Bibliografia

lunedì 8 agosto 2022

Il lungo viaggio della BCE verso un crollo monetario è appena diventato molto più breve

 

 

di Brendan Brown

L'annuncio della BCE, giovedì 21 luglio, di un “nuovo strumento” per affrontare il “rischio di frammentazione” è a dir poco inquietante per il futuro dell'euro. L'idea è di prevenire l'emergere di un grave rischio di rottura per la zona Euro, poiché il tasso d'interesse ufficiale continuerà a salire nei prossimi trimestri verso la "neutralità".

Il capo Lagarde e i suoi colleghi sono determinati a prevenire questo processo che innescherà stress finanziario sotto forma di crisi per i governi deboli e il sistema bancario. Salvare l'euro dall'elevata inflazione deve andare di pari passo con il salvataggio dell'unione monetaria dalla disgregazione (rischio di frammentazione).

L'inaugurazione del nuovo strumento e il suo probabile utilizzo significa che "salvare l'euro" andrà a drenare, e non rafforzare, la fiducia nella moneta unica. Gli storici non trascureranno l'ironia di questo nuovo passo da gigante nel lungo viaggio dell'euro verso il crollo inflazionistico avvenuto proprio lo stesso giorno in cui Mario Draghi, predecessore della Lagarde, famoso per la sua affermazione spavalda sul "fare tutto il necessario per salvare l'euro", è stato costretto a dimettersi dalla carica di Primo Ministro italiano.

Il nuovo strumento, nato con il nome di “transmission protection instrument” (TPI), sarà il catalizzatore della piena trasformazione della BCE in una “bad bank” europea. Questa entità gode di un privilegio gigantesco: le sue passività sono in gran parte il denaro creato ex novo (sia sotto forma di banconote che come riserve bancarie) e che gode di enormi protezioni in quanto tale (corso legale) in tutti i Paesi membri dell'Unione Monetaria Europea.

Infatti dalla crisi dell'UME nel 2010-12, la BCE è stata l'agente che ha “socializzato” gran parte del debito statale e bancario dell'Italia (oltre a quello di Spagna, Portogallo e Grecia). Lo ha fatto emettendo passività monetarie in euro a fronte di acquisti di titoli di stato e prestiti a lungo termine (chiamati LTRO) nei corrispondenti sistemi bancari deboli (principalmente l'Italia).

Questa socializzazione ha creato tre grossi problemi per il futuro dell'euro.

Primo: la strada per tornare alla normalità monetaria implica sicuramente una contrazione della base monetaria (ora quasi il 50% del PIL della zona Euro rispetto al 27% negli Stati Uniti). Ma come ottenere questo risultato quando la BCE dovrebbe scaricare enormi quantità di prestiti sovrani e bancari sul mercato aperto per raggiungere tale scopo?

Secondo: con l'aumento dei tassi d'interesse, diventa sempre più problematico che i sopraccitati mutuatari deboli possano ripagare i loro prestiti alla BCE. I nuovi prestiti per pagare gli interessi sono un allarme rosso per quanto riguarda il pericolo d'insolvenza, sia sotto forma di default classico, sia di default per inflazione (riducendo così il valore reale del capitale). La popolazione europea a un certo punto dovrebbe allarmarsi per il pericolo di default dovuto all'inflazione, il quale si ripercuoterà nelle loro disponibilità di denaro emesso da questa bad bank.

Terzo: la tolleranza dell'opinione pubblica tedesca per questa trasformazione della BCE e del suo denaro potrebbe esaurirsi del tutto, cosa che potrebbe significare che la Repubblica Federale si ritirerà dall'unione. La Germania è stata fondamentale nel tenere insieme le sconsideratezze della BCE. In parte questo ruolo è dipeso dalla percezione pubblica (che la Germania fosse dietro la BCE e a tutte le sue potenziali perdite), anche se stiamo parlando di un pio desiderio piuttosto che di un fatto conclamato.

E poi c'è il sistema TARGET2 – un sistema di compensazione interbancario, ma in cui i saldi netti tra le banche centrali membri non vengono compensati. Il saldo creditizio della Bundesbank supera il 30% del PIL tedesco (corrispondente in gran parte ai debiti netti italiani e spagnoli; il saldo della Francia è approssimativamente a zero).

La Germania, tuttavia, può andarsene, un percorso non assurdo dato che le disponibilità della BCE in prestiti e titoli di stato emessi da banche e stati sovrani deboli ammontano a oltre il 100% del PIL tedesco. Nel quadro generale è da notare che nessun Paese membro, congiuntamente o disgiuntamente, garantisce i debiti monetari della BCE. Infatti l'unica garanzia significativa sarebbe una promessa di sostenere il potere d'acquisto del denaro.

Se la Germania esce dall'UME, le passività monetarie della BCE varranno molto meno in termini reali (attraverso il crollo della valuta e l'inflazione). In definitiva, queste passività monetarie potrebbero cessare di essere monetarie e ciò si verificherebbe se l'unione monetaria finisse. A quel punto le passività monetarie della BCE dovrebbero trovare un prezzo di mercato (in termini di potere d'acquisto reale), come la carta di una gigantesca bad bank ormai priva di funzione monetaria.

Qualsiasi scenario di rottura ha costi enormi, comprese cancellazioni di attivi per la popolazione tedesca. La domanda è: se non ora, quando? Questi costi saliranno di più man mano che tale decisione di scioglimento sarà rimandata nel tempo.

Nessuno si aspetta che l'attuale governo di coalizione a Berlino prenda una decisione del genere, ma le valutazioni di mercato, inclusa la moneta, riflettono la possibilità di una futura catastrofe. I pericoli qui evidenziati, di un definitivo collasso monetario, sono peggiorati a causa del nuovo strumento da parte della BCE.

Secondo il comunicato stampa ufficiale sul TPI, la BCE, a propria discrezione (con il voto del suo consiglio direttivo), può impegnarsi in acquisti illimitati di asset da qualsiasi Paese membro se considera l'andamento del suo differenziale di credito (diciamo relativo ai Bund tedeschi) come disallineati "dai fondamentali". Nel prendere tale decisione, la BCE verificherà con la Commissione europea l'evoluzione delle finanze pubbliche in un determinato Paese e verificherà anche la sostenibilità economica generale nelle sue diverse dimensioni.

Se, per qualsiasi motivo, lo spread italiano (rendimenti dei titoli di stato italiani rispetto a quelli tedeschi) si allargherà improvvisamente, forse perché i mercati diffidano della direzione politica o percepiscono che gli istituti di credito italiani si trovano in una nuova situazione desolante, allora la BCE potrà aprire i rubinetti. Sì, sterilizzerà il nuovo prestito, il che significa presumibilmente sbarazzarsi di asset tedeschi e olandesi nel proprio bilancio per fare spazio ad esempio a quelli italiani, diventando ancora di più una bad bank.

Ci sono momenti decisivi nella storia monetaria. Le conseguenze del 21 luglio saranno probabilmente uno di questi per quanto riguarda il futuro monetario europeo, i cui problemi sono quindi peggiorati.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Dato il persistente, e a dir poco imbarazzante, osannare la persona di Draghi come il migliore personaggio politico attualmente esistente, andiamo a snocciolare un po' di evidenze empiriche per contrastare non solo suddetta piaggeria, ma soprattutto la sua presunta abilità nelle questioni economico-finanziarie. Ecco 8 punti per dimostrare come Draghi non sia altro che un somaro economico e far scoppiare la bolla d'ipocrisia e falsità che gli è stata gonfiata intorno.

    1) L'ultima previsione macroeconomica della Commissione Europea prevede che l'Italia registrerà la crescita economica più lenta del blocco il prossimo anno, appena lo 0,9%.

    2) L'Italia registra uno dei tassi d'inflazione in più rapida crescita in Europa, attualmente all'8,6%, il livello più alto da oltre tre decenni.

    3) Da quando Draghi è salito al comando anche i tassi d'interesse sui titoli di stato italiani sono aumentati costantemente, quadruplicandosi sotto la sua sorveglianza, e oggi sono al livello più alto in quasi un decennio.

    4) 5,6 milioni d'italiani, quasi il 10% della popolazione, di cui 1,4 milioni di minori, vivono attualmente in povertà assoluta, il livello più alto mai registrato.

    5) Quasi 100.000 piccole e medie imprese sono a rischio d'insolvenza, un aumento del 2% rispetto allo scorso anno.

    6) Draghi si è persino vantato delle misure adottate dall'Italia per svezzare il Paese dal gas russo, il risultato è che l'Italia è ora il Paese che paga i prezzi dell'elettricità più alti dell'intera UE.

    7) L'assurdità di queste politiche diventa evidente se si considea il suo tentativo di ridurre la dipendenza dell'Italia dal gas russo rivitalizzando diverse centrali elettriche a carbone... carbone che l'Italia importa in gran parte dalla Russia.

    8) Il PNRR è un volano per aumentare il controllo di Bruxelles sulle politiche di bilancio degli stati membri e rafforzare il regime di controllo tecnocratico e autoritario dell'UE.

    In sintesi, chiunque dica di voler "proseguire con l'agenda Draghi", vi sta dicendo che vuole povertà, miseria e liquidazione del Paese.

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