In questi tempi di crescente confusione sul futuro del potere d'acquisto delle valute, è tempo di rimuovere ogni dubbio per quanto riguarda le definizioni di denaro, valuta e credito. Questo saggio ripercorre la storia e il contesto giuridico di queste relazioni.
Nonostante il fallimento dell'accordo di Bretton Woods nel 1971 e la propaganda che ne seguì, la posizione è chiara: sia storicamente che giuridicamente il denaro è e rimane moneta metallica, principalmente l'oro, e il resto è credito.
Come risultato dell'inflazionismo delle valute fiat, la popolazione ora crede erroneamente che siano le valute fiat a essere denaro e che le valute non abbiano prezzo, se non l'una rispetto all'altra. Dimostrerò che questo è di fatto errato. Tuttavia nei mercati finanziari il denaro giuridico ha sempre un prezzo in presenza di corso legale, di solito in dollari, quando invece dovrebbe essere il contrario. Questa inversione della verità risulta in un errore costoso.
In questo saggio mostrerò anche che le conseguenze negative per le variazioni del livello del credito totale delle banche commerciali sono significativamente inferiori rispetto alle variazioni del livello del credito della banca centrale. Ora che siamo sull'orlo di una grave contrazione del credito, gli stati e le banche centrali risponderanno sicuramente aumentando l'inflazione delle loro valute nel vano tentativo di evitare la deflazione.
Le conseguenze per le valute fiat saranno disastrose.
Questa sarà la sanzione che tutti dovremo pagare per aver ignorato la saggezza e le conclusioni dei giuristi romani, pensando di conoscere meglio i nostri modelli economici, le politiche macroeconomiche e il controllo statalista dei mercati.
Nel corso di due millenni delle loro attente deliberazioni, furono i giuristi romani a esaminare a fondo e a definire correttamente la differenza tra denaro e credito, da cui dipendono tutta l'economia e i sistemi bancari moderni; le attuali mode monetarie ed economiche sono effimere al confronto.
Introduzione
Che la moneta metallica abbia soppiantato il baratto fin dagli albori della storia è delineato nei capitoli iniziali di ogni manuale di economia. A peso, e poi in moneta, era il denaro affidabile adottato dall'umanità per il commercio: oro, argento e rame erano usati come i migliori mezzi di scambio.
Sono passati diversi millenni prima che l'essere umano inquadrasse il denaro su base giuridica. È diventato importante farlo per distinguere tra il denaro stesso e le promesse di pagare con esso. Queste promesse, o diritti d'azione accompagnati da doveri a pagare, rappresentano il credito che ha dato origine all'attività bancaria. Sia il denaro che il credito sono diventati mezzi circolanti. Il denaro è rimasto lo stesso, sempre moneta, ma il credito si è evoluto insieme all'attività bancaria in forme diverse: le banconote erano una promessa da parte di una banca emittente di pagare oro al portatore su richiesta; il dovere di una banca che accetta depositi è pagare un depositante su richiesta, o novare il suo deposito su suo ordine. Inoltre i commercianti e le imprese emettevano buoni sconto al posto del pagamento, i quali avevano essi stessi un valore negoziabile.
In questo saggio ripercorro la storia giuridica del rapporto tra denaro e suoi sostituti dall'antichità ai giorni nostri. Sono passati ormai cinquantuno anni da quando le ultime vestigia del legame tra i due si sono spezzate, quando l'accordo di Bretton Woods è stato sospeso dal presidente Nixon. Oggi il tema sta assumendo un'importanza sempre maggiore, perché nella società occidentale le conseguenze della scissione tra denaro giuridico e corso legale sotto forma di credito stanno diventando oggetto di un dibattito pubblico più ampio. Prezzato nel più desiderato delle tre monete metalliche, l'oro, il grafico qui sotto illustra l'abisso che si è aperto sin dalla fine di Bretton Woods tra il denaro giuridico e il credito rappresentato dalle quattro principali valute fiat del mondo.
Il divario si è ampliato nella misura in cui le valute la cui pretesa di essere mezzi circolanti ora dipende esclusivamente dallo status di denaro a corso legale e dall'accettazione del valore di tale status sulle borse estere. Ma il divario tra denaro a corso legale e denaro giuridico è che il primo non ha alcun valore se misurato in termini di quest'ultimo. Per la cronaca, sin dall'agosto 1971, quando il presidente degli Stati Uniti Nixon sospese l'accordo, lo yen giapponese ha perso il 95% del suo valore in oro, il dollaro il 98%, l'euro il 98,7% e la sterlina il 99%.
A loro volta, i valori di un'ampia gamma di materie prime sono aumentati vertiginosamente se misurati in valute fiat, ma sono rimasti stabili se misurati in oro. Il grafico successivo illustra la differenza tra il dollaro e l'oro come mezzo di scambio per l'acquisizione di un barile di petrolio WTI sin dal 1950.
Misurato in dollari, il prezzo del petrolio si è moltiplicato 34 volte dal 1950. Non solo, ma il prezzo è stato estremamente volatile, rispetto al prezzo del petrolio in oro. Dal 1950 il prezzo misurato in oro è sceso del 26% e, come mostra il grafico, è stato notevolmente stabile negli ultimi settant'anni.
La volatilità misurata in dollari è iniziata poco dopo la sospensione dell'accordo di Bretton Woods, fino ad allora il prezzo del petrolio era stato molto stabile, coerente con un rapporto di prezzo con l'oro. Ed era così sebbene il legame tra l'oro e il dollaro fosse molto tenue in base all'accordo di Bretton Woods. Tutti gli acquisti venivano effettuati in dollari e altre valute, solo le banche centrali per conto dei loro governi e alcune organizzazioni sovranazionali (come l'FMI) potevano scambiare dollari con lingotti d'oro. Tuttavia quel vago collegamento tra l'oro e la principale valuta internazionale era sufficiente a conferire stabilità al dollaro, nonostante le imprese e gli individui fossero esclusi dall'accordo di Bretton Woods.
Possiamo persino far risalire la stabilità dell'oro come denaro all'editto di Diocleziano, quando un denario svalutato iniziò a crollare. La tabella seguente mostra come sono cambiati i prezzi per gli articoli selezionati e quotati in oro negli ultimi 1800 anni.
I lussi, come le bevande alcoliche, oggi costano di più, meno quando si escludono le tasse e tenendo presente che nelle città venivano sostituite con l'acqua. Ma i prodotti alimentari, che hanno beneficiato dei moderni metodi di coltivazione, tendono ad essere meno costosi. Sebbene ci siano differenze, misurati in oro oggi i prezzi complessivi non sono sostanzialmente diversi da quando venne emesso l'editto.
Pertanto l'evidenza empirica della stabilità dell'oro come mezzo di scambio non può essere contestata: in quanto metallo non viene mai consumato, e nonostante alcune perdite minori, sappiamo che il totale delle scorte rappresenta tutto l'oro mai estratto. Registrazioni ragionevoli delle quantità accumulate divennero disponibili quando iniziarono le importazioni dal Nuovo Mondo in Europa dopo la sua scoperta nel 1492. Da queste registrazioni sappiamo che la crescita dello stock estratto è andata avanti a un ritmo simile a quello della popolazione mondiale e ciò, sostanzialmente, ha contribuito alla stabilità del suo potere d'acquisto nel tempo.
Sin dal 1971, quando fu sospeso l'accordo di Bretton Woods, il governo americano ha avviato una campagna di propaganda per sostituire l'oro con il dollaro. Di conseguenza dopo cinquant'anni la popolazione non capisce più che l'oro è l'unica forma di denaro giuridica e il dollaro non è altro che una valuta; vale a dire, una forma di credito emessa dal governo degli Stati Uniti che dipende dalla fiducia nella sua amministrazione, ma questa non è una posizione giuridica. Ciononostante gli stati potrebbero vietare la proprietà e confiscare l'oro. Attualmente viene accumulato dalle banche centrali che si dimostrano riluttanti a venderlo o a offrirlo in cambio delle loro valute come originariamente promesso, ma per quanto ne sa questo autore, nessuno stato ha approvato leggi che annullino lo status di denaro e credito originariamente determinati dai giuristi romani e codificati dall'imperatore Giustiniano nelle Pandette del 533 d.C.
La posizione giuridica e la storia dell'oro come denaro
Come mezzo di scambio, la funzione del denaro è quella di aggiustare i rapporti tra beni e servizi, pertanto il prezzo espresso è sempre riguardante la merce considerata, essendo il denaro del tutto neutro. È quindi un errore pensare che il denaro abbia un prezzo. Questo dovrebbe essere tenuto presente nel rapporto tra il denaro giuridico, a cui oggigiorno viene abitualmente dato un prezzo in valute fiat, e le stesse valute fiat che, dato lo status di corso legale, sono erroneamente ritenute avere lo status di denaro. L'entità di questo errore diventa chiara con la comprensione di cosa sia giuridicamente il denaro e cosa sia la valuta. E questa comprensione inizia tutta con il diritto romano.
Il diritto romano divenne la base per i sistemi giuridici in tutta Europa e, per estensione, quelli delle regioni europee, dal Nord America all'America Latina tramite l'influenza spagnola, portoghese e quella dell'Impero britannico. In comune con gli ateniesi, Roma riteneva che le leggi fossero i mezzi con cui gli individui si sarebbero protetti gli uni dagli altri e dallo stato e quindi codificò il diritto in un corpo di riferimento pratico e accessibile.
I primi documenti di statuti e giurisprudenza romani furono le Dodici Tavole del 450 a.C. Queste sono diventati la base su cui i singoli giuristi hanno esposto, sviluppato e fatto evolvere le loro sentenze nel corso dei successivi mille anni. L'intero sistema giuridico fu poi consolidato nel Corpus Iuris Civilis dell'imperatore Giustiniano, altrimenti noto come Pandette. Quando l'impero si trasferì a Costantinopoli, il Corpus fu tradotto in greco e ristampato nella Basilica, al tempo della dinastia basiliana nel X secolo. Fu quella versione che divenne il fondamento del diritto europeo nel Medioevo, ad eccezione dell'Inghilterra. Come disse un eminente avvocato del diciannovesimo secolo specializzato in diritto bancario, ecco la ragione per cui la common law in Inghilterra è differente:
I Romani abbandonarono la Britannia alla fine del V secolo e la common law inglese in materia di credito era esattamente com'era nel Gaius, il libro di testo del diritto romano in tutto l'impero al tempo in cui i romani abbandonarono la Gran Bretagna. Ma il 1° novembre 1875, la common law dell'Inghilterra relativa al credito fu sostituita dall'equità che è semplicemente la legge delle Pandette di Giustiniano.
In tutto erano trascorsi duemila anni di elaborazione giuridica tra le Dodici Tavole e la riaffermazione delle Pandette di Giustiniano nella versione ginevrina di Dionisio Gottfried del Corpus Iuris Civilis, ritradotto in latino nel 1583 d.C. dalla Basilica greca.
È la sezione Digesto del Corpus che è rilevante per la nostra tesi. Il Digesto è un'enciclopedia di oltre novemila referenze di eminenti giuristi raccolte nel tempo. Prominenti in questi riferimenti sono quelli di Ulpiano, che morì nel 228 d.C. e fu il giurista che fece di più per cementare la posizione giuridica del denaro e del credito. Il Digesto definiva proprietà, contratti e reati. Il nostro interesse per quanto riguarda denaro e credito è coperto da sentenze su proprietà e contratti.
Il regolare contratto di deposito venne definito da Ulpiano in una sezione intitolata Deposita vel contra (sul versamento e prelievo). Indicò la natura di un deposito regolare come segue:
Un deposito è qualcosa che viene dato in custodia a un altro. È così definito perché un bene è posto. La preposizione de intensifica il significato, il quale riflette che tutti gli obblighi corrispondenti alla custodia del bene appartengono a quella persona.
Un altro giurista comunemente citato nel Digesto, Paolo di Alfeno Varo, distingueva tra il regolare contratto di deposito definito da Ulpiano e un deposito irregolare o mutuum. In quest'ultimo caso, Paolo sosteneva che:
Se una persona deposita una certa somma di denaro sciolto, che conta e non consegna sigillata o racchiusa in qualcosa, allora l'unico dovere della persona che la riceve è di restituire la stessa somma.
Un mutuum viene preso in possesso del curatore in cambio di un diritto di azione a favore del depositante ed esercitabile in ogni momento con il corrispondente obbligo del curatore di restituire la stessa somma; il deposito quindi diviene patrimonio del curatore e può farne ciò che desidera. Questa è la base giuridica del sistema bancario moderno.
Il precedente nel Digesto è che il denaro è sempre metallico. Mentre qualsiasi cosa può essere depositata in custodia presso qualcun altro, è il trattamento dei beni fungibili, in particolare il denaro, che è oggetto di queste sentenze giuridiche. È solo attraverso un deposito irregolare che il depositante diventa creditore. Stabilendo la differenza tra deposito regolare e irregolare, si distingue tra ciò che fin dall'antichità è sempre stato considerato denaro e una promessa di restituzione della stessa somma, che oggi conosciamo come credito e debito.
C'è una questione da chiarire, e ha a che fare con il credito piuttosto che con il denaro. Come notato sopra, le Pandette di Giustiniano furono compilate un secolo dopo che i romani avevano abbandonato la Gran Bretagna. Da ciò che fu successivamente unificato come Inghilterra e Galles, la common law differiva in quanto i debiti di proprietà non erano liberamente trasferibili. Il cessionario di un debito poteva fare causa solo in qualità di curatore del cedente. Ciò poneva il debito come proprietà in una posizione diversa rispetto ad altre forme di proprietà trasferibile. Giustiniano tolse questa anomalia come una reliquia dell'antico diritto romano (le leggi di Gaio, di cui sopra), consentendo al cessionario di citare in giudizio il debitore a proprio nome.
L'anomalia nella legge inglese fu regolarizzata solo quando la Court of Chancery si fuse con la common law con l'Atto del Parlamento nel novembre 1875. Da allora lo status del denaro e del credito nella legge inglese si è conformato sotto ogni aspetto alle Pandette di Giustiniano.
Mentre la posizione giuridica del denaro è chiara, la posizione economica è tecnicamente diversa. Jean-Baptiste Say disse che il denaro facilita la divisione del lavoro: il denaro è lavoro non speso ed è quindi un credito ancora da utilizzare. Vari altri economisti classici hanno sostenuto lo stesso punto. Adam Smith scrisse che una ghinea poteva essere considerata come un conto aperto nei confronti di una certa quantità di beni di prima necessità e comodità. Henry Thornton disse che il denaro di ogni tipo [incluso il credito] è un ordine di beni. Bastiat e Mill espressero un'opinione simile.
Ma è la differenza giuridica quella che conta davvero, perché fondata sul principio che esiste una netta distinzione tra moneta metallica e dovere di pagare. Il denaro è permanente, mentre il credito no; il denaro non ha alcun rischio di controparte, mentre il credito sì. In contrasto con il denaro, possiamo definire così il credito: tutto ciò che non è di utilità diretta, ma viene preso in cambio di qualcos'altro nella convinzione, nel diritto, o nella fiducia di scambiarlo nuovamente.
Principali forme di credito
Essendo soggetto alla Legge di Gresham, il denaro circola raramente; è il mezzo di circolazione di ultima istanza. Invece è il credito che unge gli ingranaggi delle economie, i rapporti commerciali tra gli esseri umani. Il pagamento differito per la fornitura di beni e servizi è la forma di credito più comune in un'economia. Garanzie di pagamento futuro, come un genitore che si impegna con i suoi figli fino a quando non sono indipendenti, è un altro esempio. Il credito si applica alla catena di produzione, dove fornitori di materie prime, produttori, grossisti e infine rivenditori vengono pagati solo quando il prodotto finale viene venduto. Tutte le parti della catena di produzione esistono a credito fino al pagamento finale. Le obbligazioni societarie, dove i debitori hanno un obbligo diretto nei confronti dei creditori, sono una forma di credito organizzato. A noi, però, interessa soprattutto il credito che circola all'interno del sistema bancario.
Questo credito si presenta in due forme. C'è la valuta sotto forma di banconote, che oggi sono emesse solo dalle banche centrali. La valuta rappresenta un diritto di azione al portatore nei confronti di chi le emette, affinché le rimborsi in monete d'oro. Ad oggi è tale obbligo ad essere stato rinnegato dalle banche centrali come agenti dello stato. Le banconote sono un credito controbilanciato da un'obbligazione di debito, come dimostrerà qualsiasi esame dei bilanci delle banche centrali. Poi c'è il credito delle banche commerciali sotto forma di depositi dei clienti. Le banche sono commercianti di credito e, ancora una volta, non c'è dubbio che i depositi dei clienti siano un credito a loro favore e un debito per la banca.
Ma oggi occorre chiarire lo statuto di un'ulteriore forma di credito proveniente dalle banche centrali, ma non in circolazione pubblica, e cioè il credito fornito dalle banche centrali alle banche commerciali. Il trattamento contabile del quantitative easing rientra in questa categoria. Il QE si aggiunge alle passività di una banca centrale nei confronti delle banche commerciali (descritte come riserve) e compaiono come attivi nei bilanci delle banche commerciali abbinati a passivi a favore di clienti non bancari, tipicamente compagnie assicurative e fondi pensione.
Questa è la pista contabile, ma dal punto di vista di una banca centrale la linea di politica consiste nell'esaminare le identità contabili e iniettare liquidità nel sistema creditizio pubblico. Tuttavia ciò lascia un rapporto di credito aggiuntivo tra la banca centrale e la rete bancaria commerciale, che non è credito circolante.
Inoltre esistono oggi istituzioni finanziarie che trattano i crediti senza licenza bancaria: le banche ombra. Si tratta di arbitraggisti del credito piuttosto che creatori dello stesso, quindi possiamo generalmente ignorare il loro presunto contributo alla quantità di mezzi circolanti.
Rispetto al denaro, la quantità di valuta e credito bancario in circolazione è sempre maggiore. E dei due, il credito bancario fa impallidire la quantità di banconote. È la disponibilità di credito, in particolare quello bancario, che alimenta il progresso economico e umano: pensate alla rivoluzione industriale rispetto alle precedenti economie feudali e mercantili, quando le transazioni venivano regolate in denaro coniato e c'era pochissimo progresso economico.
Un esempio interessante che evidenzia la differenza che fa il credito per il progresso economico è quello della Scozia. La Royal Bank of Scotland fu fondata nel 1727 in concorrenza con la preesistente Bank of Scotland, ma le banconote commerciali in circolazione erano insufficienti per sostenere l'attività di entrambe le banche. L'economia scozzese era prevalentemente un'agricoltura di sussistenza sotto un sistema feudale di proprietà della terra, e il circolante era costituito da monete d'argento e banconote della Bank of Scotland. Per creare nuovi mercati per il credito, la Royal Bank inventò un sistema di credito in contanti, in base al quale chiunque poteva prendere in prestito da esso purché fossero disponibili garanzie sufficienti da almeno due persone rispettate. Questi cautori, come venivano definiti, avevano accesso continuo al conto del mutuatario e potevano interromperlo in qualsiasi momento.
La disponibilità di questo credito permise all'economia scozzese di progredire rapidamente dal suo stato feudale e povero. Ebbe un enorme successo e non c'è dubbio che la ricchezza creata in pochi decenni facilitò l'Illuminismo scozzese, dandoci pensatori e filosofi del calibro di Burns, Hume e Smith insieme a una miriade di altri. E questo nonostante la rivolta giacobita nel 1745, che per breve tempo occupò l'intera Scozia.
La chiave per un sistema di credito di successo è nelle sue fondamenta: deve essere collegato in modo credibile al denaro se non si vuole frodare i depositanti e mantenere le certezze della stabilità dei prezzi. Se i depositanti sono fiduciosi che il possesso di credito è simile al possesso di denaro, allora la documentazione mostra che il potere d'acquisto del credito è ampiamente garantito e non dipende dalla quantità di credito in circolazione, fintanto che l'espansione del credito non è tale da destabilizzare il suo rapporto con il denaro.
Il legame tra denaro e credito
I mali del sistema creditizio odierno sono riconducibili alla mancanza di un qualsiasi ancoraggio a un legame credibile con il denaro giuridico. Chi non riesce a vedere questo problema, non fa altro che negare le prove. Le convinzioni economiche moderne possono essere divise in due campi: i neo-keynesiani che ci dicono che la macroeconomia è una scienza separata dalla microeconomia, essendo quest'ultima la versione scartata della Legge di Say; i monetaristi che immaginano un rapporto meccanico tra la quantità di denaro (con cui intendono il credito) e il suo potere d'acquisto.
Oggi le banche centrali sono dominate dai neo-keynesiani, anche se i monetaristi potrebbero tornare in auge. Entrambi i campi non amano le incertezze dei mercati e cercano di sopprimerli o manipolarli. I neo-keynesiani hanno completamente fallito nelle loro linee di politica, motivo per cui è probabile che il monetarismo avrà una nuova possibilità. Ma l'evidenza empirica offre solo un supporto parziale alle osservazioni meccaniche dei monetaristi, di conseguenza le politiche monetarie ufficiali si trovano attualmente a un bivio che non porta da nessuna parte.
La negazione dell'esistenza del denaro giuridico e la sua distinzione dal credito è un prodotto di cinquant'anni di propaganda post-Bretton-Woods. Il prossimo test non sarà se l'oro è ancora denaro, ma se il sistema creditizio sopravvivrà. Ma dobbiamo guardare oltre le mode economiche odierne per capire cosa bisogna fare per stabilizzare il credito fino al punto in cui venga nuovamente accettato dalla popolazione in generale come sostituto credibile del denaro.
Il vecchio meccanismo consisteva nel collegare le banconote all'oro e richiedere alle banche commerciali di estinguere i loro obblighi di debito nei confronti dei depositanti in banconote. E chi emetteva le banconote avrebbe dovuto mantenere riserve di liquidità in denaro giuridico nel caso in cui qualcuno avesse voluto cambiare in oro le banconote.
Il rapporto tra gli obblighi di una banca emittente e le sue riserve era stato fissato da Sir Isaac Newton al 40%. Sebbene possiamo descriverlo come lo standard definitivo, il successo del sistema di Bretton Woods, che negava l'accesso della popolazione alle riserve della banca centrale, suggerisce che un legame tra denaro e credito non deve essere così rigoroso come sosteneva Newton. Certo, dal passato il dollaro ha ereditato legami più forti con l'oro e che hanno contribuito a mantenere un elemento di fiducia nel suo valore di scambio.
Tuttavia l'espansione del credito nel corso di Bretton Woods fu significativa. Secondo Freidman e Schwartz, nel 1945 M3 era di $143,9 miliardi; nell'agosto 1971, quando Bretton Woods fu sospeso, era salita a $685,5 miliardi. Tuttavia i prezzi, in particolare quelli delle merci, rimasero notevolmente stabili nonostante un'espansione quasi quadruplicata del credito in dollari. Ma con il passare del tempo, il legame tra denaro e dollari diventò sempre più teso, richiedendo una cooperazione internazionale per tenerlo saldo quanto più a lungo possibile. I primi allarmi di una sua rottura arrivarono con la bancarotta del gold pool di Londra, solo per conretizzarsi poi nel 1971.
L'esperienza di Bretton Woods smentisce la teoria monetarista dell'equazione di scambio. Tutti possiamo accettare che un'espansione della quantità di credito tende a far salire i prezzi, ma l'errore si basa sull'espansione del credito che finisce direttamente nella spesa al consumo, portando a variazioni di prezzo proporzionali. Ma come abbiamo visto con il Giappone del dopoguerra, in un'economia dove c'è una propensione al risparmio, i consumatori possono rispondere all'espansione del credito con un aumento del loro risparmio. Invece di far salire i prezzi al consumo in Giappone, l'eccesso di credito ha fatto salire la disponibilità di capitale per le imprese e ha finanziato i deficit pubblici. Nell'ambiente economico odierno, dominato da un sistema finanziario onnipresente, non tutta l'espansione del credito filtra verso l'economia non finanziaria.
All'inizio del diciannovesimo secolo, il ciclo di espansione e contrazione del credito bancario ebbe qualche effetto sui prezzi all'ingrosso. Tuttavia queste fluttuazioni diminuirono nel tempo, non perché le fluttuazioni del credito si attenuarono, ma perché gli attori di mercato aumentarono la loro propensione al risparmio. Emerse una cultura del risparmio, incarnata dall'aforisma di Dickens sulla spesa in David Copperfield: “Reddito annuo venti sterline, spesa annuale diciannove e sei, risultato felicità. Reddito annuo venti sterline, spesa annua venti sterline e sei, risultato infelicità”.
Inoltre i miglioramenti nel sistema bancario si sono evoluti nel tempo. Le banche per azioni entrarono a far parte del sistema di compensazione londinese nel 1854, seguite dalla Banca d'Inghilterra nel 1864. Ciò servì a migliorare l'efficienza del sistema bancario e con la compensazione giornaliera delle transazioni tra di loro vi fu una riduzione della percezione del rischio di controparte. Il nostro prossimo grafico mostra come le oscillazioni tra l'inflazione stimata dei prezzi all'ingrosso e la deflazione si siano attenuate nel corso del gold standard britannico in base a queste influenze.
Quella era un'economia guidata quasi interamente dalla valuta bancaria e dal credito, con poche transazioni minori condotte in denaro, e quelle di vendita al dettaglio quasi tutte in argento e rame. La situazione oggi è molto diversa perché il credito non è più legato in alcun modo al denaro giuridico. E dei circa settanta crolli storici nel potere d'acquisto dei mezzi di scambio, tutti hanno visto coinvolte le valute fiat.
La lezione per noi è che mentre le fluttuazioni nella quantità di credito bancario influenzano i prezzi, le conseguenze sono minori se confrontate con quelle derivanti da variazioni equivalenti in un sistema fiat domniato da un sistema bancario centrale. Con il denaro sano/onesto, inoltre, si ha un aumento della propensione al risparmio che stabilizza i prezzi quando il credito si espande. Ed è per questo che il credito bancario ha continuato ad essere al centro del progresso economico fin dall'epoca romana, mentre le valute fiat vanno e vengono. Se l'obiettivo politico è il progresso economico, esso può essere raggiunto solo collegando in modo credibile il credito al denaro.
La svalutazione del credito svaluta anche la ricchezza
Può essere una sorpresa per la maggior parte delle persone, ma il debito è ricchezza: più debito c'è in un'economia, maggiore è la ricchezza di una nazione. Per illustrare il punto, gli asset finanziari, che vanno dai titoli di stato alle azioni e persino i derivati, sono tutte forme di debito sebbene le loro caratteristiche possano differire. Si tratta di obblighi che devono essere estinti dai debitori a favore dei creditori. Tutti gli investimenti in un portafoglio sono costituiti da crediti, diritti di azione nei confronti dei debitori con un corrispondente obbligo nei confronti dei creditori. Una società ha l'obbligo di consegnare un flusso di reddito ai suoi azionisti, o il suo valore; chi emette obbligazioni ha il dovere di adempiere ai propri obblighi nei confronti dei propri creditori secondo i termini del prospetto dell'obbligazione.
Oltre alla sua scambiabilità, la chiave per il mantenimento del valore di questa ricchezza risiede in parte nelle obbligazioni individuali, ma anche nella stabilità generale dell'intero sistema creditizio. Abbiamo visto dall'evidenza di una moneta facilmente scambiabile che l'accumulo di ricchezza nel tempo è stato notevole. Come misura della ricchezza nazionale, prima della prima guerra mondiale oltre l'80% delle navi del mondo era stato costruito nei cantieri navali britannici. Nel giro di pochi decenni, il tenore di vita dei poveri era migliorato incommensurabilmente rispetto alla mera sussistenza e le fortune venivano accumulate da imprenditori che fornivano beni e servizi desiderati (con conseguente miglioramento degli standard di vita di tutti).
Le condizione odierne, invece, sono diametralmente opposte. Una volta che guadagna trazione la svalutazione del credito, la maggior parte della ricchezza apparente nell'economia si riduce proprio a questo: apparente e illusoria. Abbiamo dimostrato che da quando è stato sospeso l'accordo di Bretton Woods, il dollaro ha perso il 98% del suo potere d'acquisto misurato in denaro giuridico e la sterlina il 99%. Ma, in comune con altre valute, i prezzi finanziari e immobiliari sono saliti vertiginosamente.
Le illusioni si estendono anche alle risorse fisiche. È risaputo che i prezzi degli immobili nei centri popolosi, come Londra, sono saliti oltre le aspettative di chiunque, ma in termini di sterline a corso legale, che dal 1971 hanno perso il 99% del loro valore rispetto al denaro giuridico. Il nostro prossimo grafico mostra l'andamento dei prezzi degli immobili residenziali a Londra in sterline e denaro reale.
Mentre l'indice che misura le sterline è salito di 114 volte, in denaro giuridico l'aumento è stato del 29%. La differenza tra i due è l'illusione della ricchezza in un sistema a valuta fiat. Questa non è una tesi contro la proprietà della casa, piuttosto è un tentativo di contestualizzare presunte ricchezze, numeri semplicemente gonfiati dalla svalutazione del corso legale. Questo esercizio può essere ripetuto per tutti gl ialtri asset che si sono apprezzati con risultati simili.
Il sistema creditizio mondiale sta implodendo
Con i bilanci delle banche ora altamente indebitati, l'imperativo per i relativi direttori è ridurre il rapporto tra gli attivi e il capitale proprio. Le banche più grandi sono società pubbliche, i loro amministratori hanno l'obbligo di proteggere gli interessi dei loro azionisti. E con i tassi d'interesse ora in aumento, c'è una crescente minaccia di calo dei valori degli asset finanziari che andrà a indebolire sia gli investimenti in bilancio che le garanzie sui prestiti.
I depositanti fanno affidamento sul dovere di una banca centrale di garantire che il sistema bancario commerciale non fallisca. In caso contrario, esistono sistemi di protezione per proteggere i depositi più piccoli. Ma dal momento che le banche centrali hanno gonfiato i loro bilanci con obbligazioni acquisite attraverso il quantitative easing, l'aumento dei tassi d'interesse sta ora portando a sostanziali perdite mark-to-market, spingendo le stesse banche centrali sull'orlo dell'insolvenza. Nei sistemi finanziari delle principali economie, ora ci troviamo di fronte alla prospettiva che le banche commerciali insolventi debbano essere sostenute da banche centrali insolventi. La possibilità di una perdita di fiducia da parte della popolazione riguardo l'intero sistema creditizio sta diventando ogni giorno sempre più minacciosa.
Questa non è l'unica minaccia ai valori delle valute. Come abbiamo visto, quasi tutte le transazioni nell'economia sono regolate nel credito delle banche commerciali, che ora si sta contraendo a un ritmo accelerato. Gli occhi di tutti sono puntati sul PIL e l'impatto sarà considerato come altamente deflazionistico. Le entrate fiscali correranno il rischio di crollare e gli obblighi previdenziali aumenteranno.
L'approccio keynesiano consiste nel raddoppiare le politiche fallimentari e sostituire la contrazione del credito del settore privato con un'espansione del debito del settore pubblico, per paura di condizioni deflazionistiche. Ma per la popolazione e per i cambi, l'ulteriore svalutazione delle principali valute diventerà improvvisamente più evidente rispetto alla contrazione del credito bancario (la causa della crisi del PIL). Sarà un miracolo se la fiducia nelle valute e nell'intero sistema creditizio non verrà meno del tutto.
La lezione che dovremmo trarre dal rapporto tra le due principali forme di credito bancario è che l'impatto di quello della banca centrale svaluta il potere d'acquisto di una valuta fiat in misura maggiore rispetto a una variazione equivalente nel credito bancario commerciale. E se il credito fosse stato legato correttamente al denaro giuridico, la crisi sarebbe stata evitata.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Ancora la solita tiritera...concordo in tutto quello che dice l'autore ma riguardo alle conclusioni mi chiedo se sia a conoscenza di alcune cose. In primis le banche centrali non sono comuni banche commerciali,possono tranquillamente funzionare (e di fatto funzionano) con patrimonio netto negativo.Al massimo potranno decidere prima o poi di ricapitalizzarsi trovando una formula tecnica per farlo senza perdere la faccia/fiducia ; i capri espiatori non mancano e oltretutto la gente non ha un'idea neanche vaga di cosa facciano in pratica. In caso di problemi non saranno le banche centrali a fallire ma la valuta in cui è denominato il loro debito. Per quanto riguarda le banche commerciali sono anni che l'autore predice il loro fallimento,che al momento non si è ancora verificato e difficilmente si verificherà.Pensa davvero che tutto quanto fatto dalla Bce per tenere in piedi il baraccone Europa si possa mestamente concludere con un fallimento del sistema bancario che comporterebbe in automatico la disgregazione dell'Europa stessa? Ha mai sentito parlare dello scudo patrimoniale sulle minusvalenze di portafoglio recentemente prorogato al 2025? E sulle nuove normative sul trattamento degli NPL? Le banche sono da anni puntellate ed agevolate in tutte le maniere con operazioni e tecnicismi di cui la gente è ignara e anche se non lo fosse non sarebbe in grado di capire .In caso di turbolenze verrebbero sicuramente escogitate soluzioni per tenerle in piedi. Se questo sistema imploderà (e me l'auguro) non credo che sarà a causa del fallimento delle banche centrali o del sistema bancario.
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EliminaSalve Marco.
EliminaPer quanto riguarda la questione insolvenza di una banca centrale, l'argomento è stato trattato a suo tempo in questo pezzo che la invito a recuperare. Oltre allo scandalo che emergerebbe da una simile condizione, la possibilità di ricapitalizzazione passerebbe attraverso il Ministero del Tesoro della nazione coinvolta che firmerebbe un assegno per appianare le insolvenze. Questa è una possibilità a disposizione di tutte le nazioni tranne quelle che hanno un debito estero consistente (es. bancarotta dell'Islanda) e la BCE. Perché quest'ultima? Perché non esiste un Ministero del Tesoro corrispondente che possa attuare una simile strategia. Certo, potrebbe accadere a livello di singole nazioni europee, ma a tal proposito esistono i crediti/debiti TARGET2 i quali potrebbero essere sfruttati in primis piuttosto che rivolgersi sin da subito ai propri contribuenti. Attualmente una tale possibilità è percorribile solo dalla Germania, ma essa è altresì consapevole che se dovesse richiedere i crediti di cui code all'interno di suddetto sistema di saldo intraeuropeo l'Italia salterebbe in aria il momento successivo portandosi dietro l'intero carrozzone europeo.
Per quanto, poi, si possa puntellare il sistema bancario commerciale europeo marcescente, tali misure non basteranno a contenere il rischio sistemico che nel corso degli ultimi dieci anni è stato accumulato dopo la caterva d'interventismi distorcenti targeti QE, ZIRP e NIRP. Se davvero misure del genere fossero sufficienti a schermare un qualsiasi sistema industriale privilegiato, avrebbero messo al bando il ciclo economico da tempo. Invece non è così, con i pianificatori centrali costretti a raddoppiare la dose. Basti pensare al minestrone di acronimi finora inventati pur di salvaguardare la pletora di zombi economici pasciuti sulla scia del denaro a pioggia. È proprio questo il problema: il clientelismo è la massima espressione di forza e debolezza della pianificazione centrale. Con esso si creano zombi economici che tengono insieme l'apparato di comando/controllo che si vuole instillare; allo stesso tempo, però, erodono silenziosamente e inesorabilmente il bacino della ricchezza reale. Tutte le crisi non nascono dagli ultimi player che ne vengono investiti, bensì dai primi.
Sai cosè il denaro ?
EliminaIl denaro è una unità di misura, è l'unità di misura del valore delle cose, secondo te il metro ha un valore ? Assolutamente no, quindi perche dovrebbe averlo il denaro.
Infatti nessuno il denaro te lo regala, se non cedi un bene o una prestazione di un determinato valore, quindi il valore lo ha il bene, lo ha la prestazione, il denaro è solamente un documento contabile di credito che certifica che tu hai ceduto del valore, valore che non è il denaro ma ciò che hai ceduto, il denaro non ha e non deve avere alcun valore intrinseco.
Il denaro è solo un mezzo di scambio, una straordinaria invenzione per superare il baratto. Cioè a te serve una sedia che ho io, io te la cedo, vale 100 e tu mi dai 100, e con questo 100 io posso andare da un altro e comprare a 100 un Televisore che tu non avevi da darmi, da scambiarmi, e cosi via, ci si scambiano beni e servizi attraverso un mezzo che ne certifica lo scambio e ne misura il valore.
Il problema non è il denaro, non è la Moneta, il problema è chi gestisce il denaro, perche se ne è appropriato, invece che rimanere di prprietà pubblica, di proprietà dei cittadini, di proprietà universale come tutte le altre unità di misura, che non hanno un padrone.
Qiundi, quando tu mi dici che ci sono cose che hanno un valore molto maggiore del denaro, io ti rispondo, che il denaro non vale nulla, e cosi dev'essere, altro che legare il denaro all'oro, questa è una truffa, una truffa planetaria che ha fatto nascere le Banche private, ex depositi di oro, e le monete private, ex cambiali garantite dal deposito di oro, il denaro deve rimanere libero da vincoli, il denaro deve essere fiat money, chi sostiene il contrario non sa o è al servizio dei banchieri.
Marco Cristofoli Moneta Pubblica Italia Sociale & Cristiana
Salve Marco di quest'ultimo commento.
EliminaC'è una ragione per cui i commenti si trovano alla fine degli articoli: prima bisogna leggerli.
complimenti per il lavoro!
RispondiEliminaBuongiorno Francesco; il tuo accenno a TARGET 2 mi fa piacere perchè mi dà l'occasione di fare una considerazione.I pochi autori che trattano l'argomento evidenziano sempre i crescenti e notevoli squilibri all'interno di tale sistema ma non forniscono mai spiegazioni ed ipotesi su come questo sia potuto accadere...tu citi la Germania..la Germania in effetti vanta un saldo a credito spaventoso verso le altre BCN in particolare l'Italia. La domanda che sorge spontanea è quella sopra esposta,o i tedeschi sono degli sprovveduti e non si sono accorti in che guaio si stavano cacciando.. oppure?...Il saldo a credito verso Bankitalia ammonta a cifre che nemmeno l'azzeramento delle riserve potrebbe lontanamente coprire,bisognerebbe forse cedere il colosseo,la maggior parte del patrimonio artistico italico e forse anche il demanio..come pensano di uscirne?..nessuno ha mai posto la questione e tantomeno fornito risposte.Certo finchè il carrozzone europeo va avanti sono cifre virtuali,ma a lungo termine?..
RispondiEliminaRiguardo al sistema bancario concordo su quello che dici,noto solo che al momento le banche sembrano scoppiare di salute,hanno risultati record( mi chiedo se i tempi fossero normali che risultati fantasmagorici potrebbero contabilizzare),effettuano buy back e distribuiscono sontuosi dividendi.Tutto questo in un momento in cui le piccole/medie imprese chiudono o lottano per la sopravvivenza oberate di debiti e le famiglie annaspano per arrivare a fine mese. Non vorrei essere stato scambiato per un difensore/paladino delle banche...anzi..
Salve Marco.
EliminaI suoi quesiti sono stati presi in considerazione a suo tempo da Philipp Bagus nel suo libro La tragedia dell'euro e da una serie di articoli in merito a ridosso dell'uscita del suo manoscritto. Visto che il sito che li ospitava non è più online provvederò a ripubblicarli qui sul blog.
Ok grazie mille,li leggerei molto volentieri.
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