, Urmas Paet, al capo della politica estera dell'UE, Catherine Ashton. Il ministro Paet parlava di membri sospetti della nuova coalizione di governo che ordinavano ai cecchini in Piazza Maidan di sparare a manifestanti e polizia. Infatti uno dei manifestanti, Ivan Bubenchik, confessò che durante il massacro aveva sparato a poliziotti ucraini. Dopo questo colpo di stato la Russia annesse la Crimea e i ribelli secessionisti sequestrarono il Donbass dall'Ucraina, il che scatenò una guerra civile che infuria ancora oggi. Questi membri sospetti provenivano da partiti neonazisti come Azov e Svoboda, gli stessi gruppi che condussero violenti scontri con la polizia. In una telefonata la cui trascrizione è trapelata nel 2014, l'assistente segretario di stato Victoria Nuland e l'ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina, Geoffrey Pyatt, discussero di chi preferivano nel nuovo governo di opposizione e convennero che il vicepresidente Biden avrebbe dovuto dare loro l'ok. Una delle migliori analogie emerse da questa guerra è stata quella di Scott Horton: se il governo russo avesse rovesciato il governo canadese e il governo ora antiamericano avesse minacciato di cacciare le basi navali statunitensi dall'Alaska e avesse iniziato una guerra con i secessionisti a Vancouver, avremmo gridato al colpo di stato nel giro di poche ore. Questa guerra è un risultato diretto della politica neocon americana/inglese, la quale ha insediato un governo anti-russo in Ucraina, ha ampliato un'alleanza militare alle porte della Russia, ha dato miliardi di dollari in armi per combattere i secessionisti sostenuti dalla Russia nel Donbass, ha posto fine ai trattati sui missili e costruito silos in Polonia e Romania, e ha condotto una guerra economica contro la popolazione russa attraverso sanzioni.

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di David Stockman

Non aspettatevi molto dalla sottile nuova maggioranza repubblicana alla Camera degli Stati Uniti, nessuno salverà questo Paese dal disastro fiscale verso cui è diretto. Questo perché sulle grandi questioni che contano davvero, i sostenitori del racket della Beltway nel partito repubblicano non sono dissimili dai loro avversari!

A cominciare dal Warfare State e dalla sua simbiosi con il Welfare State, mediato dai politici nel duopolio bipartisan. Il fatto è che tutte le abominevoli spese, prestiti e stampa di denaro di Washington provengono da questa mortale coalizione di convenienza.

Ma il partito repubblicano di oggi non ha intenzione di recidere questo comodo nesso e di orientarsi a favore del non intervento all'estero e della drastica riduzione della spesa pubblica in patria. Ciò significa, a sua volta, che il bilancio per la difesa da $850 miliardi e la politica estera neocon d'intervento globale ad alimentare una guerra infinita, molto probabilmente non perderanno un solo centesimo.

Questo perché i leader della sicurezza nazionale del partito repubblicano stanno delirando insieme agli interventisti neoconservatori. Il peggiore di questi è il deputato Michael McCaul, che ora è diventato presidente della commissione Affari esteri della Camera. Come la maggior parte della truppa repubblicana sul Potomac, non ha mai visto un intervento straniero degli Stati Uniti che non prevedesse l'intervento militare.

Lui e i suoi compari hanno acclamato le guerre in Iraq e in Afghanistan e gli interventi in Libia, Yemen, Siria, Somalia, Sudan, Iran, ecc.; e ora sta particolarmente gridando alla guerra per procura contro la Russia in Ucraina e contro la Cina, se a Washington viene data anche la minima scusa.

Infatti McCaul è un interventista talmente incorreggibile che ritiene opportuno pavoneggiarsi per la Città Imperiale come co-presidente del Congressional Caucus on Sudan and South Sudan!

Entrambe queste nazioni sono tra i Paesi più poveri del mondo e sono tormentati da guerre civili, povertà, carestie, malattie e conflitti etnici. Queste due presunte nazioni (divise nel 2011) hanno rispettivamente un PIL di $34 miliardi e $1 miliardo, che insieme equivalgono a 11 ore di produzione economica negli Stati Uniti.

Lo stesso Sud Sudan ha una popolazione di 10 milioni di persone, di cui 6 milioni considerati dalle Nazioni Unite vittime della carestia, e un reddito pro capite di $100.

E no, non abbiamo dimenticato nessuno zero!

Il reddito nazionale è di soli $100 per anima miserabile in quello che è diventato veramente uno dei buchi infernali del pianeta.

Allora perché il presidente della commissione per gli affari esteri della Camera, presumibilmente incaricato di occuparsi delle grandi questioni della sicurezza interna americana, dovrebbe occuparsi di difendere nelle aule del Campidoglio quei posti dimenticati da Dio?

Ahimè, sembra che anche per questo ci sia una spiegazione neocon già pronta. C'è sempre...

Accade quindi che le popolazioni del Sud Sudan e la patria dei suoi ex-connazionali, il Sudan, siano per il 97% musulmane e presumibilmente un rifugio per varie fazioni sventurate di militanti islamici.

Questi aspiranti “terroristi”, a loro volta, sarebbero una minaccia per la popolazione in gran parte cristiana del Sud Sudan, o perlomeno quando non sono impegnati a uccidersi a vicenda in quella che lì è stata una brutale guerra civile decennale tra l'etnia Dinka e l'etnia Nuer.

Le tensioni politiche post-2011 tra il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, e il vicepresidente, Riek Machar, sono esplose in aperta violenza pochi anni dopo, con il primo che ha denunciato il secondo per aver tentato un colpo di stato. A sua volta ciò ha innescato una guerra civile.

Ben presto i gruppi armati hanno preso di mira i civili in base all'etnia, commesso stupri e atti di distruzione, distrutto proprietà, saccheggiato villaggi e reclutato bambini nei loro ranghi. Alla fine la fame e la malattia hanno perseguitato quelle terre.

E intendiamo dire che è stato qualcosa di brutale. Il conteggio delle morti civili stimato dalle Nazioni Unite ammonta al 4% dell'intera popolazione, che su scala statunitense sarebbe l'equivalente di 13 milioni di cadaveri.

Naturalmente niente di tutto ciò ha la minima relazione con la sicurezza e la libertà dei cittadini di Portland ME o Portland OR, o in qualsiasi altro luogo da costa a costa. Ma non importa, i “terroristi”, chiunque essi siano, vanno fermati.

Non c'è niente di più ridicolo. Il presupposto, a quanto pare, è che i "terroristi" che si aggirano anche nei margini più remoti, desolati e dimenticati da Dio del pianeta sono una minaccia intollerabile alla sicurezza nazionale e la maggior parte deve essere affrontata con tutta la forza della Washington imperiale: aiuti economici, assistenza alla sicurezza, vendita di armi, censure, sanzioni ed eventuali interventi militari.

Ma anche no, verrebbe da dire. A Washington non deve importare dei casini in Sudan, in Libia, Yemen, Siria, Iraq, Iran, Taiwan o, soprattutto, alle porte della Russia in Ucraina.

Tutto questo interventismo imperiale è un ritorno al falso predicato della guerra fredda e all'idea che i Paesi del mondo siano essenzialmente poco più di una lunga fila di tessere del domino in attesa di essere rovesciate dal prossimo dittatore di turno.

Ma non è mai stato vero per il comunismo sovietico, che era destinato a crollare sotto il peso della sua stessa follia di comando e controllo, e non è assolutamente nemmeno oggi.

Nessuno dei presunti "dittatori" sulla scena attuale è una minaccia per la sicurezza nazionale americana, o per il suo deterrente nucleare. E nessuno potrebbe ammassare la massiccia armata di forze convenzionali che sarebbe necessaria per attraversare i grandi fossati oceanici che sono l'ultima salvaguardia dell'America contro gli eserciti ostili che dovrebbero sbarcare sulle coste del New Jersey o della California.

• Certamente non il defunto califfato islamico armato di pick-up Toyota, mitragliatrici statunitensi e granate che una volta (e temporaneamente) erano sparse per le polverose e miserabili distese dell'alto Eufrate.

• Non la Russia con un PIL da $1.800 miliardi rispetto ai $40.000 miliardi di quello degli Stati Uniti e dei suoi subalterni nella NATO.

• Non il grande schema Ponzi della Cina da $50.000 miliardi, il quale crollerebbe sotto il suo stesso peso anche più velocemente di quanto abbia fatto l'Unione Sovietica se i suoi leader fossero così sciocchi da attaccare i 5.000 negozi Walmart e i magazzini Amazon in America da cui dipende completamente la sua economia.

In altre parole, il mondo non ha bisogno della "leadership" di Washington o delle sue pretese egemoniche. Il pianeta non è appestato da equivalenti di Hitler o Stalin pronti a diffondere la tirannia in lungo e in largo se gli viene data anche la minima possibilità.

Al contrario, le escrescenze totalitarie emerse negli anni '30, insieme alla Grande Depressione che diede loro una debole plausibilità, furono un'aberrazione una tantum. Sono nati dalla follia della prima guerra mondiale, dall'intervento distruttivo di Woodrow Wilson per rendere il mondo sicuro e dall'assoluta follia dei trattati di pace imposti alla Germania a Versailles.

Infatti è più che giusto affermare che la sciocca dichiarazione di guerra di Woodrow Wilson nell'aprile 1917 – quando a tutti gli effetti la Grande Guerra si era conclusa con una situazione di stallo, esaurimento e bancarotta tra tutti i belligeranti originari – ha cambiato il corso della storia e decisamente per il peggio.

Vale a dire, una pace tra le nazioni esauste non avrebbe aperto la porta all'assalto di Lenin al Palazzo d'Inverno nella Russia zarista; né avrebbe consentito l'ascesa di Hitler nella Germania degli anni '20 sulla scia di un esercito di veterani scontenti e di fuochi revanscisti accesi dalla perdita di milioni di tedeschi e dei relativi territori in Polonia, Francia e Cecoslovacchia a Versailles.

La verità è che Hitler e Stalin erano aberrazioni della storia e che le nazioni del mondo non sono domino perennemente in procinto di "cadere" a meno di un intervento di Washington. La convinzione repubblicana, e quella dei neocon in generale, è che l'America è la "nazione indispensabile" e che il compito di Washington è quello di occuparsi degli affari di tutti gli altri in lungo e in largo per il pianeta.

Infatti il sito web del presidente McCaul viene affermato esattamente questo.

Nella sua veste di presidente della commissione, McCaul si impegna a garantire che promuoviamo la leadership americana sulla scena mondiale. A suo avviso è essenziale che gli Stati Uniti rafforzino l'impegno internazionale con i nostri alleati, contrastino le politiche aggressive dei nostri avversari e promuovano gli interessi comuni delle nazioni in difesa della stabilità e della democrazia in tutto il mondo. Continuerà a utilizzare la sua esperienza in materia di sicurezza nazionale per lavorare e contrastare le minacce che devono affrontare gli Stati Uniti, in particolare la crescente minaccia che affrontiamo da parte di attori come Cina, Iran, Russia, Corea del Nord, tra gli altri.

Niente potrebbe essere più diametralmente opposto all'atteggiamento non interventista a cui un tempo aderivano i repubblicani nella tradizione di Robert Taft. E non c'è modo che il debito pubblico della nazione possa mai essere contenuto, a meno che il bilancio della difesa non venga tagliato del 50% o più, e Washington si ritiri per occuparsi degli affari propri, e non di quelli delle 195 nazioni che si estendono ai quattro angoli del pianeta.

Ma McCaul, insieme alla maggior parte dei ranghi del partito repubblicano a Capitol Hill, è infettato dalla malattia dell'egemonia. Come il presidente McCarthy e innumerevoli altri repubblicani di alto livello, ha ricoperto cariche pubbliche per la maggior parte della sua vita, incluso essere un membro della Camera dal 2004.

In realtà pensa che il suo compito sia quello di spacciare l'indispensabile vangelo del Partito della guerra, e quindi, oltre alla belligeranza sul Sudan, non sorprende che approvi avventure più grandi e pericolose come l'attuale folle guerra per procura contro la Russia in Ucraina.

Ecco cosa ha detto McCaul su quest'ultima durante un'apparizione nei talk show della domenica lo scorso fine settimana. È davvero un mix di pericolosa idiozia e sbalorditiva ignoranza storica.

Quanto a quest'ultima, anche gli storici tradizionali sanno di cosa trattava la conferenza di Monaco tra Hitler e Chamberlain: il ritorno di diversi milioni di tedeschi sradicati nei Sudeti e che erano stati confinati nello stato artificiale della Cecoslovacchia dopo la conferenza di pace a Versailles.

È a dir poco ironico, perché è esattamente ciò di cui tratta la guerra civile di oggi in Ucraina. Le popolazioni di lingua russa nel Donbass e nel Mar Nero erano storicamente cittadini della "Novorossiya" (Nuova Russia). Fu il figlio bastardo della crociata di Wilson, Vladimir Lenin, che li mise in Ucraina nel 1922 in modo da poter gestire meglio la sua tirannia sovietica.

Sto lavorando a un disegno di legge che ho presentato e stiamo coinvolgendo i democratici. Sarebbe un pacchetto di assistenza di aiuti all'Ucraina. È importante, ma ciò che è anche importante è il messaggio di deterrenza.

Abbiamo bisogno di esercitazioni congiunte in Polonia, Stati baltici, Romania, Bulgaria per dimostrare a Putin che facciamo sul serio. Proprio adesso. Non vede che siamo seri ed è per questo che continua indisturbato. Penso che tutto sia iniziato, MARGARET, con l'Afghanistan e la resa incondizionata di fronte ai talebani. La debolezza invita all'aggressione.

Lo abbiamo visto con Chamberlain e Hitler. Reagan parlava di pace attraverso la forza e in questo momento il fatto è che non si tratta solo dell'Ucraina, ma anche della Cina. Riguarda il presidente Xi e Taiwan; riguarda l'Ayatollah e la bomba; riguarda la Corea del Nord che ha appena lanciato altri due missili ipersonici. Penso che tutto questo abbia ramificazioni globali più ampie. Siamo visti come deboli in questo momento a causa del presidente Biden e dei suoi commenti su un'invasione limitata, un'invasione limitata in qualche modo tollerabile e una NATO divisa. Penso che una cosa che ha detto fosse vera: la NATO è divisa e l'obiettivo di Putin è dividere e indebolire la NATO. Ci è andato vicino.

Come dicevamo, non aspettatevi molto dalla nuova maggioranza repubblicana. Passiamo alla questione più economica adesso. Il CBO ha pubblicato una nuova versione di "scenario roseo" che è una meraviglia da vedere. Le sue proiezioni di bilancio aggiornate a lungo termine presumono che:

• non ci sarà recessione per i prossimi dieci anni, anche se ne abbiamo avuto una in media ogni sei sin dal 1954;

• il genio dell'inflazione verrà rimesso nalla lampada del 2,0% entro due anni, ancora una volta senza recessione nel 2023-2024;

• il costo medio ponderato degli interessi sull'enorme debito federale non supererà mai il 3,2%, anche se in questo preciso momento tutti i tassi dai buoni a 3 mesi alle obbligazioni a 30 anni sono scambiati a rendimenti superiori a quel livello;

• e, il pezzo forte, le proiezioni delle entrate incorporano un aumento delle tasse federali da $235 miliardi all'anno entro il 2027.

I primi tre punti sono ben conosciuti da chi ha capito che le proiezioni del CBO sono una farsa, ma il massiccio aumento delle tasse è di per sé una classe a parte d'imbrogli di bilancio.

Il taglio delle tasse Trump/partito repubblicano sarebbe costato "solo" $1.600 miliardi in 10 anni, ma è stato truccato a livello statistico per adattarsi alla campagna di rielezione di Donald nel 2020. Di conseguenza la perdita di entrate ha raggiunto il picco di $257 miliardi nell'esercizio 2020, cifra che in teoria si sarebbe ridotta a soli $20 miliardi nel 2027.

Le imposte sul reddito delle persone fisiche saranno più alte di $202 miliardi nel 2027 e le imposte sulle imprese saranno più alte di $35 miliardi. Questo è ciò che accade quando si crea una "riduzione delle tasse" in cui tutti i tagli sono scritti con inchiostro che scompare e scadono dopo il 2025.

Ciò che abbiamo per le mani è l'ennesima iterazione del "precipizio fiscale" del 2012. Allora erano i tagli fiscali di Bush che dovevano scadere, ma la politica dell'anno elettorale non se ne preoccupava. Obama e la sua amministrazione pro-piccoli firmarono volentieri un'estensione permanente di quella legge.

Quindi lo hanno fatto di nuovo nel 2017, indipendentemente dal fatto che Donald l'abbia capito o meno. E nella campagna elettorale del 2024 potete scommettere che Sleepy Joe o il suo surrogato si impegneranno a salvare il popolo americano da un massiccio aumento delle tasse.

In ogni caso, l'immagine è evidente: la nuova previsione decennale del CBO è di almeno $5.000 miliardi in inchiostro rosso. Nel caso dei soli tassi d'interesse, anche un costo di mantenimento medio del 3,9% (rispetto al presunto 3,2%) aggiungerebbe $2.500 miliardi alla spesa per interessi nei prossimi 10 anni.

Quella piccola differenza si traduce in un massiccio aumento del servizio del debito per una ragione evidente: il debito pubblico è diventato talmente enorme ($55.000 miliardi entro il 2033) che la linea di base del CBO ipotizza $10.400 miliardi di pagamenti per gli interessi nel prossimo decennio, anche in base alle ipotesi favorevoli.

Oltre a ciò aggiungeteci circa lo 0,4% del PIL in entrate inferiori per quella che sarà sicuramente la rimozione bipartisan del precipizio fiscale e avrete l'ennesimo enorme grumo d'inchiostro rosso. Questo perché il CBO ipotizza un PIL nominale cumulativo di $332.000 miliardi nei prossimi dieci anni, il che significa che il costo della rimozione del baratro fiscale (ovvero l'aumento delle tasse sulla classe media) ammonterebbe a circa $1.300 miliardi fino al 2033.

È anche certo che ci sarà un'altra recessione prima del 2033, se non proprio l'anno prossimo, il che aggiungerebbe almeno altri $700 miliardi. Allo stato attuale, lo "scenario roseo" del CBO ipotizza solo $50 miliardi all'anno di sussidi di disoccupazione, quando nel 2009 erano di $130 miliardi e durante la pandemia ammontavano a $ 800 miliardi. E questo per non parlare della batosta sulle entrate federali che inevitabilmente accompagna una recessione.

Oltre a ciò ci sono almeno altri $500 miliardi che devono essere aggiunti al potenziale inchiostro rosso. Il primo tra questi è l'impatto sul deficit dei presunti tagli alla spesa annuale e delle chiusure di scappatoie fiscali; e ci sono anche le decine di miliardi che ogni anno vengono aggiunti ai disegni di legge sulla difesa e sui non stanziamenti per ottenere i voti ed evitare una chiusura del governo alla vigilia di Natale.

Ecco il punto: ciò che è importante qui non sono solo i $5.000 miliardi o più d'inchiostro rosso nel prossimo decennio che il CBO ha nascosto sotto il tappeto, ma i $20.300 miliardi che hanno effettivamente contato!

Proprio così. Scenario roseo e tutto il resto, il CBO ha comunque escogitato il modo per aggiungere in sordina nuovi elementi al debito pubblico, del tipo che fanno peggiorare dinamicamente il rapporto debito pubblico/PIL nel tempo, come illustrato nel grafico sotto.

Pertanto da un disavanzo dell'anno in corso da $1.400 miliardi e del 4,6% del PIL, la linea di base del CBO prevede un disavanzo di $1.900 miliardi e del 5,9% del PIL entro l'anno fiscale 2028; e poi un disavanzo da $2.900 miliardi e del 7,3% del PIL entro il 2033.

Poi ancora, dimenticando di tener conto dei $5.000 miliardi nel prossimo decennio, arriviamo a un deficit di circa $4.000 miliardi e al 10% del PIL entro il 2033. Inoltre il bilancio federale finirebbe su un percorso che lo porterebbe a un rapporto debito/PIL al 200% ben prima del 2050.

La bancarotta fiscale nazionale è già arrivata, a tutti gli effett. Eppure eccoci ancora qui con la stampa generalista che si lamenta contro chi si rifiuta di votare per un aumento dell'attuale limite al debito pubblico a $31.400 miliardi senza allegare uno sforzo simbolico a favore di tagli alla spesa pubblica.

A scanso di equivoci sul fatto che il bilancio federale sia diventato l'equivalente di un pozzo nero senza fondo, basta considerare la progressione delle proiezioni del deficit a 10 anni da quando Trump è inciampato nello Studio Ovale.

• All'insediamento di Trump nel 2017: $10.000 miliardi;

• all'insediamento di Biden: $13.900 miliardi;

• proiezioni CBO maggio 2022: $15.700 miliardi;

• proiezioni CBO febbraio 2023: $20.300 miliardi;

• proiezioni CBO 2023 con tutte le cose che s'è scordato: $25.000 miliardi.

Inutile dire che non c'è neanche una possibilità su un milione che si faccia qualcosa per questo inferno fiscale in base agli attuali accordi politici di Washington. Il Partito di governo (Democratici) difende con fermezza praticamente ogni centesimo della spesa federale, mentre il cosiddetto Partito all'opposizione (Repubblicani) chiede tagli radicali alla spesa, ad eccezione di tutte le vacche sacre che ha schierato nel cortile di Washington.

Ormai è una fila dannatamente lunga che include i seguenti elementi secondo l'attestazione dei leader repubblicani, a partire dal chiaro messaggio di McCarthy secondo cui la previdenza sociale e l'assistenza sanitaria sono "fuori discussione".

E grazie all'ultima relazione del CBO ora disponiamo di stime aggiornate a 10 anni per la circonferenza fiscale di ognuno di queste vacche sacre.

Prima fra tutte la previdenza sociale, dove la spesa raddoppierà da $1.200 miliardi nell'anno fiscale 2022 a quasi $2.400 miliardi nel 2033. In percentuale del PIL crescerà dal 4,8% al 6% in tal periodo e il balzo inizia immediatamente, con un aumento di $123 miliardi nell'anno fiscale 2023, un picco del 10%. Ciò è in gran parte dovuto all'enorme aumento del costo della vita all'8,7% per i beneficiari della previdenza sociale, entrato in vigore il mese scorso.

Allo stesso modo, la spesa Medicare sarà più che raddoppiata nello stesso arco di tempo: da $710 miliardi nell'ultimo anno fiscale a oltre $1.600 miliardi nel 2033, quando rappresenterà al 4,1% del PIL.

Quindi, prima ancora d'iniziare con l'elenco più lungo, il partito repubblicano ha vacche sacre recintate che consumeranno il 10% del PIL entro il 2033 e da lì continueranno a crescere.

Tuttavia questa non è nemmeno la metà della storia. È ora chiaro, se mai ci fosse stato qualche dubbio, che quando si aggiungono difesa, interessi, programmi per veterani, forze dell'ordine e pensioni militari/civili/federali alla mandria di vacche sacre del partito repubblicano, ciò che rimane è un minuscolo angolo del bilancio della spesa federale che in realtà è inferiore ai disavanzi previsti!

Proprio così. Per eliminare anche solo in parte i massicci deficit imminenti bisognerebbe tagliare quasi il 100% della spesa al di fuori del sacro gregge. Ciò includerebbe l'eliminazione dei parchi e delle foreste nazionali, della NASA, del National Institutes of Health, della National Science Foundation, dei programmi per le risorse idriche, dei sussidi agricoli, dei programmi autostradali, del sistema di controllo del traffico aereo, dei soccorsi in caso di calamità, delle spese di assicurazione dei depositi e persino il bilancio del Congresso, tra molte aree simili.

Ecco le nuove spese previste per la mandria di vacche sacre del partito repubblicano per l'anno fiscale 2024-2033:

• previdenza sociale: $18.400;

• Medicare: $14.800 miliardi;

• interessi netti: $ 10.400 miliardi;

• difesa: $9.800 miliardi;

• pensioni per veterani e ospedali: $4.000 miliardi;

• oneri pensionistici federali: $2.400 miliardi;

• forze dell'ordine: $1.000 miliardi;

• totale vacche sacre del partito repubblicano: $61.300 miliardi.

Alla faccia del branco!

In realtà ammonta al 77% degli $80.000 miliardi di spesa federale totale che il CBO ha previsto per i prossimi dieci anni. O detto diversamente, sono rimasti solo $19.000 miliardi fuori dal recinto, il che significa che per fare la differenza nei disavanzi previsti di $20-25.000 miliardi, tutto ciò che si muove e tutto ciò che sta fermo nel saldo del bilancio federale dovrebbe essere macellato.

E questo è dovuto all'assurda matematica di bilancio del cosiddetto partito fiscalmente conservatore.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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