Nelle sue Meditazioni, Marco Aurelio scrisse: “L'impedimento all'azione fa avanzare l'azione. Ciò che è l'ostacolo, diventa la via”. Lo scrittore contemporaneo Ryan Holiday la mette così: l'ostacolo è la via.
Le Meditazioni erano una sorta di diario personale: Marco Aurelio scriveva a sé stesso ciò che imparava dalla sua esperienza di vita. Non avrebbe mai sognato che migliaia di anni dopo, milioni di persone avrebbero trovato ispirazione nelle sue parole. Di fronte alle sfide, Aurelio ricordava a sé stesso di “adattare e convertire ai [suoi] scopi l'ostacolo, in modo da agire”. La sua scelta dello scopo non controllava le circostanze del mondo, ma determinava la sua reazione agli eventi.
Marco Aurelio si rese conto che quando non riusciva a soddisfare i suoi standard, in un momento successivo avrebbe potuto ancora optare per un'altra scelta ed essere guidato dal suo scopo precedente. Si spronava a “non sentirsi esasperato, o sconfitto, o abbattuto perché le giornate non sono piene di azioni sagge e morali; ma rialzarsi quando si fallisce, celebrare il comportamento umano, per quanto imperfetto, e abbracciare pienamente la ricerca intrapresa”.
Leggiamo Marco Aurelio per risvegliare in noi stessi la scelta quando ci tocca affrontare un ostacolo. Nella frustrazione possiamo incolpare le forze esterne e le azioni degli altri per esserci d'intralcio; rispondendo con rabbia, potremmo intraprendere azioni di cui in seguito ci potremmo pentire.
Le parole di Marco Aurelio ci spingono a riconoscere che noi, non gli altri, determiniamo la qualità della nostra esperienza: “Le cose a cui pensi determinano la qualità della tua mente. La tua anima assume il colore dei tuoi pensieri”.
Non dobbiamo fingere di essere felici quando sorgono ostacoli, ma possiamo usare tali impedimenti per scoprire la nostra ignoranza e mettere in discussione le nostre convinzioni e supposizioni che ostacolano il superamento degli intralci. Nel suo Almanacco del povero Riccardo, Ben Franklin scrisse: “Le cose che fanno male, istruiscono”. Più precisamente, possono istruire, poiché a volte ci rifiutiamo ostinatamente d'imparare.
Nel corso dei millenni, altri hanno fatto eco alle parole di Marco Aurelio.
“La nostra forza cresce dalla nostra debolezza”, scrisse Ralph Waldo Emerson nel suo saggio Compensation. “Un grande uomo è sempre disposto a essere piccolo. Ogni uomo nella sua vita deve ringraziare i suoi difetti. Nessun uomo comprende a fondo una verità finché non l'ha contestata”. Emerson spiegò il perché:
Mentre ci si adagia sul cuscino dei vantaggi, si va a dormire. Quando si viene spinti, tormentati, sconfitti, si ha la possibilità d'imparare qualcosa; si viene sfidati nel proprio ingegno, viene messa in discussione la propria virilità; si viene spinti ad acquisire nuovi fatti; s'impara dalla propria ignoranza; si guarisce dalla follia della presunzione; si acquisisce moderazione e abilità.
In breve, Emerson scrisse: “La vita si riveste di condizioni inevitabili, che gli imprudenti cercano di schivare”.
Possiamo immaginare che i potenti e i ricchi non abbiano ostacoli, ma Emerson ci fornì questo controesempio: “Il presidente paga caro la sua Casa Bianca. Di solito gli viene costare tutta la sua pace e il meglio dei suoi attributi virili”.
E gli ostacoli a livello sociale? Oggi le prospettive per la libertà sembrano sconfortanti, con molti ostacoli che ne impediscono l'espressione. La libertà è oggettivamente in declino e la fine della strada verso la servitù è vicina. Una popolazione timorosa e illiberale accetta volentieri i decreti di politici autoritari. Questi ostacoli possono trasformarsi in un vantaggio per gli amanti della libertà?
Ricordate che solo gli individui scelgono il loro scopo e la linea di condotta. Altre influenze sorgono nei processi sociali, ma è un individuo che può dire basta: Smetterò di schivare le scelte che devo fare. Smetterò d'incolpare gli altri per gli impedimenti che devo affrontare. Inizierò a imparare dai miei problemi. Gli autoritari sfruttano quella convinzione secondo cui gli altri sono responsabili delle nostre scelte sbagliate.
Nel suo pezzo del 1951, Outlook for Freedom, il personaggio di Leonard Read scopre quanto poco sappia della libertà. Il personaggio inizia a vedere che il fascismo, il comunismo, il socialismo “avevano una caratteristica inconfondibile e comune: credere nell'uso della forza di polizia organizzata, ovvero lo stato, come mezzo per raggiungere prestazioni sociali”. Vivere “una vita in accordo con i principi della violenza, dove l'energia e lo spirito sono inibiti e soppressi”, è un ostacolo alla prosperità umana.
Tuttavia, in contrasto con i principi della violenza, c'è una “vita in accordo con i principi dell'amore per mezzo dei quali le potenzialità degli uomini, nello spirito e nell'energia, possono essere liberate dall'autorità”.
Naturalmente Read non si riferisce all'amore romantico, ma “all'applicazione delle virtù gentili nei rapporti umani come la tolleranza, la carità, la sportività, il diritto di un altro alle sue opinioni, l'integrità, la pratica di non fare agli altri ciò che non vorresti che fosse fatto a voi”.
Read indicò poi un errore comune: “Pensare alla libertà come qualcosa di separato da [noi stessi] e dagli altri come individui; come se la libertà avesse una capacità, indipendente dall'essere umano, di andare e venire come fanno le comete o le macchie solari, come se fossero al di là della loro volontà e condotta”.
Il personaggio di Read “acquisisce, per la prima volta, la consapevolezza che la sua debolezza risiedeva nella sua stessa stagnazione mentale”. Gli ostacoli possono impedire il progresso quando ci rifiutiamo di andare oltre la nostra "stagnazione mentale". Read aggiunse: “Se il raggiungimento della libertà individuale dipende esclusivamente da un avanzamento nella comprensione dei principi della libertà, ne consegue che la libertà non può essere raggiunta fin quando non avanza la nostra comprensione. La velocità di quest'ultima regola il livello della libertà”. Comprendendo cosa significa libertà, il personaggio di Read inizia a “pensare a sé stesso come a una persona dotata di capacità di evoluzione intellettuale”.
In Compensation Emerson scrisse: “Non puoi fare il male senza subire il male”. Fare male alimenta un ciclo di malefatte ed Emerson offrì un esempio: “Tutte le infrazioni all'amore e all'equità nelle nostre relazioni sociali vengono rapidamente punite. Sono punite dalla paura. Finché sono in rapporti semplici con il mio prossimo, non provo alcun dispiacere nell'incontrarlo”.
Coloro che sostengono di usare lo stato per commettere violenza contro gli altri sono "puniti dalla paura". Gli autoritari che commettono violenza usano la paura per sostenere più violenza; questo ciclo non virtuoso distrugge la libertà.
Per quanto riguarda la "prospettiva per la libertà", scrisse Read, “ora ci sono tante possibilità di raggiungerla come in qualsiasi altro momento nella storia del mondo”. Come per spogliarsi dalle ultime vestigia di resistenza, il personaggio di Read si chiede: “Non avete voi e gli altri la stessa capacità di comprensione di coloro che sono venuti prima di voi?”.
Marco Aurelio è chiaro: il nostro avanzamento dipende da come usiamo gli ostacoli. Read è altrettanto chiaro: il progresso della società verso una maggiore libertà dipende dalle nostre scelte. Read concludeva: “Affinché l'esser umano sia completamente libero, deve prima rendersi conto che gli altri, oltre a sé stesso, sono responsabili e capaci di autocontrollo”.
Prima che sia troppo tardi, un numero sufficiente di noi si sveglierà e comincerà a far evolvere la propria comprensione della libertà? Read prese in considerazione la questione più di 70 anni fa e oggi ci sono più ostacoli lungo la strada. Se stabiliamo il nostro scopo d'imparare dagli ostacoli, oggi non c'è migliore opportunità per scegliere la libertà rispetto alla violenza. Per fortuna Read, Marco Aurelio ed Emerson ci hanno indicato il percorso: più significativi sono gli ostacoli, maggiore sarà il cambiamento potenziale.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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