Bibliografia

mercoledì 30 novembre 2022

Meloni & Macron: la fine dei giochi del colonialismo

 

 

di Tom Luongo

A volte la memoria eterna di Internet funziona a nostro vantaggio. Di recente c'è stata bagarre nella politica europea per un video di tre anni fa dell'attuale primo ministro italiano, Giorgia Meloni, in cui attaccava il terzo binario della politica europea.

In quel video spiegava apertamente che il colonialismo in Europa non è affatto finito e lo legava all'immigrazione africana in Europa, di cui l'Italia ha sopportato il peso maggiore a causa delle regole dell'UE le quali costringono i Paesi ad accettare chiunque si presenti sulle loro coste.

Il meccanismo dello sporco segreto coloniale della Francia è che controlla ancora quattordici nazioni dell'Africa occidentale attraverso una valuta coloniale francese (franco CFA) emessa proprio dalla Francia.

Ora, dopo la denuncia della Meloni, il franco CFA è stato leggermente rivisto ma la vera fonte del suo potere sull'Africa occidentale no, ma ne parleremo più avanti.

La cosa importante è che questo video è riapparso all'improvviso in un momento in cui Italia e Francia sono coinvolte in un grosso litigio sull'ultimo tentativo della Francia (e della cricca di Davos) di dipingere la Meloni come un fascista senza cuore per aver negato lo sbarco in Italia a un gruppo di migranti africani portati da una ONG francese.

La nave alla fine è sbarcata in Francia, mentre la Meloni è rimasta sulle sue posizioni. Ricordate, gente, è stato l'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che per primo ha cercato di sfidare la cricca di Davos su questo tema e la sua ricompensa è stata quella di essere citato in tribunale per "violazioni dei diritti umani". Questo ha dato inizio alla caduta di Salvini dal potere politico, poiché non aveva abbastanza sostegno dal suo allora partner di coalizione, il Movimento Cinque Stelle (M5S).

Alla fine Salvini è stato costretto a lasciare la carica, il M5S ha concluso un accordo con la mafia di Roma per tradire i suoi sostenitori e l'ascesa della Meloni e Fratelli d'Italia (FdI) è stata inevitabile.

Il debole tentativo della Francia di attaccare la Meloni sull'immigrazione questa volta ha avuto un risultato molto diverso, poiché gode di una posizione politica molto più forte di quella di Salvini nel 2017-18. Pertanto la nave è sbarcata in Francia e tutto ciò che i francesi potevano fare era sbraitare.


Il nemico alle porte: le ONG

Il ministro degli Esteri francese, Gérald Darmanin, si è spinto fino a definire l'Italia nemica della Francia su questa questione. Questo livello di isterismo su meno di 250 migranti è tanto esagerato da rasentare il comico.

Alla faccia della solidarietà europea!

Ma fa tutto parte della stupida campagna di pubbliche relazioni della cricca di Davos contro la Meloni. Con queste persone non cambia nulla: hanno un bisogno patologico di vincere ogni singola piccola battaglia, perché come psicopatici sanno che ogni segno di debolezza è una sconfitta dato che le persone li vedono per quello che sono.

Come sempre, la tempistica di questo video della Meloni che rispunta fuori è interessante. È un chiaro contrattacco alla teatralità della Francia.

La mia domanda, come sempre, è: chi l'ha fatto? Ovviamente le persone che sostengono la Meloni, ma ciò implica che lei abbia anche qualche altro tipo di supporto?

Continuate a leggere, perché ho una teoria.

In definitiva, questa bagarre mette pienamente in luce la menzogna e, francamente, la malvagità delle ex-potenze coloniali d'Europa.

Il franco CFA era qualcosa di cui "semplicemente non si parlava", mentre la Francia continuava a estrarre ricchezza dall'Africa occidentale attraverso l'espropriazione monetaria.

L'idea stessa che le vestigia del colonialismo siano in declino in Europa non solo è falsa, ma è ciò che costituisce l'UE stessa. Il franco CFA dovrebbe essere un anacronismo, ma la Francia si aggrappa ancora ai vantaggi che ne trae, sovvenzionando il suo ridicolo governo e le sue istituzioni sociali fallite.

Tra le nazioni del primo mondo la Francia ha la pressione fiscale più alta per i redditi più alti, eppure non riesce ancora a far funzionare le cose in modo efficace e deve estrarre ricchezza dal Nord Africa.

Quanto è inefficiente e malata l'economia francese che ricava quasi il 50% della sua elettricità da un'industria nucleare interna, ha livelli di tassazione che fanno arrossire persino un proprietario di schiavi del diciannovesimo secolo, e malgrado ciò ha ancora bisogno, nel XXI secolo, di un sistema coloniale di estrazione della ricchezza in Africa occidentale?

Ma è anche un microcosmo: l'euro stesso funziona allo stesso modo e anche il dollaro attraverso il controllo nazionale sui tassi d'interesse grazie a una banca centrale monolitica.

Come molti di voi, non avevo idea dell'esistenza del franco CFA e continuo a rimanere basito di fronte al fatto che nel 2022 quattordici Paesi non hanno sovranità monetaria, servi di un signore feudale in un continente separato.

Ancora una volta, proprio quando pensavo di aver scandagliato le profondità della depravazione globalista degli eurocrati, ecco che mi tocca sorprendermi di nuovo.

Ciò che è chiaro è che per decenni il franco CFA non è stato mai menzionato nelle discussioni politiche internazionali e intereuropee... e qualcuno vicino alla Meloni ne ha appena fatto una questione globale.

Tanto che nientemeno che Le Monde ha dovuto pubblicare un articolo per cercare di confutare la Meloni. È un pezzo di apologia ridicolo e scadente; è un tipico pezzo di "gioco con la semantica" che individua piccole esagerazioni specifiche per screditare la Meloni evitando i problemi di base della Francia: deruba 14 dei Paesi più poveri dell'Africa.

Le Monde passa rapidamente alla questione dei "migranti" per "smascherare" le affermazioni della Meloni sull'immigrazione africana. Sicuramente la maggior parte dei migranti prende il mare da Paesi sulle rive del Mediterraneo, ma da dove vengono in primo luogo?

È come dire che gli honduregni che entrano negli Stati Uniti dal Messico non sono honduregni e che la politica in Honduras non ha contribuito alla migrazione. Ma questo alla fine è un problema secondario. La Meloni ha ragione sul fatto che il franco CFA mantiene questi Paesi poveri attraverso l'arbitraggio monetario e contribuisce direttamente all'instabilità e alla mancanza di progresso economico del Nord Africa.

Pensare che non abbia effetti di ricaduta in Algeria, Marocco o altrove lungo il sud del Mediterraneo è semplicemente ridicolo.


È tutta colpa della valuta, stupido!!

La chiave per comprendere il male del franco CFA non è diversa dalla comprensione del male dell'euro, o del Fed Funds Rate. È il mercantilismo attraverso l'arbitraggio monetario.

Il franco CFA non è solo ancorato all'euro (ex-franco francese), ma è anche legato al tasso di indebitamento della politica monetaria della BCE. Questa è la parte che nessuno, soprattutto lo scrittore del Le Monde, vuole toccare.

Quindi, come dice Le Monde, ci sono le due banche centrali in Africa che emettono due diversi franchi CFA; quello che non dice è che entrambe le valute sono ancora ancorate all'euro, rendendo la politica monetaria locale uno scherzo. La Francia e la BCE controllano ancora le loro economie.

La politica monetaria della BCE è stabilita dalla Germania a vantaggio della Germania. Avendo (fino a ora) l'economia più forte dell'UE, la Germania ottiene un vantaggio effettivo dal commercio con l'euro a un tasso di cambio unico.

Se l'euro crollasse e il marco tedesco tornasse, quest'ultimo salirebbe notevolmente rispetto al precedente tasso di cambio dell'euro; per l'Italia il ritorno della lira la vedrebbe invece scendere.

Questo è semplicemente il valore aggiunto/deficit del lavoro nell'aggregato del Paese, rappresentato dal tasso di cambio attraverso il meccanismo di attualizzazione.

Ecco perché l'euro e l'UE non sono altro che sistemi colonialisti progettati per fare esattamente quello che hanno fatto: impoverire la periferia europea, che comprende l'Italia, e concentrare i capitali al centro, nel potere politico di Bruxelles.

Per quanto abbia usato il paragone col film Hunger Games per descrivere gli Stati Uniti, esso è ancora più appropriato per l'UE.

La California e New York hanno usato il Fed Funds Rate nello stesso modo in cui la Germania ha usato l'euro: per dominare la politica elettorale degli Stati Uniti, assicurandosi che per decenni le loro popolazioni vivessero al di sopra dei loro mezzi, il capitale continuasse ad affluire, intrappolando le persone in quei luoghi e tosandole con inflazione dei prezzi e tassazione, proprio come descritto da Lenin.

Applicando lo stesso modello alla Francia e alle sue ex-colonie, qualcuno crede che l'efficienza del lavoro della Costa d'Avorio sia la stessa della Germania? O addirittura della Francia?

Ovviamente no, ma questa è la situazione per questi Paesi: la Francia sta gestendo la stessa truffa mercantilista di qualsiasi potenza coloniale mantenendo la valuta del Paese d'origine più debole di quanto dovrebbe essere in cambio di beni reali.

Ma anche se venisse lasciato fluttuare liberamente, il franco CFA risulterebbe sempre più forte. Anche se inizialmente impostato più debole di quanto dovrebbe essere, in modo da attrarre capitali nella colonia, alla fine il tasso di cambio diventerà un avvoltoio sulla testa della colonia, strangolando la crescita economica mentre tutta la ricchezza viene sottratta grazie alla politica monetaria della BCE.

Mentre il franco CFA è stato leggermente riformato sotto la presidenza Macron, il collegamento tra il sistema bancario francese e queste colonie rimane saldo, utilizzando la rovinosa politica monetaria della BCE per ottenere profitti e lasciarsi alle spalle la miseria.

Ora, la buona notizia è che il mercantilismo funziona solo per un tot. periodo di tempo prima che i disallineamenti monetari diventino talmente grandi che l'intero schema finisce per crollare. Dopotutto è solo l'ennesimo schema di Ponzi.

Nel caso di Francia e Germania che gestiscono il loro sistema di estrazione della ricchezza non solo nei 17 Paesi della zona Euro, ma anche in 14 Paesi africani, stiamo raggiungendo tal punto di rottura.


Macron, abbatta l'ancoraggio!

L'Italia deve uscire dall'euro. I populisti e tutti coloro che non sono sul libro paga di Herr Schwab lo capiscono; la cricca di Davos farà saltare in aria il mondo prima che ciò accada.

La Meloni lo sa e sa anche che la Francia ha progetti per annettere parti del nord Italia e combatterà molto sporco per vincere.

Macron ha cercato di emarginarla sull'immigrazione, tirando le corde dell'emotività riguardo i migranti. Le iinvece ha mantenuto la sua posizione, ha costretto la Francia a prendersi i migranti e quando la Francia ha cercato di svergognarla pubblicamente, ha tirato fuori la storia del franco CFA e ha messo a tacere la questione.

Ma ecco la parte divertente: ha presentato la sua manovra di bilancio all'esame dell'UE. È una manovra molto astuta che aggira i limiti delle regole stabilite dall'UE, violandole nello spiritto piuttosto che nella sostanza. Si veda questo articolo della Reuters sulla revoca dei limiti all'utilizzo del contante.

Martin Armstrong ha offerto una rapida panoramica del budget dove tira fuori alcuni dei punti salienti (dal suo punto di vista). La sua conclusione è che la Meloni sta ponendo limiti reali allo stato sociale italiano.

Quindi è così che può giocare al gioco di non aumentare radicalmente la spesa: l'aumenterà solo per sovvenzionare l'aumento dei costi energetici chiaramente imposto all'Italia da Germania e Bruxelles attraverso rovinose sanzioni sull'energia russa. Vi sembra familiare? Perché questo è ciò che è costato a Liz Truss la sua carica pubblica nel Regno Unito.

Ma sta anche riformando il sistema dei diritti sociali a lungo termine, gestendo di conseguenza un disavanzo di bilancio complessivo, cosa che a sua volta farà call al bluff di Bruxelles sulla possibilità di mantenere il sostegno al mercato obbligazionario italiano.

Sappiamo che si tratta di un bluff, altrimenti il ​​presidente della BCE, Christine Lagarde, non avrebbe creato il Transmission Protection Instrument per ingessare gli spread creditizi alla riunione di luglio.

Sapeva che questo giorno sarebbe arrivato nel momento in cui Mario Draghi avrebbe lasciato il suo incarico di Primo Ministro; il TPI è stato annunciato il giorno successivo.

Sembra, a prima vista, che la Meloni abbia trovato un modo per evitare di essere costretta ad attuare la cosiddetta "austerità tedesca" – aumentare le tasse e tagliare la spesa per proteggere gli obbligazionisti – tagliando la spesa per diritti sociali a lungo termine e allo stesso tempo tagliando le tasse dove più necessario.

Se c'è una proposta di bilancio che potrebbe placare i mercati del credito sulla situazione fiscale dell'Italia, sarebbe una simile a questa. Mette l'UE in difficoltà nelle trattative sul bilancio e questo piano potrebbe davvero funzionare.

Parte dei piani di bilancio prevede la riduzione delle tasse per i lavoratori autonomi estendendo l'aliquota unica del 15% da un reddito annuo di €65.000 a €85.000, dimezzando l'IVA su alcuni beni di prima necessità e riducendo condizionalmente l'età pensionabile a 62 anni, a condizione che le persone fisiche abbiano versato almeno 41 anni di contributi.

La cosa divertente è che questa manovra, che rompe esplicitamente il tetto dell'UE a un deficit di bilancio del 3% del PIL, portandolo al 4,5% grazie ai sussidi energetici alle famiglie, viene salutato dalla stampa europea come "Più europeista del previsto".

Cosa si aspettavano, che la Meloni introducesse i miniBOT e una nuova valuta interna come quella di cui parlava Salvini nel 2018?

No, questo è chiaramente un messaggio che afferma che Bruxelles non è nella posizione di combatterla, perché lei ha il coltello dalla parte del manico nei negoziati. Ricordate, oltre $640 miliardi di passività TARGET2 sono un problema della Bundesbank, non dell'Italia.

Avendo esposto la Francia agli occhi del mondo riguardo il franco CFA e comprendendo esattamente quanto siano effettivamente vulnerabili la BCE e la Commissione UE nei mercati dell'eurodollaro, la Meloni ha spinto l'Italia in una buona posizione per iniziare a invertire il sistema coloniale dell'UE stessa.

Una rapida occhiata ai sondaggi in Italia la vede in grande vantaggio, con il 30% di supporto, e i numeri si spostano più in alto. Se questa manovra passa al vaglio della Commissione europea, quella percentuale salirà immediatamente al 40% o più. E poi la preoccupazione che Salvini e Berlusconi la possano tradire calerà precipitosamente.


L'influenza politica si spigne a sud

Ricordate, sullo sfondo di tutto questo c'è Wall St., la FED e i "patrioti" dell'esercito americano.

Questi sono chi penso stiano aiutando la Meloni a restare al comando. La politica monetaria aggressiva della FED fa vacillare i mercati dell'eurodollaro e la Lagarde non parla più di QEternity ma di QT e tassi più alti, anche se con molta riluttanza.

Se il tetto al prezzo del petrolio russo fallisce e Ursula Von der Leyen non può cavalcare il nono pacchetto di sanzioni, allora l'Italia passerà rapidamente al posto di guida delle importazioni di energia in Europa.

Wall Street lo capisce e con una Meloni, grata, a Roma che riallinea la politica dell'UE, o forza una rottura, ciò aprirà la strada a un nuovo ciclo d'investimenti energetici più che necessari.

Chi vuole partecipare? Beh, praticamente tutti, specialmente Wall St.

Meloni ha detto alle colonie africane della Francia di alzarsi e seguire l'esempio del Burkina Faso. Con Paesi come Algeria, Egitto e Marocco che cercano tutti di aderire all'alleanza BRICS, la fine del controllo coloniale francese sul Nord Africa potrebbe concludersi molto rapidamente e l'Italia avrà quindi un'enorme influenza sull'UE affinché vengano tolte le sanzioni sulle forniture energetiche.

Questa è una lotta per tutte le genti dell'UE e la Meloni credo lo sappia, quindi giocherà al doveroso gioco di sostenere pubblicamente l'Ucraina. Ma non c'è nulla che l'Italia possa fare, è una promessa vuota. L'Italia non ha soldi da mandare, né forze armate da inviare... quanto vale effettivamente una tale promessa?

No, Francia e Germania, le potenze mercantiliste, sono quelle che devono pagare il conto dei disastri in Ucraina. La Meloni e l'Italia sono felici di sostenerli nella loro bancarotta mentre lei getta le basi per aumentare l'influenza dell'Italia in Europa.

La FED sta facendo il suo lavoro spingendo l'euro verso il basso, i rendimenti obbligazionari verso l'alto e togliendo opzioni a Christine Lagarde.

I colonialisti si sconfiggono portando via la loro macchina per stampare denaro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 29 novembre 2022

L'attuale politica monetaria della FED condurrà alla stagflazione, non alla deflazione

 

 

di Mihai Macovei

Gli analisti mainstream sembrano convinti che le banche centrali si stiano muovendo in modo aggressivo per affrontare l'inflazione, forse anche esagerando. Dopo aver creduto fino a poco tempo fa che l'impennata dei prezzi fosse solo transitoria, le banche centrali ora insistono sul fatto che ripristineranno la stabilità dei prezzi (quasi) ad ogni costo. A settembre la FED ha rialzato il suo tasso di riferimento a un intervallo compreso tra il 3 e il 3,25% da quasi zero all'inizio dell'anno.

Diversi membri del Federal Open Market Committee prevedono che il tasso ufficiale raggiungerà il 4,25% quest'anno e supererà il 4,5% nel 2023. Il presidente della FED ha anche ammesso che l'attenuazione dell'inflazione non sarà indolore, ma l'orientamento monetario della FED sarà sufficiente a frenarla dato che si è attestata al di sopra dell'8% per sette mesi? O è più probabile che la FED inverta la rotta piuttosto che rischiare una grave recessione economica? Poiché la stagflazione è diventata una possibilità concreta, lo scenario disinflazionistico della FED appare sempre meno plausibile.


L'inflazione è principalmente un fenomeno monetario

La FED deve ridurre la crescita dell'offerta di denaro al di sotto della crescita della produzione per frenare l'inflazione dei prezzi. Altrimenti troppi soldi inseguiranno troppo pochi beni, facendo salire i prezzi. La FED deve anche smorzare le aspettative sull'inflazione, in modo che una minore domanda di denaro non aumenti la velocità con cui il denaro insegue le merci e quindi indebolisca gli sforzi per contenere la crescita degli aggregati monetari. Finora la FED ha attribuito l'accelerazione dell'inflazione dei prezzi a fattori dal lato dell'offerta: le interruzioni delle catene di approvvigionamento durante la crisi sanitaria, seguite dall'impennata dei prezzi dell'energia a causa della guerra in Ucraina.

Questa è solo una parte della storia, perché la creazione di denaro è sempre stata il principale motore dell'inflazione dei prezzi. Gli shock dell'offerta hanno solo esacerbato il flusso di denaro nei prezzi al consumo piuttosto che nelle bolle immobiliari o finanziarie. Tuttavia senza un eccesso di offerta di denaro rispetto alla produzione, nessuno shock dell'offerta avrebbe potuto portare a un aumento generale del livello dei prezzi. Infatti il Grafico 1 mostra che dall'inizio della crisi finanziaria mondiale l'aumento dell'offerta di denaro M3 ha superato la crescita del prodotto interno lordo (PIL) reale a un ritmo elevato e ha fatto registrare un picco durante la crisi sanitaria. Questo differenziale di crescita è paragonabile a quello degli anni '60 e '70.

Grafico 1: offerta di denaro M3 & crescita del PIL reale

L'aumento di M3 è rallentato in modo significativo, al 4,3% su base annua nell'agosto 2022, ma supera ancora il PIL reale. Quest'ultimo è crollato quando gli Stati Uniti sono entrati in recessione tecnica con una crescita negativa sia nel primo che nel secondo trimestre di quest'anno. Ciò indica una probabile recessione a tutti gli effetti, cosa che normalmente dovrebbe ridurre le pressioni inflazionistiche. È naturale che la grande espansione del credito fiduciario negli ultimi anni sia seguita da una recessione curativa accompagnata da deflazione dei prezzi.

Secondo la teoria del ciclo economico di Ludwig von Mises, un calo dei prezzi è inevitabile quando si interrompe l'afflusso di ulteriori mezzi fiduciari. Le banche smettono di espandere il credito, o perché prevedono bancarotte imminenti o perché i debiti insoluti non verranno rimborsati. Inoltre l'incertezza fa sì che sia le famiglie che le imprese aumentino le proprie riserve di liquidità, mentre le aziende in difficoltà liquideranno le scorte a prezzi stracciati.

In linea di principio, una recessione potrebbe facilitare il compito della FED nel domare l'inflazione e ridurre la necessità di ulteriori e sostanziali rialzi dei tassi, ma questo non è coerente con lo scenario ottimista della FED di un "atterraggio morbido" e che potrebbe innescare un rinnovato allentamento della politica monetaria al fine di far ripartire l'economia. Inoltre un aumento duraturo dei prezzi dell'energia, l'allentamento fiscale e il disancoraggio dalle aspettative sull'inflazione potrebbero trasformare l'attuale contesto recessivo in un prolungato periodo di stagflazione.


La stagflazione potrebbe far deragliare lo scenario ottimista della FED

La stagflazione negli anni '70 è stata una sorpresa per la maggior parte degli economisti keynesiani, perché la combinazione di crescita tiepida e prezzi in rapido aumento era in contrasto con le precedenti recessioni. Contraddiceva anche la famosa Curva di Philips, la quale sosteneva una relazione inversa tra inflazione e disoccupazione. La spiegazione "popolare" dell'alta inflazione negli anni '70 fu la triplicazione dei prezzi del petrolio in seguito ai due shock petroliferi del 1973 e del 1979.

In realtà, l'impennata dell'inflazione fu causata da uno stimolo fiscale e monetario keynesiano che negli anni '60 alimentò un boom economico insostenibile negli Stati Uniti, come spiegato da Thornton. Ciò costrinse gli Stati Uniti ad abbandonare il gold standard nel 1971 e portò al crollo di Bretton Woods. L'elevata inflazione negli Stati Uniti, salita al 6,4% nel febbraio 1970, precedette gli shock dell'offerta energetica, i quali furono principalmente un sintomo di un'eccessiva stampa di denaro. L'aumento dei prezzi del petrolio influenzò l'inflazione in modo diverso nei vari Paesi, con prezzi che aumentarono molto più rapidamente negli Stati Uniti rispetto a Svizzera e Germania, indicando il ruolo chiave svolto dalla politica monetaria e dalle aspettative sull'inflazione.

Grafico 2: inflazione dei prezzi al consumo negli anni '70

Le banche centrali tedesca e svizzera capirono che l'inflazione era principalmente un fenomeno monetario e cercarono di controllare la crescita degli aggregati monetari per contenerla e orientare le aspettative inflazionistiche. Questo divenne il loro punto di riferimento quando il legame con l'oro venne interrotto: la Bundesbank lasciò salire i tassi d'interesse in anticipo ed ex post i tassi d'interesse reali rimasero positivi in ​​Germania, mentre divennero negativi negli Stati Uniti per l'intero periodo tra l'agosto 1971 e l'ottobre 1979. Di conseguenza la crescita dell'offerta di denaro non solo continuò a salire a ritmo sostenuto negli USA, ma fu accompagnata anche da un disancoraggio dalle aspettative sull'inflazione. Anche se l'aumento dell'offerta di denaro negli Stati Uniti fu solo leggermente peggiore che in Germania, il disancoraggio dalle aspettative sull'inflazione spinse quest'ultima molto più in alto negli Stati Uniti.

Grafico 3: offerta di denaro M3 negli Stati Uniti, in Germania e in Svizzera


Allarme stagflazione

L'esperienza degli anni '70 sottolinea il ruolo chiave svolto dalle aspettative sull'inflazione nel far salire i prezzi. Un aumento sostenuto di questi ultimi riduce la domanda di una valuta che perde costantemente il suo potere d'acquisto, rafforzando la spirale inflazionistica. Oggi possiamo già vedere un aumento delle aspettative sull'inflazione sia da parte dei previsori professionisti che dei consumatori, le quali potrebbero amplificarsi ulteriormente in futuro.

Grafico 4: proiezioni dell'inflazione da parte di previsori professionisti. Fonte: Federal Reserve Bank of Filadelfia

Grafico 5: Proiezioni sull'inflazione da parte dei consumatori. Fonte: Indagine della FED di New York sulle aspettative dei consumatori

Secondo Ludwig von Mises, l'inflazione causata dall'espansione del credito differisce da quella causata dalla monetizzazione diretta dei disavanzi del bilancio pubblico. La prima è solitamente accompagnata da deflazione quando cessa l'emissione di mezzi fiduciari, mentre la secondo no, a meno che lo stato non ritiri la quantità aggiuntiva di denaro dal mercato.

L'attuale picco dell'inflazione è un misto tra un boom del credito di lunga durata e generose sovvenzioni pubbliche sia alle imprese che alle famiglie. La dissolutezza fiscale è continuata dopo la crisi sanitaria con un condono dei prestiti agli studenti e un pacchetto di spesa "green" che paradossalmente avevano lo scopo di ridurre l'inflazione. È probabile che l'allentamento fiscale contrasti le pressioni deflazionistiche derivanti dalla fine dell'espansione del credito, poiché i deficit di bilancio hanno raggiunto livelli storicamente elevati con un picco di quasi il 15% del PIL nel 2020.

I prezzi dell'energia rimarranno molto probabilmente elevati mentre la guerra in Ucraina e il disaccoppiamento dall'economia russa continueranno, rafforzati dalla transizione verde. Ciò spingerà gli stati ad accogliere lo shock dell'approvvigionamento energetico con ulteriori cicli di spesa in deficit per sovvenzionare i prezzi dell'energia e aumentare i salari e i redditi del settore pubblico. Anche la crescita delle retribuzioni private ha subito un'accelerazione in un mercato del lavoro teso e in cui si stanno affermando anticipazioni di un'inflazione persistente. Ultimamente sia la BCE che l'FMI hanno espresso preoccupazione per il fatto che l'inflazione abbia iniziato ad “auto-rafforzarsi” a causa dei pacchetti fiscali degli stati e di un aumento delle aspettative sull'inflazione.

Grafico 6: salari nominali USA


La posizione monetaria della FED è troppo accomodante

Con il concretizzarsi delle prospettive di stagflazione, l'attuale scenario di stretta monetaria della FED è ovviamente troppo accomodante. La storia mostra che la Grande Inflazione degli Stati Uniti negli anni '70 poteva essere conclusa solo rialzando i tassi d'interesse in territorio positivo per diversi anni al fine di ammansire le aspettative sull'inflazione. L'inflazione dei prezzi era arrivata a quasi il 12% quando Volcker divenne presidente della FED nel novembre 1979.

A quel tempo il tasso d'interesse di riferimento era ancora relativamente alto e il tasso reale era solo leggermente negativo (-0,8%). Tuttavia, con l'accelerazione dell'inflazione dei prezzi sopra al 14% a metà giugno 1980, Volcker rialzò il tasso di riferimento fino al 19% nel dicembre 1980. Sebbene lo riabbassò gradualmente nei cinque anni successivi, il tasso reale fu sempre positivo e superò il 5% in media dal 1981 al 1984, tanto che l'inflazione dei prezzi scese sotto il 4%.

Grafico 7: tasso d'interesse di riferimento e inflazionedei prezzi

Il rialzo dei tassi innescò anche una forte recessione economica nel 1981-82 e spazzò via il settore S&L. Con gli attuali tassi reali negativi oltre il –5% e voci che già chiedono un ammorbidimento della posizione monetaria della FED, gli Stati Uniti molto probabilmente finiranno in stagflazione piuttosto che in uno scenario di bassa inflazione.

Il settore finanziario potrebbe gettare un po' di sabbia negli ingranaggi della stampante monetaria agendo più cautamente e inasprendo le condizioni di prestito più della FED. Infatti lo spread tra il tasso fisso dei mutui a 30 anni e il tasso Federal funds è aumentato da una media di 275 punti base nel 2020 a 385 punti base nei primi nove mesi del 2022, ma la stretta sul settore finanziario ha compensato solo in parte la stretta della FED sulla sua posizione monetaria ancora troppo accomodante.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 28 novembre 2022

Quando la famiglia viene abolita, le persone muoiono di fame

Tra i componenti della stampa generalista c'è una gara a chi ricorda "più forte" la tragedia dell'Holodomor. Salvo poi scordarsi che questo mese ricorre anche un altro anniversario: la carestia artificiale alimentata dal Grande Balzo in Avanti. Le vittime furono dieci volte di più di quelle dell'Holodomor, ma a quanto pare non è politicamente corretto commemorare entrambe le tragedie. I giornalisti, ormai, rispondono agli input e non hanno più idea di cosa sia il loro mestiere, incapaci di notare che anche il loro mestiere potrà, in un futuro non tanto lontano, essere sostituito dalle macchine. Ma al di là di ciò, la lezione del Grande Balzo in Avanti è un'altra: spalancare le porte all'invasione statale di ogni aspetto della propria vita è la strada verso la perdizione, la devastazione e la carestia. Ad oggi, l'ideologia woke e la "teoria multi gender" sono l'ultimo ritrovato della pianificazione centrale per scardinare l'ultima linea di difesa della società: la famiglia.

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di Barry Brownstein

Sophie Lewis vuole abolire la famiglia. Nella sua recensione del libro della Lewis, Erin Maglaque ripercorre le visioni "utopistiche" del movimento contro la famiglia. Racconta delle comuni Fournier del XIX secolo che "liberarono" le donne dalla "fatica" di cucinare per le loro famiglie e la Lewis vuole espandere tale idea affinché abbracci anche l'assistenza all'infanzia. Maglaque scrive:

La famiglia, sostengono la Lewis e altre abolizioniste/femministe, privatizza la cura. La struttura legale ed economica della famiglia deforma l'amore e l'intimità in abusi, proprietà, scarsità. I figli sono proprietà privata, legalmente posseduti e completamente dipendenti economicamente dai genitori. Il duro lavoro di cura – accudire i figli, cucinare e pulire – è nascosto e svalutato, svolto gratuitamente dalle donne o per salari scandalosamente bassi dalle collaboratrici domestiche.

“Se aboliamo la famiglia”, scrive Magaque, “aboliamo l'unità fondamentale di privatizzazione e scarsità nella nostra società. Più cura, più amore, per tutti”.

Gli abolizionisti della famiglia si considerano liberatori, ma i loro sogni sono distopici. Solo con la forza si può abolire la famiglia come fondamento cruciale della società. Non c'è amore nel vigore; la speranza utopica di "più amore" significa più odio per tutti.

"Più amore per tutti" non è stato il modo in cui è andata quando Mao cercò di abolire la famiglia durante il suo Grande balzo in avanti. Come i comunisti cinesi, la Lewis non vede la necessità che ogni famiglia cucini, lavi i vestiti e cresca i bambini. Per i cinesi il risultato fu la peggiore carestia causata dall'uomo nella storia. 

Nel suo libro Tombstone: The Great Chinese Famine 1958-1962, il giornalista cinese Yang Jisheng riporta, con dettagli strazianti, la carestia indotta dal totalitarismo che uccise 36 milioni di cinesi. Il bilancio della carestia di Mao supera, di molte volte, il bilancio dei morti di Stalin in Ucraina.

Mao e altri comunisti cinesi, secondo Jisheng, vedevano “la famiglia come il fondamento sociale del sistema di proprietà privata e un grande ostacolo al comunismo”. In un discorso del 1958 Mao disse: “Nel socialismo esiste ancora la proprietà privata, esistono ancora le fazioni, esistono ancora le famiglie. Le famiglie sono il prodotto dell'ultima fase del comunismo primitivo, e in futuro se ne eliminerà ogni traccia. In futuro, la famiglia non sarà più vantaggiosa per lo sviluppo della produttività [...]. Molti dei nostri compagni non osano considerare problemi di questa natura perché il loro pensiero è troppo ristretto”.

Jisheng ha fatto un tuffo negli archivi del Partito Comunista Cinese. Il premier cinese, Zhou Enlai, credeva che “la completa liberazione richiedesse la liberazione delle donne dai loro doveri domestici”. Enlai “promosse cucine comuni e asili nido comuni come germogli del comunismo”. Il vicepresidente del Partito comunista, Liu Shaoqi, disse che “eliminando le famiglie sarebbe stato possibile eliminare la proprietà privata”.

L'intento era quello di rendere la popolazione cinese più controllabile e la Cina più produttiva. Una relazione del partito del 1959 esponeva i risultati:

Si mangia insieme nelle mense e si esce a lavorare insieme [...]. Prima delle mense, i membri delle comuni potevano lavorare solo dalle sette alle otto ore al giorno; ora lavorano in media dieci ore al giorno [...]. A colazione, appena le ciotole vengono allontanate, i capi sezione accompagnano le persone al lavoro [...]. Prima e dopo i pasti, i membri della comune leggono i giornali e ascoltano insieme le trasmissioni radiofoniche, migliorando la loro educazione al comunismo.

Il cibo viene solitamente cucinato dalle famiglie perché è efficiente che lo facciano. Durante il Grande balzo in avanti furono rapidamente istituite cucine comuni, alcune delle quali nutrivano fino a 800 persone. Jisheng scrive: “Le cucine comuni sono state una delle ragioni principali per cui così tanti morirono di fame. Le stufe domestiche furono smantellate e utensili da cucina, tavoli e sedie, generi alimentari e legna da ardere furono consegnati alle cucine comuni, così come il bestiame, il pollame e qualsiasi pianta commestibile raccolta dai membri della comune. In alcuni luoghi non era permesso accendere camini fuori dalla cucina comune”. In breve, le famiglie persero persino la capacità di far bollire l'acqua.

Le conseguenze furono catastrofiche. Jisheng scrive: “Eliminare la famiglia come unità abitativa di base ridusse la sua capacità di combattere la carestia”.

L'introduzione di cucine comuni significava che le persone dovevano recarsi in una cucina per essere nutrite. Jisheng scrive: “Nelle regioni montuose, le persone dovevano camminare per monti e valli per una ciotola di zuppa”. I dettagli riflettono la folle arroganza dei pianificatori centrali:

Nella primavera del 1960 il nuovo primo segretario della provincia dello Yunnan si recò in campagna per un'ispezione. In una zona collinare vide una donna anziana, coperta di fango dalla testa ai piedi, trascinare un cesto su per un pendio durante un temporale mentre si recava in cucina. Alcuni abitanti del villaggio gli dissero che quella donna anziana doveva percorrere solo due colline e più di sette chilometri, il che non era poi così male; altri dovevano percorrere quindici chilometri sui loro asini per raggiungere la cucina comune, dedicando buona parte della giornata a procurarsi due pasti.

L'abolizione della famiglia significava che le famiglie non potevano dividere il lavoro mentre si prendevano cura dei giovani, degli anziani e degli infermi. Gli individui possono vedere attraverso gli occhi dell'amore, ma tutto ciò che contava per i comunisti era la produttività. Un funzionario del partito disse: “Anche i vecchi e i deboli non possono mangiare gratis, ma devono contribuire con i loro sforzi. Se non possono portare un doppio carico, possono condividere un carico con qualcun altro, e se non possono usare le spalle, possono usare le mani; anche strisciare verso il campo con una ciotola di terra in una mano contribuisce al bene comune piuttosto che stare a letto”.

I comunisti sequestravano le case, come riporta Jisheng: “Vennero istituiti asili nido e strutture per anziani con risorse sequestrate alle famiglie, senza alcun indennizzo, e le case vennero lasciate libere per ospitare le nuove strutture comuni”.

Naturalmente niente di tutto questo era volontario. Jisheng spiega che “la milizia saccheggiava le case e talvolta picchiava e arrestava gli occupanti. Quando gli abitanti del villaggio consegnavano i loro beni, avveniva in un'atmosfera di estrema pressione politica. La campagna contro la proprietà privata rese molte famiglie indigenti e le lasciò senza casa”.

Jisheng descrive come inizialmente, con il cibo "gratuito", i membri della comune riuscirono a rimpinzarsi:

Le cucine comuni erano le più dannose per i loro sprechi. Durante i primi due o tre mesi di funzionamento delle mense nell'autunno del 1958, i membri banchettarono. Credendo che i problemi di approvvigionamento alimentare fossero stati completamente risolti, Mao e altri leader centrali si preoccuparono di "cosa fare con il cibo extra", il che a sua volta portò gli abitanti dei villaggi a credere che lo stato avesse accesso a vaste scorte di cibo per integrare le forniture locali quando esaurite. Lo slogan era: "Con i pasti forniti nella comune, non c'è mai paura di non mangiare troppo".

Man mano che il cibo finiva, non tutti erano uguali. Jisheng riferisce di come la milizia [funzionari incaricati di gestire gli affari del partito comunista] “si servisse di riso bianco, panini al vapore, focacce ripiene, focacce al vapore e piatti di carne e verdure, mentre i membri ordinari della comune mangiavano pappa acquosa”. La pappa “era spesso esecrabile: grandi calderoni sporchi che addirittura potevano contenere escrementi di ratto e sterco di pecora”.

Operando in una gerarchia totalitaria, la milizia perse la sua umanità. Jisheng ha continuato a spiegare come un membro della milizia “avesse solo bisogno di ottenere la fiducia del suo diretto superiore per diventare un 'despota locale' nella totale impunità. La corruzione erodeva le scorte di cibo già inadeguate e intensificò la carestia”. Erano schiavi “col volto rivolto verso l'alto e un dittatore col volto rivolto verso il basso”. Jisheng poi descrive la brutalità della milizia:

La milizia infliggeva punizioni brutali a quegli abitanti dei villaggi che potevano manifestare sentimenti contrastanti riguardo al processo di comunizzazione, che consumavano furtivamente le piantine dei collettivi per fame, o che non avevano la forza per i progetti di irrigazione. Le punizioni includevano essere picchiati mentre si era sospesi a mezz'aria, costretti a inginocchiarsi a lungo, sfilare per le strade, essere privati ​​del cibo, esposti al freddo o al sole e farsi tagliare le orecchie o le dita. Nei villaggi, la cosiddetta dittatura del proletariato, era in realtà la dittatura della milizia, e chi aveva il potere maggiore poteva infliggere il maggior numero di abusi arbitrari.

Il libro di Jisheng non è un'analisi accademica distaccata, ma un resoconto ravvicinato e viscerale. Osservare i mali specifici del totalitarismo è istruttivo:

Il 15 ottobre 1959 Zhang Zhirong del gruppo di produzione di Xiongwan, non riuscendo a consegnare alcun grano, fu legato e picchiato a morte con legna da ardere e pali. La milizia usò le pinze per inserire riso e semi di soia nell'ano del defunto mentre gridava: "Ora puoi far crescere il grano dal tuo cadavere!" Zhang lasciò figli di otto e dieci anni che successivamente morirono di fame. 

Il 19 ottobre 1959 Chen Xiaojia, membro del gruppo di produzione di Chenwan, e suo figlio Chen Guihou furono impiccati alla trave della sala da pranzo comune quando non riuscirono a consegnare alcun grano. Vennero picchiati e cosparsi di acqua fredda, morendo entrambi entro sette giorni. Gli altri due figli piccoli che sopravvissero a loro alla fine morirono di fame.

L'8 novembre 1959, Zhong Xingjian del gruppo di produzione di Yanwan fu accusato di "sfidare la leadership" e un membro della milizia lo fece a pezzi con un'ascia.

Secondo Jisheng i pochi funzionari “che hanno detto la verità sono stati etichettati come 'negatori di risultati' e 'deviati di destra' e vennero sottoposti a una tortura spietata”. Quando un segretario di partito ammetteva che “non c'era cibo e che la quota di approvvigionamento non poteva essere raggiunta, veniva sollevato per le braccia e per le gambe e scagliato come un ariete contro il pavimento”.

Non date per scontato che questi esempi riflettano solo alcune mele marce. In Tombstone, Jisheng riferisce che oltre il 50% dei miliziani partecipava a crimini contro l'umanità. Il ciclo della violenza è rivelato in questo racconto di un loro membro: “Se non picchi gli altri, vieni picchiato. Più duramente colpisci qualcuno, più fermamente stabilisci la tua posizione e la tua lealtà al Partito Comunista. Se non picchi gli altri, sei un deviato di destra e presto vieni picchiato dagli altri”.

Jisheng riassume ciò che le famiglie hanno vissuto durante il Grande balzo in avanti: “Le famiglie vennero disperse al vento, i figli abbandonati e i cadaveri lasciati a marcire lungo il ciglio delle strade”.


Come il totalitarismo ha creato la carestia

Jisheng è schietto, la causa della morte per fame fu il totalitarismo:

Il motivo fondamentale per cui decine di milioni di persone in Cina sono morte di fame è stato il totalitarismo. Provoca inevitabilmente disastri su tale scala e soprattutto facilita lo sviluppo di politiche estremamente imperfette e ne impedisce la correzione. Ancora più importante è che in questo tipo di sistema il governo monopolizza tutte le risorse di produzione e sostentamento vitale, cosicché una volta che si verifica una calamità, la gente comune non ha mezzi per salvarsi.

L'evidenza storica collega la carestia alla tirannia. In "Democracy as a Universal Value", il premio Nobel per l'economia, Amartya Sen, scrisse:

Nella terribile storia delle carestie nel mondo, nessuna si è mai verificata in un Paese indipendente e democratico con una stampa relativamente libera. Non possiamo trovare eccezioni a questa regola, non importa dove guardiamo: le recenti carestie in Etiopia, Somalia o altri regimi dittatoriali; carestie in Unione Sovietica negli anni '30; la carestia cinese del 1958-61 con il fallimento del Grande balzo in avanti; o ancora prima, le carestie in Irlanda o in India sotto il dominio straniero. La Cina, anche se per molti versi stava facendo molto meglio economicamente dell'India, riuscì comunque (a differenza dell'India) ad avere una carestia, anzi la più grande carestia registrata nella storia del mondo: quasi 30 milioni di persone morirono nella carestia del 1958-61, mentre le politiche governative dannose rimasero in piedi per tre anni interi. Non venivano criticate perché non c'erano partiti di opposizione in parlamento, nessuna stampa libera e nessuna elezione multipartitica. Infatti fu proprio questa mancanza di critica che permise alle politiche profondamente difettose di continuare anche se uccidevano milioni di persone ogni anno. Lo stesso si può dire delle due carestie del mondo contemporaneo che si stanno verificando proprio ora in Corea del Nord e in Sudan.

Secondo Jisheng, Mao e i suoi servi “non consideravano alcun costo o coercizione troppo grande per fare della realizzazione degli ideali comunisti l'obiettivo supremo dell'intera popolazione cinese”.

La gerarchia totalitaria significava che gli obiettivi fissati da Mao nel 1958 di superare il Regno Unito nella produzione di acciaio in due anni sarebbero stati raggiunti dalla milizia, indipendentemente dal costo. Eppure, come scrive Jisheng, “le fornaci d'acciaio in realtà non fondevano il ferro ma i wok e gli utensili da cucina dei contadini, i battenti delle loro case e le campane dei templi; tutte queste cose furono fuse per segnalare il successo”.

L'obiettivo di Mao di una rapida industrializzazione significava che ai contadini venivano poste richieste impossibili. I documenti e le testimonianze esaminati da Jisheng sono chiari: i funzionari del partito "soddisfacevano" tali richieste mentendo sui raccolti e con i raccolti gonfiati arrivarono "quote elevate di appalti statali". La maggior parte delle contee raggiungeva la propria quota “prendendo dai contadini ogni chicco di razione di grano e semi”:

Se gli agricoltori non fossero stati in grado di consegnare l'importo richiesto, il governo avrebbe accusato le squadre di produzione di nascondere il grano. Fu lanciata una "lotta tra le due strade" (socialismo e capitalismo) per contrastare la presunta sospensione del grano. Questa campagna utilizzò la pressione politica, la tortura mentale e la violenza spietata per estorcere fino all'ultimo chicco di grano o seme dai contadini. Chiunque avesse manifestato la minima protesta sarebbe stato picchiato, a volte fino alla morte.

Il risultato fu la "prolungata agonia" della fame. Jisheng scrive:

Il grano era sparito, le erbe selvatiche erano state tutte mangiate, perfino la corteccia era stata strappata dagli alberi, e per riempire lo stomaco si usavano escrementi di uccelli, topi e ovatta. Nei campi di caolino, le persone affamate masticavano l'argilla mentre la scavavano. I cadaveri dei morti, degli affamati che cercavano rifugio in altri villaggi, anche dei propri familiari, diventavano cibo per i disperati.

Ma Jisheng non si ferma qui con la sua descrizione dei fatti: “La gente sedeva accanto ai depositi di stoccaggio in attesa che il governo rilasciasse il grano, gridando: 'Partito Comunista, presidente Mao, salvaci!' Alcune persone morivano di fame sedute accanto ai depositi di grano”.

E ancora: “I membri della comune prima persero peso, poi si gonfiarono di edemi, poi deperirono fino a vomitare liquido e infine morivano". Un padre “aveva paura che i suoi figli, di tre e quattro anni, rimanessero senza nessuno che si prendesse cura di loro, così li annegò in una fossa poco prima di morire”.

Quando non era rimasto nient'altro, alcuni mangiavano i propri figli o si scambiavano i figli per essere mangiati. In un libro di memorie, il funzionario Yu Dehong ha scritto: “Ci sono stati casi di cannibalismo in quasi tutti i villaggi e molti incidenti così tragici che non ho la forza di raccontare”.

Jisheng, facendo eco a Sen, scrive: “È una tragedia senza precedenti nella storia del mondo quando decine di milioni di persone muoiono di fame e ricorrono al cannibalismo durante un periodo senza guerre, o epidemie, o crisi climatica”. 

Mao e la sua milizia avevano preso spunto dal copione di Stalin? Il rapporto di Jisheng fa eco all'Holodomor:

Per impedire alle persone affamate di fuggire e diffondere la notizia del disastro, i comitati del partito della contea dispiegarono guardie armate per pattugliare i confini e le strade di accesso. Furono istituiti posti di guardia sulle strade e posti di blocco in ogni villaggio. Le fermate degli autobus erano presidiate da agenti di polizia e gli autobus a lunga percorrenza potevano essere guidati solo da membri del partito. Chiunque fosse stato scoperto mentre cercava di andarsene, gli venivano confiscati tutti i suoi averi e veniva picchiato. I depositi ferroviari di Xinyang erano monitorati dall'ufficio di pubblica sicurezza delle ferrovie. I contadini potevano solo restare a casa e aspettare la morte.

I contadini “erano pieni di fame, mentre la milizia era piena di eccesso di cibo”. La distruzione della famiglia in Cina non significò affatto “più cura, più amore”.

Mao lo sapeva. Il vicepresidente del Partito Comunista, Liu Shaoqi, disse a Mao: “La storia registrerà il ruolo che tu ed io abbiamo avuto nella fame di così tante persone, e anche il cannibalismo sarà commemorato!”.

Niente di tutto questo è ciò che hanno in mente gli abolizionisti della famiglia, come la Lewis. Nonostante tutti i suoi orribili crimini, Mao non aveva in mente la fame di massa quando decise di abolire la famiglia. Mao attribuì i milioni di morti “ai nemici politici e di classe”. Come sempre, con i totalitari, “sono stati commessi errori, ma non da me”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


venerdì 25 novembre 2022

La Grande Inversione, Parte I

 

 

di Alasdair Macleod

C'è una crescente sensazione nei mercati che una crisi finanziaria sia ormai alle porte. Le difficoltà di Credit Suisse nel rifinanziarsi si stanno rivelando un campanello d'allarme per i mercati, allertando gli investitori sullo stato precario del sistema bancario mondiale.

Questo saggio identifica gli elementi principali che ci condurranno in una crisi finanziaria mondiale. Dietro a tutto c'è la minaccia di un rinnovato aumento dei tassi d'interesse e il naturale desiderio delle banche commerciali di tutto il mondo di ridurre la loro esposizione al calo del valore degli asset finanziari sia nei loro bilanci che detenuti come garanzia dei prestiti. E ci sono aree problematiche specifiche, che possiamo identificare:

• Va notato che la fenomenale crescita dei derivati ​​OTC e dei futures regolamentati si è verificata in un contesto di tassi d'interesse in calo sin dalla metà degli anni ottanta. Questa tendenza si sta ora invertendo, quindi dobbiamo aspettarci che i $600.000 miliardi in derivati ​​OTC e altri $100.000 miliardi di futures si contraggano man mano che le banche ridurranno la loro esposizione ai derivati. Nelle ultime due settimane abbiamo visto le conseguenze per il mercato dei Gilt a Londra, avvertendoci di altre problematiche in arrivo.

• Le banche commerciali sono sovraindebitate, con notevoli punti deboli nell'Eurozona, in Giappone e nel Regno Unito. Sarà una specie di miracolo se le banche in queste giurisdizioni riusciranno a sopravvivere alla contrazione del credito bancario e all'esplosione dei derivati. Se saltano in aria loro, anche le banche americane meglio capitalizzate potrebbero non essere al sicuro.

• Le banche centrali hanno il compito di salvare il sistema finanziario in tempi difficili. Tuttavia la BCE e il suo intero sistema di banche centrali nazionali, la Banca del Giappone e la FED sono tutte in condizioni di patrimonio netto negativo e non sono in grado di sostenere il sistema finanziario in questo contesto di tassi d'interesse in rialzo.


Il campanello d'allarme Credit Suisse

Nelle ultime due settimane è diventato evidente che Credit Suisse, uno dei due principali istituti bancari svizzeri, deve affrontare una ristrutturazione radicale. Questo è probabilmente un modo educato per dire che la banca ha bisogno di essere salvata.

Nella gerarchia delle banche svizzere, Credit Suisse era considerata molto prudente. La situazione ora è cambiata. Le banche prendono decisioni sbagliate e queste possono affliggere qualsiasi banca. Credit Suisse è stata forse un po' sfortunata con l'esplosione di Archegos e Greensill Capital, ma sicuramente il peccato più eclatante dal punto di vista reputazionale è stato lo scandalo dello spionaggio, in cui la banca spiava i propri dipendenti. Questo scandalo ha costretto Tidjane Thiam, amministratore delegato della banca, a dimettersi.

Dobbiamo augurare ogni bene agli sfortunati dipendenti di Credit Suisse in un periodo di grande incertezza, ma questa banca, una delle trenta banche d'importanza sistemica globale (G-SIB) non è sola nelle sue difficoltà. Le uniche G-SIB la cui capitalizzazione azionaria è superiore al patrimonio netto di bilancio sono quelle nordamericane: le due maggiori banche canadesi, Morgan Stanley e JPMorgan. L'elenco completo è mostrato nella Tabella 1 di seguito.

Prima di un forte rally del prezzo delle azioni la scorsa settimana, il price to book di Credit Suisse si attestava al 24% e quello di Deutsche Bank si attestava a un altrettanto 23,5%. E come si può vedere dalla tabella, diciassette G-SIB su ventinove hanno rapporti prezzo/valore contabile inferiori al 50%.

Normalmente l'opportunità di acquistare azioni al valore contabile, o inferiore, è vista dagli investitori come una strategia per identificare investimenti sottovalutati, ma quando un intero settore è afflitto in questo modo, il messaggio è diverso. Nelle valutazioni di mercato di queste banche i loro corsi azionari segnalano un significativo rischio di fallimento, particolarmente acuto nelle major europee e britanniche e in misura simile, ma minore, nelle tre G-SIB giapponesi.

Nel complesso, le G-SIB vengono valutate dai mercati in base alla probabilità di fallimento sistemico. Nonostante ciò che i mercati hanno segnalato, queste banche sono sopravvissute, anche se, come abbiamo visto nel caso di Deutsche Bank, per alcune è risultato un percorso accidentato. I regolamenti per migliorare la liquidità, attraverso Basilea 3, sono stati introdotti in più fasi dopo il fallimento della Lehman e malgrado ciò i price-to-book non si sono ripresi in modo sostanziale.

Queste valutazioni depresse hanno reso impossibile per le G-SIB più deboli di prendere in considerazione l'aumento delle loro basi azionarie Tier 1 a causa dell'effetto diluitivo sugli azionisti. Credendo che le loro azioni siano sottovalutate, alcune banche le hanno persino comprate a sconto, riducendo il loro capitale e aumentando ancora di più l'indebitamento. Non c'è dubbio che in un contesto di tassi d'interesse molto bassi alcuni banchieri ritenessero che questa fosse la cosa giusta da fare.

Ma ora le cose sono cambiate. Con i tassi d'interesse in rapido aumento i bilanci con un indebitamento eccessivo devono essere urgentemente liquidati per proteggere gli azionisti. E anche quei banchieri che hanno considerato i propri azionisti come una priorità secondaria si renderanno conto che i loro colleghi venderanno asset finanziari, liquideranno le garanzie finanziarie ove possibile e ritireranno prestiti e scoperti di conto da imprese non finanziarie.

Va benissimo pensare che il rispetto delle disposizioni sulla liquidità di Basilea 3 sia un lavoro ben fatto, ma se viene ignorata la leva di bilancio in un momento di aumento dei prezzi e quindi dei tassi d'interesse, quasi certamente saranno spazzate via. Non c'è dubbio che il passaggio da un ambiente in cui gli sconti price-to-book sono un'irritazione per i dirigenti delle banche a uno in cui rappresentano un fattore davvero importante sia legato al rialzo dei tassi.

L'aumento dei tassi d'interesse è anche un cambiamento epocale per i derivati e in particolare per le banche ad essi esposte. Gli swap sui tassi d'interesse, che la Banca dei regolamenti internazionali ha calcolato essere $8.800 miliardi nel giugno 2021, sono stati utilizzati da fondi pensione, compagnie assicurative, hedge fund e banche. Si stanno rivelando uno strumento finanziario di distruzione di massa.

Uno swap su tassi d'interesse è un accordo tra due controparti che accettano di scambiare pagamenti su un importo nozionale definito lungo un periodo di tempo prestabilito. L'importo nozionale non viene scambiato, ma i tassi d'interesse su di esso sì, dato che uno ha un tasso fisso predefinito come uno spread sul rendimento di un titolo di stato con una scadenza corrispondente alla durata del contratto di swap, mentre l'altro fluttua sulla base del LIBOR o di un metro di misura simile.

Gli swap possono essere concordati lungo periodi determinati fino a quindici anni. Quando la curva dei rendimenti è positiva, un fondo pensione, ad esempio, può ottenere un discreto aumento del reddito prendendo l'interesse fisso e pagando il tasso variabile. E poiché l'accordo si basa sul capitale figurativo, che non viene mai accumulato, gli swap possono essere sfruttati a leva in modo significativo. L'altra parte sarà attiva nei mercati monetari, garantendo un piccolo spread sui pagamenti a tasso variabile ricevuti dal fondo pensione. Entrambe le controparti si aspettano di trarre vantaggio dall'operazione, perché i loro calcoli sui valori netti dei flussi di cassa non sono troppo dissimili quando l'operazione viene concordata.

Il rischio per il fondo pensione deriva dall'aumento dei rendimenti obbligazionari. Nonostante ciò, accetta ancora il tasso fisso concordato all'inizio, ma si impegna a pagare un tasso variabile più elevato. Nel Regno Unito il LIBOR a 3 mesi è passato dallo 0,107% del 1° dicembre 2021 al 3,94% di ieri. In uno swap quinquennale, il tasso fisso preso dal fondo pensione si basa sul rendimento dei Gilt a 5 anni, che il 1° dicembre scorso era dello 0,65%. Con un potenziale differenziale dello 0,25%, il fondo pensione prendeva lo 0,9% e pagava lo 0,107%, con una differenza dello 0,793%. Oggi il fondo pensione prenderebbe ancora lo 0,9%, ma pagherebbe il 3,94%. Con l'aumento dei tassi d'interesse, anche senza leva è un disastro per il fondo pensione ma questa non è l'unica trappola in cui sono caduti.

Nel Regno Unito l'esposizione dei fondi pensione ai contratti di riacquisto (repo) ha portato a richieste di margine e un'improvvisa liquidazione delle garanzie (bond sovrani). Un certo numero di aziende specializzate ha offerto schemi d'investimento basati sulle passività (LDI). Utilizzando i pronti contro termine, gli schemi LDI sono stati in grado di utilizzare tassi di finanziamento bassi per finanziare posizioni lunghe sui Gilt, con una leva fino a sette volte. Quando gli LDI sono esplosi a causa del calo dei valori delle garanzie, il mercato dei Gilt è crollato nel momento in cui i fondi pensione sono diventati venditori forzati e la Banca d'Inghilterra ha drasticamente invertito la sua politica di quantitative tightening. Questa saga continua e il problema non è limitato ai fondi pensione del Regno Unito, come vedremo. Una descrizione più completa di come sono esplosi questi schemi è descritta più avanti in questo articolo.

L'episodio degli LDI è un monito sulle conseguenze di un cambiamento nell'andamento dei tassi d'interesse per i derivati. Non dobbiamo dimenticare che l'evoluzione dei derivati ​​è stata in gran parte dovuta alla tendenza post-1980 di un netto calo dei tassi d'interesse. Con i prezzi delle materie prime, alla produzione e al consumo ora tutti in aumento, questa tendenza è ora giunta al termine. E con i valori delle garanzie che scendono invece di salire, non si tratta solo di un caso in cui gli operatori aggiustano le loro prospettive; ci saranno sicuramente altre detonazioni nel mercato mondiale dei derivati ​​OTC.

Al centro di questi derivati ​​ci sono le banche e il sistema bancario ombra. Credit Suisse è stato un market maker nei credit default swap, prestiti a leva e altre attività basate sui derivati. La banca tratta un'ampia gamma di swap, opzioni su tassi d'interesse e cambi, contratti a termine e future sul forex. I valori di sostituzione dei suoi derivati ​​OTC sono indicati nei conti del 2021 a S₣125,6 miliardi, cifra che si riduce con gli accordi di netting a S₣25,6 miliardi. Poca cosa, potrebbe sembrare, ma gli importi nozionali, essendo gli importi principali su cui si basano questi valori di sostituzione dei derivati, sono molto più grandi. La leva tra valori di sostituzione e importi nozionali significa che l'esposizione della banca all'aumento dei tassi d'interesse potrebbe portarla rapidamente all'insolvenza.

In questo frangente non possiamo sapere se questo sia alla radice dei problemi della banca e questo articolo non intende essere una critica a Credit Suisse rispetto ai suoi pari. I problemi che la banca deve affrontare si riflettono nell'intero sistema G-SIB con altre banche che hanno esposizioni in derivati ​​molto più grandi. Il punto è che, nel complesso, i partecipanti al mercato dei derivati ​​sono impreparati alle condizioni che stanno portando all'inversione della loro precedente crescita fenomenale.

In caso di fallimenti delle banche commerciali, ci si aspetta che le banche centrali assicurino la protezione dei depositanti e che la sopravvivenza del sistema finanziario resti garantita. Ma date le dimensioni dei mercati dei derivati ​​e le probabili conseguenze dei fallimenti delle controparti, sarà un compito enorme che richiederà una cooperazione globale e l'abbandono delle procedure di bail-in concordate dai Paesi del G20 sulla scia della crisi Lehman. Non ci saranno dubbi sul fatto che le banche in fallimento debbano continuare a operare facendo rimanere intatti i fondi dei loro detentori di obbligazioni. In caso contrario, è probabile che tutte le obbligazioni bancarie crollino di valore perché in caso di bail-in chi le detiene preferirà la santità dei depositi garantiti dallo stato. E qualsiasi tentativo di limitare la protezione dei depositi ai piccoli depositanti sarebbe disastroso.

Poiché la Grande Inversione è così improvvisa, promette di diventare una crisi molto più grande di qualsiasi altra vista prima. Purtroppo, a causa del quantitative easing, anche le stesse banche centrali devono fare i conti con le perdite obbligazionarie, le quali spazzano via i valori del loro patrimonio netto di bilancio. Il fatto che una banca centrale abbia passività nette nel suo bilancio non avrebbe importanza in tempi normali, perché può sempre espandere il credito per finanziarsi. Ma ora prevediamo che le banche centrali con passività nette e crescenti debbano garantire intere reti bancarie commerciali.

L'onere dei salvataggi porterà senza dubbio a nuovi cicli di svalutazione monetaria, diretta e indiretta, poiché verranno compiuti vani tentativi per sostenere i valori degli asset finanziari e prevenire una catastrofe economica. L'accelerazione della svalutazione della valuta da parte delle autorità indebolirà la fiducia della popolazione nelle valute fiat, portando al loro completo collasso, a meno che non si trovi un modo per stabilizzarle.


Il sistema Euro ha problemi specifici

In teoria, ricapitalizzare una banca centrale è una cosa semplice. La banca fa un prestito al suo azionista, tipicamente il governo della nazione corrispondente, che invece di un deposito di compensazione registra come patrimonio netto nelle sue passività. Ma quando una banca centrale non risponde a nessun governo, tale strada non può essere intrapresa.

Questo è un problema per la BCE, i cui azionisti sono le banche centrali nazionali degli stati membri. Sfortunatamente anche loro hanno bisogno di ricapitalizzazione. La Tabella 2 di seguito riassume le probabili perdite subite finora sulle loro partecipazioni obbligazionarie.

A parte le quattro banche centrali nazionali per le quali i prezzi delle obbligazioni non sono disponibili, possiamo vedere che tutte le BCN e la stessa BCE sono state intrappolate dall'aumento dei rendimenti obbligazionari. Anche la potente Bundesbank mostra, dal 1° gennaio, perdite sulle sue obbligazioni quarantaquattro volte il suo capitale sociale. Tenendo presente che l'indice dei prezzi al consumo dell'Eurozona è ora circa al 10% e notevolmente più in alto in alcuni stati membri, si può prevedere che i rendimenti dei titoli di stato a 5 anni tra il 2% (Germania) e il 4% (Italia) aumenteranno considerevolmente da qui in poi. Nessun pio desiderio, che le banche centrali non possano mai andare in bancarotta, coprirà questo problema.

Provate solo a immaginare gli ostacoli legislativi. La Bundesbank, diciamo, presenta un caso al Bundestag affinché approvi una legge che gli consenta di ricapitalizzarsi e di sottoscrivere più capitale nella BCE per ripristinarne la solvibilità. Si può immaginare che i ministri delle finanze vengano persuasi che non ci sia alternativa, ma poi si noterà che la Bundesbank ha crediti per oltre €1.200 miliardi attraverso il sistema TARGET2. Quasi certamente si sosterrà che se tali passività fossero pagate alla Bundesbank, non ci sarebbe bisogno di una ricapitalizzazione.

Se solo fosse così semplice... Ma chiaramente non è nell'interesse della Bundesbank coinvolgere politici ignoranti negli affari monetari. Il dibattito pubblico rischierebbe di andare fuori controllo, con conseguenze forse fatali perl'intero sistema Euro. Quindi cosa sta succedendo con il TARGET2?


Gli squilibri TARGET2 si stanno nuovamente deteriorando...

Il seguente grafico mostra che gli squilibri TARGET2 stanno nuovamente aumentando, in particolare per la Bundesbank tedesca, che ora ha un credito record di €1.266.470 milioni, e per la Banca d'Italia che deve €714.932 milioni. Questi sono i dati di settembre, mentre tutti gli altri sono di agosto e devono ancora essere aggiornati.

In teoria questi squilibri non dovrebbero esistere, perché tale inesistenza era l'obiettivo alla base della costruzione del sistema TARGET2. E prima della crisi Lehman erano minimi, come mostra anche il grafico. Da allora sono aumentati fino a raggiungere un totale di €1.844.815 milioni, con Germania e Lussemburgo tra i principali creditori. In parte ciò è dovuto al fatto che Francoforte e Lussemburgo sono centri finanziari per le transazioni internazionali, attraverso le cui istituzioni d'investimento, sia straniere che nell'Eurozona, hanno venduto obbligazioni denominate in euro emesse da Portogallo, Italia, Grecia e Spagna (PIGS). L'accredito bancario derivante da queste operazioni avviene nel seguente modo:

• Un'obbligazione italiana viene venduta tramite una banca tedesca a Francoforte. Alla consegna del bond, il venditore registra a suo favore un credito (deposito) presso la banca tedesca. La consegna a Milano contro pagamento avviene con il regolamento che passa attraverso il TARGET2, il sistema attraverso il quale avviene il regolamento transfrontaliero tramite le BCN. Di conseguenza la banca tedesca registra un credito corrispondente (asset) presso la Bundesbank.

• La Bundesbank ha un debito verso la banca tedesca. Nel bilancio della Bundesbank genera un attivo corrispondente, che riflette il regolamento dovuto dalla Banca d'Italia.

• La Banca d'Italia ha un debito verso la Bundesbank e un attivo corrispondente verso la banca italiana che agisce per conto dell'acquirente dell'obbligazione italiana.

• La banca italiana ha un debito verso la Banca d'Italia pari all'addebito sul conto dell'acquirente dell'obbligazione, il quale si estingue con il pagamento a saldo dell'acquirente.

Per quanto riguarda il venditore internazionale e l'acquirente attraverso il mercato italiano, la transazione è avvenuta ma i trasferimenti compensativi tra Bundesbank e Banca d'Italia non sono avvenuti. Non ci sono stati accordi tra di loro e gli squilibri ne sono il risultato.

La situazione è stata aggravata dalla fuga di capitali all'interno dell'Eurozona, utilizzando garanzie originate dalle banche commerciali nei PIGS e depositate presso le banche centrali nazionali competenti a fronte di liquidità concessa sotto forma di contratti di riacquisto (repo).

Ci sono due ragioni per transazioni di questo tipo. La prima è la semplice fuga di capitali all'interno dell'Eurozona, dove i saldi di cassa guadagnati tramite pronti contro termine vengono impiegati per acquistare obbligazioni e altri asset poi depositati in Germania e Lussemburgo. I pagamenti saranno in euro, ma è molto probabile che riguardino obbligazioni e altri investimenti non denominati in euro. La seconda è che nella supervisione del sistema TARGET2, la BCE abbia ignorato gli standard di garanzia come mezzo per sovvenzionare i sistemi finanziari dei PIGS.

Con le economie PIGS in costante supporto vitale, le autorità di regolamentazione delle banche locali si trovano in una posizione scomoda quando devono decidere se i prestiti bancari sono in bonis o in sofferenza. Poiché quantità crescenti di questi prestiti sono indubbiamente deteriorate, la soluzione è stata quella di raggrupparli in asset utilizzabili come garanzia per i pronti contro termine attraverso le banche centrali, in modo che si perdessero nel sistema TARGET2. Se, diciamo, la Banca d'Italia accetta la garanzia, non è più un problema per l'autorità di regolamentazione locale.

La vera fragilità delle economie PIGS viene nascosta in questo modo, la precarietà delle finanze delle banche commerciali viene altresì nascosta e la BCE raggiunge l'obiettivo politico di proteggere le economie dei PIGS dal collasso.

Il recente aumento degli squilibri, in particolare tra Bundesbank e Banca d'Italia, è un segnale che il sistema sta crollando. Non era un problema quando la tendenza a lungo termine dei tassi d'interesse era in calo, ma ora che stanno salendo la situazione è radicalmente diversa. Il differenziale tra i rendimenti obbligazionari della Germania e quelli dell'Italia, insieme a quelli degli altri PIGS, è sempre più ritenuto insufficiente per compensare i maggiori rischi in un contesto di tassi d'interesse in ascesa. Le conseguenze potrebbero portare a una nuova crisi per i PIGS man mano che si indeboliscono le loro già precarie finanze pubbliche. Inoltre la fuga di capitali dall'Eurozona è confermata dal crollo del tasso di cambio dell'euro rispetto al dollaro statunitense.


Il mercato pronti contro termine dell'Eurozona

Dalla nostra analisi delle cause alla base degli squilibri TARGET2, possiamo vedere che i pronti contro termine svolgono un ruolo importante. A scanso di equivoci, un repo è definito come una transazione concordata tra le parti da annullare a condizioni prestabilite in una data futura. In cambio dell'invio di garanzie, una banca riceve denaro contante. L'altra parte, nella nostra discussione essendo una banca centrale, vede la stessa transazione come un reverse repo: un mezzo per iniettare liquidità nelsistema bancario commerciale.

I pronti contro termine e i pronti contro termine inversi non vengono utilizzati esclusivamente tra banche commerciali e banche centrali, ma vengono intrapresi anche tra banche e altri istituti finanziari, a volte tramite terzi, compresi i sistemi di negoziazione automatizzati. Possono essere sfruttati per produrre rendimenti migliori e questo è uno dei modi in cui l'investimento basato sulle passività (LDI) è stato utilizzato dai fondi pensione britannici con una leva fino a sette volte. Molto probabilmente una cosa del genere è avvenuta anche nell'Eurozona e verrà a galla man mano che i tassi d'interesse continueranno a salire.

Secondo l'ultima indagine annuale dell'International Capital Market Association condotta nel dicembre 2021, a quel tempo la dimensione del mercato europeo dei pronti contro termine (comprese sterline, dollari e altre valute usate nei centri finanziari europei) si attestava al record di €9.198 miliardi. Questa cifra si basava sulle risposte di un campione di 57 istituzioni, comprese le banche, quindi la dimensione reale del mercato è leggermente più grande. Se prendiamo in considerazione i soli euro, essi ricoprivano il 56,9% del totale (€5.234 miliardi).

Ottenere liquidità in euro tramite pronti contro termine è un finanziamento a buon mercato, come illustra il grafico seguente, il quale mostra i tassi all'inizio di questa settimana.

Consente ai fondi pensionistici e assicurativi europei di finanziare posizioni obbligazionarie a leva attraverso schemi d'investimento LDI. Il che va bene, fino a quando i valori delle obbligazioni detenute come garanzia non calano e vengono quindi effettuate richieste di rimborso. Questo è ciò che ha fatto esplodere il mercato dei Gilt nel Regno Unito e lo farà di nuovo ma nmano che i loro prezzi continueranno a scendere. Questo non è un problema limitato al Regno Unito e ai mercati della sterlina.

Possiamo essere certi che questa situazione sta suonando un campanello d'allarme anche nella sede della BCE a Francoforte, così come in tutte le principali banche commerciali in Europa. Non è stata una preoccupazione fintanto che i tassi d'interesse non salivano. Ora che invece salgono e l'inflazione dei prezzi è fuori controllo, è probabile che ci sia una maggiore riluttanza da parte delle banche a rinnovare accordi pronti contro termine.

Ci sono una serie di parti mobili in questa crisi emergente e possiamo riassumere la calamità che inizia a travolgere l'Eurozona come segue:

• L'aumento dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari è destinato a far implodere i mercati pronti contro termine europei. La crisi LDI che ha colpito Londra affliggerà anche i mercati obbligazionari e pronti contro termine denominati in euro.

• Il collasso dei pronti contro termine a sua volta porterà a un fallimento del sistema TARGET2, perché i pronti contro termine sono il meccanismo principale che alimenta gli squilibri nel TARGET2. Gli spread tra i titoli di stato tedeschi e quelli PIGS altamente indebitati sono destinati ad ampliarsi drasticamente, provocando una nuova crisi di finanziamento per i PIGS su una scala molto più ampia di quanto visto in passato.

• Le banche commerciali nell'Eurozona saranno costrette a liquidare i propri asset e le garanzie detenute a fronte dei prestiti, compresi i pronti contro termine, il più rapidamente possibile. Ciò farà crollare i mercati obbligazionari dell'Eurozona, come abbiamo visto con il mercato dei Gilt britannici all'inizio del mese scorso. Anche altri asset denominati in valuta estera e detenuti dalle banche nell'Eurozona saranno liquidati, diffondendo la crisi ad altri mercati.

• La BCE e il sistema Euro, già insolvente, avranno il dovere d'intervenire pesantemente per sostenere i mercati obbligazionari e garantire la sopravvivenza dell'intero sistema.

I panglossiani potrebbero obiettare che la BCE ha gestito con successo le crisi finanziarie in passato e che presumere che questa volta fallirà vuol dire diffondere un allarmismo ingiustificato. La differenza, in realtà, sta nelle tendenze dell'inflazione dei prezzi e dei tassi d'interesse. Se la BCE vuole avere la minima possibilità di riuscire a mantenere a galla l'intero sistema dell'euro e il sistema bancario commerciale di riferimento, sarà a scapito della valuta poiché dovrà raddoppiare gli sforzi per sopprimere i tassi d'interesse.


La Banca del Giappone sta lottando per mantenere bassi i rendimenti obbligazionari

Insieme alla BCE, la Banca del Giappone ha imposto tassi d'interesse negativi al proprio sistema finanziario nel tentativo di mantenere un tasso d'inflazione dei prezzi al 2%. E mentre altre giurisdizioni vedono l'IPC salire del 10% o più, l'IPC del Giappone sta salendo solo al 3%. Ci sono tutta una serie di ragioni identificabili a supporto, ma la ragione principale è che il consumatore giapponese continua a riporre uan fiducia incrollabile nello yen. Ciò significa che a fronte di prezzi più alti, il consumatore medio si astiene dallo spendere e aumenta la domanda di denaro.

Anche se lo yen è sceso del 26% rispetto al dollaro e i prezzi in dollari stanno salendo dell'8,5%, c'è una domanda sostenuta per detenere yen in contanti rispetto agli acquisti dei consumatori nei mercati interni. Una situazione del genere, però, non può andare avanti per sempre. Mentre le condizioni del mercato interno rimangono stabili, la politica dei tassi d'interesse più aggressiva da parte della FED rispetto a quella della BOJ racconta una storia diversa per lo yen sulle borse estere.

La Banca del Giappone ha avviato per la prima volta il quantitative easing più di vent'anni fa e ha accumulato titoli di stato (JGB), obbligazioni societarie, azioni tramite ETF e fondi immobiliari. Il 30 settembre il loro totale accumulato aveva un valore contabile, diverso dal valore di mercato, di oltre ¥594.000 miliardi ($4.100 miliardi). A ¥545.000 miliardi, l'elemento JGB è pari al 92% del totale.

Dal 31 dicembre 2021 il rendimento del decennale giapponese (di gran lunga la componente più importante) è salito dallo 0,17% allo 0,25% di oggi. Su questa base, il portafoglio obbligazionario detenuto in quel momento dalla BOJ ha perso quasi ¥10.000 miliardi, cosa che si confronta con il suo capitale sociale di soli ¥100 milioni. Pertanto le perdite sulla sola componente obbligazionaria sono circa 100.000 volte superiori all'esiguo patrimonio netto.

Si può capire perché la BOJ abbia tracciato una linea nella sabbia contro la realtà del mercato. Insiste sul fatto che occorra evitare che il rendimento del decennale giapponese salga oltre lo 0,25%. La sua tesi neo-keynesiana è che l'inflazione dei prezzi è contenuta, quindi non è necessario ridurre lo stimolo all'economia. Ma la conseguenza è che la valuta sta crollando. E solo ieri il dollaro ha ricominciato a scendere. Questo è mostrato nel grafico seguente: si noti che un numero in salita rappresenta uno yen indebolito.

Nonostante il caos che le politiche keynesiane del Giappone hanno creato, è difficile vedere la BOJ cambiare rotta volontariamente; ciononostante la crisi arriverà sicuramente se una o più delle sue tre G-SIB avranno bisogno di sostegno. E va notato che tutte e tre hanno un rapporto tra indebitamento di bilancio e patrimonio netto di oltre venti volte, con Mizuho fino a 26 volte, e tutte hanno rapporti prezzo/valore contabile inferiori al 50%.


La posizione della FED

La posizione del Consiglio della Federal Reserve è nettamente diversa da quella delle altre principali banche centrali. È vero, ha perdite sostanziali sul suo portafoglio obbligazionario. Nella sua relazione finanziaria trimestrale pubblicata il 30 giugno 2022, la FED ha rivelato la variazione degli utili e delle perdite cumulativi non realizzati sui suoi titoli del Tesoro e titoli garantiti da ipoteca: una perdita di $847.797 milioni (rispetto al 30 giugno 2021, perdita di $185.640 milioni). La FED segnala questi attivi nel suo bilancio al costo ammortizzato, quindi le perdite non sono immediatamente evidenti.

Ma il 30 giugno il quinquennale rendeva il 2,7% e il decennale il 2,97%; a oggi rendono rispettivamente il 4,16% e il 3,95%. Anche senza ricalcolare i valori di mercato odierni, è chiaro che il disavanzo corrente è ora considerevolmente superiore ai mille miliardi di dollari. E il capitale e le riserve della FED ammontano a soli $46,274 miliardi, con perdite di portafoglio che superano di 25 volte tale cifra.

Oltre alle perdite dovute all'aumento dei rendimenti obbligazionari, invece di spingere la liquidità nei mercati, la sta ritirando attraverso operazioni di reverse repo: la FED sta scambiando alcune delle obbligazioni nel suo bilancio con contanti a condizioni temporanee prestabilite. Ufficialmente è una strategia che fa parte della gestione dei tassi d'interesse overnight da parte della FED, ma con la struttura di reverse repo che supera i $2.000 miliardi, questa è tutt'altro che un'attività d'impostazione del tasso marginale. Probabilmente ha più a che fare con le normative Basilea 3 che penalizzano i grandi depositi bancari rispetto ai depositi più piccoli, e la mancanza di capacità di bilancio delle grandi banche statunitensi.

I pronti contro termine, al contrario dei pronti contro termine inversi, sono ancora usati dalle singole banche e dai loro clienti istituzionali, ma non è così ovvio nell'ambiente che rappresentino un rischio sistemico, sebbene alcuni grandi fondi pensione potrebbero averli utilizzati per transazioni LDI, analogamente al sistema pensionistico del Regno Unito.

Sebbene altamente indebitate rispetto al passato, le G-SIB statunitensi non sono così esposte a una flessione generale del credito come quelle europee, giapponesi e britanniche. Contrarre il credito bancario le danneggerà, ma altre G-SIB sono destinate a fallire per prime, trasmettendo un rischio sistemico attraverso i rapporti di controparte. Tuttavia i mercati riconoscono un certo grado di rischio, con rapporti prezzo/valore contabile inferiori a 0,9 per Goldman Sachs, Bank of America, Wells Fargo, State Street e BNY-Mellon. JPMorgan Chase, che è il principale canale politico della FED nel sistema bancario commerciale, ha un rating appena superiore al valore contabile.


Banca d'Inghilterra: cattive politiche ma operatori intelligenti

Alla luce dell'imminente crollo del mercato dei Gilt, la Banca d'Inghilterra ha agito prontamente per evitare una crisi incentrata sugli investimenti LDI dei fondi pensione attraverso swap sui tassi d'interesse. Il funzionamento di tali swap è già stato descritto, ma anche i pronti contro termine hanno avuto un ruolo e potrebbe essere utile spiegare brevemente come vengono utilizzati nel contesto LDI.

Un fondo pensione va da una banca ombra specializzata in schemi LDI e con accesso al mercato dei pronti contro termine. In cambio di un deposito, diciamo, del 20% in contanti, il fornitore dello schema LDI acquista l'intero importo di Gilt a media e lunga scadenza e li utilizza come garanzia collaterale per un contratto repo che garantisce un finanziamento dell'80%. Il contratto repo può avere qualsiasi durata, da una notte a un anno.

Un anno fa, quando la Banca d'Inghilterra ha soppresso il suo tasso di riferimento allo 0%, il LIBOR a un mese era vicino allo 0,4%, mentre il rendimento del ventennale inglese era dell'1,07%. Ignorando i costi, una leva cinque dava 0,63% X 5 = 3,15%, quasi tre volte il tasso ottenuto acquistando un Gilt a 20 anni.

Oggi il differenziale di rendimento è migliorato, portando a rendimenti netti ancora più elevati, ma il problema è che l'aumento del rendimento del ventennale inglese al 4,9% significa che il prezzo è sceso da un valore nominale di 100 a 49,95. Poiché questa è la garanzia per il denaro ottenuto attraverso il mercato repo, il fondo pensione deve far fronte a richieste di margini pari a circa 2,5 volte l'investimento originale nello schema LDI. E tutti i fondi pensione che utilizzavano schemi LDI hanno richieste di margine contemporaneamente, il che ha fatto crollare il mercato dei Gilt. Questo è il motivo per cui la BOE ha dovuto agire rapidamente per stabilizzare i prezzi.

Ha concesso ai fondi pensione e ai fornitori d'investimenti LDI fino al 14 ottobre per sistemarsi, nel frattempo ha acquistato tutti i Gilt a lunga scadenza. Questa esperienza serve da esempio di come l'aumento dei rendimenti obbligazionari possa provocare il caos nei mercati dei pronti contro termine e anche con gli swap sui tassi d'interesse. Stando così le cose, è inevitabile che sorgano problemi in altri mercati dei derivati ​​man mano che i rendimenti obbligazionari continueranno a salire.

Come le altre principali banche centrali, la BOE ha visto crescere un sostanziale deficit nel suo portafoglio di Gilt, ma all'inizio del QE ha convinto il Tesoro inglese ad accettare che, oltre a ricevere i dividendi e i profitti dai Gilt così acquisiti, avrebbe anche subito eventuali perdite. Tutti i Gilt acquistati nell'ambito dei programmi di QE sono detenuti in una società veicolo nel bilancio della BOE, garantiti dal Tesoro inglese e quindi valutati al costo.


Conclusioni

In questo articolo ho messo da parte tutte le preoccupazioni economiche di un calo delle quantità di credito bancario in circolazione e mi sono soffermato sulle conseguenze finanziarie di un nuovo trend di lungo periodo riguardo i rialzi dei tassi d'interesse. Dovrebbe essere chiaro che un tale fenomeno mette a repentaglio l'intero sistema finanziario fiat.

I problemi di Credit Suisse dovrebbero essere considerati in questo contesto. Il fatto che non siano emersi prima è dovuto alla riuscita soppressione dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari, mentre le quantità di valuta e credito bancario sono aumentate notevolmente senza apparenti effetti negativi. Questi ultimi stanno ora influenzando i mercati finanziari, indebolendo il potere d'acquisto di tutte le valute fiat a un ritmo accelerato.

Dall'essere completamente in controllo dei tassi d'interesse e dei mercati a tasso fisso, le banche centrali stanno ora combattendo una battaglia persa per mantenere suddetto controllo. Il nemico secolare di ogni stato, il libero mercato, sta mettendo in fuga le banche centrali, incerte se le loro valute debbano essere protette (questa è l'attuale decisione della FED e probabilmente anche della BOE) o un sistema finanziario precario (questa è la posizione attuale della BCE e della BOJ).

Ma una cosa è chiara: con l'IPC che sale a un ritmo del 10%, i tassi d'interesse e i rendimenti obbligazionari continueranno a salire fino a quando qualcosa non si romperà. Finora le banche commerciali hanno scaricato asset finanziari per ridurre l'indebitamento dei loro bilanci. Gli effetti sui titoli quotati sono in bella vista. Ciò che è meno apprezzato, almeno prima che gli investimenti LDI minacciassero di far crollare il mercato dei Gilt inglesi, è che il mercato dei derivati ​​OTC da $600.000 miliardi è cresciuto sulla scia di una tendenza a lungo termine di tassi d'interesse in calo; ora destinato a ridursi man mano che i contratti si deteriorano e le banche si rifiutano di rinnovarli. Ciò significa che fino a $600.000 miliardi di credito nozionale sono destinati a svanire, in quella che potremmo definire la Grande Inversione.

Questa flessione nel ciclo di espansione e contrazione del credito bancario si rivelerà abbastanza difficile da gestire per le banche centrali. Loro stesse hanno problemi di bilancio, i quali possono essere risolti, in un modo o nell'altro, solo con una rapida espansione della base monetaria. E questo singolo fatto rischia di esaurire tutta la credibilità pubblica nelle valute fiat.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


👉 Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/12/la-grande-inversione-parte-ii.html