lunedì 9 gennaio 2023

Dopo il patetico spettacolo di Zelensky, che la spartizione abbia inizio!

 

 

di David Stockman

Il recente spettacolo al Campidoglio degli Stati Uniti è stato decisamente degno di conati. E non ci stiamo riferendo al detestabile pagliaccio guerrafondaio che si pavoneggiava sul podio in felpa e pantaloni da cargo, offrendo infinite bugie e false promesse sul perché i contribuenti e i consumatori americani vengono dissanguati in una guerra inutile.

No, ci riferiamo al patetico gruppo di deputati e senatori che hanno applaudito incessantemente e fragorosamente in risposta al clown che stava loro davanti, anche se a nessuno avrebbe mai dovuto essere concesso quel palco in primo luogo.

Dopotutto il saltimbanco che guida i resti in rapido decadimento di una nazione che non è mai stata costruita per durare, è stato in grado di portare il mondo sull'orlo della catastrofe economica e persino della guerra nucleare per una sola ragione: il duopolio bipartisan su Capitol Hill ha spalato enormi somme di denaro in Ucraina e nella guerra per procura di Washington contro la Russia.

E su questo punto i numeri vi dicono tutto quello che dovete sapere. Ad oggi Washington ha autorizzato $65 miliardi di aiuti economici e militari, con altre nazioni della NATO che hanno aggiunto ulteriori $32 miliardi. Inoltre l'abominio della legge Omnibus autorizzerà altri $45 miliardi che Zelensky ha già fatto intendere non essere abbastanza.

Stiamo parlando di $142 miliardi e oltre, il che a sua volta non ha alcuna possibilità di consentire la vittoria ucraina promessa da Zelensky. Infatti tale cifra rappresenta quasi il 91% del PIL prebellico dell'Ucraina nel 2020 ($156 miliardi) e un ordine di grandezza in più rispetto ai meno di $100 miliardi di PIL rimasti prima che l'imminente offensiva invernale della Russia lo cancellasse completamente.

In altre parole, questi sciocchi infatuati della guerra stanno consentendo la distruzione assoluta di città, paesi, villaggi, campagne ed economia di quello che era il trentesimo sistema politico più grande del mondo, anche se i suoi soldati e cittadini su entrambi i lati della linea del fronte vengono massacrati in centinaia di migliaia.

Contrariamente all'ingannevole retorica di Zelensky, non c'è nulla d'importante in gioco né per l'umanità, né per la sicurezza del "mondo libero", né, soprattutto, per la sicurezza e la libertà della patria americana. Assolutamente niente! E questo include tutte le idiozie proferite dal Partito della Guerra sullo stato di diritto, la santità dei confini e la libertà dei popoli dell'Ucraina e dei loro vicini, ripetute poi a pappagallo da Zelensky nella sua recente visita negli USA.

Come abbiamo più volte documentato, non si tratta di "un'invasione" russa ma di una guerra civile nelle "terre di confine" (ovvero "Ucraina" in russo) che prima della tirannia comunista dell'Unione Sovietica erano sempre state vassallo, e talvolta parte integrante, della Russia. L'attuale guerra civile, infatti, è stata fomentata nel 2014 dal governo illegittimo insediatosi a Kiev dopo il colpo di stato di Washington contro il presidente debitamente eletto e filorusso.

Questo "cambio di governo" gestito da Washington, a sua volta, ha messo l'una contro l'altra le regioni dello stato artificiale dell'Ucraina sulla base di differenze di lunga data: lingua, religione, etnia ed economia, tra le altre cose. E quando le popolazioni di lingua russa della Crimea, del Donbass e delle zone costiere del Mar Nero hanno voluto secedere per timori di repressioni da parte dei politici ucraini, nazionalisti e neonazisti, che avevano preso il controllo del governo di Kiev, quest'ultimo ha scagliato contro di loro la sanguinosa violenza delle forze armate ucraine, incluso il battaglione Azov apertamente neonazista.

Vale a dire, la guerra civile istigata da Kiev contro le popolazioni di lingua russa dell'est e del sud infuriava da otto anni prima che Putin rispondesse alle loro richieste di aperta assistenza militare; e anche dopo che oltre 14.000 militari e civili separatisti erano stati uccisi dal violento assalto di Kiev contro quella che si presumeva fosse la sua stessa popolazione.

La risposta è arrivata anche 15 anni dopo che Putin aveva insistito (alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco nel 2007) che l'ingresso dell'Ucraina alla NATO e la collocazione di missili nucleari a pochi minuti da Mosca era una linea rossa che non poteva essere oltrepassata, ma che poi lo è stata a febbraio 2022.

Infine la cosiddetta "invasione" è arrivata anche dopo 10 giorni di massicci attacchi di artiglieria ucraina sul Donbass, quindi l'azione militare russa sulle repubbliche separatiste era praticamente imminente.

In breve, la "spartizione" di quella che fu la tirannica Repubblica socialista sovietica dell'Ucraina, un'entità che non era mai esistita fino a quando non fu fatta nascere da Lenin, Stalin e Krusciov, è l'unica soluzione alla fine di questo conflitto. Sono stati i neocon egemonisti di Washington che alla fine hanno catalizzato la scissione dopo il 2014 a causa della loro profonda ignoranza della storia di quella regione.

Infatti il dado fu tratto durante le ultime elezioni legittime nel 2010, quando il candidato filorusso, Yanukovich, vinse le elezioni nazionali per un pelo, con margini del 60-90% a est e a sud (aree blu della mappa sotto) contro il candidato nazionalista ucraino, Tymoshenko, la quale riscosse successi solo nelle aree economicamente meno prospere del centro e dell'ovest con simili margini (aree rosa).

Infatti basta annotare i nomi delle città nelle aree blu della mappa per capire che la guerra in Ucraina riguarda la spartizione, non la “libertà”, come Zelensky ripete ridicolamente: Kharkiv, Luhansk, Donetsk, Mariupol, Zaporizhia , Kryvyi Rih e Odessa hanno tutti votato blu nel 2010, sono stati in prima linea nella guerra civile dal 2014 e per lo più hanno votato per lasciare l'Ucraina e unirsi alla Russia durante i referendum di settembre.

Gli egemonisti, i neocon e i guerrafondai di Washington insisteranno sul fatto che questi referendum non sono validi, ma questo non tiene ovviamente contodei precedenti risultati elettorali: nelle aree blu di lingua russa della mappa qui sotto, non ci sono state segnalazioni di un movimento di "resistenza" tra le popolazioni locali in opposizione agli "occupanti" russi e ai presunti collaborazionisti che gestiscono i loro governi e le milizie separatiste. Semmai credono di essere stati "liberati", non "occupati".

Quindi ecco l'ultima follia del patetico teatrino di Zelensy e dei $141 miliardi che USA/NATO verseranno in quello che equivale a un genocidio de facto: ignorare i chiari contorni di una soluzione diplomatica e i potenziali confini dell'armistizio tracciati dal popolo stesso nelle elezioni del 2010.

Infatti con i referendum di Putin già conclusi nella maggior parte delle zone blu, non resta che mettere a tacere le armi, ratificare lo status quo territoriale e consentire a una conferenza internazionale di pace di portare alla sua logica conclusione la spartizione dell'Ucraina post-comunista.

Lo ha fatto la Jugoslavia post-comunista, lo ha fatto la Cecoslovacchia e tutte le altre popolazioni post-comuniste e ora stanno molto meglio. È giunto il momento che i confini creati da Lenin (dalla "Nuova Russia" e da parti dell'impero zarista e della Galizia del dopoguerra), da Stalin (dalla Polonia, dall'Ungheria e dalla Romania dell'era della seconda guerra mondiale) e da Krusciov (dalla Crimea russa) finiscano nella pattumiera della storia. Se il mondo sarà in grado di ritrarsi dal pericoloso precipizio su cui è ora precariamente arroccato, dipende solo dalla revoca di quelle decisioni prese dai carnefici e dai tiranni sovietici.

L'ironia è che Putin accetterebbe questa soluzione in un batter d'occhio, perché non vuole governare (e sovvenzionare pesantemente) tutta l'Ucraina rappresentata dalle aree rosa. Dubitiamo che sia così malvagio come afferma invece Washington, ma siamo abbastanza sicuri che sia troppo intelligente per voler governare quelle che sarebbero le popolazioni ostili di Kiev e Lviv, per non parlare delle popolazioni ancora più ostili della Polonia, i Paesi baltici e l'Europa occidentale.

Naturalmente Zelensky e la sua banda di distruttori assetati di sangue inveirebbero al cielo gridando allo scandalo. Beh, a meno che non ricevano un passaggio sicuro per trasportare sé stessi e i miliardi che hanno rubato ai contribuenti americani, e depositati in conti bancari segreti, verso rifugi sicuri e lontani dalle patrie che hanno distrutto con la loro ostinata promulgazione di gigantesche bugie.

Cioè, questa guerra mal concepita non riguarda minimamente la libertà e la democrazia. L'Ucraina è tanto autoritaria e corrotta quanto la Russia, e probabilmente ora lo è di più. Tutta la stampa dell'opposizione è stata chiusa o rilevata dallo stato, la maggior parte degli oppositori di Zelensky sono stati arrestati o uccisi, non ci sono più veri partiti di opposizione, l'apparato di sicurezza nazionale è stato in gran parte ripulito dai dissidenti e Zelensky ha di recente attaccato anche la Chiesa ortodossa russa.

E quando Zelensky ha consegnato alla Pelosi una bandiera di battaglia, suggerendo implicitamente che l'Ucraina sia sull'orlo della vittoria dopo il lungo assedio russo a Bakhmut? Ebbene, questo gesto ha rappresentato solamente una menzogna eclatante e una trovata pubblicitaria. A tal proposito le recenti parole del colonnello dei marine in pensione, Andrew Milburn, che è a capo di un gruppo di addestramento a contratto per preparare le reclute ucraine alla battaglia, ci ricordano che i pagliacci alla Camera e al Senato non avevano la minima idea di quello che stava succedendo quando hanno fatto una standing ovation a Zelensky per questa deplorevole trovata.

Milburn ha parlato della terribile situazione delle forze ucraine che combattono nel tritacarne di Bakhmut:

“Bakhmut è come Dresda e la campagna sembra Passchendaele”, ha detto riferendosi alla città tedesca distrutta dai bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale e al famigerato campo di battaglia della prima guerra mondiale. “È solo un posto orribile e miserabile”.

L'Ucraina custodisce da vicino le sue cifre sulle vittime, ma si ritiene che le sue forze stiano soffrendo molto intorno a Bakhmut.

“Hanno subito perdite straordinariamente elevate", ha detto Milburn delle unità addestrate con Mozart. “I numeri che leggete sui media generalisti, circa il 70% e oltre di vittime di routine, non sono esagerati”.

Nonostante il loro "forte morale", Milburn ha detto che i difensori “hanno un serio 'problema di rigenerazione', il che significa mettere in linea nuove reclute il più rapidamente possibile”. Ciò significa anche che coloro che vengono lanciati nella mischia hanno solo l'addestramento di base.

“In genere circa l'80% delle nostre forze non ha mai nemmeno sparato con un'arma prima”, ha detto Milburn. “Abbiamo il nostro bel da fare”.

Inutile dire che se la vostra parte viene paragonata a Dresda e Passchendale, ciò rivela orribili fallimenti e distruzioni militari. Tuttavia non ci sono dubbi sul fatto che l'inquietante truffatore che ha recitato le battute scritte per lui dai suoi burattinai neocon/NATO con la giusta quantità di accento ucraino, potrebbe essere stato comprato per una piccola parte dei miliardi che ha già rubato. Sicuramente un uomo piccolo come Zelensky ha un prezzo altrettanto modesto per poi "uscire di scena".

No, il problema sta nel pubblico al Campidoglio, non nel clown sul podio. I repubblicani infestati dai neocon stanno cercando di rompere l'abitudine di abbracciare le guerre infinite del Deep State americano, ma il progresso è dolorosamente lento e limitato a pochi sostenitori come Rand Paul.

Ma c'è speranza per il partito repubblicano, come forse indicato dal fatto che solo 86 su 213 membri della Camera erano presenti per il discorso di Zelensky.

Ciò significa che tutto il trambusto e le urla equivalevano a un raduno d'incoraggiamento democratico: cioè, i Democratici rimangono fermamente saldi nelle grinfie della guerra.

Potevate vederlo mentre saltavano continuamente in piedi e battevano energicamente le mani alla minima inanità del clown ucraino. Questo perché non solo questa guerra non riguarda la libertà e i diritti umani, e nemmeno lo stato di diritto, l'integrità dei confini o le regole di un ordine internazionale pacifico e stabile.

In realtà urlavano alla maniera delle scolarette contro il demonizzato presidente della Russia perchè secondo loro è stato lui a mettere Donald Trump alla Casa Bianca e ha allentato gravemente la loro presa sul potere politico per molto tempo a venire.

Alla fine la forza motrice dietro questa avventura mortale e spregevole non è altro che la sindrome bellica dei neocon. E dato il danno eterno che infliggerà ai contribuenti, ai lavoratori e ai consumatori americani, per non parlare dell'economia mondiale, è quanto mai da malati appoggiare questa devastazione. Il piccolo putiferio del 6 gennaio non regge al confronto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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