venerdì 1 luglio 2022

Degrado monetario, degrado culturale e ciclo del credito

 

 

di Francesco Simoncelli

Tutte le società nascono povere, destinate a vivere inizialmente di sussistenza. La prosperità emerge attraverso l'accumulo di capitale, l'istituzione dell'azione umana che incarna la lungimiranza. Per accumularlo è necessario il differimento dei consumi: bisogna rinunciare a qualcosa oggi per realizzare strumenti che consentano un maggiore consumo domani. Ciò significa disciplina e un orientamento al futuro, ma soprattutto significa risparmio da investire. Solo attraverso questo sentiero le società possono arricchirsi e quindi prosperare. Una componente chiave il mezzo di scambio e non solo la sua stabilità: una valuta che aumenti di valore nel tempo incentiva il risparmio e quindi l'investimento a lungo termine. La fine del XIX secolo ne ha fornito un buon esempio: il gold standard faceva diventare il denaro più prezioso nel tempo, premiando così una preferenza temporale bassa e instillando una tale visione nella cultura in generale.

L'inflazione ha l'effetto opposto: punisce il risparmio, impone una sanzione a un comportamento economico orientato al futuro. Ciò significa anche scoraggiare gli investimenti in progetti a lungo termine, che sono la chiave per costruire una divisione del lavoro più specializzata e spingere sul pedale del benessere. Ogni briciolo d'inflazione riduce l'orientamento futuro; l'inflazione di massa lo distrugge completamente. Vivere alla giornata diventa un modo di fare comune e le preferenze temporali diventano alte: prendere ciò che si può ottenere oggi e spendere. Anche perché il denaro di deprezza nel tempo, quindi meglio vivere alla grande oggi, per quanto possibile, e dimenticarsi il futuro; indebitarsi se possibile.

Una volta che questo atteggiamento viene instillato in una società prospera, ciò che si definisce civiltà subisce un processo d'involuzione graduale e progressivo; se poi l'inflazione persiste, questo tipo di pensiero a breve termine rovina tutto. Questo è il motivo per cui l'inflazione non riguarda solo l'aumento dei prezzi, ma soprattutto una prosperità in declino e una cultura che gradualmente va in pezzi.

Un altro fattore che riduce le preferenze temporali è l'instabilità giuridica. Inutile dire che gli ultimi due anni hanno mostrato brutalmente alle persone che lo stato di diritto può essere revocato in base ai capricci dei burocrati e che non esiste uguaglianza di fronte alla legge... non esiste più la legge. Perché qualcuno dovrebbe avviare un'impresa se gli stati possono chiuderla per un capriccio? Perché pianificare il futuro quando quel futuro può essere distrutto con un tratto di penna? Molte persone hanno pensato che questo nuovo percorso sarebbe stato di breve durata; sicuramente i politici si sarebbero ravveduti e avrebbero fermato la follia. Come no! Invece è andata sempre peggio: la spesa e la stampa di denaro sono schizzate alle stelle, il diritto ha voltato lo sguardo ogni volta che c'è stata un'escalation d'ingiustizie e il degrado culturale/morale continua a imperversare.

Quando il denaro muore, la società muore con esso. Il denaro fiat è la quintessenza del controllo capillare da parte dei pianificatori centrali e allo stesso tempo la fonte della loro disfatta. Non sono stupidi, sono consapevoli delle conseguenze dovute alla stampa scriteriata di denaro. Non è un caso infatti che circa 15 mesi dopo il picco nella variazione annuale di M2 negli USA sia emersa prorompente l'inflazione dei prezzi; lo stesso dicasi per l'Europa. Come regola generale, e non scritta, il lasso di tempo della trasmissione della politica monetaria all'economia più ampia è circa 18 mesi, quindi ci aspettano altri 3 mesi di fuoco. Inutile dire che l'insostenibilità dell'attuale sistema economico/finanziario ha spinto suddetti pianificatori a operare una demolizione controllata dello stesso, in modo da riciclarsi in una nuova narrativa senza perdere le posizioni di privilegio che occupano. Questo significa a sua volta un dolore economico ingegnerizzato per cercare di correggere gli errori economici che sono stati accumulati nel tempo e non sono stati puliti nei passati cicli di recessione. Problema: gran parte della pulizia dovrebbe riguardare i clientes su cui poggia il consenso dei pianificatori centrali. Non solo, ma dovrebbe spazzare via anche il denaro fiat e chiudere tutte quelle vie che portano alla manipolazione dello stesso. Impossibile, quindi i prezzi continueranno a salire e il denaro continuerà a degradarsi.

Variazione dei prezzi alla produzione in Germania

L'ingegnerizzazione di questo processo di pulizia artificiale viene giustificato forzando un downshifting sul ceto medio e basso, abbellito dalla lotta al cambiamento climatico. Gente, non esiste alcuna emergenza climatica: nell'ultimo secolo le temperature sono salite solo di 1° e la storia del pianeta Terra è piena di cicli in cui il riscaldamento del globo è stato protagonista piuttosto che un'eccezione dei tempi moderni. Senza contare che la propaganda ambientalista recita anche che, in modo da ridurre la cosiddetta "impronta di anidride carbonica", bisogna eliminare gli allevamenti su larga scala e la produzione di carne. Sostituendoli con cosa? Per il momento vegetali, nonostante sia stato dimostrato che una dieta in cui sono presenti esclusivamente vegetali è malsana, ma un'altra categoria si sta facendo strada con una certe prepotenza: gli insetti. E la siccità? Ovviamente si colpevolizzano le persone, invitandole alla parsimonia, mentre invece si ignora l'elefante nella stanza: le infrastrutture colabrodo. Accodarsi alla narrativa dominante riguardo questi temi, fermandosi a "ciò che si vede", è sintomo di uno spirito critico assente, sostituito dalla fiducia cieca nelle autorità. Il degrado culturale, critico e intellettuale ha quindi radici economiche, per l'appunto monetarie, visto che il mezzo principale con cui gli essere umani "comunicano commercialmente" tra di loro è svilito e di conseguenza emerge un mismatch nelle preferenze temporali. Inutile dire che tale disallineamento, a cascata, si ripercuote nell'allocazione del capitale e nello sfilacciamento della struttura di produzione.

L'ignoranza economica da parte della maggior parte delle persone permette ai pianificatori centrali di godere di un free ride, garantendogli di guadagnare tempo nell'attuale ciclo del credito, ma non di spezzarlo.


PREFERENZE TEMPORALI E CICLO DEL CREDITO

Secondo Carl Menger il fenomeno del tasso d'interesse si spiega in questo modo: gli individui attribuiscono una maggiore importanza a beni nel presente rispetto a beni identici in futuro. La valutazione più alta non è il risultato di un comportamento arbitrario, ma del fatto che la vita nel futuro è impossibile se non la si sostiene prima nel presente. Finché i mezzi a disposizione di un individuo sono appena sufficienti per soddisfare i suoi bisogni immediati, molto probabilmente assegnerà meno importanza agli obiettivi futuri. Con l'espansione del bacino dei mezzi, l'individuo può finalmente destinarne una parte al raggiungimento di vari fini in futuro. Infatti pochissime persone intraprenderanno un'impresa commerciale che prometta un tasso di rendimento pari a zero.

Il bacino di suddetti mezzi, che comprende i beni di consumo finale, sostiene diversi soggetti che sono impegnati nella valorizzazione e nell'espansione dei beni strumentali (es. macchinari). Con un aumento dei beni strumentali, sarà possibile aumentare la produzione dei beni di consumo. La decisione degli individui di destinare una maggiore quantità di mezzi alla produzione di beni capitali è segnalata dall'abbassamento delle preferenze temporali degli individui, cioè dall'assegnazione di un'importanza relativamente maggiore ai beni futuri rispetto a quelli presenti. Quindi il tasso d'interesse è solo un indicatore, per così dire, che riflette le decisioni degli individui. In un libero mercato un calo del tasso d'interesse informa le imprese che gli individui hanno aumentato la loro preferenza per i beni di consumo futuri rispetto a quelli presenti e hanno aumentato i loro risparmi per sostenere l'espansione e il miglioramento della struttura produttiva. Le aziende che vogliono avere successo devono attenersi alle istruzioni dei consumatori e organizzare un'infrastruttura adeguata per poter soddisfare la domanda di beni di consumo futuri.

Un fattore importante per la discrepanza tra il tasso d'interesse di mercato e il tasso d'interesse che riflette le preferenze temporali dell'individuo sono le azioni della banca centrale. Ad esempio, una politica monetaria accomodante porta all'abbassamento del tasso d'interesse osservato e le imprese rispondono a questo abbassamento aumentando la produzione di beni strumentali. Inutile ricordarlo, un tale abbassamento non è in risposta al calo delle preferenze temporali dei consumatori, di conseguenza le imprese non si attengono alle istruzioni dei consumatori dato che questi ultimi non hanno aumentato i risparmi per sostenere l'aumento degli investimenti in beni capitali.

A causa della politica monetaria accomodante della banca centrale, le banche commerciali trovano interessante impegnarsi nell'espansione dei prestiti. Tale espansione mette in moto un aumento del credito "dal nulla", cioè prestiti non coperti da risparmi, e questo a sua volta dà luogo a un aumento del tasso di crescita dell'offerta di denaro. In questo modo quelle imprese che accedono più facilmente al credito "dal nulla" dirottano a proprio favore la ricchezza reale di quei soggetti che la creano, indebolendo questi ultimi nel processo. Facciamo una breve digressione per spiegare meglio il meccanismo del credito bancario commerciale.

La creazione di credito bancario è una semplice questione di partita doppia: quando una banca accetta di prestare a un mutuatario, il prestito appare nel bilancio della banca come attivo, mentre il credito segnato sul conto di deposito del mutuatario sarà il passivo. Per le banche è un'attività molto più redditizia rispetto al pagamento degli interessi sui depositi a termine (che poi la banca può prestare a terzi). Il rapporto tra il capitale proprio e l'importo del prestito è la sua considerazione principale: prestando credito in quantità multiple del proprio capitale, aumenta il rendimento del capitale proprio. Malgrado ciò si espone anche a un rischio maggiore d'insolvenza sui prestiti, ne consegue che quando ritiene buone le prospettive economiche, presterà più di quanto farebbe altrimenti. Ma i banchieri commerciali, nonostante le loro interazioni sociali e commerciali, tendono a condividere una visione comune delle prospettive economiche; inoltre hanno le proprie fonti d'intelligence economica, alcune delle quali sono condivise a livello di settore. Essendo commercianti di credito, e non economisti, probabilmente non riescono a cogliere il fatto che il miglioramento delle condizioni economiche (crescita nel gergo keynesiano) è poco più che un riflesso della loro espansione del credito. La svalutazione della valuta dovuta al credito extra provoca un aumento dei prezzi e dei tassi d'interesse, confondendo, come detto sopra, i calcoli e le ipotesi aziendali. Il risultato è sostanzialmente uno: iniziano le bancarotte, come sta accadendo adesso.

Un'ulteriore considerazione è la trasmissione del credito: se è concesso principalmente a produttori di beni di consumo e fornitori di servizi ai consumatori, o se è concesso principalmente a sostegno di attività finanziarie. Dopo il big-bang di Londra e l'abrogazione del Glass-Steagall Act, le principali banche hanno creato sempre più credito per attività puramente finanziarie, lasciando Main Street nelle mani delle banche più piccole. Poiché l'espansione del credito è stata mirata a supportare le attività finanziarie, essa ha gonfiato i valori degli asset finanziari. Quindi, mentre le banche centrali hanno soppresso i tassi d'interesse, le grandi banche hanno creato il credito affinché gli acquirenti di asset finanziari potessero gonfiare una delle bolle più grandi e durature della storia finanziaria. A tal proposito, il credito bancario rappresenta circa il 90% dei mezzi di circolazione, l'altro 10% sono le banconote. Oggi negli Stati Uniti le banconote in circolazione ammontano a circa $2,200 miliardi ed M3 si attesta a circa $ 22.000 miliardi, quindi le banconote rappresentano il 10,4% del totale. Il rapporto a dicembre 2008, a seguito della crisi Lehman, era del 10,7%, pertanto è l'equilibrio tra l'avidità di profitto e la paura delle perdite nelle menti collettive dei banchieri che stabilisce le prospettive di boom/bust, e non un aumento dell'emissione di banconote.

Torniamo ora alla progressione del ciclo del credito. Finché i creatori di ricchezza reale riescono a stare al passo, le attività in bolla prosperano e drenano quantità crescenti di tale ricchezza, esercitando al contempo una pressione al rialzo sulle preferenze temporali (una minore ricchezza a disposizione spinge gli individui ad aumentare le loro preferenze nei confronti dei beni presenti rispetto a quelli futuri). Ciò amplia ulteriormente il divario tra le preferenze temporali degli individui e il tasso d'interesse di mercato: le imprese hanno prodotto in eccesso beni capitali (che nessuno vuole più) rispetto ai beni di consumo (che tutti vogliono). A un certo punto, subendo perdite, le imprese scoprano che le decisioni passate in merito all'espansione dei beni capitali erano errate e cercano di correggerle. Mentre la sovrapproduzione di beni capitali si traduce in un boom, la sua liquidazione – la correzione – produce un bust.

Quanto più a lungo la banca centrale cerca di mantenere il tasso d'interesse a livelli molto bassi, tanto maggiore sarà il danno che infliggerà al processo di formazione della ricchezza reale e di conseguenza tanto più lungo sarà il periodo di stagnazione.


CRACK-UP BOOM: FASE 2

Infine si arriva a un bivio: continuare a sostenere un sistema morente, e quindi annientare la valuta, oppure tirare i remi in barca per preservare la valuta ma lasciare che la correzione spazzi via quell'architettura di clientelismo costruita nel tempo. A questo punto del ciclo, ciò che accadrà sarà determinato dalla risposta delle banche centrali. Se esse saranno determinate a evitare la recessione, si appoggeranno a una maggiore espansione monetaria, portando ad aumenti dei prezzi sempre più rapidi. L'inflazione di massa sarà una realtà., ma infine non si riuscirà a evitare una recessione. Tale esito minaccia l'integrità del denaro stesso, poiché sempre più persone fuggono dalla carta senza valore per accaparrare cose reali. Questa è una dinamica che si sta già sviluppando a livello industriale, con il prezzo dei fertilizzanti che continua a salire e che a cascata si ripercuoterà sulle persone comuni ampliando all'economia generale suddetto fenomeno economico. Infatti la domanda per liberarsi del denaro e acquistare quelle merci, o commodity, vitali a livello industriale, è palesemente dimostrato dall'utilizzo di qualsiasi forma di energia in barba alle narrative mainstream contraddittorie sull'ambiente. Tutta colpa della guerra? Non proprio, ma questo lo vedremo tra poco. E c'è anche il settore finanziario che ha capito la piega che sta prendendo questo storia, tuffandosi quindi anima e corpo nelle commodity e, in particolar modo, nelle azioni legate all'energia.

Questo processo porta all'evento più temuto nella storia economica del XX secolo: il crack-up boom, ovvero, un processo in 3 fasi in cui sostanzialmente c'è un crollo verticale dell'economia di un Paese a causa della svalutazione progressiva del denaro. La possibilità di una cosa del genere nelle economie del primo mondo era impensabile nel 2019, ma poi sono arrivati i lockdown e la spesa pubblica/stampa di denaro senza più alcun freno.

L'ultima volta che c'è stata un'enorme crisi, ovvero nel 2008, e le banche centrali occidentali hanno scatenato un'espansione monetaria senza precedenti storici, abbiamo osservato una tenue pressione al rialzo sui prezzi. Come mai? Le banche centrali hanno pagato le banche commerciali, e lo hanno fatto per molti anni, un rendimento più elevato per detenere asset nel loro sistema piuttosto che rilasciarle. Ciò ha tenuto i soldi lontani dalle strade. Perché hanno agito così? Lo scopo principale era ricapitalizzare il sistema bancario, salvare il sistema dal collasso, ed è stato fatto con denaro che non è mai arrivato nelle mani di produttori o consumatori. L'evento si è concluso con un gigantesco esercizio di window dressing finanziario; i mercati finanziari lo hanno adorato. Le espansioni del 2020 e del 2021 sono state completamente diverse. Gli stati hanno speso migliaia di miliardi che non avevano attraverso l'emissione di obbligazioni sovrane monetizzate poi dal sistema bancario centrale e commerciale. Il denaro è stato versato direttamente sui conti bancari di aziende e consumatori. Le scelte economiche hanno infine conseguenze, come ricordava anche Ludwig von Mises quando dimostrò che le distorsioni che vediamo con l'espansione del credito vanno ben oltre il costante aumento dei prezzi. Il denaro creato ex novo distorce tutti i segnali di mercato portando a un disallineamento tra produzione e consumo, le condizioni che poi portano a un crollo economico.

Il denaro è apparso come per magia nei conti bancari delle persone, gran parte della forza lavoro si è abituato a languire in casa fingendo di lavorare e gli studenti hanno smesso d'imparare quel poco che la scuola poteva ancora insegnare. Uno dei risultati è stato un enorme boom dei risparmi personali, anche se solo per un breve periodo. Parte di quel denaro è stato speso su Amazon, servizi di streaming e consegna di cibo a casa, ma la gran parte è riamasto parcheggiato nei conti bancari. Il risparmio personale negli Stati Uniti, ad esempio, è salito oltre il 30%. Sembrava che tutti fossero diventati "ricchi"! Una volta che poi l'economia è ripartita, e le persone erano pronte a uscire e spendere le loro nuove "ricchezze", si è palesata loro dinanzi una nuova e strana realtà: i soldi che avevano valevano molto meno. Inoltre c'erano strane carenze di beni che una volta davano per scontate. Le loro nuove "ricchezze" sono evaporate nel giro di pochi mesi, e ogni mese è stato peggiore del precedente. Di conseguenza le persone, una volta esauriti i propri risparmi, si sono rivolti ai prestiti solo per tenere il passo con il calo del potere d'acquisto, mentre il loro reddito in termini reali è praticamente sprofondato.

L'aspetto più frustrante di questa storia è come ancora ci sia difficoltà a connettere causa ed effetto, come ancora ci siano orde di "professori" universitari che incitano ad una maggiore liquidità per "risolvere" il problema creato da una liquidità crescente sin dal 2008. Il declino economico e sociale sono andati a braccetto sin da allora, precipitati come è precipitato il valore del potere d'acquisto del denaro fiat.

In sintesi, il ciclo del credito alimentato dagli eccessi del passato è arrivato a un punto di svolta e i pianificatori centrali cercano d'indirizzare secondo le loro linee la fase di correzione ormai inevitabile e, soprattutto, non più rimandabile nel futuro con una nuova fase di "quasi boom" di keynesiana memoria. Il futuro dei prezzi è fortemente influenzato dal comportamento dei consumatori e dei produttori: ecco perché la cricca di Davos continua a giocare con le percezioni delle persone riguardo le varie emergenze che ogni giorno si sentono sui canali d'informazione mainstream. È anche in questo modo che cerca d'instillare la predisposizione verso un controllo capillare, facendo il lavaggio del cervello a chi è tanto sciocco da prestare loro attenzione, da credere che sono in qualche modo desiderosi di fare il "bene della società" e da ascoltare le loro ricette. Che la loro influenza viene utilizzata per scopi tutt'altro che lenitivi i problemi della società nel suo complesso, è dimostrato dal continuo ostacolare la ripresa delle supply chain e in particolar modo dal riorientamento artificiale delle rotte petrolifere. Invece di fare un passo indietro e permettere una ripresa economica in accordo con la volontà di mercato e quindi sostenibile, la cricca di Davos e i painificatori centrali in generale fanno passi in avanti per esacerbare una situazione già critica. È comprensibile: continuare a esercitare un potere che dipende dall'illusione di prosperità del denaro fiat rende disperati e disposti a tutto.

C'è un ulteriore problema: la rottura delle relazioni commerciali tra l'Occidente e la Russia/Cina, senza contare che anche la Cina è avviata verso un periodo di lenta crescita. L'Europa, poi, affronta già un'inflazione senza fine. In questo senso il crack-up boom è mondiale, ma nessuno osa parlarne.


LA RUSSIA E I BRICS SI SMARCANO

Mentre le autorità monetarie occidentali e i loro governi hanno soppresso il collegamento tra l'aumento del denaro e del credito e le conseguenze sui prezzi, la Russia l'ha sottolineato. Dal momento che i russi comprendono chiaramente le ramificazioni destabilizzanti delle politiche monetarie occidentali, è diventata una loro priorità proteggersi dalle conseguenze. Non vogliono vedere il rublo affondare insieme alle valute occidentali. E la decisione di legare le esportazioni russe di energia al settlement in rubli separa questi ultimi dalla crisi finanziaria montante in Occidente. È un'ulteriore conferma che la descrizione di Zoltan Pozsar di una Bretton Woods 3 è corretta, in base alla quale le valute si stanno spostando da un mondo concentrato sugli asset finanziari verso uno concentrato sulle commodity. Non è solo una risposta russa nel contesto di una guerra finanziaria, ma ora è una mossa protezionista. La Russia gode della posizione di maggiore esportatore mondiale di energia/materie prime e per l'Occidente isolarsi dalla Russia può essere giustificabile nel ristretto contesto politico di una guerra per procura in Ucraina, ma è una follia secondo una prospettiva economica.

Infatti da qualsiasi angolazione la si voglia guardare, le sanzioni contro la Russia sono state un fallimento. L'Europa si è auto-costretta ad affidarsi a risorse energetiche più costose peggiorando le condizioni economiche della propria società e punendo le sue stesse popolazioni; senza contare che le sanzioni a petrolio e gas russi non solo sono aggirabili commerciando con il resto dei BRICS, ma attraverso di questi far arrivare le risorse energetiche della Russia anche in Occidente. Non è un caso infatti che i profitti petroliferi russi a giugno hanno visto un balzo di circa $6 miliardi e anche i profitti derivanti dal gas sono saliti. E questo non riguarda solo gli asset energetici, ma anche il cibo.

Tutte queste mosse sono risposte a una crisi provocata dalle sanzioni occidentali. Data la storia della stabilità dei prezzi dell'energia e della maggior parte delle altre materie prime misurate in oro, la decisione della Russia rappresenta un passaggio dal mondo del denaro fiat a un gold exchange standard, dove essa utilizza i mercati delle commodity per escludere gli strumenti fiat. Pur proteggendo il rublo dal crollo del sistema monetario e finanziario occidentale, dovrà evolversi in un sistema monetario più sicuro. Una possibilità potrebbe essere quella di estendere la nuova valuta basata sulle commodity a tutti i BRICS. Nella guerra finanziaria contro il dollaro, l'annuncio dei termini di questa nuova valuta rappresenterebbe una escalation, riducendo in un colpo solo l'egemonia del dollaro per oltre la metà della popolazione mondiale.

Solleverebbe anche un punto interrogativo sui $33.000 miliardi stimati di asset finanziari statunitensi e depositi bancari di proprietà di stranieri: per quanto l'estensione di una valuta coperta da commodity sarebbe protezionista piuttosto che aggressiva, è decisamente probabile che inneschi una sostanziale liquidazione di suddetti asset. Questo perché, sulla scia delle sanzioni occidentali nei confronti della Russia, i BRICS si sono polarizzati molto nei confronti di essa, soprattutto l'India, visto che vedono il grosso rischio di detenere le loro riserve monetarie estere in dollari nel caso in cui dovessero incappare nelle "antipatie" arbitrarie dell'Occidente. E non è un caso, infatti, che la platea dei BRICS stia crescendo, inglobando potenzialmente anche l'Argentina.

L'elefante nella stanza è l'oro in questo momento, ma anche Bitcoin dati i recenti sviluppi in Russia, nel settore energetico russo e nel resto dei BRICS. È ciò che Zoltan Pozsar di Credit Suisse definisce "denaro esterno", cioè denaro che non è fiat e che non è creato da banche centrali premendo i tasti su un computer o dall'espansione del credito bancario commerciale.

Quindi perché Russia e Cina non hanno introdotto sin da subito un sistema monetario sano e onesto a tutti gli effetti? Per tre ragioni: affidarsi completamente all'oro, o meglio ancora a Bitcoin, significherebbe cedere una fonte non indifferente di comando e controllo da parte degli stati; nel breve periodo le manipolazioni dell'oro sintetico sui mercati del COMEX potrebbero destabilizzare l'introduzione di un nuovo gold standard; sganciarsi istantaneamente dal dollaro e scegliere l'oro, che negli ultimi 50 anni gli USA hanno proceduto a delegittimare mentre lo hanno sequestrato da altri (Germania, Libia, Venezuela, Ucraina, ecc.), sarebbe l'equivalente economico/finanziario di una bomba atomica, quindi una decisione da prendere come ultima spiaggia.


CONCLUSIONE

La FED non sta rialzando i tassi per combattere l'inflazione dei prezzi, altrimenti avrebbe dovuto già rialzarli come minimo al 10%. No, sta rialzando i tassi per mandare in bancarotta l'UE. Prosciugando il mercato degli eurodollari i capitali si sposteranno con insistenza dall'UE agli USA, frantumando i sogni di potere della cricca di Davos. In un solo giorno di trading i futures CME sugli eurodollari hanno perso circa l'1%, una cosa incredibile per un mercato del genere.

Sta evolvendo un nuovo background economico e sociale, impossibile da immaginare in precedenza senza che prima il Giappone non delirasse con la MMT e la BCE non implementasse anni di tassi negativi. Questa gente credeva di poter godere di pasti gratis all'infinito, erodendo ricchezza reale in giro per il mondo attraverso l'Effetto Cantillon e quando i nodi sarebbero venuti al pettine attuare un socialismo asfissiante per continuare a conservare il potere. Sono vandali, intenzionati a decrostruire il mondo secondo le linee di una visione incentrata esclusivamente sul controllo totale. Il problema è che questa visione ha toccato anche il sistema bancario commerciale americano, il quale non ha nessuna intenzione di cedere la propria sacca di potere. Per questo "ha incaricato" Powell di stringere il cappio intorno al collo dell'UE, la madrepatria della cricca di Davos, e all'amministrazione Biden. Ed è per questo che la Lagarde potrà inventarsi tutti i programmi monetari di questo mondo incollando le varie lettere dell'alfabeto una dietro l'altra, non servirà a fermare la bancarotta di un sistema sopravvissuto ben oltre la sua data di scadenza. Infatti il mercato obbligazionario europeo continuerà a fratturarsi.

L'Europa, quindi, è finita. È il mercato a dirlo. La cricca di Davos può anche essere costituita dalle menti più brillanti di questo mondo, ma non saranno mai più brillanti di tutte quelle menti che costituiscono i mercati. Questo singolo punto rappresenta quello che Hayek definiva "fatal conceit" della pianificazione centrale. Infatti il mercato dei cambi, il mercato obbligazionario, il mercato dell'energia, le pressioni della Russia su gas e petrolio, i problemi politici in varie nazioni europee (Bulgaria, Estonia, Germania, ecc.), il caos nelle supply chain, il riorientamento delle rotte petrolifere, sono tutti input che puntano nella stessa direzione: un fallimento dell'euro e dell'UE. Di conseguenza assistiamo a un'accelerazione dei piani di demolizione controllata dell'Occidente affinché essi non vengano sorpassati dalla saggezza dei mercati. Come possono essere sorpassati? Prosciugamento del mercato degli eurodollari e di conseguenza prosciugamento della creazione di dollari offshore. I mercati del credito sono stati sottoposti a leva, attraverso il sistema bancario ombra, affinché si potessero creare derivati denominati in dollari sulla base di una minuscola porzione di oro, o per meglio dire oro sintetico. In questo modo i vari governi del mondo sono stati infiltrati, sono state promulgate politiche ESG, è stata ampliata la burocrazia, ecc. Nel momento in cui la FED si è sottratta a questo schema, con l'avvio dell'SOFR e il rialzo dei tassi, i dollari "reali" e la loro assenza hanno ridotto il potere dei mercati dei capitali europei mediante gli eurodollari. Ora, per quanto possa essere disastrato il mercato azionario statunitense, attirerà liquidità dall'estero, soprattutto dall'Europa, menomando le sfere d'influenza della cricca di Davos.

Allo stesso modo, suddetti dollari "reali" sono piramidati sull'offerta d'oro in possesso degli USA e sull'energia. E a tal proposito Russia e Cina potrebbero mettere fine già da domani all'egemonia del dollaro, smettendo di sottostimare a livello ufficiale la loro quantità d'oro. Chiunque creda che la Cina possegga solo 2000 tonnellate d'oro è un ingenuo; entrambi questi attori si stanno posizionando per arrivare al loro obiettivo senza agitare troppo le acque. La verità di fondo di queste dinamiche è semplicemente una: il cartello del denaro fiat ha raggiunto la sua data di scadenza e come accade spesso in situazioni del genere i membri si fanno la guerra a vicenda.

In questo contesto, le popolazioni dei vari schieramenti in lotta sono la garanzia collaterale. Almeno finché giocano con le loro regole, ovvero il denaro fiat. Senza tale garanzia questo circo non avrebbe senso d'esistere, ecco perché Bitcoin è fondamentale per la persona comune.

 

3 commenti:

  1. Lo scorso anno c'era un'abbondanza indecente di cheerleader di Draghi, considerandolo l'uomo giusto per gestire il PNRR. Nonostante la sua carriera di discutibile rilevanza, dalle due diligence inesistenti per le privatizzazioni italiane (non liberalizzazioni) alle supervisioni di fusioni/acquisizioni superficiali e tossiche (es. Monte dei Paschi-Antonveneta) fino alla semplice pressione di un pulsante come palliativo dei malesseri economici europei, un ingiustificato entusiasmo s'è alzato a salutare l'avvicendamento al governo italiano. Il sottoscritto ha fatto notare che niente sarebbe cambiato, anzi la situazione sarebbe peggiorata. Avevo la palla di vetro? Ovviamente no, è la metodologia che contraddistingue l'approccio alle situazioni che si presentano sui mercati. La metodologia offerta dalla Scuola Austriaca, in particolare, permette di arrivare a determinare con un certo anticipo eventi del futuro poiché la pianificazione centrale, com'è inevitabile che sia, corre lungo binari predestinati, a differenza del libero mercato, e quindi chi sa cosa guardare è avvantaggiato rispetto agli altri.

    I deficit sarebbero aumentati, quindi, così come i debiti e questo avrebbe portato a una crisi. Il solo accenno a un eventuale micro rialzo dei tassi da parte della BCE ha fatto schizzare in alto il differenziale btp-bund. Inutile dire, quindi, che i mercati sanno benissimo che la presunta "presenza di Draghi" è solo una bolla di sapone. Non ha nessun carisma, nessun ascendente particolare per rassicurare i mercati, miseria di linguaggio, pochezza nei concetti. Eppure c'erano cheerleader che l'anno scorso erano accecati dalla sua persona, i classici "libbbbberali" che hanno mandato al macero questo Paese non accorgendosi che con i loro (s)ragionamenti hanno avallato un socialismo incalzante.

    Ma la dimostrazione lampante, la pistola fumante, che questo entourage di clown capeggiato da Draghi è solamente un branco di somari economici è la richiesta di un price cap al prezzo del gas. Non esiste richiesta più idiota di questa. Non esiste vergogna più grande di questa per i "libbbbbberali".

    RispondiElimina
  2. E ricordate, cari lettori, che la cifra riportata in uqesto articolo è compounded. Ovvero, è l'ennesimo chiodo nella bara del potere d'acquisto dell'euro che si aggiunge a tutte le letture precedenti. Inoltre questa spirale di prezzi in ascesa è ulteriormente alimentata dal welfare state, il quale fornisce presunti pasti gratis attraverso UBI, bonus e mancette varie. La dipendenza da queste prebende affossa la produzione reale e spinge invece la deviazione di ricchezza reale nelle mani di chi la spreca. Il risultato è che non si crea nulla in cambio di suddette prebende, il cui compito è quello di far salire i prezzi. Questa spirale discendente è l'inevitabile esito del denaro flessibile e chi ha creduto alla favoletta dell'euro come mezzo di scambio ottimale e strumento con cui risparmiare, subirà un finale degno di quello dei fratelli Grimm. Non solo, ma le maglie burocratiche si stringeranno sempre di più nei confronti di coloro che vorranno evadere da questa trappola. Ecco perché Bitcoin continua a essere fondamentale in questa fase di transizione: è denaro inflessibile ed è trustless/decentralizzato.

    Grande Reset/Grande Default, si assottiglia sempre di più lo spazio di manovra del primo per non finire nel secondo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per capire meglio cosa significhi "compounded" quando parliamo d'inflazione dei prezzi in denaro flessibile, prendiamo ad esempio una tazzina di caffè. Quando entrò in vigore l'euro, in media il prezzo era di 80 centesimi; oggi, sulla scia delle varie espansioni monetarie, siamo arrivati in media a €1,50. Questo potere d'acquisto è stato RUBATO... per sempre. Così come con la lira non s'è mai tornati indietro coi prezzi per i vari beni/servizi, così accadrà con l'euro. Perché il denaro flessibile si svaluta inevitabilmente nel tempo a scapito degli ultimi nella catena di trasmissione della politica monetaria.

      Questo invece non accade con il denaro inflessibile. Con Bitcoin, ad esempio, la predictability dell'offerta stabilizza meglio i calcoli imprenditoriali per allocare in modo ancor più efficiente le risorse nell'economia, permettendo di conseguenza una stabilità più marcata dei prezzi (con tendenze al ribasso). Questo rappresenta un guadagno in potere d'acquisto... per sempre.

      Ma anche se dovessimo rimanere nel contesto odierno, in cui la maggior parte dei prezzi è fissata in euro, con Bitcoin il caffè può tornare a costare 80 centesimi domani, mentre con l'euro è impossibile che accada.

      Elimina