La cultura dell'interventismo moderno, che sia attuato attraverso gli stati o le banche centrali, non nasce due anni fa. Non nasce nemmeno dalla grande crisi finanziaria del 2008. La narrativa delle emergenze sequenziali a cui le istituzioni devono rispondere è nata ufficialmente nel 2001 e poi è maturata con la cosiddetta "guerra al terrorismo". Lo spartiacque è stato il 9/11 con il successivo Patriot Act, ma i nastri di partenza sono stati tagliati dalla guerra in Iraq. Entrambi questi eventi hanno rappresentato il simbolo di un cambiamento a livello di pianificazione centrale, qualcosa che rompeva con il passato in modo netto e cristallino. Gli eventi successivi, invece, per quanto fossero anch'essi importanti sono stati solamente una conseguenza, una variazione o un'accelerazione di quello che era a tutti gli effetti l'inizio della fine non solo denaro fiat, ma del mondo fiat. Il disancoraggio del denaro dalla sua componente reale, ovvero l'oro, ha alimentato sconsideratezza e irresponsabilità fiscale ed economica, ovvio, ma ciò a sua volta ha avuto ripercussioni sulla società in modo più ampio. Quando il denaro muore, o come in questo caso viene assassinato, muore anche la società.
La crisi finanziaria del 2008 era una conseguenza diretta non solo della stampa di denaro della FED, ad esempio, ma anche della spesa pubblica del governo federale intesa a finanziarie principalmente le spedizioni militari dello zio Sam in giro per il mondo. Inutile sottolineare l'effetto crowding out che ha questa linea di politica sull'economia. In questo senso la crisi del 2008 ha messo fine al cosiddetto dollar standard e dato il via al "Coordinated central banking standard". Credo che sia stato quello il momento in cui i pianificatori centrali del mondo, consci che lo schema di Ponzi del denaro fiat fosse entrato nelle sue battute finali, si sono stretti attorno al WEF affinché avviasse una "transizione" o "ristrutturazione" dell'attuale sistema. Così come si fanno intervenire consulenti in determinate aree professionali, lo scopo del WEF è stato quello di fornire "eccellenze" in ogni ambito della conoscenza umana per portare avanti una strategia d'uscita dal comma-22 in cui è inevitabilmente finito il denaro fiat: "Inflate or die".
Detto in parole povere, quello era il momento perfetto affinché il WEF potesse realizzare i propri piani per un mondo unipolare. Quello era il momento perfetto affinché potesse cooptare anche i neocon, soprattutto americani e inglesi, sotto lo stendardo di suddetta unipolarità, la quale poteva essere finalmente in grado di portare il piano del "nuovo secolo americano" a un nuovo livello. Senza contare, poi, la fazione accademica dei keynesiani i quali potevano finalmente assaporare la tangibilità di un mondo unificato sotto una moneta unica. Questo assetto sociale ha un nome: socialismo rampante.
In realtà, il dilemma causa-effetto rimane: il WEF è stato chiamato oppure ha colto l'opportunità dell'inevitabile crisi che sarebbe culminata col fallimento della Lehman? Anche se non si è formati secondo le teorie della Scuola Austriaca, i primi sentori di puzza di bruciato arrivarono con Bear Stearns, senza contare poi l'iper-finanziarizzazione che avevano subito le varie economie mondiali dagli anni '80 in poi sulla scia del boom della City di Londra. Di conseguenza l'esperienza del WEF venne messa a disposizione di una situazione in chiara degenerazione, con la promessa che ci sarebbe stato spazio per stabilizzare un effetto domino apparentemente inarrestabile. Dalla Great Society di Lyndon Johnson, le mire espansionistiche dell'apparato statale sulla società sono diventate sempre più aggressive e distorcenti per quanto riguarda le informazioni economiche, creando un ambiente in cui il calcolo economico è stato progressivamente disturbato. Inutile dire che ciò ha ripercussioni sull'accumulo di ricchezza reale, la quale invece viene sprecata. Il welfare state diventa ipertrofico, così come la spesa pubblica per sostenerlo, e ciò si ripercuote a sua volta sull'ultimo pilastro su cui si fonda il restante potere dello stato moderno: il sistema pensionistico.
Poter avere una finestra di controllo, poi diventata molto più ampia, sull'economia statunitense ha significato anche avere controllo sull'esperimento socialista avviato dagli USA negli anni '20: l'Europa. Come creatura nata a tavolino da Monnet e Fosdick, il WEF e la cricca di Davos hanno avuto vita facile nel cogliere due piccioni con una fava: avere influenza su entrambi i lati dell'Atlantico. Sono stati inseriti gli uomini "giusti" nei posti "giusti" e il doppio mandato Obama ha rappresentato l'apoteosi di questa strategia. Per quanto le promesse di stabilità fossero belle sulla carta, non sono mai state mantenute visto che l'interventismo stesso era la causa in prima istanza dei guai economici e finanziari cui bisognava indirizzarsi. Senza contare poi che il sottoprodotto di questa manifesta presunzione di conoscenza è l'inflazione dei prezzi, una linea di politica deliberata per derubare la popolazione più ampia a vantaggio di un gruppo ristretto d'individui al vertice. Ma infatti non bisogna stupirsi che il piano della cricca di Davos è quello di de-crostruire lo status quo e ricostruirlo "meglio" secondo le loro linee guida presumibilmente superiori. Sebbene tutto stesse andando secondo i piani, due cose sono accadute che hanno intralciato i lavori: la Brexit e Trump. Ritengo che nell'attuare tale piano siano stati pestati diversi piedi, cosa che a sua volta ha dato la motivazione a un'altra fazione, o banda criminale, tanto potente quanto quella di Davos, di contrastare quanto fatto fino a quel momento. Era ormai chiaro che c'era una scala ostile alla società americana con l'obiettivo di renderla asservita a quella europea, affinché l'Europa potesse passare dall'essere un esportatore netto di energia a essere un importatore netto di energia. Il tema dell'energia è cruciale in questa storia, perché un accesso facile e pressoché gratuito a una tale fonte di approvvigionamento e sopravvivenza è fondamentale affinché si possa realizzare un assetto distopico nella società. O per meglio dire, affinché si possa giocare a fare i comunisti con le vite degli altri senza preoccuparsi delle conseguenze.
Trump e la Brexit hanno rappresentato il momento in cui i piani reali sono stati compresi e "particolari forze" negli USA e in Inghilterra si sono mosse per fronteggiare quello che a tutti gli effetti avrebbe portato alla de-industrializzazione e a un neo-feudalesimo. Ho iniziato a vedere il mondo in modo differente quando lo scorso anno la FED ha rialzato il tasso del mercato pronti contro termine inverso di 5 punti base: in un mondo affamato di rendimenti decenti, questa mossa ha rappresentato una manna dal cielo. Senza contare che tale mossa ha avviato un prosciugamento del mercato degli eurodollari, innescando di conseguenza una ricerca spasmodica di dollari che d'un tratto erano diventati merce rara. Dalla liquidità globale, se consideriamo anche il sistema bancario ombra, sono stati ritirati $1.400 miliardi. Sono convinto che Powell avrebbe voluto rialzare i tassi già dallo scorso anno, ma a causa dell'iper-politicizzazione della FED non abbia potuto farlo e tutti i programmi di spesa presentati dall'amministrazione Biden, e poi approvati dal Congresso, avevano l'obiettivo di costringere la FED a continuare col quantitative easing e gettare in un inferno economico e fiscale gli Stati Uniti. La pistola fumante: perché adesso dovrebbe essere il Tesoro USA a ricomprare i propri bond quando fino a ieri l'ha fatto la FED? C'è un'evidente spaccatura tra le due istituzioni: una pesantemente influenzata/infiltrata da Davos e l'altra che resiste a tale assalto.
Infatti la FED, con il lassismo monetario degli ultimi dieci anni in particolare, ha gettato le basi per una perdita di fiducia nei suoi confronti. Quando il denaro diviene scoperto, ciò che conta davvero è la domanda a esso legata. Nel momento in cui gli utenti percepiscono che il proprio mezzo di scambio è inutile per soddisfare questa necessità, soprattutto perché diventa scadente come "fonte di conservazione" del lavoro scambiato con esso, si innesca un processo che ha la tendenza a far preferire merce reale piuttosto che il possesso del denaro (sia come unità di conto che come fonte di risparmio). Il denaro fiat, quindi, non è il vero mezzo di scambio, ma lo diventa la fiducia e la credibilità in esso. E dato che una banca centrale come la FED ha gozzovigliato per anni nel credito facile, stimolando la domanda e gonfiando bolle seriali nei mercati, era solo una questione di tempo prima che le conseguenze si materializzassero. Potete scommetterci che sia stata una politica intenzionale, anche perché il secondo quantitative easing è stato designato appositamente per l'Europa.
Tutto il gioco del sistema bancario centrale, tutto il gioco della pianificazione centrale in generale, si basa sulla percezione della fiducia e non è un caso che lo stesso Mises parlasse di denaro fiduciario nei suoi studi sul credito facile e scoperto. Infatti quello che stiamo osservando ora è la seconda fase di quello che lui definì processo di crack-up boom, in cui scaricare denaro a fronte di un maggiore accumulo di beni (anche non necessari nel breve termine) si spiralizza sempre di più. È precisamente questo tipo d'inflazione dei prezzi che fa passare le notti insonni ai banchieri centrali, poiché nel momento in cui la popolazione si rende conto che non esiste solo l'inflazione spinta attraverso lo stimolo della domanda aggregata, ma anche quella spinta dai costi e quest'ultima non può essere circoscritta da parte dei pianificatori monetari centrali (come ha affermato indirettamente anche Powell a Jackson Hole), allora la scena è pronta per entrare nell'ultima fase del crack-up boom: perdita di fiducia nelle istituzioni e inflazione di massa. È quest'ultimo tipo d'inflazione che la FED attualmente sta combattendo, cercando di arginare il passaggio della fase 2 alla fase 3 del crack-up boom. Quando è passata dal target al 2% d'inflazione dei prezzi al target delle aspettative sull'inflazione, la FED si è praticamente rivolta agli americani dicendo: "Sappiamo che state perdendo fiducia in noi, come possiamo riconquistarla?" È sostanzialmente quello che fece Volcker negli anni '80 ed è quello che sta cercando di fare adesso Powell.
Ma per capire meglio il contesto di oggi è necessario parlare anche del mercato dei dollari offshore, il quale è stata la fonte del potere accumulato da parte della cricca di Davos in questi anni. È stato in questo modo che è riuscita ad acquisire influenza a livello politico e piazzare i propri affiliati nei posti di comando che contano. Prima dell'arrivo di Powell, prima ancora della Brexit e di Trump, i precedenti presidenti della Federal Reserve, vale a dire Bernanke e Yellen, erano in linea con i piani del WEF e hanno accentuato la distruzione del tessuto sociale/industriale degli Stati Uniti attraverso una politica monetaria lassista che ha fatto defluire capitali dagli USA e affluire in Europa. La debolezza del dollaro e la forza relativa dell'euro erano motivati da questo semplice fatto. Questa era la scalata ostile nei confronti degli USA. Bisogna ricordare che la manomissione dell'offerta di denaro ha conseguenze inintenzionali nel lungo termine, soprattutto nella struttura di capitale e nell'allocazione dello stesso, le quali creano barriere all'ingresso per nuove realtà e fanno prosperare artificialmente quelle vecchie. Si moltiplicano le aziende zombi e non sono rimpiazzate da aziende in grado di soddisfare i desideri degli attori di mercato e quindi creare un flusso genuino di ricchezza reale. Questa progressiva erosione devasta la classe media e crea un mondo in cui l'alto depreda il basso e, inutile dirlo, i lockdown hanno intensificato questo processo, rendendo manifesta a tutta la volontà di de-industrializzare il mondo sviluppato.
La cricca di Davos, credendo di aver indebolito a sufficienza gli Stati Uniti, ha diffuso il panico mondiale con la crisi sanitaria dopo che, nel 2019, il mercato dei pronti contro termine è esploso sulla scia del rifiuto da parte delle grandi banche statunitensi di accettare come garanzia asset europei. Quella è stata la frattura definitiva tra USA e UE, ma la vera dichiarazione d'indipendenza è arrivata con la nuova indicizzazione del debito statunitense attraverso l'SOFR e non più attraverso il LIBOR. Quest'anno, infatti, gli Stati Uniti si sono emancipati sia dai problemi di debito europei che da quelli della City di Londra; inutile dire che subito dopo Powell ha iniziato a rialzare i tassi. Non solo, ma questa biforcazione è un ulteriore vantaggio per gli Stati Uniti: la FED sarà in grado di controllare meglio il caos economico eruttante sulla scia delle precedenti politiche monetarie sconsiderate perché il debito negli USA è principalmente rappresentato da debito corporativo. Di contro, in Europa il debito è principalmente rappresentato da debito bancario. Capite adesso perché, tra le altre cose, in Europa sarebbe più accettata una CBDC e ha più possibilità di essere implementata? Quindi se negli Stati Uniti la Apple, ad esempio, dovesse andare fallita, sarebbe un problema principalmente della Apple; se invece dovesse andare fallita un'importante azienda in Europa, essa si trascinerebbe dietro anche il comparto bancario (per non parlare del fatto che la BCE stessa ha finanziato direttamente il debito corporativo europeo attraverso l'APP).
La bomba ad orologeria del debito bancario europeo adesso è un affare esclusivamente europeo e inglese, situazione peggiorata dal prosciugamento del mercato degli eurodollari. Infatti i futures di tale mercato sono letteralmente impazziti nell'ultimo anno, segnalando inversioni di marcia (rivelatesi poi fantasiose) da parte della FED. I mercati dei capitali sono allo sbando, soprattutto perché l'euro è allo sbando.
Non solo è allo sbando, ma continua a essere frantumato da un dollaro in costante apprezzamento. Quanto stiamo vedendo, comunque, non è altro che l'inevitabile processo di correzione che infine DEVE arrivare affinché l'economia possa scrollarsi di dosso i precedenti errori economici accumulati. La recessione, la crisi, la flessione, sono tutte figlie di un boom artificiale con cui prima o poi bisogna fare i conti. E questo è un tema molto caro agli Austriaci: temete il boom (artificiale), non il bust. Il rialzo dei tassi da parte della FED, oltre a essere un tentativo di riacquistare fiducia, è anche un modo attraverso il quale far rinsavire un Congresso spendaccione. Perché se gli Stati Uniti riescono a metter ordine nei propri conti, per quanto possano uscirne con le ossa rotte da una crisi economica non verranno annientati dalla stessa come accadrà invece all'euro e all'UE. Infatti una delle domande riguardanti l'integrità fiscale degli USA riguarda la gestibilità dell'enorme debito pubblico statunitense se i tassi dovessero continuare a salire.
Iniziamo col dire che l'amministrazione Biden è un coacervo d'infiltrati di Davos e che quindi stanno lavorando per disintegrare gli USA. Di conseguenza nel momento in cui verrà messo un freno alla spesa pubblica, e soprattutto all'invio insensato di denaro all'estero solo per fomentare una guerra inutile, si potrà pensare di ristrutturare la mole di debito. È possibile? Per gli USA sì, ma ovviamente non senza dolore economico nel processo. Come? Emettendo, ad esempio, obbligazioni sovrane a lunga scadenza con cedola parzialmente redimibile in oro fisico. Questa idea, già presentata da Judy Shelton due anni fa, farebbe tornare una sorta di gold standard nel meccanismo monetario, limiterebbe lo spazio di manovre per ulteriori azzardi morali fiscali e rimonetizzerebbe l'oro. Emettere un'obbligazione a 50 anni con cedola redimibile al 5% in oro fisico lascerebbe ampio spazio di salita al prezzo dell'oro (la FED sarebbe incentivata a lasciarlo salire in modo da cederne di meno alla maturità) e permetterebbe un indebitamento a tassi d'interesse bassi. Sta di fatto che il tema riguardante l'oro è fortemente sentito dal Congresso americano, visto che di recente è stata anche avanzata una proposta di legge a riguardo, soprattutto perché la concorrenza da questo punto di vista sta richiedendo un'azion: i BRICS si stanno muovendo in tale direzione con una valuta internazionale coperta da un paniere di commodity.
Ritengo che il cosiddetto Dilemma di Triffin sia un'inevitabilità e a meno che gli USA non vogliano vederlo diventare il Dilemma di Buenos Aires, devono prendere una decisione. E credo anche che sia stata presa visto che lo stesso Powell ha affermato che "c'è spazio per più di una valuta di riserva nel futuro". Non solo, ma prima di un momento significativo come le elezioni di medio termine, la FED non può presentarsi con una serie di rialzi così importanti dei tassi senza far passare un messaggio chiaro: "Bisogna mettere i conti a posto".
Ora, è vero che lo Swift ancora intermedia un ammontare considerevole di affari, cosa che il CIPS e il MIR possono solo sognarsi di avere attualmente, ma "The trend is in" come solgono dire gli americani. Il cambiamento è in atto. Nel 2021 il dollaro rappresentava il 59% delle riserve mondiali possedute; nel 2008 tale percentuale era del 71%. Questa tendenza continuerà a scendere in futuro, in particolar modo a causa del danno subito dall'amministrazione Biden (es. Guerra delle sanzioni, armamento delle riserve mondiali, armamento dello Swift, ecc.). Che tale cambiamento richieda 5, 10 o addirittura 15 anni per essere totalmente effettivo, non importa: è già in atto. E questo i pianificatori centrali lo sanno, sanno che lo Swift è destinato a scomparire, soprattutto da quando Bitcoin è arrivato sulla scena, quindi stanno facendo le loro mosse per non rimanere indietro: la cricca di Davos con Ethereum, JP Morgan con Stellar-Lumen e altre banche commerciali con Ripple. Così come è in atto un altro trend: la morte delle valute fiat, con un cambio euro/dollaro a 70 centesimi e un cambio sterlina/dollaro a 80 centesimi.
Il credito si sgonfierà, insieme al debito, mentre si gonfieranno gli asset tangibili. Inflazione e deflazione sono due facce della stessa medaglia, ciò che conta è il tipo di fenomeno che avviene. In un mondo disperatamente bisognoso di riequilibrare un ambiente di mercato distorto all'inverosimile dall'interventismo centrale, ciò che ha in serbo il futuro è una depressione inflazionistica nel caso in cui la FED non riuscisse a riguadagnare la fiducia nella sua istituzione (arrivando come minimo a un tasso di riferimento del 6%). In caso contrario la deflazione del debito/credito e l'inflazione delle valute fiat, guidata da una domanda in calo nei loro confronti, causerà un dolore economico riassestante molto più grande. Inutile dire che la rivalutazione di strumenti come oro e Bitcoin sarebbe enorme. Sicuramente quando denominati in euro, visto che il passo finale della cricca di Davos è quello di eliminare tutte le banche centrali nazionali, convogliare il tutto nella rete ipercentralizzata dell'URSE, andare in default per tutti i debiti fino a quel momento accumulati ed emettere "nuovi" bond perpetui per finanziarsi.
Certo, tale piano sarebbe stato molto più semplice da realizzare se fosse stato possibile rimuovere Putin in Russia e far fluire energia a buon mercato in Europa e se fosse stato possibile scalare con successo gli Stati Uniti e far fluire capitali da oltre l'Atlantico. Il fallimento della cricca di Davos invece semplificherà la vita alla Federal Reserve affinché resitsa e porti a termine la propria controffensiva, rendendo attraenti per gli investitori, oltre a oro e Bitcoin, anche il dollaro e le azioni/obbligazioni statunitensi. Quello che è iniziato come un Grande Reset, si trasformerà in un Grande Default, la fine che fanno tutti i piani presumibilmente ben congegnati a livello centrale.
All’improvviso i giovani soffrono per “eco-ansia”, una nuova condizione che li assolve da ogni responsabilità e giustifica tutto, compresi gli attacchi all’integrità fisica degli altri, alla libertà di movimento, la violenza, attacchi alla proprietà e qualsiasi aggressione a persone e cose. L’obiettivo è chiaro e trascende la mera preoccupazione per la Terra: l’anticapitalismo.
RispondiEliminaGli “attivisti climatici” vogliono apertamente imporre un modello di società senza consumi e senza libertà (per gli altri), dove la preoccupazione ambientale è solo una maschera che nasconde la verità su questo modello: comunismo. Inutile dire che s'ignora il fatto che solo gli esseri umani dotati di capitale, inventiva, creatività e tecnologia possono evolversi verso soluzioni mirate alla conservazione, e alla sostenibilità. La diffusione di questa presunto nuovo disagio psicologico non ha mai riguardato conservazione, ambientalismo, o sostenibilità, bensì potere e imposizione di “un nuovo modello di società”: senza possedimenti, senza stato di diritto, senza proprietà privata. La presunta felicità nel non possedere nulla... ricorda vagamente qualcosa...