Bibliografia

lunedì 13 febbraio 2023

Il mondo alla rovescia delle valute fiat

 

 

di Alasdair Macleod

Il divario tra i valori delle valute fiat e quello del denaro giuridico, ovvero l'oro, si è ampliato fino al punto che i dollari ormai conservano solo il 2% del loro valore precedente agli anni '70, e per la sterlina appena l'1%. Ciononostante viene comunemente affermato che la valuta fiat è il vero denaro e l'oro è irrilevante.

In quanto prodotto della propaganda statalista, questa tesi non è corretta. Stabilito originariamente nel diritto romano, giuridicamente l'oro è ancora denaro e le valute dissolute degli stati no, sono solo una forma di credito. Come dimostro in questo articolo, le principali banche centrali occidentali saranno costrette a intraprendere un nuovo giro di svalutazione monetaria, probabilmente per porre fine alla questione.

Al centro della mia tesi c'è che il credito delle banche commerciali si contrarrà bruscamente in risposta all'aumento dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari. Questo ridimensionamento sta già ponendo fine alla bolla mondiale dei valori degli asset finanziari, sta iniziando a indebolire il PIL e, dati i livelli record d'indebitamento, rende praticamente impossibile evitare una grave crisi bancaria. Le banche centrali, che già si trovano in uno stato precario, avranno il compito di sottoscrivere l'intero sistema creditizio.

Assolvendo le proprie responsabilità di fronte allo status quo, le banche centrali finiranno per distruggere le proprie valute.

Quindi perché ci ostiniamo a prezzare tutto in valute in fallimento, quando quasi sicuramente le cose cambieranno? Quando la differenza tra denaro giuridico e valute in declino sarà finalmente compresa, la popolazione scarterà le valute fiat tornando al denaro giuridico. Quel tempo pare essere anticipato rapidamente dagli eventi attuali.


Perché diamo valore alla valuta fiat e non al denaro giuridico?

Una domanda a cui oggi non si risponde in modo soddisfacente è perché una valuta fiat scoperta ha valore come mezzo di scambio. Alcuni dicono che rifletta la fiducia e l'affidabilità creditizia di chi la emette; altri dicono che richiedendo ai sudditi di una nazione di pagare le tasse e renderne conto, ne garantisca la domanda. Queste risposte, però, ignorano le conseguenze della sua massiccia espansione mentre lo stato finge che sia denaro reale. A volte le conseguenze possono sembrare benigne e altre volte catastrofiche. Come spiegazioni per la tolleranza della popolazione nei confronti dei ripetuti fallimenti delle valute fiat, le sopraccitate risposte sono insufficienti.

Facciamo un esperimento mentale per evidenziare la profondità del problema. Sappiamo che nel corso dei millenni i metalli, in particolare l'oro, l'argento e il rame, sono stati utilizzati come mezzi di scambio e sappiamo anche che l'uso del loro valore è stato ampliato attraverso il credito (banconote e depositi bancari). I rapporti tra il denaro giuridico, cioè oro, argento o rame, e il credito nelle sue varie forme furono definiti dal diritto romano nel VI secolo; e sappiamo anche che questo sistema di denaro e credito, con il valore di quest'ultimo legato a quello del primo, nonostante alcuni alti e bassi, sin da allora ha servito bene l'umanità.

Supponiamo ora che in assenza di moneta metallica, all'alba dell'era economica un sovrano abbia incaricato i suoi sudditi di usare una nuova moneta che lui e solo lui avrebbe emesso per uso pubblico. Questo sicuramente sarebbe stato visto come un vantaggio per tutti, rispetto alla condizione preesistente del baratto, ma la questione dovrebbe vertere sulla durata della nuova valuta del sovrano. Senza alcun precedente, come sarebbe stata valutata la valuta nel contesto dei rapporti tra beni e servizi acquistati e venduti? E quanto si potrebbe essere certi del valore di domani in tal contesto? E cosa succederebbe se il re perdesse il suo potere o morisse?

Senza un riferimento a qualcos'altro, la nuova valuta del re sarebbe una proposta altamente rischiosa e prima o poi fallirebbe. E anche quando una nuova valuta viene introdotta e collegata a una forma di denaro esistente, se il legame venisse reciso, la valuta faticherebbe a sopravvivere. Senza entrare nei motivi per cui è così, l'evidenza empirica lo conferma. I commercianti cinesi non usano più la carta di Kubla Khan fatta di foglie di gelso e i cittadini tedeschi non usano più i marchi di carta dei primi anni '20.

Eppure oggi diamo valore alle valute cartacee emesse dai nostri governi a dispetto di questi risultati. Una spiegazione venne fornita dal grande economista austriaco, Ludwig von Mises, col suo Teorema della Regressione: il valore di un mezzo di scambio oggi fa riferimento al suo valore di ieri. In altre parole, sappiamo come produttori cosa riceveremo oggi per il nostro prodotto, sulla base della nostra esperienza dell'immediato passato, e ci rapportiamo allo stesso modo quando si tratta di valori monetari in veste di consumatori. In un momento precedente abbiamo basato la nostra esperienza riguardo i valori monetari alla nostra esperienza passata. In altre parole, la credibilità e il valore delle valute si basano su una regressione nel passato.

Il Teorema della Regressione di Mises venne ampiamente confermato da uno scrittore precedente, Jean-Baptiste Say, che nel Capitolo XXI Sezione II del suo Trattato di economia politica, scrisse: “La consuetudine, quindi, e non il mandato dell'autorità, designa il prodotto specifico che verrà adottato esclusivamente come denaro, che si tratti di pezzi di corone o di qualsiasi altra merce”.

La consuetudine è il motivo per cui ancora consideriamo le valute fiat come denaro, anche se negli ultimi cinquantuno anni il loro legame con il denaro giuridico è stato abbandonato. Il giorno dopo che il presidente Nixon recise il cordone ombelicale tra l'oro e il dollaro, abbiamo continuato tutti a usare dollari e tutte le altre valute fiat come se nulla fosse accaduto. Ma quello fu l'ultimo passo di un lungo processo per liberare il dollaro cartaceo dalla copertura aurea. L'abitudine della popolazione a valutare la valuta mediante la regressione risultò davvero utile al governo degli Stati Uniti e ha continuato a farlo.


Il ruolo di un mezzo di scambio

Essendo coperte dalla fiducia nello stato, per comprendere correttamente il ruolo che le valute fiat hanno assunto per sé stesse, dobbiamo fare alcuni commenti sul motivo per cui è necessario un mezzo di scambio e sulle sue caratteristiche. La base è stata tracciata da Jean-Baptiste Say, il quale descrisse la divisione del lavoro e il ruolo di un mezzo di scambio.

Say disse che la produttività umana dipende dalla specializzazione, con i produttori che sono abilitati a consumare tramite lo scambio. Il ruolo del denaro (e del credito associato) è quello di agire come una merce valutata sulla base del suo utilizzo nello scambio, pertanto il denaro è semplicemente il diritto, o il titolo, per acquisire una certa cosa da qualcun altro. Seguendo la Legge di Say, quando una quantità viene scambiata con un'altra, ciascuna è chiamata valore; ma quando una delle quantità è il denaro, alle altre quantità viene dato un prezzo. Quest'ultimo, quindi, è sempre valore espresso in denaro e per questo motivo il denaro non ha prezzo, imputazione limitata interamente ai beni e servizi in uno scambio.

Fintanto che la valuta e le forme di credito associate sono saldamente coperte dal denaro giuridico in modo tale che vi siano differenze minime tra i loro valori, non dovrebbe esserci alcun prezzo anche per loro, a parte una differenza di valore derivante dal rischio di controparte. Un'ulteriore distinzione tra denaro giuridico e valute può sorgere se i loro utenti sospettano che il collegamento possa interrompersi. Fu la rottura di questo rapporto tra oro e dollaro che portò al fallimento dell'accordo di Bretton Woods nel 1971.

Pertanto è il denaro giuridico che non ha prezzo, ma questo significa che quando il suo valore è diverso da quello della valuta quest'ultima ha un prezzo? Non necessariamente. Finché la valuta opera come mezzo di scambio, ha un valore e non un prezzo. Possiamo dire che un dollaro è valutato a 0,0005682 once d'oro, oppure l'oro è valutato a 1760 dollari. Come eredità della regressione del dollaro dai giorni in cui c'era un gold standard, non attribuiamo alcun prezzo al dollaro, ma lo attribuiamo all'oro. Farlo è tecnicamente sbagliato.

Forse un'ipotesi per questo stato di cose è che l'oro è soggetto alla Legge di Gresham, essendo accumulato piuttosto che speso. È il mezzo di scambio di ultima istanza, quindi circola raramente. Tuttavia le valute fiat hanno costantemente perso valore rispetto al denaro giuridico, ovvero l'oro, tanto che il dollaro ha perso il 98% sin dalla sospensione di Bretton Woods e la sterlina ha perso il 99%. In cinquantuno anni, il processo è stato così graduale che chi utilizza le valute scoperte come mezzo di scambio non se n'è accorto.

Questa graduale perdita di potere d'acquisto rispetto all'oro può continuare all'infinito, purché sussistano le condizioni che l'hanno permesso senza destare allarmi. Inoltre, in mancanza di un sostituto, è altamente scomodo per chi utilizza valuta fiat prendere in considerazione che essa potrebbe essere priva di valore. Si aggrapperanno al mito del suo valore d'uso fino a quando la sua degradazione non potrà più essere ignorata.


Qual è lo scopo dei tassi d'interesse?

Nonostante la crescente evidenza che la "gestione" dei tassi d'interesse da parte del sistema bancario centrale non riesce a raggiungere i risultati desiderati, le commissioni di politica monetaria continuano a utilizzarli come principale mezzo d'intervento economico. Fu lo stesso guru economico dei banchieri centrali a sottolineare che i tassi d'interesse erano correlati al livello generale dei prezzi e non al tasso d'inflazione dei prezzi. E Keynes lo definìò persino il Paradosso di Gibson in onore di Arthur Gibson, che lo scrisse su Banker's Magazine nel 1923 (in realtà era stato notato da Thomas Tooke un secolo prima). Ma poiché non riusciva a capire perché queste correlazioni fossero l'opposto di quello che si aspettava, Keynes lo ignorò e da allora lo fecero anche i suoi discepoli.

Come spesso accadeva, Keynes guardava dalla parte sbagliata del telescopio. Il motivo per cui i tassi d'interesse salivano e diminuivano con il livello generale dei prezzi era che quest'ultimo non era alimentato dai primi, ma viceversa. I tassi d'interesse riflettono la perdita di potere d'acquisto del denaro quando la quantità di credito aumenta. Con i loro interessi fermamente attaccati alla preferenza temporale, i risparmiatori richiedono un compenso per la svalutazione del credito, mentre i mutuatari (principalmente imprese) devono fare offerte per il credito in modo da pagare i costi degli input. Essenzialmente i tassi d'interesse sono un indicatore in ritardo, non un indicatore anticipatore come Keynes e i suoi accoliti presumono ancora oggi.

In poche parole, questo è il motivo per cui il Paradosso di Gibson non è un paradosso ma una conseguenza naturale delle fluttuazioni del credito e degli scambi con l'estero e della valutazione che la popolazione ne fa in relazione ai beni. E il modo per appianare le conseguenze cicliche sui prezzi è smettere di scoraggiare i risparmiatori dal risparmiare e renderli personalmente responsabili della loro sicurezza futura. Come dimostrato oggi dal tasso d'inflazione IPC relativamente basso in Giappone, un'economia orientata al risparmio vede lo stimolo del credito alimentare il risparmio piuttosto che il consumo, fornendo capitale per miglioramenti della produzione invece di aumentare i prezzi al consumo. Il Paradosso del Risparmio di Keynes, un altro errore fatale, punta invece verso l'opposto della stabilità economica e dei prezzi.

È sulla "gestione" dei tassi d'interesse che le banche centrali dimostrano la loro inutilità. Anche se avessero una conversione damascena, i burocrati non potranno mai imporre decisioni che invece possono essere determinate in modo efficiente solo dalle forze di mercato. È lo stesso difetto esibito nei regimi comunisti, dove lo stato cerca di gestire l'offerta di beni, e conosciamo, se non l'abbiamo dimenticato, l'inutilità della direzione statale nella produzione. Vale esattamente la stessa cosa con la politica monetaria. Così come le condizioni che hanno portato i comunisti a costruire una cortina di ferro per impedire ai loro sudditi di sfuggire all'autoritarismo, non dovrebbe esistere affatto una politica monetaria.

Invece, quando le cose non vanno per il verso giusto, come coi comunisti, i burocrati raddoppiano le loro politiche sbagliate e sopprimono le prove dei loro fallimenti. È quasi un miracolo che le conseguenze economiche non siano state peggiori. È invece una testimonianza della robustezza dell'azione umana che quando la burocrazia pone enormi ostacoli sul suo cammino, la gente comune riesce a trovare un modo per andare avanti con la propria vita nonostante l'interventismo burocratico.

Alla fine, però, tutti i nodi vengono al pettine. Politiche dei tassi d'interesse errate hanno portato alla loro soppressione fino al limite dello zero, e per l'euro, lo yen e il franco svizzero, anche tassi sui depositi innaturalmente negativi. Com'era prevedibile, le distorsioni di queste linee di politica insieme all'inflazione del credito attraverso il quantitative easing stanno portando a un redde rationem.

Il rapido aumento dei prezzi delle materie prime, alla produzione e al consumo, le conseguenze di suddetti errori, stanno a loro volta portando a maggiori sconti sulla preferenza temporale. Infine i mercati hanno strappato le valutazioni monetarie e del credito dal controllo delle banche centrali, mentre gli attori di mercato si rendono lentamente conto che la cosiddetta "gestione" dei tassi d'interesse è stato un errore economico. I creditori esteri non sono più disposti a sedersi lì e accettare tassi di deposito e rendimenti obbligazionari che non li compensano per la perdita di potere d'acquisto. La preferenza temporale sta ora massacrando i banchieri centrali e le loro amate illusioni. Hanno perso il controllo repressivo sui mercati e ora dobbiamo affrontarne tutti le conseguenze. Come il destino del muro di Berlino che aveva tenuto rinchiusi i tedeschi, il controllo della politica monetaria viene demolito.

Con i poteri d'acquisto per le principali valute fiat che ora affondano a un ritmo più rapido rispetto agli attuali livelli di compensazione dei tassi d'interesse e del rendimento obbligazionario, la tendenza primaria dei tassi d'interesse è ora in aumento. Le previsioni ufficiali, secondo cui l'inflazione tornerà al 2% in un anno o due, sono un pio desiderio.

Mentre i banchieri centrali, come Nerone, suonano il violino, le banche commerciali bruciano. Una conseguenza dei tassi a zero e negativi è stato che l'indebitamento delle banche commerciali è salito enormemente per compensare i margini di prestito soppressi. I banchieri commerciali hanno ora l'imperativo di recuperare terreno nella consapevolezza che in un contesto di tassi d'interesse in aumento, il loro coinvolgimento in asset finanziari ha un costo. Le perdite sulle garanzie finanziarie stanno aumentando e anche l'offerta di liquidità nei principali settori non finanziari sta scomparendo. E quando si ha un rapporto di leva finanziaria tra attivi e patrimonio netto di oltre venti volte (come nel caso delle grandi banche giapponesi e dell'Eurozona), è quasi certo che il capitale proprio verrà spazzato via.

Qualsiasi banchiere che non agisca con la massima urgenza si troverà di fronte alla prospettiva di essere sopraffatto dal nuovo andamento dei tassi d'interesse. Il grafico qui sotto mostra che M2 statunitense, che è sostanzialmente la controparte del credito bancario, è già in contrazione, essendo diminuito di $236 miliardi sin dallo scorso marzo.

La contrazione del credito bancario fa salire i tassi d'interesse a causa della minore offerta di credito. Questa è una tendenza che non può essere contrastata, un fattore che ha poco a che fare direttamente con i prezzi. A conferma del nuovo trend, ecco un estratto dal sondaggio mensile di ottobre della FED sui Senior Loan Officers’ Opinion Survey:

Nel terzo trimestre un numero significativo di banche ha riferito di aver inasprito gli standard sui prestiti C&I [commerciali e industriali] a imprese di tutte le dimensioni. Le banche hanno anche riferito di aver inasprito i termini più richiesti sui prestiti C&I alle imprese di tutte le dimensioni. L'inasprimento è stato segnalato per i premi applicati sui prestiti più rischiosi, i costi delle linee di credito e gli spread dei tassi sui prestiti rispetto al costo dei fondi. Inoltre un numero significativo di banche ha riferito di aver inasprito i covenants sui prestiti alle imprese di medie e grandi dimensioni, mentre un numero moderato di banche ha riferito di aver inasprito i covenants alle piccole imprese. Analogamente, un numero moderato di banche estere ha riferito di aver inasprito gli standard per i prestiti C&I.

La maggior parte delle banche che ha riferito di aver inasprito standard o condizioni hanno citato prospettive economiche meno favorevoli o più incerte, una ridotta tolleranza al rischio e il peggioramento dei problemi specifici del settore. Un numero significativo di banche ha anche citato la diminuzione della liquidità sul mercato secondario dei prestiti C&I e la concorrenza meno aggressiva di altre banche, o istituti creditizi non bancari, come motivi importanti per inasprire gli standard e i termini di prestito.

Allo stesso modo, il credito viene ritirato dalle attività finanziarie. Il grafico seguente riflette il crollo dei livelli di credito forniti agli speculatori.

Allo stesso modo in cui il ritiro del credito bancario indebolisce il PIL nominale (poiché quasi tutte le transazioni in esso sono saldate in credito bancario), ciò idnebolisce anche i valori degli asset finanziari. E proprio come è un errore pensare che una contrazione del PIL sia alimentata da un calo dell'attività economica piuttosto che dalla disponibilità di credito bancario, è un errore ignorare il ruolo del credito bancario nel determinare le valutazioni dei mercati finanziari.

Le statistiche devono ancora riflettere la contrazione del credito nell'Eurozona e in Giappone, che sono i più indebitati tra i principali sistemi bancari. Ciò può essere in parte dovuto alla rapidità con cui si stanno deteriorando le condizioni del credito e dovremmo sottolineare che l'avanzata socializzazione del credito in quelle due regioni rende i dirigenti bancari più vincolati alle loro autorità e meno imprenditoriali nella consapevolezza del quadro generale rispetto alle loro controparti americane. Inoltre la ragione principale della continua espansione monetaria sia nell'Eurosistema che in Giappone è che essa alimenta direttamente la rete bancaria commerciale rafforzandone i bilanci. È probabile che sarà il credito richiesto dallo stato a travolgere le statistiche dell'Eurozona e del Giappone, mascherando il deterioramento dei cambiamenti nell'offerta di credito con la domanda commerciale.

Le politiche monetarie della BCE e della BOJ hanno compromesso le rispettive valute con la loro continua espansione del credito, motivo per cui le loro valute hanno perso molto terreno rispetto al dollaro.

Il dilemma che oggi le banche centrali devono affrontare è stato creato da loro stesse. Avendo soppresso i tassi d'interesse a zero, l'inversione di questa tendenza è ora fuori dal loro controllo. Le banche commerciali reagiranno sicuramente di fronte a questa nuova tendenza e cercheranno di contrarre i loro bilanci il più rapidamente possibile. Gli studenti della teoria Austriaca del ciclo economico non saranno sorpresi dalla repentinità di questo sviluppo. Tutte le transazioni nel PIL, con eccezioni minori limitate alla fine della produzione lorda al dettaglio, sono saldate con credito bancario e il prosciugamento di quest'ultimo provocherà una significativa contrazione del PIL nominale, un crollo reso più grave in termini reali se si include anche il calo del potere d'acquisto delle valute fiat.

La scelta che ora deve affrontare la burocrazia è semplice: dare la priorità al salvataggio dei mercati finanziari e dell'economia non finanziaria dalla deflazione, o ignorare le conseguenze economiche della protezione della valuta? La BCE, la BOJ e la Banca d'Inghilterra hanno deciso che il loro compito è sostenere l'economia e i mercati finanziari. La FED ha selto invece di proteggere l'economia statunitense e anche i suoi mercati finanziari.

Commetteranno lo stesso errore adesso, ovvero sopprimere i tassi d'interesse al di sotto della preferenza temporale degli individui? È l'errore politico che fanno sempre i burocrati e raddoppieranno i loro precedenti fallimenti. La misura in cui verranno eventualmente soppressi i tassi d'interesse si rifletterà nella perdita di potere d'acquisto delle valute fiat, non in termini di valore reciproco, ma nei loro valori rispetto a energia, materie prime, generi alimentari e metalli preziosi. In altre parole, emergerà una nuova tornata di prezzi alla produzione e al consumo più alti e quindi una pressione irresistibile per tassi d'interesse ancora più alti.


Lo scoppio della “Everything Bubble”

Il rovescio della medaglia dell'andamento dei tassi d'interesse è il valore conferito agli asset, sia finanziari che non finanziari. Non è un caso che il mercato rialzista più grande e diffuso della storia sia coinciso con la soppressione dei tassi d'interesse a zero negli ultimi quattro decenni. Allo stesso modo, una loro tendenza a salire avrà l'effetto opposto.

A differenza dei mercati rialzisti, i mercati ribassisti sono spesso improvvisi e scioccanti, soprattutto dove in precedenza erano coinvolte indebite speculazioni. A guidare questa discesa è stato fondamentalmente il calo dei valori obbligazionari. Il 20 marzo 2020, quando la FED abbassò di nuovo a zero il suo tasso di riferimento, il trentennale statunitense rendeva l'1,18%; di recente tale rendimento si è attestato al 4,06%. Stiamo parlando di un calo del prezzo di oltre il 50% e la preferenza temporale suggerisce che i tassi a breve termine, ad esempio su un anno, dovrebbero scontare una perdita di potere d'acquisto della valuta al doppio dei tassi correnti, o anche di più.

Per i pianificatori che distorcono i tassi d'interesse, gli aumenti dei tassi e dei rendimenti obbligazionari su tale scala sono inimmaginabili. Le commissioni che decidono la politica monetaria, essendo agenzie governative, penseranno principalmente all'effetto sulle finanze pubbliche. Nei loro incubi possono immaginare il crollo delle entrate fiscali, l'impennata degli oneri sociali e l'aumento dei costi dei prestiti. L'aumento del disavanzo pubblico, in aggiunta alle attuali carenze, richiederebbe alle banche centrali di accelerare il quantitative easing senza limitazioni. Per i pianificatori centrali, le ragioni per riportare i tassi d'interesse saldamente sotto il loro controllo sono imprescindibili.

Inoltre ritengono che un mercato azionario in crescita sia necessario per mantenere la fiducia economica. La tesi a favore di una rinnovata soppressione dei tassi d'interesse diventa innegabile, ma l'effetto sulle valute fiat accelererà la loro perdita di potere d'acquisto, indebolendo la fiducia in esse e portando invece a tassi d'interesse ancora più elevati in futuro.

Ad ogni modo, la burocrazia perde e la popolazione in generale pagherà il prezzo per aver accettato docilmente questi errori.


Gestione del rischio di controparte

Qualsiasi ripresa dei valori degli asset finanziari, come quella attualmente in atto, è destinata a essere poco più di un rally in un mercato principalmente ribassista. Non dobbiamo dimenticare che i banchieri commerciali devono ridurre i loro bilanci se vogliono proteggere i loro azionisti. Di conseguenza, poiché le banche internazionali con un indebitamento eccessivo corrono un rischio maggiore di fallimento nel nuovo contesto riguardo i tassi d'interesse, le loro controparti si trovano ad affrontare rischi sistemici in forte aumento. Per ridurre l'esposizione a questi rischi, tutti i banchieri hanno l'obbligo nei confronti dei propri azionisti di ridurre i propri oneri nei confronti di altre banche, il che significa che i $600.000 miliardi stimati di derivati over the counter (OTC) e, di conseguenza, gli ulteriori $50.000 miliardi di derivati sulla borsa a termine entreranno anch'essi in crisi. I derivati sono figli del calo dei tassi d'interesse e con una salita di quest'ultimi tali derivati saranno messi duramente alla prova della solvibilità.

Ora possiamo vedere un'ulteriore ragione per cui le banche centrali vorranno sopprimere i tassi d'interesse e sostenere i mercati finanziari. In caso contrario, il rischio di fallimenti tra le controparti nel mercato dei derivati ​​minaccerà di far crollare l'intera rete bancaria mondiale. E questo si aggiunge ai rischi derivanti dalle insolvenze sui prestiti dei clienti e dal crollo dei valori delle garanzie. Le banche centrali dovranno essere pronte a salvare le banche in fallimento e a sostenere l'intero sistema bancario commerciale.

Per scongiurare questo rischio, vorranno stabilizzare i mercati e prevenire ulteriori aumenti dei tassi d'interesse. E tutte le banche centrali che si sono concesse al QE hanno già perdite mark-to-market che hanno spazzato via il proprio patrimonio di bilancio. Ora affrontiamo la prospettiva di banche centrali, esse stesse finanziariamente fallite, incaricate di salvare intere reti bancarie commerciali.

Quando la tendenza dei tassi d'interesse era al ribasso sotto l'influenza dell'aumento dell'offerta di credito, l'impiego di quest'ultimo era sostanzialmente diretto verso asset finanziari e speculazioni finanziarie di vario genere. Per questo motivo i mercati sono saliti vertiginosamente, mentre l'aumento del livello generale dei prezzi alla produzione e al consumo è stato considerevolmente inferiore a quello suggerito dall'espansione del credito. Ora le cose non stanno più così, con i produttori che devono affrontare aumenti sostanziali dei loro costi di input e, ora che ne hanno più bisogno, un credito bancario in contrazione.

Preso nella sua totalità il mondo finanziario non se ne è ancora reso conto, ma è in transizione tra un'economia alimentata dall'inflazione degli asset e da prezzi delle materie prime soppressi, e un nuovo ambiente in cui ci sarà deflazione degli asset mentre i prezzi delle materie prime saliranno. Ed è nelle valutazioni delle valute fiat dove questa transizione si rifletterà maggiormente.


Le commodity sostituiranno i loro equivalenti cartacei

L'espansione dei derivati, quando il credito era in espansione, è servita ad assorbire la domanda per le commodity che altrimenti avrebbe alimentato metalli fisici ed energia. Nel caso dei metalli preziosi, coloro che sono stati coinvolti nell'espansione del mercato londinese dei lingotti dagli anni '80 in poi, ammettono che sia stata una linea di politica deliberata per sopprimere il prezzo dell'oro.

Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, alla fine dello scorso anno gli swap e forward OTC sull'oro (essenzialmente il London Bullion Market) ammontavano all'equivalente di 8.968 tonnellate di lingotti, a cui vanno aggiunte le 1.594 tonnellate di futures su carta presso il COMEX. Queste cifre sono molto più alte delle riserve ufficiali detenute dal Tesoro degli Stati Uniti, e anche la loro parziale sostituzione con lingotti fisici avrebbe un impatto importante sui valori dell'oro. L'argento, che è un mercato estremamente ristretto, è anch'esso ben monitorato nelle statistiche della BRI e vede derivati OTC nell'ordine di tre miliardi di once, a cui dobbiamo aggiungere i futures sul COMEX equivalenti a ulteriori 700 milioni di once.

Inutile dire che date queste cifre l'impatto sui valori dei metalli preziosi è destinato ad essere sostanziale. Inoltre l'errore comune commesso da quasi tutti i trader di derivati è quello di non capire che il denaro giuridico è oro e argento fisici, nonostante ciò che gli stati li costringono a credere. Ciò che chiamano prezzi per l'oro e l'argento non sono prezzi, ma valori impartiti dal deprezzamento delle valute fiat e del credito associato.

Sebbene possa essere difficile comprendere questo concetto, è fondamentale capire che i cosiddetti prezzi in aumento per oro e argento sono in realtà valori in calo per le valute fiat. Alcune banche centrali, prevalentemente in Asia, stanno approfittando di questa ignoranza.

Forse dopo una profonda riflessione sulla natura della valuta fiat e quando le idee economiche sbagliate saranno confutate, possiamo aspettarci che i valori delle valute fiat si comporteranno come avrebbero dovuto fare già da tempo. Se emerge uno sviluppo che è chiaramente inflazionistico, dovrebbe far scendere i valori delle valute fiat rispetto all'oro; invece nei mercati odierni li vediamo salire, perché gli speculatori ritengono che le valute fiat rispetto all'oro beneficeranno di tassi d'interesse più elevati. Una pausa di riflessione dovrebbe mettere in luce l'errore di questo approccio, in cui la vera relazione tra denaro e valute è data per scontata.

Sulla scia della sospensione dell'accordo di Bretton Woods e del successivo calo del potere d'acquisto delle valute fiat, i tassi d'interesse e il valore dell'oro sono saliti in tandem. Nel febbraio 1972 l'oro era valutato a $85, mentre il Fed Fund Rate era al 3,3%; il 21 gennaio 1980 l'oro era a $850 e il tasso di riferimento della FED era al 13,82%. L'oro era salito di nove volte, mentre il Fed Fund Rate era più che quadruplicato. E ciò richiese a Paul Volcker di aumentare altre due volte il tasso di riferimento, oltre il 19%, per uccidere il "drago dell'inflazione".

Negli anni settanta l'eccessiva speculazione basata sul credito, a cui assistiamo invece ora, era assente, insieme al conseguente indebitamento nei settori finanziari delle economie occidentali e nei loro sistemi bancari. Un aumento dei tassi d'interesse in stile Volcker oggi causerebbe fallimenti diffusi e senza dubbio farebbe crollare l'intero sistema bancario mondiale. Anche se i mercati potrebbero portarci lì comunque, come atto deliberato di linea di politica ufficiale può essere tranquillamente escluso.

Dobbiamo quindi concludere che ci sarà l'ennesimo giro di distruzione della valuta e, potenzialmente, sarà molto più esteso di qualsiasi cosa vista finora. Non solo la valuta fiat e l'espansione del QE finanzieranno i disavanzi pubblici e cercheranno di compensare la contrazione del credito bancario sostenendo i mercati finanziari e sopprimendo fermamente tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari, ma le banche centrali insolventi avranno il compito di salvaguardare banche commerciali ormai insolventi.

Ad un certo punto l'inversione della realtà monetaria, in cui il denaro giuridico è prezzato in valuta fiat, cambierà e quella sarà la morte del truffone delle valute fiat.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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