lunedì 13 giugno 2022

Debito perpetuo, guerra perpetua

 

 

di David Stockman

È sempre utile visitare il museo della storia per compensare il pregiudizio dell'attualità che distorce le percezioni della realtà.

Nel grande schema delle cose, l'immagine qui sotto non è certo così antica, solo di appena 42 anni fa. Ma è comunque un pezzo da museo perché si tratta di una questione che è svanita da tempo dalla scena mondiale: il debito pubblico e in questo caso il giorno in cui il vostro è stato costretto ad avvertire Reagan che il debito federale stava per superare i temuti mille miliardi di dollari.

All'epoca quella prospettiva era preoccupante. L'enorme debito pubblico era visto come un'imposizione immorale alle generazioni future e un flagello economico per il presente. Questo perché, se adeguatamente finanziato nei mercati obbligazionari, faceva aumentare i tassi d'interesse spiazzando così i mutuatari di famiglie e imprese, la crescita economica e la prosperità di Main Street.

Non più ormai. I deficit fiscali anno dopo anno sono diventati uno stile di vita nella Città Imperiale, ma anche in questo caso l'ultima previsione decennale del CBO è scioccante. Anche se secondo loro non ci sarà recessione per i prossimi dieci anni (pio desiderio!) e le politiche fiscali e di spesa esistenti (linea rossa tratteggiata) rimarranno in vigore senza l'emanazione di un singolo nuovo programma di spesa o taglio delle tasse (pio desiderio ancora più grande!), il deficit supererà i $3.000 miliardi all'anno entro la fine del decennio.

Ciò significherebbe un deficit strutturale pari all'8,4% del PIL e un biglietto di sola andata verso la perdizione fiscale. In termini di dollari, aggiungerebbe $20.300 miliardi al debito pubblico nel prossimo decennio, portando il debito totale a $50.000 miliardi entro il 2032.

Vale a dire, a 50 anni dalla foto sopra, il debito pubblico sarà aumentato di cinquanta volte.

Ecco il punto: tali orrende proiezioni non mettono in crisi i pagliacci politici – come è stato sottolineato a palate dal vergognoso disegno di legge  del Congresso sugli aiuti all'Ucraina. Quei $40 miliardi sono stati portati di corsa al vaglio e senza il beneficio di alcuna audizione di commissione.

Peggio ancora, lo storico partito della sinistra contro la guerra è diventato abiettamente a favore di essa. Il voto tra i democratici è stato 48-0 al Senato e 223-0 alla Camera. E questi incredibili conteggi includono anche Bernie Sanders.

Vale a dire, se Washington non può raccogliere nemmeno un solo voto Dem "no" sul finanziamento di una guerra insensata che non ha alcuna relazione con la sicurezza nazionale americana, allora le prospettive per il ripristino anche di una parvenza di disciplina fiscale sono a metà tra il sottile e il nessuno.

Infatti cosa diavolo c'è che non va in queste teste di legno? L'azione della scorsa settimana porta armi e aiuti promessi all'Ucraina a $54 miliardi.

Il PIL dell'Ucraina lo scorso anno è stato di soli $155 miliardi. Al ritmo attuale, quindi, hanno speso il 120% del PIL dell'Ucraina per la sua stessa distruzione, e senza una fine in vista.

Non c'è da stupirsi, quindi, se il piccolo pavone pretenzioso che sfila come presidente del Paese stia ora dicendo al mondo che la guerra andrà avanti finché l'ultimo soldato ucraino non sarà morto e la generosità infinita di Washington sarà finalmente esaurita.

Dopotutto, in un momento in cui la Russia sta avanzando nettamente nel Donbas, e secondo quanto riferito ora pronta è a prendere tutta la provincia di Luhansk, Zelensky ha incaricato i grandi riuniti a Davos che le forze ucraine avrebbero combattuto per liberare tutto il territorio occupato:

"L'Ucraina combatterà fino a quando non reclamerà tutti i suoi territori", ha sottolineato. "Riguarda la nostra indipendenza e la nostra sovranità". Questa dichiarazione è arrivata in seguito ad esternazioni di alcuni leader europei secondo i quali ci sarebbero dovute essere concessioni territoriali con un accordo negoziato al fine di far finire la guerra.

Zelensky aveva detto il giorno prima che il riconoscimento del possesso russo della Crimea non è sul tavolo. "La Russia dovrà lasciare anche la Crimea", aveva detto durante un briefing quotidiano secondo il Kyiv Independent . Parlando di Kherson, Melitopol, Enerhodar, Mariupol, ha detto che i russi devono lasciare queste e "tutte le altre città e comunità di cui fingono ancora di essere i proprietari".

Non c'è altro modo per dirlo: Washington ha dato potere a un pazzo, che è così ubriaco di potere che la stessa razionalità è diventata la vittima.

Non c'è alcuna possibilità reale che Putin restituisca la Crimea, né il Donbas e tutte le città sopra elencate da Zelensky. E quando rimarranno in possesso russo non farà comunque alcuna differenza per la sicurezza nazionale americana.

Ma, ovviamente, non è di questo che si tratta in realtà l'Ucraina. Quei 271 voti "sì" dei Dem erano semplicemente un esercizio di sfoggio di una presunta virtù. Erano un voto contro l'avatar di Donald Trump attualmente sulla scena: il demonizzato Vladimir Putin.

Ecco perché il discorso su questa calamità ha perso ogni contatto con la realtà. Ad esempio, Zelensky ora afferma che se l'Ucraina non vincerà, i Paesi baltici saranno i prossimi nell'agenda di Putin e presto i militari americani verseranno sangue in Lettonia.

È assurdo, ma da Washington non si sono sentite parole di rimprovero. La città è in piena guerra senza alcun rimorso per l'enorme spreco di tesori americani o per mettere in pericolo la stessa economia americana.

Pertanto, secondo i rapporti attuali, l'amministrazione Biden sta cercando altri modi per infliggere danni all'economia russa prendendo di mira gli acquirenti di petrolio russo. Come riportato dal New York Times la scorsa settimana, queste misure proposte includono le cosiddette sanzioni secondarie che impedirebbero agli acquirenti di petrolio russi di fare affari con società con sede negli Stati Uniti e in altre nazioni allineate con Washington.

Proprio così. Per vincere un'inutile battaglia su alcuni immobili senza conto lungo il fiume Dnepr, Washington è pronta a dichiarare guerra alle società cinesi, indiane, greche, brasiliane ecc.

Allo stesso modo, non importa se la Russia vuole pagare i suoi debiti internazionali e gli istituti di credito statunitensi ed europei siano più che felici di ricevere i proventi loro dovuti, no, questi finanziatori vengono espropriati dall'ordine di Washington, il tutto per assicurarsi che Putin riceva il messaggio.

Quindi gli investitori statunitensi non potranno più ricevere pagamenti di obbligazioni dalla Russia senza violare le sanzioni. E tutta questa scappatella ucraina dovrebbe riguardare la difesa della libertà economica!

Infine, quando si tratta di svincolarsi dalla realtà, il pietoso discorso della scorsa settimana sull'evacuazione di oltre 3.000 soldati del battaglione Azov a Mariupol ha sicuramente vinto su tutti gli altri.

Il fatto è che hanno ceduto amo, lenza e piombino nel primo di quelli che presto saranno molteplici eventi lungo il fronte del Donbas. Ma ciò non ha impedito a Zelensky di fantasticare: "[...] i nostri soldati sono stati trasportati nei territori occupati per uno scambio futuro".

Proprio così. Siamo ora giunti al punto in cui la Pravda dell'era sovietica appare al confronto come un'impresa giornalistica plausibile. Come ha sottolineato anche un commentatore: "Possiamo, ovviamente, riderci su, ma il coro 'non una resa ma esecuzione di ordini', 'non una resa ma un'evacuazione', 'non una resa ma uno scambio' è allo stesso livello della Pravda di sovietica memoria".

Un cittadino può concentrarsi su un argomento per diversi giorni. Kiev spera che entro la fine della settimana tutti dimenticheranno la resa di Azov, se non glielo ricorderanno. E chi può ricordarglielo quando i media ucraini sono stati epurati e posti sotto il controllo del governo?

È lo stesso in economia.

Per inciso, una delle denunce di Marchenko (ministro delle finanze) riguardava gli stipendi dei militari. Li ha definiti un onere pesante (sono stati notevolmente aumentati e il budget non lo rifletteva). Ma che dire allora dei piani del ministro della Difesa ucraino di aumentare le dimensioni dell'esercito a un milione?

L'approccio "abbiamo quasi vinto, da un momento all'altro" potrebbe sembrare ingenuo, ma Kiev lo ha perfezionato: non importa se è Azov o l'economia, tutto ruota attorno allo sforzo di proteggere le valutazioni di Zelensky. Lo scopo della resistenza è questo.

Gli storici un giorno si chiederanno come siano effettivamente avvenute le pazzie di oggi, ma in realtà non c'è nessun mistero:  Washington è diventata la capitale mondiale della guerra perpetua perché è stata in grado – per un certo periodo – di emettere debito perpetuo e poi monetizzarlo grazie alla propria banca centrale.

Alla fine della fiera, questo è il più grande peccato del sistema bancario centrale: ha trasformato i politici della nazione – compresi i cosiddetti progressisti – in guerrieri del fine settimana che sono una minaccia per la nazione e, se è per questo, per l'intero pianeta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Anche se dovessimo dare per buono il presupposto che il denaro fiat, la cui quantità è illimitata, abbia in qualche modo stabilizzato le economie mondiali sin dal 1971, resta un punto che non può essere risolto e fa crollare lo stesso qualsiasi avallo a uno strumento la cui natura truffaldina non può che essere ormai sotto gli occhi di tutti. Il fatto che possa creato illimitatamente non impedisce ai peggiori di arrivare ai vertici della società, come già ebbe modo di dimostrare Hayek in "The Road to Serfdom". I peggiori, in tal modo, sono incentivati a salire ai posti di comando poiché possono utilizzare questo strumento per qualsiasi pratica, soprattutto la più immorale, come la guerra ad esempio. Il denaro fiat, in tal senso, è un distruttore di responsabilità. Non è un caso che il mondo della politica si sia sempre più degradato nel corso del tempo.

    Il contrario accade con quella forma di denaro la cui offerta è limitata, come #Bitcoin. In questo senso i migliori sono incentivati a salire al comando della società, perché solo chi ha un grado di responsabilità maturo può essere incentivato "a darsi la pena" di salire al comando. La gestione oculata delle risorse richiede impegno, fatica e spirito di sacrificio. Ne consegue, quindi, una naturale apertura al mercato e una riduzione degli interventi centrali nell'economia.

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  2. L'embargo europeo all'energia russa diventa sempre più ridicolo e grottesco. Anche gli arabi hanno alzato il dito medio in faccia agli europei. Questo perché hanno compreso che il piano della cricca di Davos è quello di distruggere la società occidentale piuttosto che aiutare i poverelli ucraini. Vi basti pensare allo stato in cui versa la rete elettrica italiana, ad esempio, per capire che gli obiettivi di ammodernamento, per quanto promessi da 10 anni a questa parte, non saranno mai in grado di sostenere una società complessa come quella attuale ed elettrificata di conseguenza. Questa transizione è un pio desiderio, mentre invece si sta facendo di tutto per devastare la ricchezza reale dell'Occidente, Europa in particolar modo. Le rotte petrolifere sono state ridisegnate, aggiungendo costi inutili all'importazioni europee che adesso vedono arrivare l'oro nero dall'India (ad esempio) piuttosto che direttamente dalla Russia. Gli indiani ringraziano per il free ride.

    E adesso il vero piano emerge, come dimostrano Germania, Francia e Italia stessa: razionamenti. Come sottolineato in tempi non sospetti, i lockdown saranno legati all'ambiente e all'energia.

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