Bibliografia

mercoledì 15 marzo 2023

Le intenzioni della Russia stanno diventando sempre più chiare

Dopo un anno di conflitto, ci sono alcuni miti che continuano ad aleggiare nel mondo dell'informazione. Analizziamone alcuni. Uno di questi vuole che la Russia rappresenti una minaccia esistenziale per il mondo intero visto che vorrebbe ricostruire l'impero sovietico riconquistando i vari stati ex-sovietici. Se davvero fosse così, allora non si capisce, come sottolinea il WaPo, il motivo per cui le promesse di nuove armi vengano tanto dilazionate nel tempo. Non solo, ma adesso gli USA ammettono di non avere idea di che fine abbiano fatto le armi inviate in Ucraina. Un altro mito è quello che vuole la Russia isolata dal mondo intero. Due settimane fa l'assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una nuova risoluzione per chiedere il ritiro della Russia. 141 Paesi hanno votato a favore, ma 32 si sono astenuti (7 hanno votato contro). Tra quei 32 c'erano Cina, India, Pakistan e Sudafrica. Cosa significa? Alcune delle più grandi economie del mondo non hanno intenzione di tagliare fuori la Russia dall'economia globale e si rifiutano di tagliarsi fuori dal petrolio, dal gas e dai prodotti alimentari russi. Un altro mito ancora è quello delle sanzioni, la cui narrativa a supporto diceva che avrebbero dovuto affossare l'economia russa in pochissimo tempo. Nonostante tutta la spavalderia dei media generalisti, le sanzioni non sono riuscite a rovinare economicamente la Russia (senza contare che si sono trasformate anche in un volano per minacciare anche altre nazioni come la Turchia). Le cifre più recenti mostrano che le sanzioni al petrolio “hanno fatto ben poco per frenare il flusso di greggio russo”; o come riporta la CNBC, le sanzioni “hanno fallito completamente”. In sintesi, non sono servite a niente e, anzi, hanno creato ulteriori motivazioni per trovare nuovi modi e aggirarle. Altro mito: la sconfitta della Russia. La realtà ci dice il contrario, ovvero che se si continuerà con la retorica della guerra, sarà l'Ucraina a soffrire per la sconfitta. E infatti, come riporta il WSJ, i leader francese e tedesco stanno dicendo al regime ucraino di aprire ai negoziati di pace (come sarà possibile visto che Zelensky ha messo in costituzione che non ci saranno negoziati di pace con la Russia, sarà a dir poco divertente). Irrealistiche e pericolose, quindi, tutte le chiacchiere riguardanti lo spodestare Putin e la riconquista della Crimea. Il fatto che la Russia sia in definitiva l'aggressore non cambia la realtà: piuttosto che scegliere la coesistenza l'Ucraina ha scelto d'essere il burattino di qualcun altro e autodistruggersi nel processo. Niente di tutto questo aiuta a salvare vite umane.

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di Alasdair Macleod

Abbiamo conferma dalle più alte fonti che la Russia e la Shanghai Cooperation Organization (SCO) stanno valutando l'utilizzo dell'oro per gli accordi commerciali panasiatici, sostituendo completamente dollari ed euro.

In un articolo scritto per Vedomosti, un quotidiano russo con sede a Mosca, e pubblicato il 27 dicembre scorso, Sergey Glazyev, un importante consigliere economico di Vladimir Putin e che dirige la commissione dell'Unione economica eurasiatica incaricato di escogitare un sostituto ai dollari negli accordi commerciali, ha inviato un messaggio molto chiaro in tal senso.

Inoltre un numero crescente di nazioni ha aderito, o ha chiesto di aderire, alla SCO come membri dialoganti, tra cui l'Arabia Saudita e altri importanti membri dell'Organizzazione per la cooperazione del Golfo. I vantaggi economici dell'energia a prezzi scontati, del capitale d'investimento della Cina e del denaro sano/onesto sono gli ingredienti per una nuova rivoluzione industriale in tutta l'Asia, mentre le economie dell'alleanza occidentale affondano a causa dell'aumento dei prezzi, dei tassi d'interesse, di mercati finanziari e valute fiat al collasso.

Mentre tutto ciò segnerà la fine per l'alleanza occidentale e le sue valute fiat, Putin deve stare attento a non prendersi la colpa. Ora che l'alleanza sta inviando carri armati e altro equipaggiamento agli ucraini, sta altresì promuovendo uno scontro diretto con la NATO. È tale azione che farà salire i prezzi delle materie prime, indebolirà i mercati finanziari occidentali, le finanze statali e alla fine farà crollare le loro valute.

È probabile che Putin utilizzi l'azione impetuosa della NATO in difesa dell'Ucraina come copertura per permettere alla Russia di diventare un superstato asiatico, cosa che sarà la rovina dell'occidente.


Introduzione

Spesso dimentichiamo che dal 1° marzo 1950 il rublo sovietico era ancorato a un gold standard: 4 rubli e 45 copechi per 1 grammo di oro puro fino al 1961, quando Krusciov lo svalutò e lo rifissò in dollari. Stalin era stato uno dei firmatari dell'accordo di Bretton Woods, ma si rifiutò di aderirvi e di rendere il rublo subordinato al dollaro.

Il rublo sovietico alla fine fu allontanato dal suo gold standard da politiche economiche disastrose. Di fronte alla riforma del sistema economico verso uno di maggiore comando/controllo e ai fallimenti economici del comunismo, nel 1961 la valuta russa dovette cedere. Vale la pena menzionarlo per ricordarci che i russi non sono estranei a un gold standard, non sono stati istruiti con le credenze keynesiane e probabilmente stanno vedendo le valute fiat occidentali sotto quest'ottica. Da altre esperienze infelici, poi, sono anche pienamente consapevoli del potere egemonico del dollaro.

Dalle avversità nascono le opportunità. Tagliando fuori la Russia dal sistema SWIFT un anno fa, l'alleanza occidentale ha mobilitato le menti russe. In un colpo solo le riserve in valuta fiat sono diventate inutili e, essendo al di fuori del controllo dell'alleanza occidentale, il valore reale delle riserve auree sono invece diventate supreme. Questa situazione hanno fatto sì che per la Russia e per i suoi alleati l'oro venisse valutato con un premio significativo rispetto alle valute fiat dell'alleanza. Inoltre l'insistenza degli Stati Uniti sul fatto che l'oro non fornisca più un'ancora per le valute scoperte è una finzione che è stata completamente confutata davanti agli occhi degli egemoni asiatici.

È sotto questa luce che dobbiamo considerare la lotta della Russia per condurre il commercio senza utilizzare il dollaro, l'euro e le altre valute dell'alleanza occidentale. Il credito in dollari creato offshore dai cinesi e da altri sistemi bancari amici senza utilizzare il sistema bancario di corrispondenza degli Stati Uniti è un ripiego. Ma in pratica è una soluzione limitante e passibile d'interruzione da parte di ulteriori sanzioni americane contro le banche partecipanti. Inoltre non fa nulla verso una soluzione per eliminare le valute occidentali dal commercio panasiatico.

In quanto importante esportatore netto, la Russia deve fare affidamento sul renminbi cinese – non una soluzione ideale – e accettare valute asiatiche morbide: rupie indiane, lira turca, rial iraniani e altre. Indubbiamente ciò ha spinto una commissione sotto l'egida dell'Unione economica eurasiatica (EAEU), che incorpora la Russia e gli stati minori come Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia, affinché progettasse una nuova valuta. In un annuncio preliminare dello scorso anno, il capo di questa commissione, Sergey Glazyev, ha suggerito che si sarebbe basata sulle valute degli stati membri e su un paniere di merci rilevanti per il loro commercio. Inoltre era un sistema monetario destinato a incorpare anche altre nazioni.

Lo scorso giugno ho sostenuto che la proposta iniziale di Glazyev non era pratica e che avrebbe dovuto utilizzare una valuta coperta dall'oro affinché potesse raggiungere i suoi obiettivi. Forse è stato il caso, ma a luglio Glazyev ha proposto una sorta di gold exchange standard, in modo da sostituire la perdita di accesso della Russia al mercato londinese dell'oro estratto e raffinato. Il suo coinvolgimento in questo progetto non è casuale. A quel tempo, in un aggiornamento alla sua proposta iniziale, Glazyev ha sottolineato che l'oro insieme a un paniere di materie prime potrebbe fungere da “garanzia per una nuova valuta di saldo commerciale” (vale a dire, un piano EAEU modificato), offrendo un accesso più facile a tutti i membri dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.

Non c'erano dubbi sul fatto che il piano originale di Glazyev fosse stato abbandonato, escludendo le valute fiat dal costrutto proposto e rafforzando il ruolo dell'oro. Non solo, ma l'inclusione di un paniere di merci sarebbe stata migliorata e semplificata utilizzando solo l'oro come "collaterale" per la nuova valuta. Inoltre l'imperativo geopolitico si stava evolvendo rapidamente.


Entra in scena il Medio Oriente...

Negli ultimi mesi è diventato chiaro che l'Arabia Saudita vede il suo futuro più allineato con l'asse Cina-Russia che con i membri dell'alleanza occidentale. In parte, questa è forse la naturale conseguenza del fatto che gli "ostili", guidati dagli americani — come li chiama Putin — pianificano di eliminare completamente i combustibili fossili nel prossimo decennio o due. E mentre le nazioni asiatiche, come la Cina e l'India, sostengono a parole il cambiamento climatico, è chiaro che continueranno a utilizzare i combustibili fossili. Era giunto il momento affinché i sauditi e altri membri esportatori di petrolio e gas nel Consiglio di cooperazione del Golfo stipulassero accordi di fornitura a lungo termine con Cina, India e altri membri della SCO. Di conseguenza i sauditi hanno annunciato la loro intenzione di aderire ai BRICS, il Qatar ha annunciato un accordo di fornitura di gas naturale di 27 anni con la Cina e il presidente Xi è stato accolto in visita ufficiale in Arabia Saudita per firmare poi accordi commerciali reciproci.

L'Egitto e il Qatar sono diventati partner di dialogo della SCO lo scorso settembre e l'Arabia Saudita è stata ammessa a novembre. La SCO ha anche accettato di ammettere il Bahrain, le Maldive, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait e il Myanmar come partner di dialogo. Tenendo presente che la SCO è dominata da Cina e Russia, entrambe desiderose di sostituire il dollaro, l'inclusione di questi membri del Gulf Cooperation Council, che finora hanno accettato esclusivamente dollari per la vendita di energia, deve destare costernazione a Washington. Mentre alcuni membri del GCC sono stati attenti a non scuotere la gabbia di Washington, i sauditi sono stati chiari sul fatto che ora sono pronti ad accettare altre valute per il petrolio, segnalando una transizione dai petrodollari al petroyuan.

Quello che non possiamo sapere è quali assicurazioni, se ce ne sono, i sauditi hanno cercato e ricevuto riguardo la solidità relativa dello yuan e delle altre valute asiatiche. Il potere d'acquisto del dollaro che scende molto più rapidamente si riflette in una maggiore inflazione dei prezzi e le sue prospettive a lungo termine come valuta fiat devono aver fatto parte dell'equazione saudita. Ma dato che le esportazioni di petrolio verso l'alleanza occidentale sono destinate a diminuire e ad essere sostituite dalla domanda asiatica, un cambio di valuta sarebbe comunque stato automatico.

Al centro di queste considerazioni ci sarebbero i piani di Glazyev per una nuova valuta coperta da materie prime da offrire ai membri della SCO, a cui ora si sono uniti i sauditi. E avendo abbandonato l'elemento delle valute nazionali dalla proposta della nuova valuta di saldo commerciale EAEU, Glazyev è stato costretto ad accettare che l'unico modo in cui una tale valuta avrebbe funzionato sarebbe stato basarla sull'oro come pilastro di un paniere di merci. Poiché si dice che tutte le strade portano a Roma, tutte le strade monetarie portano all'oro.

In un articolo intitolato “Rublo d'oro 3.0: come la Russia può cambiare l'infrastruttura del commercio estero” scritto per Vedomosti, un quotidiano economico russo e pubblicato il 27 dicembre scorso, Glazyev ha esposto i suoi ultimi pensieri. Inoltre è stato coautore Dmitry Mityaev, membro assistente del consiglio per l'integrazione e la macroeconomia della Commissione economica eurasiatica, quindi questo articolo non conteneva solo le riflessioni di Glazyev e possiamo presumere che abbia un peso ufficiale.

Da questo articolo la commissione monetaria EAEU sembra aver abbandonato completamente la proposta di una nuova valuta, utilizzando invece l'oro come mezzo principale per saldare gli squilibri commerciali. L'obbligo di effettuare pagamenti in oro potrebbe essere aggirato se una o più valute nazionali entrassero in un gold standard credibile. A meno che gli squilibri commerciali non siano sostanzialmente compensati dai flussi d'investimento, potrebbe essere una soluzione necessaria da attuare. L'implicazione è che il rublo adotterà di nuovo un gold standard a causa della mancanza d'investimenti esteri rispetto al surplus commerciale, facendo rivivere la copertura aurea (sebbene non il rapporto) che avevano i sovietici tra il 1944 e il 1961.

Per rafforzare l'importanza di un ritorno al gold standard, sia la Russia che i sauditi a capo dell'OPEC+ devono essere consapevoli del costo del sistema dei petrodollari fiat per il loro principale prodotto di esportazione: il petrolio greggio.

Nell'agosto 1971, quando l'accordo di Bretton Woods fu abbandonato, il prezzo del greggio era di $3,56 al barile e il prezzo di mercato dell'oro era di $42,85. Convertirlo in once d'oro al barile ci dà un valore di 0,0831 once. Oggi il prezzo in oro del petrolio è di 0,0417 once al barile, circa la metà. In altre parole, utilizzando l'oro Glazyev può dimostrare all'OPEC+ che il costo per aver accettato la dollarizzazione è stato quello di veder dimezzare il valore dei loro proventi da esportazione da quando è stato sospeso l'accordo di Bretton Woods. Accettando un nuovo mezzo di saldo commerciale legato all'oro, cesserà questa erosione imposta dagli Stati Uniti. E per compensare la perdita di valore del petrolio sin dalla fine di Bretton Woods, il prezzo dell'oro in dollari dovrebbe essere il doppio di quello di oggi.

Le prove aumentano, quindi, a supporto del fatto che l'oro fornisce un quadro all'interno del quale Glazyev intende operare. Nel Regno Unito i media russi sono censurati, quindi l'articolo su Vedomosti non è disponibile per la lettura, pertanto, per facilità di riferimento, eccone i punti salienti.

• L'anno scorso il surplus commerciale della Russia rispetto ai membri dell'EAEU, oltre a Cina, India, Iran, Turchia, Emirati Arabi Uniti ecc., è stato pari a $198,4 miliardi, contro i $123,1 miliardi dell'anno precedente. In altre parole, le sanzioni dell'alleanza occidentale non sono riuscite a sopprimere le entrate petrolifere della Russia, limitandosi a reindirizzarne le fonti.

• Il surplus commerciale rispetto ai membri della SCO ha permesso alle compagnie russe di ripagare i debiti esteri, sostituendoli con prestiti in rubli. [Glazyev non sottolinea questo punto, ma un ritorno al gold standard ridurrebbe sostanzialmente i costi di prestito.]

• La Russia è diventata il terzo Paese più grande a utilizzare il renminbi per i saldi commerciali internazionali, rappresentando fino al 26% delle transazioni in valuta estera nella Federazione Russa. La quota di saldo in valute deboli sta crescendo per i membri della SCO, i partner di dialogo e gli associati, e dovrebbe aumentare ulteriormente.

• Poiché queste valute sono soggette al tasso di cambio e al rischio di possibili sanzioni, il modo migliore per compensare questi rischi è acquistare oro dalla Cina, dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Turchia, possibilmente dall'Iran e da altri Paesi.

• L'oro acquistato dalla Banca Centrale Russa può essere immagazzinato nelle banche centrali dei Paesi amici, per scopi di liquidità, e il resto rimpatriato in Russia.

• L'oro può essere uno strumento unico per combattere le sanzioni occidentali se utilizzato per prezzare tutti i principali beni internazionali (petrolio, gas, cibo, fertilizzanti, metalli e minerali). Questa sarebbe “una risposta adeguata al tetto ai prezzi dell'occidente” e “l'India e la Cina possono prendere il posto dei dealer globali di materie prime al posto di Glencore o Trafigura”.

• Per millenni l'oro (insieme all'argento) è stato il fulcro del sistema finanziario mondiale, una misura onesta del valore della cartamoneta e dei beni [...]. È stato cancellato mezzo secolo fa, legando il petrolio al dollaro. Ma l'era del petrodollaro sta finendo e la Russia, insieme ai suoi partner orientali e meridionali, ha un'opportunità unica per uscire da un'economia basata sul debito e incentrata sul dollaro.

• Firmando l'accordo di Bretton Woods, ma non ratificandolo, per l'URSS il "Rublo d'oro 2.0" ha svolto un ruolo importante nell'industrializzazione sovietica del dopoguerra. Ora le condizioni per un "Rublo d'oro 3.0" si stanno oggettivamente sviluppando.

• Le sanzioni contro la Russia si sono ritorte contro l'occidente. Ora deve affrontare l'instabilità geopolitica, l'aumento dei prezzi dell'energia e di altre risorse [vale a dire, ancora più inflazione dei prezzi].

• Nel 2023 [ci sarà un passaggio da] investimenti rischiosi in strumenti finanziari complessi a investimenti in asset tradizionali, principalmente oro. L'aumento dei prezzi dell'oro rispetto alla previsione di Saxo Bank, $3.000 l'oncia, porterà a un aumento sostanziale dei valori e delle quantità delle riserve auree. Grandi riserve auree consentiranno alla Russia “di perseguire una politica finanziaria sovrana e ridurre al minimo la dipendenza da prestatori esteri”. [Si noti che oltre alle riserve ufficiali è noto che la Russia ha almeno altre 10.000 tonnellate, più del totale dichiarato ufficialmente per il Tesoro degli Stati Uniti.]

• Le banche centrali stanno aumentando le loro riserve auree. La Cina ha un divieto di esportazione su tutto l'oro estratto. Secondo lo Shanghai Gold Exchange, i clienti hanno ritirato 23.000 tonnellate d'oro. L'India è considerata la campionessa mondiale nell'accumulo di oro [...]. L'oro va da ovest a est [...]. L'oro occidentale è depositato in modo sicuro oppure è stato "sparso ai quattro venti" tramite swap e leasing? L'Occidente non lo dirà mai e nemmeno l'audit di Fort Knox.

• Negli ultimi 20 anni l'estrazione dell'oro in Russia è quasi raddoppiata. La produzione di oro potrebbe crescere dall'1% del PIL al due o tre per cento [...]. Già adesso la produzione annuale di oro della Russia è destinata a salire da 300 tonnellate a 500 tonnellate [...] dandole un rublo forte, un budget forte e un'economia forte. [Si noti che in questa dichiarazione Glazyev rivela che si aspetta che la maggior parte dell'aumento della produzione mineraria sia misurato in dollari.]

Glazyev sta dicendo che la Russia adotterà un rublo d'oro 3.0 e non dovremmo avere dubbi sul fatto che la Russia si sta allontanando dal sistema monetario fiat occidentale, oltre a vedere prezzi dell'oro più alti. L'unica domanda è la velocità con cui si sta muovendo in tal direzione.

Ciò che Glazyev non ha menzionato nel suo articolo su Vedomosti, a parte il riferimento alle banche centrali occidentali che non detengono necessariamente il possesso delle riserve auree, sono le conseguenze per il dollaro e le altre valute fiat occidentali se l'oro diventasse il mezzo di saldo commerciale in tutta l'Asia, o se il rublo tornasse a un gold standard. Inevitabilmente i detentori di dollari e asset finanziari, per un totale di circa $30.000 miliardi, dovrebbero fare i conti una una situazione del genere. Ciò non solo indurrebbe coloro impegnati nel commercio transfrontaliero a rivalutare la propria esposizione alle valute fiat, ma potrebbe essere minacciato l'intero sistema di riserve monetarie detenute dalle banche centrali.

Le indicazioni sono che Putin sostiene la tesi di Glazyev, ma ha un mandato più ampio, compresa la strategia militare sull'Ucraina. La NATO è impegnata a inviare carri armati e sta per essere coinvolta più direttamente nel conflitto, di conseguenza non dobbiamo avere dubbi sul fatto che, dopo un apparente stallo, negli ultimi mesi questo conflitto per interposta persona si trasformerà in un confronto più diretto tra NATO e Russia.

Quasi certamente l'imminente escalation militare destabilizzerà i mercati finanziari dell'alleanza occidentale. Sembra certo un nuovo giro di aumenti dei prezzi dell'energia e delle materie prime, cosa che porterà a timori nei mercati finanziari dell'alleanza occidentale per un'inflazione dei prezzi più alta e più a lungo, spingendo i rendimenti obbligazionari verso l'alto e le azioni verso il basso. Gli investitori neo-keynesiani potrebbero aspettarsi che l'incertezza derivante dalla rinnovata azione militare spinga la liquidità mondiale verso il dollaro, il loro tradizionale rifugio sicuro. Ma i mercati incentrati sugli Stati Uniti non riescono a capire che a $30.000 miliardi sono in possesso di mani estere, mentre l'oro fisico no. E non riescono a capire che Putin può sfruttare questa debolezza.

Sarebbe un buon momento affinché Putin apra una guerra sul fronte finanziario infliggendo un duro colpo all'egemonia del dollaro. La Russia potrebbe lasciare che i mercati facciano salire i prezzi di quasi tutte le sue merci esportate, pur continuando a concedere condizioni preferenziali ai suoi alleati economici nella SCO. L'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime rifletterà un forte calo del potere d'acquisto del dollaro e della sua coorte di valute fiat: euro, yen e sterlina.


Il sistema bancario è sulle secche

Essendo interamente fiat, le valute dell'alleanza occidentale sono vulnerabili di fronte ai piani di Sergei Glazyev. Se questa analisi è corretta, allora la Cina seguirà con il suo renminbi. Ha anche le caratteristiche richieste affinché un gold standard possa funzionare: eccedenze di esportazione, alto tasso di risparmio, bassa inflazione dei prezzi e tassi d'interesse che riflettono veramente una stabilità dei prezzi.

Oltre alle sue riserve ufficiali, la Cina ha più oro di qualsiasi altra nazione. E come sottolinea Glazyev, con 23.000 tonnellate anche i suoi cittadini sono grandi detentori del metallo giallo e dovrebbero sostenere un gold standard. Al contrario l'alleanza occidentale ha una parte sconosciuta delle riserve auree date in leasing, e data la sua radicata negazione di matrice keynesiana del ruolo monetario dell'oro, il suo sistema monetario fiat potrebbe estinguersi rapidamente.

A prima vista può sembrare un'affermazione esagerata, ma gli ultimi a vedere il pericolo per una valuta sono di solito coloro che dipendono interamente da essa. Gli americani credono che in tempi difficili tutti si rivolgeranno al dollaro come valuta di riserva mondiale e dato lo zelo contemporaneo con cui tutti sono legati allo stato, come strategia d'investimento questa convinzione è solitamente corretta. Solo uno su un milione dirà che non sono i prezzi ad aumentare, ma capisce che è la valuta a perdere potere d'acquisto. Ma arriva sempre un momento in cui emerge una criticità che va a sfatare tutti quei miti che si erano accumulati in precedenza. Non è solo la valuta fiat ad essere minacciata, ma le strutture istituzionali da cui dipende. A questo proposito, un documento di lavoro della Bank for International Settlements, intitolato The Bank of Amsterdam and the limits of fiat money e pubblicato questo mese, capita porprio a fagiolo. L'abstract espone bene il problema attuale:

Le banche centrali possono operare con un patrimonio netto negativo e molte lo hanno fatto nella storia senza minare la fiducia nel denaro fiat. Tuttavia ci sono dei limiti. Quanto può essere negativo il patrimonio netto di una banca centrale prima che il denaro fiat perda credibilità? Affrontiamo questa domanda utilizzando un approccio motivato dalla caduta della Banca di Amsterdam (1609-1820). Risolviamo l'unico punto di rottura, in cui il patrimonio netto negativo e l'illiquidità degli asset rendono il denaro fiat privo di valore.

Gli autori ci dicono che la Banca di Amsterdam venne istituita dal comune della città per gestire la grande quantità di monete d'oro e d'argento di più giurisdizioni, molte tagliate o svalutate, che circolavano in questo centro commerciale internazionale. Era una banca di deposito. I clienti depositavano monete e i saldi dei conti venivano registrati a favore del depositante. Questi saldi di deposito potrebbero essere trasferiti ad altri titolari di conto o ritirati a fronte di una piccola tassa. Fu un notevole miglioramento rispetto al saldo delle transazioni con la moneta fisica.

Come recita il documento di lavoro, la Banca divenne una proto-banca centrale, senza intaccarne inizialmente la credibilità. Nel 1683 abbinò i depositi alla moneta, creando credito di bilancio. La descrizione della Banca come proto-centrale si adatta bene perché stava conducendo un quantitative easing, incentrato sull'acquisto di monete in cambio di valuta fiat e credito, piuttosto che per debito pubblico come avviene oggi. E col passare del tempo la iniziò a concedere ulteriore credito, in particolare alla Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Per farla breve, il suo bilancio si concluse con una crescente e letale combinazione di debito cattivo e illiquido mentre le fortune della Compagnia Olandese delle Indie Orientali diminuivano, rappresentando il 71% degli attivi della Banca mentre le sue scorte di metallosi erano più che dimezzate. Come ha sottolineato il documento di lavoro della BRI:

L'insolvenza della Banca — e l'incapacità delle autorità cittadine di ricapitalizzarla — sono risultati elementi importanti della sua caduta. Le fonti di ricavo della Banca erano costituite principalmente dalle commissioni da incasso e dai margini d'interesse sui finanziamenti. Tuttavia, mentre i prestiti alla VOC [Compagnia olandese delle Indie orientali] diventavano in sofferenza, la Banca non aveva ricostituito il capitale per coprire queste perdite, poiché i profitti venivano regolarmente distribuiti alla città. Inoltre non aveva né il reddito da signoraggio delle banche centrali moderne, né un adeguato sostegno fiscale. La città di Amsterdam fece tentativi circoscritti per ricapitalizzare la Banca, ma i fondi vennero rapidamente dirottati nelle casse della città [...]. Dal punto di vista della teoria moderna delle banche centrali, la capacità fiscale della città di Amsterdam era insufficiente per fornire il sostegno ad un'istituzione che era diventata una proto-banca centrale.

C'è un alto grado di risonanza con la situazione attuale, tranne che invece di prestare a un importante mutuatario aziendale, le banche centrali stanno finanziando i relativi stati, i quali sono intrappolati nelle trappole del debito scattate con l'aumento dei tassi d'interesse. Anche l'ipotesi che gli stati abbiano la capacità fiscale di sostenere le loro banche centrali, cosa che la città di Amsterdam non fu in grado di fare, è a dir poco discutibile.

Gli autori procedono quindi a modellare matematicamente le condizioni che hanno portato al fallimento della Banca di Amsterdam e le conseguenze per la valuta. Sostengono che “esiste un punto di rottura unico, definito come lo stato dell'economia in cui l'aggio [il rapporto tra i valori del credito bancario e della moneta] scende al di sotto della fascia target e il valore della moneta bancaria scende a zero”.

Si dice comunemente che le banche centrali moderne non possono fallire perché possono "stampare" nuova valuta e si presume che i rispettivi stati, con la loro capacità fiscale, possano sempre salvarle. Pertanto il rapporto tra il patrimonio netto di bilancio di una banca centrale e le sue passività illiquide è comunemente considerato irrilevante: può operare e spesso opera con patrimonio netto negativo. Ma, come mostra il documento di lavoro della BRI, c'è un punto di rottura, uno in cui queste condizioni non sono più sufficienti per salvare una banca centrale.

È interessante che la BRI abbia deciso di pubblicare questo documento di lavoro proprio ora. Probabilmente possiamo supporre che alcuni analisti della BRI siano preoccupati che l'attuale coorte di banche centrali ripercorrerà il destino della Banca di Amsterdam. Questo punto di vista ha supporto nella conclusione:

Nel complesso, la nostra analisi dimostra l'importanza di rivedere i precedenti storici per comprendere i sistemi monetari di oggi. In un contesto di alta inflazione, elevata incertezza mondiale e competizione tra entrambe le valute sovrane, e ora le criptovalute, è particolarmente importante comprendere la concorrenza monetaria e i fattori che potrebbero portare a cambiamenti tra diversi sistemi monetari.

Questo è Bretton Woods III come ci aveva avvertiti Zoltan Pozsar, espresso però in gergo tecnico. Il passaggio dalle valute fiat alle valute coperte da commodity è ormai alle porte. Mentre la Banca di Amsterdam impiegò molto tempo per declinare e andare in bancarotta, il fallimento del cartello delle banche centrali occidentali potrebbe essere improvviso. L'aumento dei tassi d'interesse porta a perdite sugli attivi delle banche centrali e aumentano anche i pagamenti degli interessi sulle riserve delle banche commerciali. La FED, la Banca Centrale Europea, la Banca del Giappone e altre che hanno gonfiato i loro bilanci attraverso il quantitative easing non solo hanno un patrimonio netto negativo, ma stanno sprofondando ancora di più nella bancarotta. La Banca d'Inghilterra finora è sfuggita a questo destino solo grazie alla preveggenza di un ex-governatore che ha convinto il Tesoro del Regno Unito ad accollarsi le perdite obbligazionarie; ciononostante è ancora obbligata a pagare gli interessi alle banche commerciali sulle loro riserve.

Non dovremmo escludere che le banche centrali siano esse stesse a fallire per prime, facendo così crollare le banche commerciali. Queste ultime sono più indebitate di quanto non sono mai state, e con una recessione sempre più certa, le perdite sui prestiti minacciano di spazzare via il loro patrimonio netto. La loro esposizione ai mercati finanziari, che era basata su tassi d'interesse artificialmente bassi, è foriera di rischi sistemici, anche senza un'escalation della guerra in Ucraina. Ma, come abbiamo visto, i prezzi dell'energia e delle materie prime aumenteranno di nuovo e anche i prezzi all'ingrosso e al consumo; i tassi d'interesse seguiranno, il patrimonio netto delle banche centrali diventerà ancor più negativo e le banche con un indebitamento eccessivo dovranno essere salvate.

Tutti i guai della Banca di Amsterdam sono gl istessi che stanno affrontando le banche centrali dell'alleanza occidentale. Le banche centrali avevano una scelta, ma ora non ce l'hanno più: avrebbero potuto scegliere di proteggere le proprie valute consentendo ai mercati d'impostare i tassi d'interesse e rifiutandosi di finanziare deficit di bilancio più elevati. Invece parlano solo di piccoli aumenti dei tassi d'interesse, sperando che il problema dell'inflazione dei prezzi scompaia da solo, mentre gli stati non frenano affatto la loro spesa.

Ad eccezione della BCE che non ha un governo specifico a cui rivolgersi, le banche centrali avrebbero potuto ricapitalizzarsi ed essere in grado di garantire l'integrità dell'intero sistema bancario commerciale. Hanno ancora quel dovere primario, ma non la capacità di farlo. Il punto di rottura di cui parla la BRI è già passato.


Riepilogo

Ci affidiamo alle banche centrali affinché garantiscano l'integrità della rete bancaria commerciale. Per loro un'accelerazione dell'inflazione del credito per sostenere un sistema finanziario vacillante da cui dipende l'alleanza occidentale può essere l'unica soluzione, a spese delle loro valute ovviamente.

Che l'alleanza occidentale stia sprofondando in una crisi del debito che essa stessa ha provocato è indiscutibile. La sua strategia geopolitica, gestita dall'egemone di ieri, ha già fallito facendo salire i prezzi dell'energia a vantaggio dei suoi nemici. È giunto il momento per la Russia di sferrare il colpo di grazia finanziario. La Russia sta pensando al futuro, mentre l'alleanza no.

Così come non sembrano essere state pensate in anticipo le conseguenze del bando della Russia dallo SWIFT, vengono ignorate le conseguenze di una nuova fase della guerra in l'Ucraina. Inizialmente in occidente un passaggio all'oro da parte della Russia sarà visto come una risposta difensiva per proteggere il rublo e il valore delle sue esportazioni panasiatiche, e non si sospetterà un attacco deliberato alle valute fiat occidentali. La prova si vedrà in un prezzo dell'oro che sale oltre le aspettative.

La Russia non farà annunci formali sul gold standard, perché non ce n'è bisogno. Nemmeno la Cina: potrebbe invece rivelare un aumento delle riserve auree. E dopo aver abbandonato la valuta di saldo commerciale EAEU come sostituto per il dollaro, la SCO adotterà l'oro al suo posto.

Inizialmente un aumento del prezzo dell'oro valutato in dollari non creerà eccessivo allarme nelle istituzioni occidentali: dopo tutto, è stato demonetizzato. A ciò faranno seguito minimizzazioni riguardo la sua importanza. Ma come ha affermato Sergey Glazyev nel suo articolo su Vedomosti, l'oro verrà utilizzato per prezzare tutti i principali beni internazionali (petrolio, gas, cibo, fertilizzanti, metalli e minerali). Stando così le cose, i prezzi di tali commodity rimarrano stabili e con tassi d'interesse bassi, mentre saliranno denominati in dollari. E allora diventerà ovvio che non sono i prezzi a salire, ma determinate valute fiat a crollare.

Ma poiché dollari, euro, yen e sterline perderanno potere d'acquisto non solo rispetto all'oro, ma rispetto a tutte le altre commodity, sarà inevitabile fare confronti con il relativo successo dell'asse Russia-Cina, incarnato nella SCO, nell'EAEU e nei BRICS. Spinta dai risparmiatori cinesi, dagli investimenti di capitale, dall'energia a prezzi stracciati e dal denaro sano/onesto l'Asia vivrà un periodo florido.

E ci sarà ben poco che l'America e i suoi alleati nella NATO potranno fare per fermarlo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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