Bibliografia

venerdì 27 maggio 2022

La guerra finanziaria prende una brutta piega

 

 

di Alasdair Macleod

Il divario tra l'Eurasia e i gruppi di difesa occidentali (NATO, "Five-eyes", AUKUS ecc.) si sta allargando rapidamente. Mentre i commenti dei media generalisti si concentrano sul lato visibile del conflitto in Ucraina, gli aspetti economici e finanziari sono ciò che conta davvero.

C'è una crescente inevitabilità in tutto questo. La Cina ha cavalcato la tigre occidentale inflazionista negli ultimi quarant'anni e ora che vede accelerare la svalutazione del dollaro si chiede come cavarsela. La Russia forse è più avanzata nei suoi piani di fare a meno dei dollari e delle altre valute occidentali, affrettata dalle sanzioni. Nel frattempo l'Occidente è sempre più vulnerabile, senza un'alternativa all'egemonia del dollaro.

Imponendo sanzioni alla Russia, l'Occidente ha fatto schierare i suoi oppositori geopolitici in una causa comune contro una fazione dominata dal dollaro. La Russia è il più grande esportatore mondiale di energia e materie prime, mentre la Cina è il fornitore mondiale di semilavorati e beni di consumo. Le conseguenze delle sanzioni occidentali ignorano questo punto vitale.

In questo saggio esamineremo lo stato attuale del sistema finanziario mondiale e valuteremo dove è diretto. Riassumeremo la condizione di ciascuno dei principali attori: Occidente, Cina e Russia, e la crescente urgenza per queste ultime due potenze di prendere le distanze dall'imminente crisi monetaria, bancaria e finanziaria dell'Occidente.

Possiamo già iniziare a vedere come andrà a finire la guerra finanziaria.


L'Occidente e il suo sistema pump/dump basato sul dollaro

I cinesi hanno compreso le tattiche degli Stati Uniti in base alle quali si sono assicurati che prevalesse la loro egemonia. Ciò ha portato a una profonda sfiducia nei loro rapporti con l'America.

Dalla fine di Bretton Woods nell'agosto del 1971, per ragioni strategiche più che altro, l'America ha continuato a dominare il mondo. Una combinazione di capacità militare ed egemonia del dollaro hanno sconfitto il comunismo dei sovietici e di Mao Zedong. Stampando dollari sono stati inviati "aiuti" per comprare i comunisti in Africa e in America Latina e, nel caso dell'America Latina, è stato schierato il sistema bancario statunitense per riciclare petrodollari in prestiti condizionati. Alla fine degli anni Settanta, le banche di Londra ricevevano da Citibank telex lunghi un metro che invitavano a partecipare a prestiti condizionati, in genere da $100 milioni, il cui scopo, secondo il telex, era invariabilmente "favorire gli scopi dello stato".

I prestiti ai latinoamericani da parte delle banche commerciali statunitensi e altri creditori sono aumentati notevolmente durante gli anni '70. All'inizio di quel decennio, il debito totale dell'America Latina era di $29 miliardi, ma alla fine del 1978 quella cifra era salita a $159 miliardi. E all'inizio del 1982 il livello di quel debito raggiunse i $327 miliardi. Sapevamo tutti che parte di esso stava scomparendo nei conti bancari svizzeri di generali militari e politici di Paesi come l'Argentina. La loro fedeltà era stata comprata e questa storia non si poteva concludere se non con una crisi del debito latinoamericano.

Con l'inflazione dei prezzi al consumo che imperversava, la FED e altre importanti banche centrali dovettero rialzare i tassi d'interesse alla fine degli anni Settanta e il ciclo del credito bancario si ritorse contro i latini. Le banche cercavano di ridurre i propri impegni di prestito e spesso (come con i titoli a tasso variabile) pagavano tassi cedolari più elevati. Nell'agosto 1982 il Messico fu il primo a informare la FED, il Tesoro degli Stati Uniti e l'FMI che non poteva più onorare il proprio debito. In tutto, sedici Paesi dell'America Latina rinegoziarono i propri debiti in seguito, così come undici Paesi meno sviluppati in altre parti del mondo.

L'America prese in mano le redini per affrontare i problemi, agendo come "prestatore di ultima istanza" e lavorando con le banche centrali e l'FMI. La pezza al problema fu messa con i Brady Bond emessi tra il 1990 e il 1991. E in quanto fornitori della valuta, era naturale che gli americani avevano un occhio di riguardo per le proprie società come parte del processo di ripresa, riorganizzando gli investimenti nella produzione e nella produzione economica. Quindi l'America Latina avrebbe scoperto che gli USA fornivano i dollari necessari per coprire gli shock petroliferi degli anni '70, poi ritiravano i finanziamenti e avrebbero finito per controllare fasce della produzione nazionale latinoamericana.

Questo è stato il ciclo di "pump/dump" che ha messo in guardia quegli strateghi militari cinesi che avrebbero analizzato la politica estera degli Stati Uniti circa vent'anni dopo. Nel 2014 la leadership cinese era certa che le rivolte a Hong Kong riflettessero il lavoro delle agenzie d'intelligence americane. Quello che segue è un estratto tradotto da un discorso del maggiore generale Qiao Liang, uno dei principali strateghi dell'Esercito popolare di liberazione, rivolto alla Commissione Centrale del Partito Comunista Cinese nel 2015:

Dal conflitto delle isole Diaoyu e dal conflitto dell'isola di Huangyan, sono continuati a verificarsi incidenti in tutta la Cina, incluso lo scontro sulle piattaforme petrolifere cinesi 981 con il Vietnam e l'evento "Occupy Central" di Hong Kong. Possono ancora essere visti come dei semplici eventi accidentali?

Ho accompagnato il generale Liu Yazhou, commissario politico della National Defense University, a visitare Hong Kong nel maggio 2014. In quel momento abbiamo sentito che il movimento "Occupy Central" era pronto e sarebbe entrato in azione entro la fine del mese. Tuttavia non è accaduto né a maggio, né a giugno, né a luglio o ad agosto.

Cosa è successo? Cosa stavano aspettando?

Diamo un'occhiata a un altro calendario: l'uscita della Federal Reserve statunitense dalla politica di Quantitative Easing (QE). Gli Stati Uniti hanno dichiarato che avrebbero interrotto il QE all'inizio del 2014, ma è rimasto in atto ad aprile, maggio, giugno, luglio e agosto. Finché c'era il QE, continuava a stampare dollari e il prezzo di questi ultimi non poteva salire; pertanto nemmeno "Occupy Central" a Hong Kong doveva partire.

Alla fine di settembre la Federal Reserve ha annunciato che gli Stati Uniti sarebbero usciti dal QE. Il dollaro iniziò a salire e poi all'inizio di ottobre è scoppiato "Occupy Central" a Hong Kong.

In realtà, le isole Diaoyu, l'isola Huangyan, le piattaforme 981 e il movimento "Occupy Central" a Hong Kong erano tutte bombe. L'esplosione di uno qualsiasi di questi eventi porterebbe a una crisi regionale o a un peggioramento del contesto degli investimenti intorno alla Cina. Ciò costringerebbe il ritiro di una grande quantità di investimenti da questa regione, che tornerebbe poi negli Stati Uniti.

Per i cinesi non c'era e non c'è alcun dubbio che l'America volesse distruggere la Cina e fosse pronta a raccogliere i pezzi, proprio come aveva fatto con l'America Latina e il Sud-est asiatico durante la crisi asiatica nel 1997. Eventi successivi come "Occupy Central" hanno solo confermato questa visione e spiega perché i cinesi hanno affrontato il problema di Hong Kong in quel modo, quando il presidente Trump ha organizzato un secondo tentativo di far deragliare Hong Kong con l'apparente obiettivo d'impedire che i flussi di capitali globali entrassero in Cina attraverso lo Shanghai Connect.

Per gli americani il mondo sta sfuggendo al loro controllo. Hanno avuto guerre costose in Medio Oriente, senza nulla da dimostrare a parte ondate di profughi e sfollati. Per loro la Siria è stata una sconfitta, anche se è stata solo una guerra per interposta persona. E alla fine hanno dovuto rinunciare all'Afghanistan. Per i suoi avversari, l'America ha perso il controllo egemonico in Eurasia e se gli viene data una spinta sufficiente può essere completamente rimossa dal continente europeo. Indubbiamente questo è ora l'obiettivo della Russia, ma ci sono segnali che questo sia anche l'obiettivo della Cina, nel qual caso otterranno congiuntamente il controllo della massa di terra eurasiatica.


Crisi finanziaria di fronte al dollaro

La geopolitica tra l'America e i due grandi stati asiatici è stata chiara, meno ovvia è stata la crisi che stanno affrontando le nazioni occidentali. Esacerbati dalle sanzioni volute dagli americani contro la Russia, i prezzi alla produzione e al consumo non solo stanno aumentando, ma è probabile che continueranno a farlo. In particolare l'inflazione monetaria e creditizia non solo del dollaro, ma anche dello yen, dell'euro, della sterlina e di altre valute fiat hanno fornito la liquidità per far salire ulteriormente i prezzi delle materie prime, i prezzi alla produzione e i prezzi al consumo. Negli Stati Uniti i pronti contro termine inversi che assorbono la liquidità in eccesso ammontano attualmente a quasi $2.000 miliardi. E più alti sono i tassi d'interesse, a parità di altre condizioni, più in alto salirà questo saldo di valuta in eccesso che nessuno vuole.

Le tensioni sono più evidenti nello yen e nell'euro, due valute le cui banche centrali hanno i tassi d'interesse bloccati sotto lo zero. Si rifiutano di rialzarli e le loro valute stanno invece crollando, ma quando vedete il tasso sui depositi della BCE a -0,5%, i prezzi alla produzione in Germania che salgono a un tasso annuo di oltre il 30% e i prezzi al consumo già in aumento al 7,5%, sapete che andranno tutti molto, molto più in alto.

Come la Bank of Japan, la BCE e le sue banche centrali nazionali hanno assemblato sostanziali portafogli di obbligazioni attraverso il quantitative easing, che con il rialzo dei tassi d'interesse genereranno perdite che le porteranno rapidamente all'insolvenza. Inoltre i due sistemi bancari commerciali più fortemente indebitati sono l'Eurozona e il Giappone con rapporti tra patrimonio e capitale oltre le venti volte. Ciò significa che meno del 5% di calo del valore dei loro attivi farà fallire la banca G-SIB media.

Non c'è da stupirsi se i depositanti esteri in questi sistemi bancari si stiano spaventando. Non solo vengono derubati dall'inflazione, ma possono vedere il giorno in cui fallirà la banca che ha i loro depositi. E peggio ancora, qualsiasi investimento in asset finanziari durante un contesto di interessi in forte aumento perderà rapidamente di valore.

Per ora il dollaro è visto come un rifugio dalle valute con rendimenti negativi, ma questa sicurezza è un errore contabile che presuppone che tutta la volatilità delle valute sia nelle altre valute fiat e non nel dollaro. Non solo gli stranieri possiedono già asset finanziari denominate in dollari e depositi bancari per un totale di oltre $33.000 miliardi, ma l'aumento dei rendimenti obbligazionari farà scoppiare la bolla finanziaria del dollaro spazzandone via gran parte.

In altre parole, attualmente ci sono vincitori e vinti nei mercati monetari, ma tutti perderanno nei mercati obbligazionari e azionari. Aggiungiamo al mix i rischi di controparte e sistemici dell'Eurozona e del Giappone, e possiamo affermare con ulteriore certezza che l'era della finanziarizzazione, iniziata negli anni '80, sta finendo.

Questa è una situazione molto grave. Il credito bancario è diventato sempre più coperto da attività non produttive, il cui valore dipende interamente da tassi d'interesse bassi e in calo. A sua volta, attraverso l'ingegneria finanziaria delle banche ombra, i titoli sono garantiti su ancora più titoli. I $610.000 miliardi di derivati ​​OTC forniranno protezione contro il rischio solo se le controparti che li forniscono non falliscono. Anche la misura in cui gli asset reali sono coperti da crediti bancari (cioè ipoteche) ne indebolirà il valore.

Le banche centrali, in collaborazione con i loro stati, non avranno altra scelta che salvare i loro interi sistemi finanziari, il che implica la concessione di ancora più credito su scale ancora maggiori di quelle viste durante il Covid, il caos nelle supply chain e gli assegni a pioggia. Dovrà essere illimitato.

Non dovremmo avere dubbi sul fatto che questo pericolo è in cima alle preoccupazioni di chiunque capisca cosa sta succedendo.


La posizione aggressiva della Russia

Non ci possono essere dubbi sul fatto che l'aggressione di Putin in Ucraina sia stata innescata dal desiderio espresso dall'Ucraina di aderire alla NATO e dall'acquiescenza dell'America. Una situazione simile si era verificata in Georgia e che nel 2008 innescò una rapida risposta da parte di Putin. Il suo obiettivo ora è far uscire l'America dal sistema di difesa europeo, cosa che equivarrebbe alla fine della NATO. Prendete in considerazione quanto segue:

• Le campagne militari americane nel continente eurasiatico sono tutte fallite e il ritiro di Biden dall'Afghanistan è stata la sconfitta finale.

• L'UE sta pianificando il proprio esercito. Essendo un esercito gestito da una commissione, mancherà di concentrazione e sarà meno pericoloso della NATO. Questa evoluzione in una sostituzione della NATO dovrebbe essere incoraggiata.

• In quanto principale fornitore di energia dell'UE, la Russia può esercitare la massima pressione per accelerare il processo politico.

Il bene più importante per l'UE è l'energia. E attraverso le sue politiche, ovvero interrompere la produzione di energia basata sul carbonio e di importarla invece, l'UE è diventata dipendente dal petrolio, dal gas naturale e dal carbone russi. Castrando la produzione ucraina, Putin sta esercitando ulteriori pressioni sull'UE per quanto riguarda cibo e fertilizzanti, le quali diventeranno sempre più evidenti nel corso dell'estate.

Per ora l'UE segue la linea americana, con Bruxelles che ordina agli stati membri di interrompere l'importazione di petrolio russo dalla fine di quest'anno, ma già è stato riferito che l'Ungheria e la Slovacchia sono pronte ad acquistare petrolio russo e pagarlo in rubli. Ed è probabile che, mentre altri governi dell'UE eviteranno rapporti contrattuali diretti con la Russia, stiano cercando soluzioni per aggirare il problema.

Un punto critico per i governi dell'UE è dover pagare in rubli. In caso contrario, la soluzione è semplice: le banche non russe e non dell'UE possono creare un mercato dell'Eurorublo dall'oggi al domani, creando credito bancario in rubli secondo necessità. Tutto ciò che è necessario per una banca affinché pèossa farlo è avere accesso alla liquidità in rubli e gestire un bilancio denominato in rubli. Gli ovvi fornitori di credito in rubli sono le megabanche cinesi controllate dallo stato; e possiamo essere ragionevolmente sicuri che nell'incontro di Putin con il presidente Xi il 4 febbraio, non solo si è discusso dell'intenzione di invadere l'Ucraina, ma anche del ruolo delle banche cinesi nel fornire rubli ai "non amici" (NATO e suoi sostenitori) in caso di sanzioni occidentali contro la Russia.

Il punto è che Russia e Cina hanno obiettivi geopolitici simili e tutto quello che potrebbe essere stato una sorpresa per l'Occidente in realtà era stato concordato tra loro in anticipo.

Pensate al recupero del rublo dal suo shock iniziale: da un minimo intraday di 150 per dollaro, adesso è a 64. Ci sono due fattori dietro questa ripresa: il più importante è stato l'annuncio di Putin che gli ostili avrebbero dovuto pagare l'energia in rubli, ma anche che la banca centrale russa avrebbe acquistato oro. In teoria quest'ultimo annuncio era per garantire che le banche russe che forniscono finanziamenti alle miniere d'oro potessero impegnare oro e altri asset correlati come garanzia. Tra l'altro la banca centrale russa aveva smesso di acquistare oro e aveva invece accumulato le valute ostili nelle sue riserve; figure di spicco nell'amministrazione Putin hanno preso questa come prova che la tanto apprezzata governatrice, Elvira Nabiullina, era stata "catturata" dal sistema bancario occidentale guidato dalla BRI.

La Russia si è ora resa conto che le riserve monetarie che possono essere bloccate da chi le emette sono prive di valore in una crisi e che non ha senso averle. L'oro, invece, che non ha alcun rischio di controparte, può assolvere a questo ruolo (anche le criptovalute, ndT). Ed è una lezione appresa anche da altre banche centrali, sia in Asia che altrove.

Questa comprensione permette al rublo di percorrere un sentiero diverso da quello delle valute fiat occidentali. È stata una scelta intenzionale, perché mentre l'aumento dei tassi d'interesse porterà a una crisi combinata di valuta, banche e asset finanziari in Occidente, è una priorità della massima importanza per la Russia proteggersi da questi sviluppi.


Una nuova copertura per il rublo

La Russia è determinata a proteggersi da un crollo delle valute occidentali. Per quanto riguarda la Russia, questo crollo si rifletterà nell'aumento dei prezzi in dollari per le sue esportazioni. E solo la scorsa settimana, uno dei consiglieri senior di Putin, Nikolai Patrushev, ha confermato in un'intervista alla Rossiyskaya Gazeta che i piani per collegare il rublo alle materie prime sono ora allo studio. Se questo piano andrà avanti, l'intenzione deve essere quella di considerare il rublo un sostituto delle merci sulle borse estere e sarà assicurata la sua protezione contro la caduta delle valute occidentali.

Stiamo già vedendo il rublo tendere al rialzo, con ieri a quota 64 per dollaro. Il grafico qui sotto mostra il suo andamento.

I keynesiani in Occidente hanno interpretato male questa situazione. Pensano che l'economia russa sia debole e sarà destabilizzata dalle sanzioni. Non è così. Inoltre sostengono che una valuta in apprezzamento, dato che il petrolio e il gas naturale sono pagati in rubli, spingerà l'economia russa in una depressione. Ma questo è solo un effetto statistico e non coglie il vero progresso economico, o la sua mancanza, i quali non possono essere misurati. Il fatto è che i negozi in Russia sono ben forniti e il carburante è disponibile, il che non è necessariamente il caso in Occidente.

I vantaggi per la Russia sono che quando le valute occidentali sprofonderanno in una crisi, il rublo sarà protetto. La Russia non soffrirà della crisi monetaria dell'Occidente, riceverà comunque una compensazione per l'inflazione dei prezzi delle materie prime e i suoi tassi d'interesse scenderanno mentre quelli in Occidente saliranno alle stelle. Il suo surplus della bilancia commerciale sta già raggiungendo nuovi record.

C'è stato una relazione, attribuita a Dmitri Peskov, secondo cui il Cremlino sta valutando la possibilità di collegare il rublo all'oro e l'idea è in discussione con Putin. Ma questo è probabilmente un rimaneggiamento dell'intervista che Nickolai Patrushev ha registrato con la Rossiyskaya Gazeta a cui si fa riferimento sopra, per cui la Russia sta valutando la possibilità di fissare il rublo rispetto a una gamma più ampia di materie prime. In questa fase, un gold standard per il rublo dovrebbe tenere conto di quanto segue:

• La storia ha dimostrato che gli americani e le banche centrali occidentali manipolano i prezzi dell'oro attraverso i mercati sintetici. Se il rublo venisse agganciato solo all'oro sarebbe una mossa imprudente dato l'attuale status quo. Sarebbe praticamente impossibile per l'Occidente manipolare il rublo intervenendo nello stesso modo su una serie di merci.

• Per lunghi periodi di tempo i prezzi delle materie prime in grammi d'oro sono rimasti stabili. Ad esempio, il prezzo del petrolio dal 1950 è sceso di circa il 30%. La volatilità e l'aumento dei prezzi sono stati interamente dovuti alle valute fiat. Lo stesso vale per i prezzi delle materie prime in generale, dicendoci che non solo esse con un prezzo in grammi d'oro sono generalmente stabili, ma un paniere di materie prime può essere considerato come una traccia del prezzo dell'oro nel tempo e quindi potrebbe essere un ragionevole sostituto per esso.

• Se la Russia ha quantità significative di lingotti d'oro, oltre alle riserve già dichiarate, queste dovranno essere dichiarate insieme a un gold standard. Immaginate una situazione in cui la Russia dichiara e può dimostrare di avere più oro delle 8.133 tonnellate del Tesoro statunitense. Secondo stime indipendenti la vera posizione aurea russa è di oltre 10.000 tonnellate. In combinazione con le riserve auree non dichiarate della Cina, un tale annuncio sarebbe una bomba nucleare finanziaria, destabilizzando l'Occidente.

• Per questo motivo il partner della Russia, la Cina, per la quale l'esportazione di semilavorati e beni di consumo in Occidente è al centro delle sue attività economiche, preferirebbe un approccio che non aggiunga altri guai al dollaro. Gli americani stanno facendo abbastanza per indebolire il dollaro senza la spinta degli egemoni asiatici.

Inoltre non è ancora stato ideato un meccanismo per collegare il rublo ai prezzi delle materie prime. Il vantaggio di un gold standard, però, è che è semplice per chi emette valute accettare banconote dalla popolazione e pagare monete d'oro. E l'arbitraggio tra oro e rubli garantirebbe il funzionamento del collegamento sui cambi. Questo non può essere fatto con una gamma di materie prime. Non sarà sufficiente dichiarare quotidianamente il valore di mercato di un paniere di materie prime, quasi sicuramente i trader forex ignoreranno il valore ufficiale perché non hanno mezzi di arbitraggio.

È probabile, quindi, che la Russia adotti un approccio in due fasi. Per ora, insistere affinché i "non amici" paghino le materie prime russe in rubli, affinché i prezzi interni delle materie prime e degli alimenti si stabilizzino mentre le valute dei Paesi ostili scendono rispetto al rublo. La Russia scoprirà che i tentativi di legare la valuta a un paniere di valute saranno impraticabili. Dopo che la crisi monetaria, bancaria e finanziaria dell'Occidente sarà passata, ci sarà l'opportunità di stabilire un gold standard per il rublo.


L'Unione economica eurasiatica

Sebbene sia impossibile legare formalmente una valuta a un paniere di merci, è possibile l'istituzione di una valuta digitale specifica per il settlement commerciale tra giurisdizioni. Questa è la base di un progetto supervisionato da Sergei Glazyev, in base al quale tale valuta dovrebbe essere utilizzata dagli stati membri dell'Unione economica eurasiatica (EAEU). Glazyev è il ministro russo incaricato dell'integrazione e della macroeconomia dell'EAEU. Mentre la pianificazione di eliminare i dollari per gli accordi commerciali è in lavorazione da tempo, le sanzioni contro la Russia hanno portato una nuova urgenza.

Non conosciamo alcun dettaglio, a parte quanto rivelato in un'intervista rilasciata di recente da Glazyev a The Cradle, ma il desiderio di smettere di usare i dollari è all'ordine del giorno da almeno un decennio. Nell'ottobre 2020 la motivazione originale era stata spiegata da Victor Dostov, presidente della Russian Electronic Money Association: “Se voglio trasferire denaro dalla Russia al Kazakistan, il pagamento viene effettuato utilizzando il dollaro. Innanzitutto la banca, o il sistema di pagamento, trasferisce i miei rubli in dollari, quindi li trasferisce da dollari a tenge. C'è una doppia conversione, con un'alta percentuale in commissioni per le banche americane”.

La nuova valuta commerciale sarà sintetica, presumibilmente a prezzo fisso giornaliero, fornendo tassi di conversione in valute locali. Operando un po' come il DSP, le banche statali possono creare la nuova valuta per fornire i saldi di liquidità; è un concetto pratico ed è probabilmente il motivo per cui il Cremlino la considera un'opzione per un rublo futuro.

L'idea di un paniere di merci per il rublo stesso è destinata ad essere abbandonata, mentre una valuta di transazione commerciale EAEU può essere estesa sia all'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai che ai membri BRICS che non fanno parte della SCO.


La posizione della Cina

Possiamo ora affermare che nel loro incontro del 4 febbraio, Putin e Xi hanno acconsentito all'invasione dell'Ucraina.

Il fatto che la Russia sia andata avanti con la sua guerra all'Ucraina rende la Cina complice e dobbiamo quindi analizzare la posizione dal punto di vista cinese. Da tempo l'America attacca l'economia cinese, cercando di indebolirla. Ho già parlato della posizione su Hong Kong, a cui si possono aggiungere altre irritazioni, come l'arresto del chief financial officer di Huawei in Canada su istruzioni americane, dazi e l'assoluta imprevedibilità della politica commerciale durante l'amministrazione Trump.

Il presidente Biden e la sua amministrazione sono stati ora valutati sia da Putin che da Xi e dal meeting del 4 febbraio tra Russia e Cina possiamo concludere che si è deciso di intensificare la guerra finanziaria contro l'Occidente.

La loro posizione è immensamente forte. Mentre la Russia è il più grande esportatore di energia e materie prime al mondo, la Cina è il più grande fornitore di beni intermedi e di consumo. A parte le nazioni ostili, quasi tutte le altre nazioni sono neutrali e capiranno che non è nel loro interesse schierarsi con la NATO, l'UE, il Giappone e la Corea del Sud. L'unico pezzo mancante del puzzle è la mercificazione del renminbi da parte della Cina.

In seguito all'abbassamento a zero del tasso di riferimento da parte della FED e al suo aumento del QE mensile a $120 miliardi, la Cina ha iniziato ad accumulare in modo aggressivo materie prime e cereali. Infatti è stato un crack-up boom di una nazione, per cui la Cina ha preso la decisione di scaricare dollari. Il renminbi è salito rispetto al dollaro, ma molto meno rispetto alla perdita di potere d'acquisto del dollaro. Questo tasso di cambio gestito per il renminbi è stato soppresso per alleviare gli esportatori cinesi dalle pressioni monetarie, in un momento in cui l'economia cinese è stata influenzata negativamente prima dalla contrazione del credito, poi dal Covid e infine dal caos nelle supply chain.

Per quanto riguarda le catene di approvvigionamento, gli attuali blocchi a Shanghai e l'ingorgo delle navi portacontainer sono destinati a evirare le economie occidentali per il resto dell'anno. Tutto quello che sappiamo è che le autorità stanno peggiorando le cose, ma non sappiamo se la cosa è intenzionale (secondo il sottoscritto sì, ndT).

È sempre più difficile credere che la guerra finanziaria e monetaria non venga intenzionalmente intensificata dal partenariato cinese-russo. Dopo aver attaccato l'Ucraina, la risposta dell'Occidente sta indebolendo le proprie valute e l'urgenza per Cina e Russia di proteggere le proprie valute e i propri sistemi finanziari dalle conseguenze di una crisi monetaria fiat è diventata imprescindibile.

È la guerra finanziaria che sta diventando “nucleare”. Parlare in Occidente della guerra militare che si sta intensificando verso una guerra nucleare fisica non coglie questo punto. La Cina e la Russia ora si rendono conto che devono proteggersi dall'incombente crisi monetaria ed economica dell'Occidente; non farlo significherebbe garantire che la crisi travolga anche loro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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