Bibliografia

mercoledì 14 dicembre 2022

“L'indipendenza” dell'industria americana dei chip: protezionismo sotto mentite spoglie

 

 

di Weimin Chen

Praticamente tutti gli aspetti della vita moderna, interconnessa e digitalizzata, si basano sulle capacità di elaborazione e memoria di chip per computer e semiconduttori avanzati. Dispositivi elettronici tra cui smartphone, console di gioco, automobili, televisori, elettrodomestici, hardware militare e apparecchiature mediche si affidano a questi minuscoli wafer fatti di silicio. Gli Stati Uniti hanno concentrato i propri sforzi su questo bene essenziale per fare pressione sulla Cina, mentre le tensioni tra le due superpotenze rivali si intensificano. Tuttavia le misure statunitensi danneggeranno i consumatori e le imprese americane.


Una vittoria di Pirro?

Nel corso degli anni entrambi i Paesi hanno stratificato linee di politica sui semiconduttori avanzati come parte della loro concorrenza economica. Sebbene le misure statunitensi siano rivolte alla Cina, le società americane e allineate all'Occidente hanno lo stesso sentito la pressione aumentare, poiché la Cina costituisce una parte importante del loro mercato e produzione.

I prezzi delle azioni delle società americane, tra cui Intel, Micron, Nvidia, AMD, Applied Materials e Lam Research, sono tutti scesi tra il 50 e il 70% rispetto ai loro massimi di cinquantadue settimane. Anche l'ASML dei Paesi Bassi e la Tokyo Electron del Giappone hanno registrato tali cali dei prezzi nelle azioni. Questo non potrebbe ancora essere il fondo, dato che potrebbero emergere ulteriori restrizioni commerciali da parte di Washington man mano che la guerra dei chip si intensifica.

Il 7 ottobre il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha ampliato i requisiti di licenza per le esportazioni di semiconduttori avanzati e delle attrezzature utilizzate per realizzarli. A differenza del precedente divieto di spedizioni a particolari società in Cina, la nuova normativa copre tutte le spedizioni relative all'industria dei chip in Cina. Si stima che l'interruzione dell'accesso di quest'ultima alle importazioni di chip dall'estero riporterebbe indietro di anni l'industria cinese dei chip. Soprattutto nell'area dei chip più avanzati, la Cina è rimasta indietro rispetto ai Paesi allineati con gli Stati Uniti poiché i metodi altamente tecnici rimangono fuori portata senza importazioni.

Tuttavia alcuni hanno rapidamente notato le conseguenze indesiderate per gli Stati Uniti a causa delle nuove normative contro la Cina. Willy Shih, professore presso la Harvard Business School e specializzato in tecnologia e produzione, descrive questo tipo di controllo delle esportazioni come "uno strumento contundente", sottolineando che tagliare fuori la Cina dalla capacità di produrre i chip di fascia più alta potrebbe spingere aziende locali a ricorrere alla produzione di chip di fascia più bassa, il che a sua volta farebbe abbassare i prezzi per quel segmento di mercato e renderebbe più difficile la concorrenza per le fabbriche statunitensi e occidentali. In sintesi, gli acquirenti occidentali di quei chip tornerebbero a essere dipendenti dai fornitori cinesi. Questi chip meno avanzati sono comunemente usati in dispositivi più semplici, ma anche come parte di automobili e persino in alcuni hardware militari.

Questa escalation delle restrizioni statunitensi nel mercato dei chip, sebbene a breve termine destabilizzi il loro rivale, a lungo termine può fungere da propellente per accelerare la spinta della Cina a raggiungere l'autosufficienza nella produzione di chip. Questo è accaduto già per molte altre tecnologie, come lo sviluppo della ferrovia ad alta velocità in Cina dopo il vantaggio iniziale del Giappone. Solo un paio di mesi prima delle ultime misure statunitensi è stato riferito che il principale produttore di chip cinese, Semiconductor Manufacturing International Corp (SMIC), aveva raggiunto un punto di svolta chiave rendendo possibile la produzione di chip a sette nanometri alla pari con i migliori produttori del mondo. Gli Stati Uniti possono davvero vincere una guerra simile con questo tipo di politica restrittiva, o finiranno per fallire?


Risposte all'estero

In risposta al divieto generale del governo degli Stati Uniti contro il commercio e la cooperazione con la Cina, il produttore di chip cinese, Yangtze Memory Technologies Corp., ha estromesso i dipendenti americani nelle posizioni tecnologiche di base in uno sforzo più ampio da parte delle imprese cinesi di semiconduttori di gestire le linee di produzione "senza Stati Uniti" e "de-americanizzare" le squadre di lavoro. Molti dipendenti stranieri provenienti dagli Stati Uniti, o da Paesi a essi allineati, che lavorano nel settore della produzione di chip hanno lasciato, o hanno intenzione di lasciare, la Cina mentre le aziende si affrettano a valutare i loro piani futuri.

Le nuove restrizioni commerciali concedono alle imprese non statunitensi con sedi operative in Cina un periodo di grazia di un anno, durante il quale il materiale può ancora essere inviato in Cina. Ciò fa precipitare lo stesso queste aziende in una zona grigia in cui devono indovinare le prospettive dei loro legami con il mercato cinese. La SK Hynix della Corea del Sud, uno dei principali produttori di chip di memoria al mondo, ha riferito che l'azienda potrebbe vendere il suo enorme impianto a Wuxi, in Cina, nello scenario estremo in cui non potrà mantenere la struttura in modo sostenibile. In questo caso le ultime misure statunitensi hanno gravato pesantemente sull'economia di un Paese amico, un peso che non hanno mai chiesto di dover sopportare.

Anche l'attenzione geopolitica su Taiwan quest'anno è stata in gran parte alimentata proprio da questo problema. Taiwan attualmente rappresenta circa il 20% della capacità globale di semiconduttori e produce il 92% dei chip più avanzati, in particolar modo la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC). La dipendenza dalla produzione estera per questi importanti componenti ha spinto gli Stati Uniti a intensificare gli sforzi per sviluppare la produzione interna di chip, tuttavia le prospettive generali non sono ottimistiche. Una relazione recente afferma che il fondatore di TSMC, Morris Chang, ha affermato che “gli sforzi degli Stati Uniti per ricostituire la propria produzione interna di semiconduttori sono destinati a fallire”.


Fuoco amico

Le ultime restrizioni sembrano puntare non solo a un maggiore disaccoppiamento tra Stati Uniti e Cina, ma potrebbero anche creare spaccature nelle relazioni degli Stati Uniti con Paesi a essi allineati e con importanti industrie produttrici di chip. Le nuove restrizioni statunitensi sono impostate per creare scarsità, non abbondanza. Come nel caso di tante altre politiche commerciali restrittive, consumatori e imprese avranno meno scelte tra prodotti che utilizzano chip di silicio e le imprese subiranno un calo nella produzione di quei prodotti che hanno elevato il tenore di vita complessivo nell'era moderna. L'effetto può iniziare lentamente con l'aumento dei prezzi dei prodotti elettronici, possono verificarsi carenze o lunghi ritardi nella fornitura e può concludersi con la completa interruzione della disponibilità di molti dei prodotti che apportano efficienza e convenienza alla vita moderna.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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