di Tom Luongo
Il cambio di governo in Russia è di gran moda in questo momento. È l'ennesimo episodio dello spettacolo più longevo dell'MI-6, “Russia – Fragile ambiente di governo per Putin”, trasmesso quotidianamente dai nostri media cooptati dall'intelligence.
E, ehi, grazie a Elon Musk questa non è più una teoria del complotto, nonostante le proteste dei cattivi.
Il quadro attuale è punteggiato da storie regolari di attacchi di droni ucraini a basi aeree o centrali elettriche russe. C'è anche un importante articolo che ha fatto il giro del mondo su come la Russia stia affrontando cellule dormienti di sabotatori che operano per eliminare infrastrutture critiche.
Non che io dubiti che sia vero, ovviamente gli Stati Uniti e il loro "alleato chiave nella NATO" (*colpo di tosse* il Regno Unito *colpo di tosse*) sono pienamente impegnati a sconfiggere la Russia, ma ciò che è interessante è il fatto che sta accadendo ora mentre essa effettua grandi mosse per riorganizzare le sue forze armate e combattere questa guerra a lungo termine.
Ciò implica che all'improvviso all'interno dell'UE c'è una significativa negazione della portata di tale impegno.
La recente ammissione dell'ex-cancelliere tedesco Angela Merkel, secondo cui gli accordi di Minsk sono stati solo un escamotage per guadagnare tempo e armare l'Ucraina per la guerra, può essere interpretata in diversi modi.
Ma per me, sapendo che la narrativa dominante è stata quella d'inquadrare questa come una guerra per procura guidata dagli Stati Uniti contro la Russia, l'ammissione della Merkel si incastra perfettamente in tale teoria. Ricordate, ho sempre fatto distinzione tra la cricca di Davos e i neoconservatori.
Ho sempre considerato i neoconservatori come gli utili idioti dei davosiani più leninisti. La Merkel è un tenente davosiano impegnato, se mai ce n'è stato uno.
La Merkel sta alimentando quella narrativa americana iper-aggressiva sottolineando come la sua parte a Minsk era qualcosa di richiesto dagli Stati Uniti e che ha accettato senza riserve.
Dobbiamo quindi credere che questo sia un treno guidato dagli Stati Uniti su cui l'UE è stata tenuta in ostaggio, come se fosse il dannato Snowpiercer.
Sì, certo...
Ha molto più senso invece sostenere che la Merkel abbia usato i suoi buoni rapporti con Putin per negoziare sul Nordstream 2, sapendo benissimo che sarebbe stato un campo minato geopolitico.
Quando vi fermate a pensare all'intera saga del NS2, se la Merkel è stata sincera nel guadagnare tempo per entrare in guerra con l'Ucraina, allora segue che l'oleodotto è stata solo un'altra Minsk strategica; sprecare non solo il tempo della Russia, ma anche miliardi di dollari in un progetto che non avrebbe mai dato i suoi frutti?
In quest'ottica il denaro speso per il NS2 è stata una delle prime vittime di questa guerra che va avanti dal rovesciamento del presidente ucraino Viktor Yanukovich nel 2014.
Se vista attraverso tali lenti la situazione attuale diventa ancora più pericolosa che mai, perché vi permette di capire la profondità di quanto siano arrabbiati i russi e quanto siano impegnati nella guerra.
Ciò significa che il loro miglior gioco strategico è intrappolare l'Occidente in un tritacarne ucraino economicamente, politicamente e militarmente. Rivoltargli contro le sue stesse macchinazioni.
E questo mi porta a un recente post di Martin Armstrong. Martin sta osservando i cicli e prevede che un gruppo di essi coinciderà col periodo marzo/aprile 2023 in relazione alla guerra e a Putin.
Come sempre, è necessario studiare un po' il background della modellazione del futuro di Martin, ma sono felice di coinvolgerla se fornisce intuizioni.
Capisco il motivo per cui Martin Armstrong è molto preoccupato per come andranno le cose i prossimi anni, perché gli psicopatici al comando in tutto l'Occidente non hanno la retromarcia, attaccano solamente.
Se siete confusi riguardo a ciò in cui queste persone credono davvero e verso dove sia diretto il futuro della Russia, il seguente articolo dell'Hudson Institute – il miglior esempio d'istituzione neocon – dovrebbe chiarirvi le cose.
Quello dell'Hudson Institute non è un articolo di opinione su potenziali obiettivi, o da leggere come una lista di desideri dei matti; è un insieme di salde convinzioni che derivano dalla loro visione di analisi demografica della Russia e dalla loro missione di eliminare i resti dell'Unione Sovietica.
Questa è una lotta ideologica per i neocon, la fine della Russia è la loro religione.
Ecco perché sono così facili da manipolare, rendendoli i perfetti utili idioti nel gioco più ampio della cricca di Davos.
Per la mente neocon (sic!), è una conclusione scontata che la Russia stia per crollare. Vi rimando al mio articolo dell'altro giorno sui modelli, la "pigrizia" e l'abisso tra la conoscenza reale e quella percepita.
E quando ciò accade, le persone si trincerano con arroganza nelle loro conclusioni e poi il loro pregiudizio di conferma prende il sopravvento. Di conseguenza ogni dato conferma ciò che vogliono vedere e ignorano i cigni neri all'orizzonte.È questa attenzione all'ordine delle operazioni che è importante, in modo da dare un senso a ciò che sta accadendo oggi nel mondo.
Una delle mie lamentele più comuni con i miei "fratelli libertari" è che saltano sempre alla "fine del gioco" senza pensare alle mosse che ci portano lì.
Nella teoria monetaria possiamo fare i conti e renderci conto che il sistema è condannato. Prendendo tale variabile e aggiungendola al mix politico possiamo risolvere l'equazione geopolitica e poi fare grandi dichiarazioni su dove vada a parare il tutto.
I neoconservatori e la cricca di Davos hanno già mappato la fine dei giochi futura e hanno verificato le mosse quotidiane. Sono come i libertari che ho descritto sopra, i quali aspettano solo il collasso che potrebbe non arrivare mai.
E devo ringraziare Martin Armstrong per avermi aiutato a superare quella stessa arroganza. La sua incessante attenzione all'"ordine delle operazioni" è il suo più grande attributo.
È da qui che penso provenga l'ansia di Martin per Putin e la Russia, e ancora una volta, credo abbia ragione. Il personale guida le linee di politica, dopotutto, ma questo vale per entrambi i lati della divisione politica.
Credo, però, che stia interpretando male la situazione in Russia quando si tratta di Putin.
Infatti, pur avendo "fonti" in Russia, l'analisi di Martin su Putin è piuttosto debole: solo perché i neocon credono di poter fomentare abbastanza caos internamente, di poter rovesciare Putin, non significa che alla fine accadrà.
Ha funzionato nel 2015 quando Putin è scomparso dalla sfera pubblica per due settimane e lo stesso Armstrong ci ha detto che aveva a che fare con un tentativo di colpo di stato interno al Cremlino, che poi Putin ha minimizzato?
Allora dovettero affrontare sanzioni minori, ma ebbero un problema monetario più grande rispetto a quello del 2022 perché nel 2014 la Russia non era preparata per una guerra economica a tutto campo. Putin disse a Gazprom e Rosneft di ripagare il loro debito in dollari e di diversificare la loro struttura di pagamento.
Non l'hanno fatto e alla Russia è quasi costato tutto.
Putin, con l'aiuto di Xi, li ha salvati, ma, come sempre, è abbastanza ovvio che abbia ottenuto qualcosa in cambio: più lealtà da parte loro.
I timori di Martin derivano dal non credere che Putin abbia sempre compreso la sua posizione nei confronti dell'Occidente. È ingenuo da parte sua pensare che Putin, che nel 2015 definì l'occidente "non capace di accordi", credesse che Minsk sarebbe mai stata implementata o che il Regno Unito non avrebbe oltrepassato ogni linea rossa.
Mentre Minsk ha fatto guadagnare all'Ucraina il tempo di armarsi, ha fatto guadagnare a Putin il tempo di costruire le armi e i sistemi necessari per fermarla, dimostrando al mondo che l'Occidente si stava preparando alla guerra contro la Russia così come stava facendo anche quest'ultima.
La strategia che Putin ha impiegato nel trattare con Gazprom e Rosneft nel 2015, in modo da assicurarsi gli alleati nazionali di cui avrebbe avuto bisogno oggi, è stata utilizzata anche per assicurarsi gli amici di cui avrebbe avuto bisogno a livello internazionale.
Il 2022 è la prova di ciò.
La strategia di Putin è sempre stata quella d'ignorare lo strangolamento militare ed economico dell'Occidente ai danni della Russia e utilizzare la diplomazia e l'intermediazione per accumulare alleati in tutto il mondo per il momento in cui l'Occidente avrebbe deciso di colpire in Ucraina.
Poi ha colpito prima che fossero pronti.
Martin, a mio avviso, con la sua analisi sta proiettando le proprie paure su Putin.
E non penso che ci faccia un favore pubblicando il suo grafico del “Ciclo di Putin”, perché non è in linea con nessuna delle sue grandi mosse.
Questo ciclo canna il rientro della Crimea in Russia (marzo 2014), il discorso di Putin alle Nazioni Unite nel 2015 e le mosse in Siria, cosa che ha inaugurato il suo grande modello di fiducia economica (28-30 settembre 2015). S'è perso per strada anche il discorso in cui ha delineato la sua strategia per sconfiggere l'Occidente alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco nel 2007; il discorso sullo stato dell'Unione nel marzo 2018, dove ha mostrato le armi che ci hanno portato su questa strada (e lì i neocon hanno capito che la loro finestra per abbattere la Russia si sarebbe chiusa definitivamente se quelle armi fossero state prodotte).
Non voglio essere troppo duro, perché è ovvio che Martin è allo stesso tempo sincero, ben informato e giustamente preoccupato per la difficile situazione di Putin. È ovvio che quest'ultimo è stato preso di mira per essere eliminato, è il capitano che guida la nave russa e ai pazzi di Mosca vengono date tutte le scuse per sbarazzarsi di lui.
Ma vi ricordo che la Russia, come l'Iran e più della Cina, è prima una civiltà e poi un sistema. Per questo motivo la pressione esterna e l'infiltrazione interna non avranno lo stesso effetto che hanno qui in Occidente.
Sì, sia l'Iran che la Russia sono corrotti, ma lo sono in modi diversi rispetto all'Occidente. Iraniani e russi comprendono questa corruzione molto meglio degli analisti di Langley che alimentano i think tank di K-Street.
E questa, penso, è la differenza principale. Putin potrebbe dover respingere un altro giro di traditori al Cremlino nel 2023, ma non penso che non ne sia consapevole. Infatti quello che direi è che la sua strategia con i traditori interni non è diversa da come tratta i suoi avversari occidentali: lascia loro credere che sia alle corde e poi li schiaccia dopo che si sono esposti.
Questa è la valutazione del colonnello Doug MacGregor sulla strategia di Putin sul campo di battaglia in Ucraina. È difficile sostenere che non avrebbe perseguito la stessa strategia all'interno della stessa Russia, se MacGregor ha ragione.
Il personale, ancora una volta, detta le linee di politica.
Niente di tutto questo vuol dire che non sarà un percorso infido per Putin nel 2023. Altroché se lo sarà.
L'Occidente crede che le umiliazioni che hanno inflitto a Putin lo costringeranno a lasciare l'incarico.
Ma la Russia di oggi sembra essere, come ha detto Alex Mercouris in un recente video, “a prova d'imbarazzo”.
Questo è ciò di cui Martin è preoccupato, che gli imbarazzi degli attacchi dei droni e la mancanza di successo militare creeranno disordini per Putin in patria.
Sarei più preoccupato se Putin farà una grande mossa nelle prossime settimane in Ucraina; che lui, di nuovo, "faccia la prima mossa" e anticipa ciò che l'Occidente aveva già pianificato.
Gli attacchi dei droni all'interno della Russia fanno parte di queste umiliazioni, ma penso che Armstrong, come i neocon, stia valutando il danno politico a Putin come se egli fosse un politico americano.
Noi siamo quelli con l'aria d'invincibilità. I russi, grazie alla corretta inquadratura del conflitto da parte di Putin, propaganda se volete, non si fanno illusioni sulla situazione.
Capiscono che il loro governo è disfunzionale, capiscono che l'Occidente non si dà pace per il loro rifiuto di essere colonizzati o spazzati via dalla faccia della Terra e capiscono anche che Putin non è perfetto, ma non è un traditore globalista.
Un attacco aereo qui o un'offensiva fallita lì non cambiano i fatti che hanno sempre saputo; non partono dalla posizione di arroganza imperiale.
Siamo quelli la cui psiche è fragile; lono quelli che hanno attraversato il fuoco (gli anni '90) e sono sopravvissuti.
Questo è il motivo per cui è più probabile che noi crolleremo se il nostro decantato potere militare vacilla o, peggio, viene sconfitto. Ora torniamo alle mie tesi sulla Merkel, Minsk e il NS2 e ditemi se riuscite a vedere la trappola che la cricca di Davos ha teso ai neoconservatori e all'establishment politico statunitense che vivono nella bolla delle loro conclusioni scontate.
L'obiettivo di queste provocazioni è, ancora una volta, far agire prematuramente la Russia e dare all'Occidente l'alto livello morale per mobilitarsi per la guerra totale.
La Russia è un Paese che cerca di rialzarsi, o almeno di non farsi inghiottire dal logoramento. Non è una potenza coloniale che cerca di evitare l'inevitabile dissoluzione. Il tempo è il suo alleato.
Putin dovrà rispondere a questi attacchi, avrà bisogno di una grande vittoria politica nei prossimi mesi. Se parliamo di ostacolare la sua situazione politica in questo momento, un grande aspetto negativo è la sua cancellazione della maratona annuale di domande e risposte, ma questo fatto può essere letto in due modi.
Richiede un sacco di lavoro organizzare un tale evento e dovrebbe trascorrere settimane a prepararsi, quando invece non dovrebbe sprecare il suo tempo mentre conduce una guerra. Questo è il messaggio giusto da inviare alla sua gente, non impegnare risorse statali per riparare un gabinetto rotto a Irkutsk.
L'Occidente vuole farvi credere che lui non vuole affrontare una popolazione arrabbiata per la sua guerra impopolare.
La mia risposta è: "Ok, Boomer".
Ora chiedetevi chi stia stanziando $4 milioni per membro del Congresso per la "sicurezza personale" in un disegno di legge approvato dopo le elezioni...
Ciò che dovrebbe innervosirvi in tutta questa situazione è che l'unica persona a cui presumibilmente mancano pochi mesi per essere distrutta è quella più calma, comprendendo il suo destino.
“Sapete cosa si dice tra il popolo russo? Coloro che sono destinati all'impiccagione, non annegano”.
– VLADIMIR PUTIN
Sapete, ora che ripenso a questa citazione, non sono così sicuro che Putin stesse solo descrivendo sé stesso.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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