Negli articoli precedenti ho discusso del Grande Reset e ho introdotto diversi modi per comprenderne l'economia. Il Grande Reset può essere pensato come neofeudalesimo, come "socialismo corporativista", come "capitalismo con caratteristiche cinesi" e in termini di "capitalismo degli stakeholder" contrapposto al cosiddetto "neoliberismo". Nelle prossime puntate intendo trattare gli aspetti tecnologici (transumanisti) e monetari (ulteriore accentramento bancario e valuta digitale) che Klaus Schwab e altri anticipano e prescrivono.
In questo articolo voglio prendere in considerazione l'aspetto ideologico del Grande Reset. In che modo i pianificatori intendono stabilire ideologicamente tale reset? Cioè, come avverrebbe un reset della mentalità di massa senza ribellione di massa? Dopotutto, se il Grande Reset vuole prendere piede, sarà necessario un certo grado di conformità da parte della popolazione, nonostante il controllo rafforzato, esteso e più capillare sulla popolazione che la tecnologia transumanista e una valuta digitale centralizzata permetterebbero.
Questa è la funzione dell'ideologia: come ha affermato lo storico marxista, Richard Lewontin, funziona "convincendo le persone che la società in cui vivono è giusta ed equa, o se non giusta ed equa è inevitabile, e che è del tutto inutile ricorrere alla violenza".[1] L'ideologia stabilisce la “legittimazione sociale” che Lewontin considera necessaria per ottenere il consenso dei governati. "Il campo di battaglia è nella testa delle persone, e se la battaglia viene vinta su tal terreno, allora la pace e la tranquillità della società sono garantite".[2] L'ideologia per questo motivo non equivale alla visione del mondo. È piuttosto la programmazione mentale necessaria per il dominio e il controllo senza l'uso della forza. L'indottrinamento ideologico è più facile, meno disordinato e meno costoso della violenza statale.
Alcuni potrebbero sostenere che l'ideologia del Grande Reset sia semplicemente un'ideologia socialista-comunista. Dopotutto, per molti aspetti, l'ideologia socialista-comunista sostiene ciò che il Grande Reset promette di realizzare. E questo potrebbe funzionare per alcuni: ci sono quelli che accetterebbero, su basi socialiste, l'"equità" e l'"uguaglianza" che il Grande Reset promette. I socialisti potrebbero trascurare o giustificare il controllo oligarchico della società sulla base della presunta equità e uguaglianza tra la massa della popolazione e sulla presunzione che l'oligarchia sarà rovesciata in un futuro non molto lontano. Il socialismo incorpora una predisposizione livellante che premia l'"uguaglianza" tra la maggioranza visibile, anche quando tale uguaglianza rappresenta una grande perdita per molti soggetti altrimenti della "classe media". Infatti il Partito Comunista Rivoluzionario statunitense, compreso il suo leader, Bob Avakian, hanno ammesso che il socialismo mondiale significherebbe standard di vita ridotti per gran parte del mondo, specialmente negli Stati Uniti. Non hanno avuto problemi con questa confessione, infatti la prospettiva gli piaceva. Senza dubbio, come ha suggerito Friedrich Nietzsche, il socialismo è alimentato, almeno in parte, dal risentimento e dall'invidia nei confronti di chi possiede qualcosa. Si potrebbe dire molto altro sull'approvazione da parte dei socialisti, o almeno l'accettazione condizionale e temporanea, dei grandi oligarchici monopolistici e sulla loro preferenza per il corporativismo rispetto ai piccoli.[3] I socialisti considerano la monopolizzazione sotto il capitalismo come un qualcosa d'inevitabile, una necessità per produrre un obiettivo più consolidato da rovesciare e come un segno dell'imminente crollo del capitalismo e dell'imminente apocalisse socialista-comunista.
Allo stesso modo, molti socialisti saranno in linea di principio suscettibili al Grande Reset, specialmente quelli che accettano la sua retorica. Ma nonostante tutta la sua ritrovata popolarità, il socialismo-comunismo non rappresenta ancora la maggioranza. Sebbene popolare tra giovani e giovanissimi, il socialismo-comunismo rimane sgradevole per molti. È considerato alieno, oscuro e connota vagamente qualcosa di negativo. Ma soprattutto, per le ragioni che esporrò di seguito, l'ideologia socialista-comunista non è l'ideologia che meglio si adatta agli obiettivi del Grande Reset. È qui che entra in gioco la wokeness.
Che cos'è esattamente la wokeness? Come ho scritto in Beyond Woke:
Secondo il credo della giustizia sociale, essere "woke" significa risveglio politico derivante dall'emergere di una coscienza e una coscienziosità riguardo l'ingiustizia sociale e politica. Essere "woke" significa iscrizione indelebile della consapevolezza davanti l'ingiustizia sociale, consapevolezza che provoca il pungiglione della coscienza, che costringe a cambiare le proprie convinzioni e comportamenti.[4]
Questa è la definizione di wokeness più vicina possibile alla realtà, spogliata da tutte le affermazioni personali di coloro che la abbracciano. Naturalmente l'etimologia della parola "woke", e come sia diventata un aggettivo per descrivere coloro che si sono risvegliati di fronte alla coscienza dell'ingiustizia sociale e politica, è un'altra questione. Discuto dell'etimologia in Google Archipelago:
"Woke" è il participio passato e passato di "wake". Significa "essersi svegliati". Ma, negli anni '60, "woke" iniziò a funzionare anche come aggettivo, acquisendo il significato figurativo nella comunità afroamericana di "ben informato" o "aggiornato". Nel 1972 iniziò a descrivere un'elevata coscienza politica. Nel 2017 l'Oxford English Dictionary ha riconosciuto la consapevolezza sociale dei "woke" e ha aggiunto la definizione: "Attenzione alla discriminazione e all'ingiustizia razziale o sociale".[5]
Eppure ci sono tante definizioni di wokeness quante le persone che ne hanno sentito parlare, come nel caso della maggior parte delle cose meno controverse. Sono sicuro che altri suggeriranno che dovrebbe essere definita in modo completamente diverso, ma la definizione di cui sopra e le rappresentazioni storico-semantiche sono sufficienti per i nostri scopi. Secondo gli aderenti, quindi, la wokeness è una maggiore consapevolezza dell'ingiustizia sociale e politica e la determinazione a sradicarla.
Ma cosa potrebbe avere a che fare con il Grande Reset? La wokeness non è rivolta a chi soffre, le cui lamentele, o lamentele immaginarie, vorrebbero una riparazione della società, tale ideologia agisce sulla maggioranza, i presunti beneficiari dell'ingiustizia. Lo fa facendo capire alla maggioranza che ha beneficiato di "privilegi" basati sul colore della pelle (bianco), sul genere (patriarcato), sulla propensione sessuale (eteronormatività), sul luogo di nascita (colonialismo, imperialismo e primo mondanismo), sul genere d'identità (cis gender) e sull dominio della natura (specismo) solo per citarne alcuni. L'elenco potrebbe andare avanti, ma l'idea di base è che questa maggioranza deve essere riabilitata, per così dire. Le masse devono capire che hanno ottenuto tutti i vantaggi di cui hanno finora goduto sulla base del trattamento ingiusto degli altri, direttamente o indirettamente, e questo trattamento ingiusto si basa sulle circostanze della nascita. Il “privilegio” della maggioranza è arrivato a spese di quelle minoranze designate come beneficiarie della wokeness e quest'ultima è il mezzo per rettificare tutte le ingiustizie.
E quali sono gli effetti di essere ripetutamente rimproverati, di sentirsi dire che si è stati beneficiari di “privilegi” immeritati, che la propria ricchezza e il proprio benessere relativi sono andati a scapito degli altri? Vergogna, senso di colpa, rimorso, indegnità. E quali sono gli adeguamenti attitudinali e comportamentali che la maggioranza deve adottare? Avere meno. L'ideologia woke prevede che uno perda i propri diritti, perché anche essi sono a spese di altri.
Pertanto la wokeness abitua la maggioranza alle aspettative ridotte che ho introdotto nel mio primo articolo su questa serie sul Grande Reset. Lo fa instillando la convinzione dell'indegnità della maggioranza a prosperare e godersi la vita. La wokeness indottrina la maggioranza a un futuro senza proprietà (almeno per loro), mentre gratifica la Sinistra, i suoi principali propagatori ideologici, con un senso di superiorità morale.
Rimane una domanda: perché la wokeness è più adatta agli obiettivi del Grande Reset rispetto all'ideologia socialista-comunista? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo ricordare i punti di forza del socialismo-comunismo. Nonostante il livellamento che ho menzionato sopra, il socialismo-comunismo è promissario: promette benefici, non svantaggi; non opera promettendo alla maggioranza che perderà al momento della sua istituzione, al contrario, il socialismo-comunismo promette condizioni notevolmente migliorate (equità e uguaglianza, ma anche prosperità per la massa che le è stata negata sotto il capitalismo). I lavoratori del mondo sono chiamati a unirsi, non sotto la prospettiva di aspettative ridotte, ma sulla base di grandi aspettative; non, secondo Marx, per stabilire un'utopia, ma almeno per distruggere e sostituire l'attuale distopia con una cornucopia condivisa. Sappiamo, ovviamente, come questa promessa venga mantenuta, ciononostante continua a essere creduta da troppi in mezzo a noi.
Abbiamo visto, d'altra parte, il carattere sottrattivo dell'ideologia woke: richiede la decadenza dei vantaggi per motivi morali. A differenza del socialismo-comunismo, non offre potere né sostiene l'acquisizione dei mezzi di produzione con mezzi politici. La wokeness è una forma di recriminazione che obbliga all'abdicazione, non all'acquisizione, dei beni.
L'ideologia woke ha dissodato il terreno e piantato i semi per il raccolto che il Grande Reset prospetta per l'élite dominante. La wokeness è stata creata intenzionalmente per questo scopo? Non credo, ma tuttavia viene adottata per questi fini, così come altre formazioni ideologiche sono state utilizzate per altri fini. Le élite dominanti si appropriano dei mezzi disponibili a loro disposizione per realizzare i propri piani, comprese le ideologie disponibili. L'ideologia woke era disponibile e pronta per l'appropriazione e l'applicazione. La wokeness serve al meglio il Grande Reset e quindi ne vediamo il linguaggio nei libri e in altra letteratura dedicata alla sua istituzione: equità, inclusione, ecc.
Naturalmente la wokeness non funzionerà su tutti, ma la richiesta è stata resa così universale che i dissidenti impenitenti e non conformi sono considerati regressivi, reazionari, razzisti, suprematisti bianchi e altro, e sono respinti, se non puniti, sulla base di questi motivi. La wokeness ha così raggiunto il predominio, contrastarla sarà un requisito importante per sfidare il Grande Reset.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-i.html
👉 Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-ii.html
👉 Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-iii.html
👉 Qui il link alla Quarta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-iv.html
👉 Qui il link alla Sesta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-vi-i-piani.html
👉 Qui il link alla Settima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-vii.html
👉 Qui il link all'Ottava Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-viii-come.html
👉 Qui il link alla Nona Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-ix-il.html
👉 Qui il link alla Decima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/11/cose-il-grande-reset-parte-x-lagenda.html
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Note
[1] R.C. Lewontin, Biology as Ideology: The Doctrine of DNA (New York: HarperPerennial, n.d.), p. 6.
[2] Lewontin, Biology as Ideology, p. 7.
[3] Matt Bruenig, “Small Businesses Are Overrated”, Jacobin, 16 gennaio 2018.
[4] Michael Rectenwald, Beyond Woke (Nashville, TN: New English Review Press, 2020), pp. 7–8.
[5] Michael Rectenwald, Google Archipelago: The Digital Gulag and the Simulation of Freedom (Nashville, TN: New English Review Press, 2019), p. 42.
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