venerdì 10 marzo 2023

La storia di due mondi

 

 

di Alasdair Macleod

Nella guerra tra l'alleanza occidentale e l'asse asiatico, l'attenzione dei media generalisti è solo sul campo di battaglia ucraino. La vera guerra è sul campo finanziario e monetario, con la Russia capace di distruggere il dollaro.

Finora le azioni di Putin sono state relativamente passive, ma sia la Russia che la Cina hanno accumulato abbastanza oro da implementare un gold standard ed è assolutamente nel loro interesse farlo.

Dal recente articolo di Sergey Glazyev su un quotidiano economico russo, è chiaro che il saldo delle bilance commerciali tra membri, partner di dialogo e membri associati della Shanghai Cooperation Organization (SCO) sarà facoltativamente in oro. Inoltre l'economia russa trarrebbe enormemente beneficio da un calo dei tassi sui prestiti rispetto agli attuali livelli di oltre il 13%.

Per comprendere le conseguenze, in questo saggio viene portato il confronto tra le valute fiat e il sistema di spesa in deficit dell'alleanza occidentale e la rivoluzione industriale pianificata dell'asse russo-cinese per circa 3,8 miliardi di persone nella famiglia SCO. La Cina ha un notevole tasso di risparmio, fenomeno che sosterrà il capitale investito verso un rapido aumento dell'industrializzazione asiatica, senza conseguenze inflazionistiche.

Con un nuovo ciclo di azioni militari in Ucraina che sta per iniziare, sarà nell'interesse di Putin passare dalla passività all'aggressione finanziaria. Non gli ci vorrà molto per indebolire l'intero sistema monetario fiat occidentale, un pericolo a malapena riconosciuto da un complesso militare NATO entusiasta per la guerra.


Introduzione

Nella lotta geopolitica tra i vecchi e i nuovi egemoni, vediamo la migliore delle strategie e la peggiore delle strategie, dove la fiducia si contrappone alla credulità. È la stagione della luce e la stagione delle tenebre, la primavera della speranza e l'inverno della disperazione...

Ricordare alcune delle famose battute iniziali di Charles Dickens dal suo Racconto di due città per descrivere lo stato attuale della politica globale riassume il potenziale di una nuova rivoluzione industriale in tutta l'Asia e in gran parte del resto del mondo sottosviluppato (il migliore dei tempi ), rispetto all'alleanza occidentale che invece è determinata a sopprimere i piani per i nuovi egemoni a spese dei propri popoli (il peggiore dei tempi). Ironia della sorte, le nazioni che trarranno maggiore beneficio dalla guerra NATO per interposta persone sono quelle che si sono schierate con i suoi nemici.

Ma dobbiamo lasciare Dickens e guardare più da vicino la nostra situazione odierna, dove la finanza americana e l'egemonia basata sulla valuta fiat hanno superato i suoi benefici per l'ordine mondiale. Dobbiamo riconoscere che un nuovo ordine sta emergendo dalla controrivoluzione russa del 1989, quando cadde il muro di Berlino, e in Cina dopo la morte di Mao. Da oltre trent'anni c'è la prospettiva di una nuova liberazione economica non solo per la Russia e la Cina, ma per quasi tutto il mondo sottosviluppato. La favola dei due mondi riguarda i governi degli 1,2 miliardi di anime nelle cosiddette economie avanzate e determinati a contenere gli altri 6,7 miliardi. È uno scontro tra economie basate sulla produzione ed economie sempre più basate sui servizi e sulla finanza. È uno scontro tra valori reali e valori eterei, il quale si sta ulteriormente evolvendo in uno scontro tra valute fiat e denaro sano/onesto.


L'Ucraina e il ruolo della Germania

Oggi lo scontro tra egemoni si concentra in Ucraina. Si è già spostato dall'Afghanistan e, prima ancora, dalla Siria. Ogni volta l'America e la NATO non sono riuscite a sconfiggere l'asse asiatico a causa del loro rifiuto di essere coinvolti in un conflitto aperto. Oltre a difendere i propri interessi, Russia e Cina hanno visto la NATO crollare: in primo luogo, sono stati gli inglesi a rifiutarsi di sostenere un conflitto a tutto campo in Siria; poi è stata la Turchia che ha visto i propri interessi più in linea con gli egemoni asiatici. La Germania sarà la prossima?

Il timore a Washington è se la Germania perseguirà anch'essa i suoi interessi commerciali allineandosi maggiormente con la Russia e la Cina. Abbiamo visto questo conflitto d'interessi con la riluttanza della Germania a consentire alla NATO di schierare carri armati Leopard in Ucraina. Indubbiamente ha suscitato alcuni ricordi spiacevoli, ma l'ethos della Germania post-Muro di Berlino è stato lo sviluppo pacifico dei propri interessi commerciali a est.

Per l'asse russo e cinese il ripristino delle relazioni commerciali con l'economia manifatturiera tedesca sarebbe foriero di evidenti vantaggi reciproci. Allo stesso modo porterebbe alla morte dell'UE nella sua forma attuale. Forse è la posizione della Germania in tutto questo che sta spingendo l'America e la NATO verso conflitti mortali in Ucraina.

Dovremmo fare un passo indietro e guardare dal punto di vista della Germania. Sin dalla sua sconfitta nella seconda guerra mondiale, la Germania è stata al centro dell'esistenza della NATO. Come disse concisamente Lord Ismay, il primo segretario generale della NATO, il suo scopo era quello di tenere fuori l'Unione Sovietica, dentro gli americani e sottomettere la Germania. Dal punto di vista americano, mentre la NATO era la soluzione militare per l'Europa, la situazione politica poteva essere risolta solo assicurandosi che la Germania fosse legata all'Europa occidentale.

Ci sono state diverse affermazioni su chi fosse il padre di un'Europa unita, ma la versione che ha trionfato è stata autorizzata dall'American Committee on United Europe (ACUE), istituita nel 1948 da alti esponenti dell'intelligence americana nella CIA.[1] La Germania si sta ancora inchinando all'intelligence americana settantacinque anni dopo.

Ma come ha dimostrato il recente episodio sui carri armati Leopard, c'è una certa resistenza a questo status quo. Sappiamo anche che altri tedeschi ad alti livelli non sono stati contenti del sistema monetario della BCE. Jens Weidmann, che si è dimesso da presidente della Bundesbank nell'ottobre 2021, non è l'unico critico della politica monetaria, sebbene la Bundesbank ora sembri essere stata epurata dai critici della BCE.

Pertanto ci sono due problemi che frenano la Germania. È stata costretta ad abbandonare i suoi solidi principi monetari e a tagliarsi fuori dai suoi mercati naturali in Asia. Ma una ripresa delle ostilità sostenute dalla NATO metterà in netto rilievo la repressione della Germania da parte delle istituzioni politiche e militari statunitensi. Il Cancelliere Scholtz saprà che è altamente improbabile che la Russia venga sconfitta facilmente. Semmai questa avventura della NATO è l'ultimo disperato lancio di dadi dell'alleanza occidentale. E nonostante la NATO, Scholtz deve tenere aperte le sue opzioni.

Se la NATO non riuscirà a vincere in Ucraina, la Russia consoliderà la sua posizione e Putin rimarrà un forte leader russo; la Germania dovrà essere preparata per un accordo politico con la Russia. Non è solo una questione di vicinanza geografica, ma la Germania ha una forte etica manifatturiera, che trae beneficio dall'accesso alle risorse russe, ai mercati per i suoi prodotti e, attraverso la Russia, all'accesso e alla cooperazione con la Cina.

Chiaramente l'ethos commerciale della Germania ha più cose in comune con la rivoluzione industriale deall'asse asiatico e i loro piani emergenti per una moneta sana/onesta piuttosto che con la maggior parte dei suoi partner nell'UE. Se solo la Germania fosse libera dal controllo politico degli Stati Uniti, col tempo potrebbe istituire una nuova Lega anseatica, un corridoio commerciale nell'Europa orientale che comprenderebbe i Paesi baltici e i Paesi Bassi. Sono considerazioni di questo tipo che rendono l'establishment statunitense determinato a non allentare la presa sulla Germania e sull'UE.


Non ci sono basi per una tregua in Ucraina

È stata espressa la speranza che prima che il conflitto si aggravi, venga convocata una tregua che porterà a negoziati di pace; anche voci meno entusiaste hanno chiesto negoziati, in particolare quella di Henry Kissinger. Poi ci sono stati anche incontri segreti, come quello tra William Burns della CIA e Sergei Naryshkin, capo dell'agenzia di intelligence straniera russa ad Ankara lo scorso novembre.

Secondo Pepe Escobar, che è probabilmente il giornalista più esperto su questi temi, gli americani hanno fatto “un'offerta che i russi non possono rifiutare”. È stato spiegato in un editoriale sul Washington Post: aggirare completamente Kiev e offrire la spartizione dell'Ucraina insieme a un accordo per un equilibrio militare postbellico. Il problema con questo approccio è che gli americani hanno una comprovata esperienza nel fare promesse alla Russia solo per poi romperle. In particolare nel febbraio 1990 il Segretario di Stato americano, James Baker, promise a Mikhail Gorbaciov che l'espansione della NATO non si sarebbe mossa di “un centimetro verso est” e “tutta una serie di promesse simili”.[2]

Non solo la Russia diffida degli americani, ma nello scacchiere della diplomazia internazionale le mosse avviate da questi ultimi mettono la prima in una posizione più forte. I colloqui di pace avviati dagli americani quasi certamente richiederebbero loro di piegarsi alle richieste russe, proprio come se la Russia avviasse i colloqui di pace e si trovasse nella posizione più debole. Il punto centrale è se l'America è disposta ad allentare il suo controllo sull'Europa occidentale ed è probabile che i russi insistano su questo. Sarebbe la fine della NATO e dovrebbe prendere il suo posto una nuova alleanza di difesa europea senza il coinvolgimento americano.

Inoltre, in assenza di un accordo, la Russia sarebbe disposta a lasciare che la NATO continui a danneggiarsi da sola. Per l'osservatore indipendente, l'impegno dell'alleanza occidentale a sconfiggere la Russia in una guerra per interposta persona in Ucraina è stato un errore strategico, gravido di conseguenze indesiderate. È stato un fallimento sulla scala di quelli dell'intelligence statunitense riguardo le armi di distruzione di massa dell'Iraq. Questa volta l'errore è stato quello di sottovalutare la forza dell'economia russa e la sua posizione finanziaria.

Sanzionarla aveva lo scopo di paralizzarla, invece ha paralizzato l'alleanza occidentale mentre il rublo ha registrato la performance più forte nel 2022. E i media occidentali affermano ancora che la Russia stia subendo perdite insostenibili nelle entrate commerciali, in un momento di spese militari eccezionali.

Ovviamente c'è del vero, ma l'economia della Russia è molto più sana di quanto siamo stati indotti a credere. E nonostante i massicci oneri della spesa militare, lo scorso anno il deficit di bilancio della Russia è stato solo del 2,3% del PIL, rispetto al 5,4% di quello degli Stati Uniti. Le conseguenze economiche della guerra hanno avvantaggiato la Russia attraverso l'aumento dei prezzi dell'energia, mentre hanno penalizzato l'alleanza occidentale tramite l'inflazione dei prezzi e l'aumento dei tassi d'interesse. La Russia non dovrebbe avere problemi a finanziare un deficit del 2,3% o più nel 2023 prendendo a prestito sui mercati interni, senza intaccare il rublo, mentre le conseguenze finanziarie per l'alleanza occidentale sono potenzialmente catastrofiche.

Dalle sue dichiarazioni possiamo essere sicuri che Putin e i suoi consiglieri comprendano non solo la posizione militare, ma anche le relative conseguenze economiche di una rinnovata escalation del conflitto ucraino. Ciò è in contrasto con le politiche della NATO a guida americana, dove finora i costi economici sono stati ignorati. Le conseguenze potenzialmente disastrose per le economie europee non sembrano essere state ponderate: inviando carri armati agli ucraini l'alleanza occidentale sta raddoppiando la portata dei suoi precedenti errori.


La sopravvivenza dell'euro è ora cruciale

Sono le conseguenze per l'euro che minacciano di annullare definitivamente l'influenza americana in Europa e quindi il futuro sia della NATO che dell'UE stessa. Anticipando l'incertezza che seguirà, i prezzi dell'energia sono destinati a salire ancora. Il 24 febbraio 2021, quando la Russia ha iniziato le sue "operazioni speciali", il prezzo dell'oro era a $1902; il 9 marzo era salito a $2070. Tutti gli altri prezzi delle commodity, dai metalli di base alle materie prime fino al cibo, sono aumentati vertiginosamente. Non c'è motivo di pensare che questa volta sarà diverso.

Le conseguenze per i mercati finanziari occidentali sono potenzialmente devastanti. Dite addio all'inflazione transitoria e alla moderazione dei tassi d'interesse e salutate l'arrivo dell'aumento dei rendimenti obbligazionari, del crollo dei mercati azionari, di sistemi bancari in bancarotta, comprese le stesse banche centrali, e delle trappole del debito sia per gli stati che per le imprese sovraindebitate. Le valute fiat vacilleranno e una nuova fase di questa guerra minaccerà di destabilizzare l'alleanza occidentale, ma non la Russia e la Cina, le cui economie non sono obbligate a sgonfiare le bolle nel settore finanziario.

Non c'è dubbio che l'euro sia particolarmente vulnerabile di fronte alle conseguenze di una escalation militare in Ucraina e agli effetti che avrà sui prezzi alla produzione e al consumo nell'Eurozona. L'euro è il vol-au-vent delle valute fiat, una valuta a rischio che prende dai risparmiatori tedeschi per finanziare i PIIGS fiscalmente spendaccioni. L'aumento dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari ha fatto ben poco per compensare l'aumento dei livelli generali dei prezzi. In assenza di una rapida sconfitta della Russia, una nuova escalation del conflitto ucraino farà salire ancora di più questi livelli di prezzo.

La BCE sarà combattuta tra la necessità di rispondere con tassi d'interesse ancora più alti per paura di perdere il controllo su di essi a causa delle forze di mercato, e le conseguenze di consentire tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari più elevati per le finanze pubbliche. Non ultimo, c'è la minaccia alla solvibilità dell'intero Eurosistema.

L'unica soluzione, e anche quella a breve termine, è che l'America faccia un passo indietro dalla battaglia per l'Europa occidentale e riconosca il diritto della Russia a proteggere l'integrità dei suoi confini. I negoziati che portino a un accordo dovrebbero essere proposti immediatamente se si vuole salvare l'euro. Solo così la prospettiva di un calo dei valori dell'energia e delle materie prime, che si ripercuoterà sui prezzi alla produzione e al consumo, potrà fornire un po' di sollievo all'Eurosistema e all'euro stesso.

La BCE guadagnerebbe un po' di tempo, che insieme alle altre banche centrali dell'alleanza occidentale fa affidamento su valute fiat malsane/disoneste per la gestione economica. Ciò è in netto contrasto con un'Asia emergente, caratterizzata da valute coperte da materie prime, produzione genuina e capitale finanziato dai risparmi dei consumatori.

Le conseguenze economiche derivano da un mondo diviso in due: uno guidato dal punto di vista finanziario e dei servizi e l'altro guidato dalla produzione e dalle risorse. Ora dobbiamo esaminarli uno alla volta.


Problemi crescenti per le valute fiat

Sin dall'agosto 1971, quando le ultime vestigia di un gold standard furono abbandonate dal presidente Nixon, le valute del mondo avanzato furono legate al dollaro. Da quel momento il potere d'acquisto di queste valute iniziò ad essere eroso, al punto che il dollaro di oggi vale solo 1,8 centesimi rispetto al dollaro di Bretton Woods ancora ancorato, seppur lascamente, all'oro. La perdita di potere d'acquisto per le altre valute è stata simile, come mostra il grafico qui sotto.

La perdita di potere d'acquisto per tutte queste valute fiat è stata incorporata nelle politiche monetarie, le quali mirano a un aumento del livello generale dei prezzi al 2% ogni anno. Non è una linea di politica che può essere attuata con precisione, inoltre ha portato gli stati a condonare le politiche inflazionistiche e ad integrare la tassazione con l'inflazione del credito.

La manipolazione delle valute fiat e l'inflazione monetaria è ora la pietra angolare delle finanze pubbliche, cosa che porta inevitabilmente verso una crisi. Nella convinzione che si trattasse di un problema sempre risolvibile, o continuamente rinviabile, i membri dell'alleanza occidentale hanno chiuso l'attività economica per il Covid, ritenendo che tutto sarebbe successivamente tornato alla normalità. Ciò non è accaduto ed è stat seguito un da periodo d'interruzione delle catene di approvvigionamento, cosa che ha richiesto un'ulteriore spesa in deficit da parte degli stati. Le conseguenze di un'eccessiva espansione monetaria erano pronte per essere innescate e poi c'è stata la guerra per interposta persona contro l'Ucraina e i suoi effetti economici sui prezzi delle materie prime, alla produzione e al consumo.

E il percorso verso una crescente dipendenza dalle politiche inflazionistiche è stato facilitato corrompendo le statistiche con cui gli econometristi misurano le conseguenze. Il livello generale dei prezzi è un concetto non misurabile, ma ciò non ha impedito ai governi occidentali di costruire indici dei prezzi al dettaglio e al consumo; e poiché non sono misurabili, gli statistici ufficiali possono fornire le proprie versioni. Il crescente utilizzo dell'inflation linking ha incoraggiato la manipolazione della composizione statistica, riuscendo sempre a ridurne il peso a favore delle finanze pubbliche. E negli ultimi decenni ha offerto l'ulteriore vantaggio di nascondere le vere conseguenze della svalutazione monetaria. L'unico modo affidabile per stimare la svalutazione delle valute fiat è confrontare il loro valore con l'oro, che è ancora denaro giuridico a livello internazionale, nonostante le proteste ufficiali contrarie.

L'uso improprio della statistica del prodotto interno lordo come mezzo per misurare l'attività o il progresso economico è un altro eclatante esempio d'illusione economica. Il PIL è semplicemente una stima delle transazioni totali (incorporate) e non riflette quanto siano produttive o rilevanti per il progresso della condizione umana. Infatti includono la spesa pubblica, gran parte della quale sappiamo essere uno spreco.

Invece il PIL è qualcosa che può essere facilmente potenziato dalle misure adottate per aumentare la quantità di valuta e credito, e dagli stati che aumentano la loro spesa improduttiva. E quando si controlla la rappresentazione statistica dell'effetto sui prezzi, si arriva a credere d'aver raggiunto un moto economico perpetuo.

Il proseguimento di una nuova guerra tra le superpotenze ha messo in luce le debolezze e le contraddizioni del sistema monetario fiat dell'alleanza occidentale. Quando un intero sistema finanziario ed economico rischia di fallire, è difficile selezionare un unico aspetto che da solo possa far crollare l'intera illusione. È più facile elencare gli errori principali in modo che il lettore possa avere un'idea della portata del problema generale.

L'inflazione dei prezzi rischia di risalire. Il livello generale dei prezzi sta ora aumentando considerevolmente più del tasso ufficiale al 2% annuo. Le banche centrali e le previsioni degli stati presumono che si tornerà all'obiettivo del 2% tra un anno o due, senza però che esista alcuna giustificazione valida a supporto. A parità di altre condizioni (cosa che non accade mai), gli aumenti degli indici annui dei prezzi alla produzione e dei prezzi al consumo scenderanno a causa dell'effetto statistico dei mesi precedenti che sono andati fuori scala. Gli analisti che affermano che le variazioni del tasso d' inflazione dei prezzi hanno poco o nulla a che fare con la svalutazione della valuta e che sono il risultato di variazioni delle quantità dell'offerta aggregata rispetto alla domanda, hanno torto. Non riescono a capire che senza la svalutazione di una valuta, o la perdita della fiducia della popolazione in essa, non è possibile raggiungere livelli più elevati nel livello generale dei prezzi.

Le linee di politica riguardo i tassi d'interesse sono sbagliate. Le banche centrali sbagliano nel credere che i tassi d'interesse incarnino il costo del denaro. Rappresentano invece il costo del prestito: per i depositanti rappresentano un rischio di prestito e perdita dell'uso del denaro, indicato come preferenza temporale. Quando a un depositante viene chiesto di prestare il suo deposito per un determinato periodo di tempo, prenderà in considerazione il tasso offerto in relazione alle sue aspettative sulla somma di cui perderà temporaneamente il possesso, ai premi per il rischio di prestito e alla sua aspettativa riguardo il potere della valuta per tutta la durata del prestito. Se un sottoscrittore di un'obbligazione si aspetta che il potere d'acquisto di una valuta diminuisca del 10% prima della scadenza del prestito, si aspetterà un compenso superiore al 10% e che includa fattori di rischio, preferenza temporale e un vantaggioso margine di profitto. È ciò che il depositante si aspetta, riguardo il rischio prevalente e le condizioni monetarie, a guidare i tassi d'interesse e non il costo del prestito. Mentre per i depositanti nazionali questi fattori possono essere temporaneamente soppressi, è probabile che gli stranieri li tengano in alta considerazione soprattutto per valute i cui i tassi d'interesse sono soppressi al di sotto dei loro rendimenti attesi. Pertanto quando una banca centrale sopprime i tassi d'interesse, si materializza inevitabilmente una perdita del potere d'acquisto della valuta poiché i detentori esteri sono i primi a venderla per altre valute, merci o oro. Ora che i tassi d'interesse per tutte le valute dell'alleanza occidentale sono significativamente inferiori al tasso di perdita del loro potere d'acquisto, un nuovo aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime è destinato a far salire ulteriormente i tassi d'interesse, a meno che la banca centrale interessata non scelga un ulteriore crollo del potere d'acquisto della valuta.

I costi per il finanziamento del debito pubblico sono destinati a crescere. Il costo degli interessi sui debiti dell'alleanza occidentale sta già aumentando rapidamente, e lo sta facendo in un momento di stagnazione economica, o addirittura di totale recessione. La stagnazione o la recessione sono importanti, perché portano a carenze nelle entrate fiscali pianificate in un momento di accresciuti costi d'indebitamento, sia su quello in scadenza sia su quello nuovo. Ciò è più rilevante quando il profilo d'indebitamento di uno stato è a breve termine, perché il debito viene rinnovato prima a tassi d'interesse più elevati. Nei miei commenti sopra riguardanti l'Eurozona, utilizzando i dati di Eurostat, ho mostrato che Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Belgio e Cipro avevano tutti rapporti debito/PIL superiori al 100% nel 2021. Il rapporto debito/PIL del governo federale degli Stati Uniti per il 2022 era al 129%, per il Giappone era al 262% e per il Regno Unito era al 97,4%. Chiaramente non possono permettersi di vedere rendimenti obbligazionari più elevati, perché vengono assorbiti dalla necessità di deficit di bilancio più alti per questa voce di spesa. In breve, sono intrappolati in trappole del debito a cui si può sfuggire solo riducendo radicalmente la spesa pubblica, o venendo meno ai loro obblighi di debito.

Anche i costi d'indebitamento per il settore privato sono in aumento. La conseguenza della linea di politica riguardo i tassi d'interesse è stata quella d'incoraggiare l'indebitamento per scopi improduttivi. Per i mutuatari aziendali, la disponibilità di finanziamenti a basso costo ha permesso loro di finanziare progetti che sono diventati non redditizi quando il costo degli interessi è diventato più alto. L'imporduttività di questi investimenti viene scoperta solo ora, portando a bancarotte, perdita di posti di lavoro e deficit pubblici più grandi. Un nuovo ciclo di prezzi più alti dell'energia e delle materie prime porterà a ulteriori bancarotte.

Un sistema bancario alla deriva significa insolvenza del sistema bancario centrale. Le perdite subite dalle banche centrali dell'alleanza occidentale, sugli interessi pagati sulle riserve e dall'aumento dei rendimenti obbligazionari, le hanno già portate tutte alla bancarotta tecnica. Questo perché suddette perdite superano di gran lunga il loro patrimonio netto. Non sarà facile per la Banca Centrale Europea, i cui azionisti sono le banche centrali nazionali dell'Eurozona, tutte nella stessa situazione patrimoniale negativa. Richiederà una legislazione da parte dei singoli governi dell'Eurozona affinché ricapitalizzino le banche centrali nazionali, con capitale aggiuntivo sufficiente a sottoscrivere la loro quota di capitale nella BCE. Inevitabilmente il processo di ricapitalizzazione solleverà il problema degli squilibri TARGET2, ostacolando il processo. Nella migliore delle ipotesi la ricapitalizzazione dell'Eurosistema sarà difficile, in un momento in cui è probabile che le banche commerciali dell'Eurozona, altamente indebitate, debbano essere salvate se la guerra in Ucraina dovesse intensificarsi. Non è esagerato suggerire che il rischio di un collasso totale dell'Eurosistema sia la più grande minaccia per l'alleanza occidentale. Inoltre, con un elevato indebitamento di bilancio, le banche commerciali stanno ora diventando avverse al rischio, limitando il credito fornito a mutuatari sia finanziari che non finanziari, facendo sì che a ciò seguirà una recessione alimentata dalla contrazione del credito.

I valori degli asset finanziari continueranno a crollare. Tassi d'interesse più elevati generano rendimenti obbligazionari più elevati, valori azionari più bassi, profitti aziendali più bassi, prestiti in sofferenza in proliferazione e aumento della liquidazione delle garanzie. Abbinate tutto ciò alle banche che diventano avverse al rischio e avrete un bear market con l'aggiunta di una depressione. Nemmeno un calo del potere d'acquisto di una valuta fiat può compensare questi fattori, fino a quando non ci sarà un crack-up boom che ne segnerà l'estinzione. Questa è la situazione in corso, anche senza un'ulteriore escalation del conflitto ucraino.

Chiaramente il sistema finanziario dell'alleanza occidentale è già in grossi guai e le conseguenze di una ripresa delle ostilità in Ucraina rischiano di destabilizzarla completamente. A meno che i russi non siano pronti a salvarla dalle sue stesse follie, il sistema finanziario dell'alleanza occidentale è condannato. L'unica domanda è quanto rapidamente si realizzerà la sua distruzione.


L'emergente sistema monetario sano/onesto delle superpotenze asiatiche

Difficilmente potrebbe esserci contrasto maggiore tra gli obiettivi politici dell'occidente e quelli dei BRICS; tra le illusioni dell'alleanza occidentale e le aspirazioni dell'Asia e di tutte le nazioni sfuggite all'egemonia americana. Non c'è da stupirsi se nazioni importanti e con risorse energetiche su scala mondiale, come l'Arabia Saudita e le altre nazioni del Gulf Cooperation Council, stiano abbandonando la nave. Inoltre la Russia, la Cina e i membri del Consiglio di cooperazione di Shanghai passeranno probabilmente dalla loro politica passiva (es. lasciare che l'America e i suoi partner si autodistruggano a causa dei loro errori) a una politica attiva (es. prendere le distanze dal loro fallimento).

I seguenti punti riassumono brevemente la posizione degli egemoni asiatici.

La produzione di merci è la base del loro futuro economico. La caratteristica distintiva dell'asse asiatico è che le loro economie sono orientate alla produzione, con le attività finanziarie che sostengono prevalentemente quelle non finanziarie e speculazioni finanziarie minime. Questo assetto è fondamentalmente diverso da quello dell'alleanza occidentale, il quale ha esportato le sue catene di approvvigionamento nell'asse asiatico, ha settori dei servizi proporzionalmente più grandi e settori finanziari coinvolti in bolle speculative.

Autosufficienza in termini di risorse e capitale. Tra Russia, Cina, la famiglia dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, l'Unione economica eurasiatica e i BRICS l'intero raggruppamento è autosufficiente in termini di merci, materie prime, manodopera e, grazie all'eccezionale tasso di risparmio cinese, capitale finanziario. Se l'alleanza occidentale subisse un crollo della domanda di merci importate, sarebbe costoso per la Cina, ma non eccessivamente. La Cina prevede di diversificare l'affidamento all'export di merci verso i mercati occidentali, incoraggiando il consumo interno della sua classe media (in rapida crescita) e investendo invece nei mercati eurasiatici.

Lo scopo è l'integrazione e l'industrializzazione in tutta l'Asia. Investendo nelle strutture di trasporto, nella produzione e distribuzione di elettricità, nonché nelle comunicazioni in generale, la Cina intende creare mercati per sé stessa incoraggiando l'industrializzazione dell'intero continente. Ci sarà una rapida crescita economica in India, Pakistan, Iran e Afghanistan. La Cina si è assicurata l'energia e le altre risorse necessarie dalla Russia, dal Medio Oriente e altrove. Grazie alle sanzioni contro la Russia da parte dell'alleanza occidentale, la Russia è stata pronta a fornire petrolio e gas alle nazioni asiatiche a sconti sostanziali rispetto ai prezzi del mercato mondiale, con relativo vantaggio dell'intero continente. Inoltre l'Asia intende continuare a utilizzare combustibili fossili, mentre l'alleanza occidentale sta riducendo la propria efficienza e competitività vietando i combustibili fossili e investendo in energia verde meno efficiente e spesso poco pratica. L'ambizione è migliorare direttamente il tenore di vita di 3,8 miliardi di asiatici, facendo rimbalzare i benefici verso un ulteriore miliardo in Africa e un altro miliardo circa in America Latina e altrove.

Le bilance commerciali non avranno più importanza. La Cina sta perseguendo una politica di reinvestimento nei Paesi con i quali ha un deficit commerciale, come i membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, per pareggiare la sua bilancia dei pagamenti. I cinesi risparmiano circa il 45% del loro reddito, il tasso di risparmio più alto superato solo da Singapore. Di conseguenza le risorse sono disponibili per finanziare il capitale necessario per intensificare lo sviluppo in tutta l'Asia. Le conseguenze sull'inflazione dei prezzi in Cina, attualmente all'1,8%, continueranno ad essere ridotte al minimo.

Le politiche monetarie scarteranno la valuta fiat e punteranno sull'oro. Con gli investimenti interni che compensano i deficit commerciali, esistono le condizioni affinché i saldi tra i partecipanti della SCO vengano saldati in oro o in sostituti credibili dell'oro. Dal suo articolo sul quotidiano economico russo Vedomosti, e pubblicato il 27 dicembre, l'architetto della nuova valuta di saldo commerciale per l'Unione economica eurasiatica, Sergey Glazyev, ha concluso che l'oro è il miglior mezzo per il settlement commerciale. Cina e Russia hanno accumulato ingenti riserve d'oro, oltre alle riserve ufficiali, e possono collegare le loro valute al metallo giallo. Questo non solo darà stabilità ai prezzi, ma significherà che con un ancoraggio all'oro il livello naturale dei tassi d'interesse in Russia, attualmente al 13,7% per un anno, potrebbe scendere al 2,5-3,5% nel tempo. In Cina, dove i tassi a un anno sono al 2,1%, un gold standard garantirebbe il mantenimento della stabilità dei tassi d'interesse e della valuta. Inoltre i membri della SCO hanno venduto valute fiat occidentali per acquisire riserve auree, quindi l'intera regione è pronta a passare a un gold standard.


L'asse asiatico ha l'oro

La Cina ha accumulato oro sin da quando la Peoples Bank of China è stata nominata per gestire l'accumulo di oro e argento della nazione nel 1983. Tenendo presente che l'oro è stato in un mercato orso fino al 2002, grandi quantità di lingotti erano disponibili a prezzi stracciati. Lo stato cinese aveva accumulato oro sufficiente per sé stesso attraverso l'importazione di lingotti, l'importazione di doré per la raffinazione e investimenti nell'estrazione dell'oro, quindi alla fine del 2001 poteva consentire anche ai suoi cittadini d'iniziare ad acquistarlo. Ho stimato che la Cina abbia segretamente accumulato proprietà auree per circa 20.000 tonnellate e da allora, dal 2002, lo stato abbia continuato ad aumentarle. Lo Shanghai Gold Exchange è stato istituito nel 2002 e ad oggi 23.000 tonnellate sono di proprietà pubblica, senza contare che la Cina segue una rigida linea di politica di non consentire l'esportazione di oro che è entrato nel Paese.

La Russia è entrata in questo gioco molto più tardi, ma finora, tra le riserve ufficiali e il Fondo di Stato della Russia (il Gosfund), si ritiene che abbia a disposizione circa 12.000 tonnellate, superando le riserve ufficiali americane di 8.134 tonnellate. Inoltre la Russia sta pianificando di aumentare la produzione mineraria da oltre 300 tonnellate a 500 tonnellate all'anno e il Gosfund sta ancora acquistando da fonti interne.

Il contrasto con le valute fiat dell'alleanza occidentale non potrebbe essere maggiore. Le conseguenze sono chiare: altre nazioni del gruppo SCO e BRICS stanno vendendo dollari in cambio di oro, motivo per cui il World Gold Council stima che le banche centrali abbiano accumulato oltre 1.100 tonnellate nel 2022. È probabile che tale accumulo acceleri man mano che il prezzo dell'oro salirà in denaro fiat occidentale.

Le conseguenze per i finanziamenti del governo degli Stati Uniti sono terribili. Per decenni ha fatto affidamento sugli stranieri che accumulavano dollari e li reinvestivano in azioni del Tesoro USA. La liquidazione di queste partecipazioni, in un momento in cui i disavanzi di bilancio entreranno in recessione, sono destinati a salire vertiginosamente ed è probabile che farà salire nettamente i rendimenti obbligazionari in dollari.

Stiamo già assistendo alla vendita di titoli in dollari e asset finanziari denominati in dollari in mani straniere, che secondo le cifre TIC del Tesoro degli Stati Uniti sono diminuite da un picco di $34.000 miliardi a circa $30.000 miliardi. La maggior parte di questo calo è dovuta a effetti di valutazione, i quali riflettono l'aumento dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari nell'ultimo anno.

Al Forum internazionale di San Pietroburgo dello scorso giugno, a cui hanno partecipato 81 delegazioni ufficiali, Putin ha chiarito che le riserve di dollari ed euro dovrebbero essere vendute per paura della confisca e per il loro potere d'acquisto in calo. Non solo ha spinto i governi stranieri a scaricare le loro riserve in dollari ed euro, ma le decisioni della NATO in Ucraina faranno salire i valori delle materie prime e dell'energia, e quindi il livello naturale dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari. In breve, con la sua risposta alla NATO, ha il potere di distruggere la valuta e i sistemi finanziari dell'alleanza. E dato che la Russia, la Cina e l'intera SCO trarrebbero vantaggio da un gold standard, ci sono tutte le ragioni affinché venga perseguita questa strada.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Note

[1] Si veda From Brussels with Love di Radomir Tylercote & Sir Bill Cash; “The American Settlement 1942—1974” — Duckworth, 2016. I membri fondatori dell'ACUE erano Allan Welsh Dulles, fratello minore di John Foster Dulles, e il generale William J. Donovan. Quest'ultimo aveva convinto il presidente Truman a istituire la CIA negli anni '40 e Dulles presiedeva una commissione determinante per persuadere la CIA a fornire risorse operative all'ACUE.

[2] “Documenti declassificati mostrano mostrano diverse promesse di una non espansione della NATO fatte ai leader sovietici da parte di Baker, Bush, Genscher, Kohl, Gates, Mitterrand, Thatcher, Hurd, Major e Woerner”. Si veda How Gorbachev was misled over assurances against NATO expansion.

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