Bibliografia

martedì 9 agosto 2022

La tassa pigouviana è un mito

 

 

di Joseph Solis-Mullen

Una domanda familiare in un seminario di laurea in microeconomia è più o meno questa: una tassa pigouviana non distorce il mercato, vero o falso?

La risposta attesa: vero.

Vero?

Qualsiasi intervento fiscale è, per definizione, una distorsione di come un determinato mercato altrimenti funzionerebbe, come può essere "vero" la risposta quindi?

Avviso spoiler: il tutto si riduce a poco più che ciarlataneria accademica.

In primo luogo, una tassa pigouviana è un tipo di tassa "riscossa su un'attività che aumenta il prezzo di un bene per tenere conto dei costi marginali esterni imposti da un'esternalità negativa" (tutte le definizioni provengono da Microeconomics di Austan Goolsbee, Steven Levitt e Chad Syverson, 3a ed.). Insieme ai sussidi pigouviani, che vengono "pagati per un'attività che può essere utilizzata per diminuire il prezzo di un bene per tener conto dei benefici marginali esterni", tali interventi si basano sullo stesso presupposto errato di ogni altro intervento statale sul mercato: la quantità ottimale di un bene e il suo prezzo possono essere conosciuti in anticipo rispetto alle azioni individuali dei consumatori e dei produttori nel mercato dato.

A parte un'etichetta gergale intesa a oscurare questo fatto fondamentale, un po' di manipolazione matematica viene utilizzata per nascondere ulteriormente la verità.

Si consideri la seguente illustrazione di un ipotetico mercato elettrico con un unico produttore: lo stato decide che sarebbe meglio se il fornitore producesse meno energia elettrica a un costo maggiore per i consumatori. Per il tecnocrate, tuttavia, il CMS, o costo marginale sociale, dell'elettricità, una metrica completamente fittizia, è superiore al costo marginale del produttore (una cosa decisamente reale e misurabile), rendendo quindi necessario un intervento!

Fonte: Austan Goolsbee, Steven Levitt e Chad Syverson,  Microeconomics, 3a ed. (New York: Worth Publishers, 2019).

Applicando la tassa e spostando la curva dell'offerta verso l'alto e verso sinistra, il tecnocrate sceglie un prezzo adatto alla sua agenda politica. Non sorprende che, come con l'ossessione dei progressisti per l'handicap e l'eliminazione dell'industria americana dei combustibili fossili, una politica volta a ottimizzare il risultato desiderato fallisce sempre, generando tutta una serie di nuove esternalità negative che senza dubbio dovranno essere affrontate anche loro!

La verità è che tutti i sussidi, i dazi, i regolamenti e le tasse distorcono il modo in cui gli attori si comporterebbero altrimenti. Quando però si verificheranno tragiche carenze, come nel recente caso del latte artificiale, il dito sarà prevedibilmente puntato ovunque tranne che alla fonte: gli interventi dello stato sul mercato.

La soluzione, ne consegue, è un maggiore intervento: arrestare tutte le possibili innovazioni che potrebbero essere scaturite da altri produttori che tentano di fornire un servizio o un bene e che risolverebbe il problema alla radice. La promessa è sempre che questa volta è diverso, ma la storia dimostra che tale affermazione è una bugia deliberata o una lezione ancora non appresa.

La retribuzione totale del dipendente medio nel settore pubblico è doppia rispetto a quella delle controparti nel settore privato, e ciò è inaccettabile. Questo ennesimo esempio di povertà nel pensiero economico accademico non fa che illustrare ulteriormente la necessità d'istituzioni alternative per istruire la popolazione. È responsabilità degli intellettuali onesti offrire tali alternative e combattere le bugie, le mezze verità e le ipotesi errate che guidano gran parte di ciò che passa per politica pubblica negli Stati Uniti.

Mentre l'amministrazione Biden continua a perseguire la svolta di Donald Trump verso l'autarchia, possiamo aspettarci sempre più interventi di questo tipo, come sussidi a industrie presumibilmente vitali per "interessi di sicurezza nazionale". Uno di questi esempi è l'industria dei microchip, che a causa delle interruzioni nelle supply chain indotte dai lockdown, ha visto miliardi di produzione nazionale gettati dalla finestra.

Sebbene innegabilmente popolare tra gli elettori, gli effetti a lungo termine della sovrapproduzione andranno persi nel miscuglio di tutti i problemi successivi che causeranno gli altri interventi statali; o forse lo stato riterrà opportuno affrontare anche questo problema con una nuova tassa.

Questo è ciò che passa per pensiero accademico a Washington e in gran parte delle cosiddette torri d'avorio, ed è questa povertà intellettuale e ossessione per il controllo la responsabile del caos economico in cui ci troviamo ora, non le azioni di un autocrate qualunque come invece vorrebbero farvi credere i democratici, i loro lacchè nei media generalisti e gli altri complici nei vari think tank.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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