Bibliografia

mercoledì 5 ottobre 2022

A cosa diavolo stava pensando Washington?

 

 

di David Stockman

A cosa diavolo stavano pensando quei maledetti neocon di Washington/NATO? In qualsiasi momento negli ultimi nove mesi avrebbero potuto staccare un accordo diplomatico con la Russia che avrebbe:

• evitato/posto fine alla guerra in Ucraina, salvando così decine di migliaia di vite ucraine e centinaia di miliardi di costi economici e distruzione;

• consentito alla popolazione di lingua russa nel Donbass un sostanziale grado di autogoverno e autonomia dal governo ostile di Kiev;

• permesso allo storico territorio russo della Crimea di rimanere sotto il controllo russo in base ai desideri della schiacciante maggioranza della sua popolazione di lingua russa;

• tenuto la NATO fuori dall'Ucraina e i suoi missili lontani dalle porte della Russia;

• rimosso le basi missilistiche della NATO dai vecchi Paesi del Patto di Varsavia, dove la NATO si era espansa in violazione della solenne promessa di Washington, fatta al momento della riunificazione tedesca, di non estendere la NATO "di un pollice verso est".

Ciò avrebbe favorito la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dell'Europa, consentito all'allora fiorente commercio pacifico dell'Europa con la Russia di continuare ed evitato l'attuale piaga globale dell'aumento vertiginoso dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari causato dalla Guerra delle Sanzioni?

Sì, assolutamente!

Quindi sorge spontanea una domanda: quale percorso alternativo prevedeva Washington/NATO e in che modo le probabili conseguenze avrebbero potuto essere migliori rispetto allo scenario sopra riassunto?

Il fatto è che, dopo l'ultimo discorso di Putin, l'espressione "disastroso epilogo" è appena sufficiente per descrivere lo scenario che ci attende. Questo perché ha tenuto a precisare che la relativa moderazione delle "Operazioni Militari Speciali" della Russia è ora finita, e ciò che ci attende è una guerra politica e militare su vasta scala che può finire solo con una calamità per l'Ucraina, la NATO e in effetti il ​​mondo intero.

Il nocciolo della questione è che Putin ora sta:

• mobilitando l'intero PIL della Russia, che è almeno 15 volte maggiore di quello che resta dell'Ucraina;

• radunando 300.000 nuove riserve, o il doppio del numero di forze russe finora dispiegate;

• abbandonando la politica di non attaccare la rete elettrica civile e il sistema ferroviario dell'Ucraina, i quali sono stati fino a oggi cruciali per la sopravvivenza dell'Ucraina e la fornitura di armi da parte dell'Occidente attraverso il confine occidentale e attraverso la rete ferroviaria interna;

• preparando ad annettere le due repubbliche separatiste del Donbass a est e le regioni di Kherson e Zaporizhzhia a sud dopo l'indizione frettolosa di referendum, i quali trasformeranno la guerra in un esplicito attacco della NATO alla Russia.

Kiev e Washington stanno gridando a gran voce che questi referendum sono una "farsa" ed è probabile che il conteggio delle schede non sarà migliore di quello avvenuto nello stato della Georgia nel 2020.

Ma il fatto è che queste regioni sono popolate da persone di lingua russa che non hanno amore o lealtà per il governo anti-russo di Kiev; si sono già schierate in gran numero per la cittadinanza russa e, in ogni caso, temono la punizione dell'esercito e dei servizi segreti ucraini molto più di quanto temono i russi.

Detto diversamente, le popolazioni delle Repubbliche popolari di Donetsk (DPR) e Luhansk (LPR) e quelle delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia non chiedono di essere "liberate" dagli eserciti ucraini, brutali e vendicativi quanto quelli russi, e sicuramente non gliene frega niente dell'ipocrita propaganda di Washington/NATO sullo stato di diritto e la santità dei confini.

Infatti la stragrande maggioranza della popolazione (75-90%) di queste regioni ha votato per il candidato filo-russo in tutte le elezioni presidenziali tenutesi in Ucraina da quando il pugno di ferro dell'Unione Sovietica è stato revocato nel 1991.

Vale a dire, hanno implicitamente votato per la secessione di un Paese che non è mai esistito fino a quando non è stato inchiodato insieme dal governo tirannico di Lenin, Stalin e Krusciov dopo il 1922. Questi ultimi effettuarono un riarrangiamento arbitrario di confini che erano esistiti per più di 200 anni, dando vita al progetto comunista della Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina; una nazione, quindi, nata dai capricci e dalla comodità del loro governo.

Ma ora, nel giro di poche settimane, i confini dell'Ucraina saranno riportati allo status quo precedente alla prima guerra mondiale. Che sia giusto o meno, il voto sarà a stragrande maggioranza a favore della separazione e su richiesta dei popoli della "Novorussiya" Putin ha indicato che queste regioni torneranno a essere territori ufficiali della Russia.

Ciò significa, a sua volta, che la guerra della NATO a sostegno del regime di Kiev diventerà una guerra esplicita sul territorio della Russia. E questo sicuramente fa presagire un finale sanguinoso e disastroso, perché l'unico modo per non finire in un armistizio dopo innumerevoli morti e distruzioni, seguiti dalla secessione dei nuovi territori "russi", è se l'Ucraina vincerà la guerra.

Non succederà. Neanche tra un milione di anni.

Una volta che Mosca si toglierà i guanti e taglierà la rete elettrica e il sistema ferroviario dell'Ucraina, sarà tutto finito. Il massiccio flusso di armamenti occidentali, che ha tenuto Kiev in gioco fino a oggi, sarà drasticamente ridotto e la popolazione civile nelle aree controllate da Kiev sarà lasciata al freddo, preparandosi a tremare nell'oscurità mentre si avvicina il rigido inverno ucraino.

Né la presunta vittoria a sorpresa delle forze ucraine nell'area di Kharkiv nelle ultime settimane cambia lo scenario. Cosa hanno ottenuto? Il sacrificio di migliaia di truppe ucraine a Kherson per riguadagnare alcune migliaia di miglia quadrate di steppa aperta poco popolata intorno a Kharkiv.

Anche così, la presunta tesi dell'esercito russo in frettolosa ritirata non era affatto vera. L'area era stata per lo più occupata e difesa dai volontari poco addestrati della Repubblica di Luhansk, non dai professionisti addestrati delle forze armate russe.

Ora che l'esercito ucraino ha cacciato i volontari di Luhansk e occupato le terre aperte della steppa, resta al dominio russo della guerra aerea e di artiglieria circondare i presunti vincitori e polverizzarli dall'aria e tramite l'artiglieria a lungo raggio.

Vale a dire, in poche settimane la "vittoria" ucraina scomparirà dai media generalisti, così come tante altre presunte battute d'arresto dell'esercito russo.

Invece le notizie riguarderanno la brutalità degli attacchi russi alle infrastrutture energetiche e di trasporto dell'Ucraina; i blocchi stradali che bloccheranno le armi fornite da USA/NATO al fronte di battaglia; e il fatto che senza nuovi aiuti da parte di Washington, oltre i $50 miliardi già autorizzati, la vita civile nelle parti del Paese controllate da Kiev sarà sull'orlo del collasso e il regime di Kiev sarà supportato da Washington solo sulla carta man on nei fatti.

In breve, al posto dell'accordo diplomatico che avrebbe potuto essere ottenuto molto tempo riguardo una partizione più sfavorevole dell'Ucraina, l'attuale epilogo sarà o una Kiev e le regioni occidentali in bancarotta senza sbocco sul mare, oppure un'escalation che implica un impegno militare diretto da parte della NATO e porterà il mondo in bilico sull'orlo di una guerra nucleare.

Tanti saluti all'uso dell'Ucraina come carne da cannone per "indebolire la Russia" e per costringere il demonizzato Putin a dimettersi. Al contrario, quando arriverà il freddo e oscuro inverno sull'Europa, saranno i governi europei, che hanno obbedito pedissequamente agli ordini di Washington, a cadere come un domino.

Anzi, sarà la nuova maggioranza repubblicana a Capitol Hill a porre la nostra domanda alla squadra della sicurezza nazionale appuntata da Biden: a cosa diavolo stavate pensando?!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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