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giovedì 19 gennaio 2023

Riflessioni sul Genesis Block e su Bitcoin dopo il suo quattordicesimo compleanno

 

 

da Bitcoin Magazine

14 anni fa Satoshi Nakamoto creò il primo blocco nella blockchain di Bitcoin. Consapevolmente o meno, quella mossa diede il via a un intero movimento, uno che continua a respirare e a espandersi. La singolarità della creazione di Nakamoto è stata messa in mostra innumerevoli volte da quando il Genesis Block è stato minato e oggi più che mai il suo scopo sta diventando più chiaro e, fortunatamente o no, necessario.

Incisa nel Genesis Block c'è la ragion d'essere di Bitcoin.

"Cancelliere dello scacchiere si prepara per la seconda volta al salvataggio del sistema bancario". Un messaggio semplice, ma potente. Il titolo in sé e per sé funge da ancoraggio al mondo fisico, un'attestazione della data di nascita di Bitcoin – o, almeno, che non avrebbe potuto essere stato creato prima del 3 gennaio 2009, data di pubblicazione della copertina. Ma, soprattutto, il messaggio stabilisce una sorta di manifesto: rende chiaro che il sistema innescato proprio da quel blocco prende posizione contro le linee di politica del sistema bancario centrale, alimentate da una cultura del denaro facile. Bitcoin, invece, cerca di ripristinare la responsabilità e l'antifragilità attraverso un sistema monetario basato sul denaro sano/onesto; uno che non può essere svalutato o controllato, manipolato o mistificato a beneficio di pochi fortunati. Bitcoin cerca di livellare il campo di gioco, mettendo al sicuro i diritti di proprietà di milioni di persone nel mondo, a prescindere dal loro status, razza, religione, genere o nazionalità.

Le proprietà fondamentali di Bitcoin consentono a tale sogno di diventare realtà. Alimentato da una rete distribuita di nodi, ognuno dei quali esegue il software del protocollo e come tale ne applica le regole, Bitcoin permette alle persone di prendere le redini delle proprie finanze, una volta per tutte. Con il passare dei giorni e degli anni, però, sempre più attività legate a Bitcoin hanno iniziato a spostarsi verso istituzioni centralizzate, inizialmente per l'acquisto e la vendita, successivamente per la custodia e oggigiorno per una pletora di servizi inimmaginabili ai tempi di Nakamoto. Sebbene una tale mossa abbia consentito una maggiore partecipazione da parte di persone in tutto il mondo, gli ideali iniziali di Bitcoin hanno iniziato a essere trascurati. Dopotutto, il denaro peer-to-peer non può funzionare in un modello di custodia in cui la movimentazione dei fondi non è altro che un aggiornamento su un database centralizzato. Una tale realtà rispecchia molto di più il vecchio modello che Bitcoin tenta di sorpassare, quel modello di finanza tradizionale che Nakamoto ha cercato di combattere sin dalla nascita della sua creatura; un sistema che rende impossibile per le persone d'essere proprietarie dei propri destini finanziari.

Mentre ci sono molteplici modi affinché i possessori di Bitcoin possano emanciparsi dal sistema tradizionale, questo articolo si concentra su un aspetto fondamentale: il "Proof of Keys Day", anch'esso celebrato il 3 gennaio, è stato inaugurato da Trace Mayer, la quale ha invitato le persone a ritirare i propri bitcoin in massa dagli exchange centralizzati. La ragione? Solo ritirando i loro BTC le persone possono garantire che le aziende del fiorente settore non prendano parte a vizi vecchi come il sistema bancario a riserva frazionaria. Inoltre solo con i bitcoin in loro possesso – tenuti in un wallet di cui controllano le chiavi – le persone possono essere libere di fare ciò che vogliono con i loro fondi. Ci sono molti modi per raggiungere tale obiettivo, e anche se all'inizio può essere scoraggiante, è un passo necessario da compiere se ci si vuole spostare dal vecchio al nuovo.

Le "chiavi" di cui parlo sono le chiavi private per un dato wallet Bitcoin: esse "sbloccano" i bitcoin in esso custoditi e permettono all'utente di spenderli. Senza le chiavi private, nessun bitcoin può essere speso. Questo perché quando si costruisce una transazione Bitcoin, il mittente "blocca" il bitcoin con le informazioni sul destinatario. Grazie alla crittografia asimmetrica, questa dinamica di transazione garantisce che solo l'entità che ha ricevuto il bitcoin possa spenderlo successivamente. E questa spesa è resa possibile dalle chiavi private del destinatario. Quindi, fintanto che il destinatario si prende cura delle proprie chiavi private, solo lui/lei/loro saranno in grado di spendere i propri bitcoin, indipendentemente da ciò che uno stato, istituzione o agenzia governativa possa pensare o fare al riguardo.

Tenendo i bitcoin in un wallet che controllate voi e solo voi, vi assicurate di poterli spendere senza dover chiedere il permesso a terze parti. Quando un custode di terze parti detiene i vostri bitcoin, crea un wallet per voi e vi dice l'indirizzo in modo che possiate depositarli, ma alla fine controllano le chiavi private di quel wallet e quella non è un'informazione a cui non potete accedere. Pertanto siete costretti a chiedere il permesso per spostare i vostri bitcoin. Sebbene tale richiesta sia automatizzata, è comunque necessaria per poter spostare i vostri fondi. Spesso questo assume la forma di una "richiesta di prelievo" che inviate all'exchange. Il "Proof of Keys Day" mira a sensibilizzare le persone su questo fatto e invogliarle a prendere il controllo delle proprie finanze una volta per tutte, facendo il proverbiale salto dal sistema finanziario tradizionale a quello nuovo, decentralizzato e basato su Bitcoin. Come dice il famoso detto: "Not your keys, not your bitcoins".


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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