Bibliografia

martedì 21 marzo 2023

India: il prossimo fronte della guerra ai BRICS

 

 

di Tom Luongo

C'è molto di più da dire riguardo l'attuale guerra geopolitica rispetto a quello che ci viene detto che accade in Ucraina. Questo conflitto ha portato a una miriade di effetti e mosse a valle che sono altrettanto importanti rispetto al "semplice" accerchiamento di Bakhmut.

Per anni il jolly nell'Alleanza BRICS è stata l'India. La rivalità dell'India con la Cina, così come le sue complicate relazioni sia con la Russia che con l'Occidente, sono sempre servite per separare l'alleanza.

Durante gli anni di Trump la "I" nei BRICS, che sta per India, stava lentamente rientrando nell'orbita dell'Occidente e questo mi portava a pensare che quella "I" fosse in realtà l'Iran, soprattutto prima del COVID-19.

Oggi con l'ascesa di Lula alla presidenza del Brasile, i BRICS hanno, per ora, perso la "B" nella loro alleanza. Quindi, con tutti i discorsi sull'affermazione dei BRICS come forza economica e politica mondiale, la situazione è tutt'altro che risolta perché l'Occidente e la cricca di Davos non lasceranno che ciò accada senza combattere.

Il rapporto tra Russia e Cina domina i titoli dei giornali, con i principali funzionari statunitensi che minacciano la Cina, in particolare sul sostegno alla Russia. Queste minacce sono, ovviamente, reali, provenienti da persone come il segretario al Tesoro, Janet Yellen, e il segretario di Stato, Antony Blinken.

Allo stesso tempo, non sono nemmeno aperture a negoziati reali. Promesse di sospendere il bastone senza alcuna carota non rappresenta un'offerta di apertura, ma è un'offerta di chiusura. Quindi mentre la Yellen si recava a Kiev per garantire a Zelensky un accesso illimitato ai fondi dei contribuenti statunitensi mentre l'amministrazione Biden esitava su come affrontare la situazione a E. Palastine, Ohio, abbiamo capito quali fossero le priorità della nostra leadership.

Vincere la guerra geopolitica deve avere la precedenza su tutto il resto, anche se a guerra finita non rimarrà più un vero "Paese".

C'è un detto di Sun Tsu che è decisamente appropriato qui: “Un nemico malvagio brucerà la sua stessa nazione per governare sulle ceneri”.

Questo descrive perfettamente le azioni della Yellen, di Blinken e dei loro compagni di viaggio in Europa. So che questa non è una novità per chi ha letto il mio lavoro negli ultimi anni, sapete che li considero vandali, e non incompetenti, ma è importante tenerlo presente in ogni fase di questa marcia verso un conflitto mondiale.

Perché questo è il modo in cui anche la maggior parte delle nazioni BRICS e il loro crescente elenco di simpatizzanti vedono la situazione. La Russia lo ha reso abbastanza chiaro: lo hanno espresso Vladimir Putin, il suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov e l'ex-primo ministro Dmitri Medvedev.

Più a lungo va avanti questo conflitto, più diventeranno irremovibili su questi punti. Lo stesso si può dire per la Cina e la sua leadership.

La Cina dice meno dei russi, ma fa di più con chi sceglie di parlare e quando. Le recenti visite del ministro degli Esteri, Wang Xi, a Mosca e Teheran hanno ulteriormente cementato una base triangolare di sostegno. Queste visite sono state effettuate in contemporanea con la convocazione dei guerrafondai a Monaco di Baviera; e no, non era un caso.

Né lo era la visita del premier Xi a Riyadh e ai principali vertici arabi, dove ha espresso sincere aperture per accoglierli nella sfera economica panasiatica. Non pensate nemmeno per un secondo che questi eventi non abbiano effetti a catena e si riverbereranno nelle capitali di tutto il mondo.

Abbiamo assistito a una serie di annunci importanti che sottolineano ulteriormente quanto sia avanti il progetto BRICS, con o senza il Brasile.

Questo mi riporta all'India. Il viaggio di Modi da persona con un piede in due staffe (Est e Ovest) a piantare saldamente i piedi con l'Oriente è stato interessante.

Se non abbiamo imparato almeno una cosa nell'ultimo anno di guerra in Ucraina, è che la maggior parte del mondo non è intimorita dalle minacce degli Stati Uniti. All'Iran chiaramente non importa; la Cina capisce che se la Russia cade militarmente, essa sarà la prossima; l'Arabia Saudita e il resto dell'OPEC+ comprendono chi sono realmente i loro futuri partner commerciali.

Per questo l'India è ora nel mirino della cricca di Davos. Sono l'ultima grande potenza rimasta nella regione in grado di poter ostacolare l'integrazione asiatica.

Lo stesso fine settimana della Conferenza sulla sicurezza di Monaco sono circolate notizie secondo cui nientemeno che George Soros era dietro agli attacchi al primo ministro Modi grazie a una relazione dell'Hindenberg Research. Hanno preso di mira uno dei grandi sostenitori finanziari di Modi, Guatam Adani, e William Engdahl ne ha parlato in dettaglio.

A gennaio la Hindenburg ha posato gli occhi su un miliardario indiano, Gautam Adani, capo dell'Adani Group e, secondo quanto riferito, l'uomo più ricco dell'Asia. Adani è anche il principale sostenitore finanziario di Modi. La fortuna di Adani si è moltiplicata enormemente da quando Modi è diventato Primo Ministro, spesso grazie a iniziative legate all'agenda economica di Modi.

Dalla relazione della Hindenburg del 24 gennaio, in relazione all'uso improprio dei paradisi fiscali offshore e alla manipolazione delle azioni, le società dell'Adani Group hanno perso oltre $120 miliardi in valore di mercato. L'Adani Group è il secondo più grande conglomerato in India. I partiti di opposizione hanno sottolineato che Modi è legato ad Adani ed entrambi sono amici di lunga data.

Ma Engdahl non si ferma qui. Lo collega in modo molto intelligente al discorso di George Soros a Monaco, sapete, quello per cui ha saltato la conferenza WEF di quest'anno a Davos. Soros si è indirizzato direttamente a Modi dicendo che i suoi giorni erano contati e che non è un "democratico".

Soros non fa più il timido su queste cose e vi sta dicendo cosa sta realmente facendo.

RT ha pubblicato un pezzo simile, molto più incentrato su Soros e sulla risposta del ministro degli Esteri indiano lo stesso giorno dell'articolo di Engdahl:

Soros ha dichiarato durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco che le accuse di frode contro il conglomerato multinazionale, guidato dal socio di lunga data del Primo Ministro, Gautam Adani, “indebolirebbero significativamente la  morsa di Modi sul governo federale indiano [...]. Potrei sembrare ingenuo, ma mi aspetto un risveglio democratico in India”.

Quei commenti non sono passati inosservati a Nuova Delhi, con Jaishankar che ha sparato contro il miliardario 92enne e attivista politico neoliberista. Il ministro degli Esteri ha descritto Soros come “un vecchio, ricco, supponente e pericoloso” perché è disposto a investire i suoi soldi nel “dare forma a ciò che dice”.

“Le persone come lui pensano che un'elezione sia buona se la persona che vogliono vince e, se l'elezione genera un risultato diverso, allora diranno che è una democrazia imperfetta”, ha aggiunto.

Per un altro punto di vista sullo stesso argomento, vi consiglio di leggere il pezzo di Andrew Korybko, il quale scava nella costruzione della campagna di propaganda contro Modi a partire dal NY Times, passando poi per il documentario della BBC e finendo con il discorso di Monaco di Soros.

La necessità di separare l'India dai BRICS è ora più forte che mai. La guerra in Ucraina sta raggiungendo la fase successiva mentre la Russia scaccia da Bakhmut ciò che resta dell'esercito ucraino e si apre la strada per stabilire il dominio logistico nel centro del Donbass.

Per questo motivo c'è una certa urgenza all'interno della cricca di Davos per sostenere non solo l'Ucraina, ma anche iniziare una nuova battaglia contro la Cina. Il tempo stringe sul vecchio sistema finanziario e la fine del LIBOR è vicina.

I cadaveri si stanno accumulando nella guerra della FED contro l'indebitamento senza limiti, tanti quanti sono quelli sul campo di battaglia nel Donbass. Gli attori maligni come Soros possono ancora avere la capacità di evitare queste cose ma, alla fine, sebbene possano mostrare forza in pubblico, in privato stanno andando fuori di testa.

Inoltre l'opinione globale sulla potenza dell'Occidente vista attraverso la lente della potenza russa è cambiata, in questo modo le decisioni della leadership asiatica saranno molto più facili.

Questi risultati sono essi stessi rivelatori dei pregiudizi all'interno delle popolazioni intervistate, specialmente nell'Occidente fortemente affetto da propaganda polarizzante. Ma i dati provenienti sia dalla Turchia che dall'India sono strabilianti e confermano la mia convinzione di lunga data: quando qualcuno si sarebbe finalmente opposto agli Stati Uniti e all'Europa, e fosse sopravvissuto, avrebbe cambiato radicalmente la psicologia del tabellone geopolitico.

Basta guardare quanto siano sfacciate le mosse della cricca di Davos, quanto stiano inondando i titoli dei giornali con crisi emergenti e bugie facilmente confutabili.

Alla luce di ciò, va notato quanto siano state inefficaci le mosse della cricca di Davos contro Modi e l'India. Le recenti elezioni regionali in tre importanti province indiane hanno lasciato la chiara impressione che l'influenza di Modi sulla politica elettorale sia ancora intatta.

Modi ha deciso di coinvolgere le province nord-orientali, normalmente ignorate dalla politica indiana, per rafforzare la sua presa sul potere in India. Questa è chiaramente la sua contromossa a qualsiasi cosa l'Occidente tenti di lanciargli contro.

Non sono un esperto di politica indiana, ma dai commenti che ho visto, questo apre la possibilità che Modi ottenga una super maggioranza nelle elezioni del prossimo anno. Indipendentemente dal fatto che ciò sia vero o meno, quello che sappiamo ora è che il prossimo anno sarà un campo minato mentre la cricca di Davos farà il possibile per rovesciare l'ennesimo governo che non controlla.

La domanda con cui vi lascio è: questa sarà un'altra Ungheria, dove i sondaggi vedevano Viktor Orban in una corsa serrata contro la coalizione "Chiunque-Ma-Non-Orban" della cricca di Davos, solo per vedere poi Orban raggiungere la sua più grande vittoria di sempre, oppure sarà il Brasile, dove la campagna contro Bolsonaro è stata abbastanza forte da rimuoverlo dal potere?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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