Bibliografia

martedì 18 ottobre 2022

La Grande Inversione del sistema bancario centrale

 

 

di David Stockman

La Grande Inversione del sistema bancario centrale è ora in corso in tutto il mondo, ma non è quello per cui Wall Street ha pregato. Invece di un altro giro di droga monetaria per frenare l'evidente calo dell'attività economica, le banche centrali stanno gareggiando per alzare i tassi d'interesse di 75 o addirittura 100 punti base per fermare l'impennata dell'inflazione.

Di recente, ad esempio, la Riksbank, finora accomodante, ha lasciato salire il tasso di riferimento di 100 punti base, sconvolgendo il mercato. Non molto tempo fa, al contrario, la banca centrale svedese sembrava essersi bloccata per sempre nella politica dei tassi d'interesse a zero (ZIRP).

Ma ecco il punto: anche dopo un rialzo di 100 punti base, il tasso di riferimento della Riksbank sarà solo dell'1,75% in un contesto in cui l'IPC svedese di agosto si è attestato al 9,8% annuo.

Proprio così. Il tasso d'inflazione svedese ha accelerato a un ritmo infernale, ma fino a ieri la banca centrale si è accontentata di una politica sostanzialmente a tassi zero, dando così al concetto “essere in ritardo” una definizione del tutto nuova.

Inoltre questa accelerazione dell'inflazione non è stata il risultato solo dell'energia o di altre pressioni esogene derivanti dai mercati globali. Come spiegato dallo stesso Tradingeconomics, l'aumento dell'inflazione in Svezia è ampiamente basato sulla maggior parte dei settori:

È stato il tasso d'inflazione più alto sin dal giugno del 1991, con i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche che sono balzati del 14%, il massimo sin dal febbraio 1984 (contro il 13,5% di luglio). Ulteriori pressioni al rialzo sono arrivate anche dal costo degli immobili e dei servizi pubblici (15,1% contro 9,1%), trasporti (9,6% contro 12,4%), ricreazione e cultura (3,9% contro 3,8%), ristoranti e hotel (9,8% contro 8,9%), e beni e servizi vari (5,1% contro 5,4%).

Fonte: tradingeconomics.com

L'azione della Riksbank, quindi, è sintomatica. Il sistema bancario centrale a livello mondiale insegue da anni la chimera della "bassa inflazione". Così facendo ha inondato i mercati finanziari con enormi quantità di liquidità e credito in eccesso, mentre si posizionava sempre più in ritardo rispetto alla curva dell'inflazione che si stava implicitamente caricando a molla nel sistema.

Ricordiamo che nel 2003 i bilanci combinati delle banche centrali mondiali ammontavano a $4.700 miliardi e ora ammontano a quasi $$43.000 miliardi. Quest'ondata di liquidità, a sua volta, ha posto le basi per l'impennata dell'inflazione dei prezzi, prima in quelli degli asset finanziari e ora in beni e servizi a causa delle perturbazioni del mercato delle materie prime innescate dalla sfrenata guerra delle sanzioni di Washington/NATO contro la Russia e dalle ripercussioni dei lockdown sulle catene di approvvigionamento mondiali.

Quindi le banche centrali hanno fatto invesione di marcia da un estremo all'altro, passando dallo stimolo di una maggiore inflazione a un disperato tentativo di reprimere le pressioni inflazionistiche che stanno rapidamente diventando strutturali nell'architettura dei costi salariali.

Infatti questo è stato il cuore del rialzo da 100 punti base della Riksbank:

"Il rischio è ancora grande che l'inflazione diventi strutturale ed è estremamente importante che la politica monetaria agisca per garantire che l'inflazione si riduca e si stabilizzi", hanno affermato i funzionari svedesi in una nota. "La politica monetaria ora deve agire più di quanto previsto a giugno".

[...] "Sarebbe ancora più doloroso per l'economia svedese se l'inflazione rimanesse agli attuali livelli elevati", hanno affermato gli stessi funzionari. "Rialzando ulteriormente il tasso di riferimento ora, si riduce il rischio di un'inflazione elevata a lungo termine e quindi la necessità di una stretta monetaria ancora maggiore in futuro".

La motivazione di cui sopra è il mantra essenziale di tutte le banche centrali, inclusa la FED. Fino a quando non avranno prove definitive che le pressioni sui costi salariali si stanno attenuando, continueranno a lasciar salire i tassi. Dopotutto, come il proverbiale falegname, quando il tuo unico strumento è un martello, vedi chiodi da tutte le parti.

Nel caso dell'azione della Riksbank, infatti, c'è stata un'ulteriore goccia che ha fatto traboccare il caso. Vale a dire, a differenza della FED, della BCE e di altre banche centrali in ritardo che ora hanno tirato il freno a mano, la banca centrale svedese ha anche previsto che il prossimo anno porterà una vera e propria recessione:

La Riksbank ha tagliato tutte le sue previsioni di crescita e ora prevede che l'economia svedese si contrarrà dello 0,7% il prossimo anno invece di espandersi di tale cifra.

Naturalmente c'è sempre un attore che non riceve il messaggio e questo è il caso della BOJ (Banca del Giappone). Si attiene ancora al suo folle piano di "controllare la curva dei rendimenti", il che significa che acquisterà quantità illimitate di debito pubblico per mantenere il decennale giapponese ancorato al livello ridicolo dello 0,25%.

Ma l'ostinazione della BOJ non è in realtà un valore anomalo o un'aberrazione. Al contrario, è sintomatico di dove tutte le banche centrali mondiali dominate dai keynesiani si trovassero solo pochi mesi fa: attaccate all'idea sbagliata che il livello tendenziale dell'inflazione fosse troppo basso perché gli indici erano al di sotto del sacro obiettivo del 2,00%.

Ora anche l'IPC giapponese è in aumento, pertanto Bloomberg ha osservato che,

L'inflazione del Giappone ha accelerato al ritmo più veloce degli ultimi tre decenni, escludendo le distorsioni dell'aumento delle tasse, e creando grattacapi per la banca centrale questa settimana, la quale cerca di spiegare perché ha bisogno di continuare con lo stimolo monetario quando l'inflazione è molto al di sopra del suo obiettivo del 2%.

Infatti l'aumento annuo dell'IPC principale è passato dallo 0,2% di settembre 2021 al 3,0% di agosto 2022. Si tratta di un aumento di 15 volte.

Variazione annua dell'IPC giapponese, settembre 2021-agosto 2022

Tuttavia il capo della BOJ, Kuroda, e i suoi pappagalli nei mercati finanziari credono che l'inflazione di fondo del Giappone sia ancora troppo bassa e che la BOJ dovrebbe continuare a pompare un'enorme quantità di credito nel sistema fino a quando i banchieri centrali non concluderanno che l'inflazione ha raggiunto il sacrosanto obiettivo del 2,00% su base sostenibile.

"L'attuale inflazione spinta dai costi è negativa per i consumatori, ma la BOJ continuerà ad essere accomodante, sperando che alla fine si trasformi in un'inflazione positiva", ha affermato l'economista Yuichi Kodama del Meiji Yasuda Research Institute. "La linea di politica della banca centrale non cambierà fino alla scadenza del mandato di Kuroda, poiché questa è l'ultima, grande opportunità per Kuroda di rilanciare davvero l'inflazione".

Nelle ultime tre parole potete vedere il vero disturbo dell'era presente. I pianificatori monetari centrali si sono agganciati all'assurda idea che il compito delle banche centrali sia far salire l'inflazione. Solo 25 anni fa l'idea stessa sarebbe stata derisa, anche dagli economisti keynesiani.

Ma il pensiero di gruppo è una cosa contagiosa e negli ultimi due decenni ha completamente infettato tutte le banche centrali più significative del mondo. Di conseguenza il pompaggio monetario sfrenato è andato ben oltre qualsiasi cosa precedentemente immaginata.

Ciò significa, ovviamente, che domare questo ciclo d'inflazione globale è un gioco completamente nuovo. La prossima carneficina finanziaria ed economica, quindi, farà sembrare le azioni di Volcker quattro decenni fa come un picnic nel parco.

Ci basta prendere in considerazione la rapidità con cui i tassi d'interesse stanno salendo senza che sia ancora visibile un rallentamento della dinamica dell'inflazione. Il rendimento obbligazionario a due anni, molto più sensibile alle aspettative sui tassi d'interesse a breve termine, è salito al 3,946%, il livello più alto sin dal 2007.

Ancora più importante, il grafico qui sotto rende evidente che i trader del debito pubblico sono fuori strada davanti ai sonnambuli dell'Eccles Building. Cioè, il biennale statunitense è aumentato di quasi 400 punti base sin dal suo minimo rispetto ai soli 215 punti base del tasso di riferimento della FED.

Detto diversamente, i trader di obbligazioni si stanno svegliando dal loro sonno pluridecennale. La "FED put" sul mercato obbligazionario, altrimenti nota come allentamento quantitativo (QE), non esiste più, anche se vendesse $95 miliardi al mese in obbligazioni sovrane (QT) nel suo disperato sforzo di smorzare l'inflazione.

Ciò che colpisce del grafico qui sotto è la velocità e l'ampiezza con cui il mercato precedentemente sonnolento delle obbligazioni sovrane si è adeguato all'inversione di marcia del sistema bancario centrale. E c'è molto di più che ancora deve venire.

Di conseguenza la salita dei tassi d'interesse in un mercato obbligazionario risvegliato è ciò che sta effettivamente avvenendo ora. In un'economia gravata da $88.000 miliardi tra debito pubblico e privato, questa è sicuramente una ricetta per la carneficina.

Rendimento del biennale statunitense, da febbraio 2020 a settembre 2022

Allo stesso modo, anche il rendimento del decennale statunitense sta riprendendo vita. Di recente è salito al 3,489%, il livello più alto sin dal 2011, ma questo è stato solo un riscaldamento.

Inutile dire che c'è ancora molta strada da fare per riportare il titolo di riferimento del governo a un rendimento che sia in territorio sostenibile in termini reali (aggiustato all'inflazione). A sua volta, ciò significa grossi problemi per il mercato azionario, anche su base tecnica.

Vale a dire, il famigerato trading in base al concetto TINA (non c'è alternativa) è pronto per unirsi alla regina Elisabetta nell'aldilà. Secondo Strategas meno del 16% delle azioni S&P 500 ha rendimenti da dividendi superiori al rendimento del titolo del Tesoro statunitense a due anni e meno del 20% ha rendimenti da dividendi maggiori del rendimento del titolo del Tesoro statunitense a 10 anni.

Questi numeri segnano la quota più bassa sin dal 2006, eppure la battaglia della FED contro l'inflazione è appena iniziata.

A dire il vero, i tori non sono ancora pronti a rinunciare al fantasma e sono inesorabilmente ingegnosi quando si tratta d'individuare false prove che l'inflazione scenderà e che la FED sarà presto libera di tornare al pompaggio monetario che abbiamo visto negli ultimi tre decenni.

Non così in fretta. L'inflazione è un fenomeno complesso e multivettoriale, solo perché i numeri mensili possono sempre essere scelti con cura, il che implica che le pressioni inflazionistiche si stanno attenuando, ciò non significa che la battaglia sia stata vinta.

Ad esempio, una nuova illusione è che l'aumento dei canoni di locazione stia finalmente diminuendo, a causa del recente indebolimento del mercato immobiliare. Come mostrano le barre blu nel grafico qui sotto, il tasso di variazione mensile è ancora molto elevato per gli standard della storia recente, ma è notevolmente in calo rispetto ai livelli massimi dello scorso autunno.

Vero, ma il problema è che tutte quelle barre blu sul lato destro del grafico sono cumulative. Le famiglie reali si trovano ora ad affrontare aumenti annuali degli affitti più del doppio di quelli del recente passato su base annua.

Sono questi grandi morsi sugli stipendi che hanno fatto salire vertiginosamente richieste di aumenti salariali, alimentando così la spirale salari-prezzi che ora ha una forte spinta. Ed è questa spirale, a sua volta, che prolungherà il periodo di alta inflazione e terrà saldamente i piedi della FED sui freni monetari.

Variazione annua dell'IPC per gli affitti delle case, dal 2018 al 2022

Guarda caso, la FED dovrebbe seguire l'esempio svedese e puntare tutto su 100 punti base. Non pensiamo che abbia il coraggio, ovviamente, ma in realtà non importa.

Prima o poi i tassi d'interesse dovranno raggiungere livelli tali da ripristinare i reali rendimenti post-inflazione per gli investitori effettivi, al contrario degli stampatori folli nel sistema bancario centrale che per anni hanno compensato il mercato a livelli falsati.

E questo è il vero significato della Grande Inversione del sistema bancario centrale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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