mercoledì 6 aprile 2022

Il fanatismo di Washington per una guerra che non ha niente a che fare con la propria sicurezza

 

 

di David Stockman

I pericoli economici, sociali e politici abbondano e questo perché Washington ed i suoi media generalisti sottomessi stanno delirando come non mai negli ultimi sette decenni per una guerra.

La conseguente e sconsiderata ricerca di una sfrenata guerra contro la Russia rappresenta una grave minaccia per l'economia globale e la prosperità interna; la cosa peggiore è che sta accadendo per nessuna ragione riguardante la sicurezza interna.

Rispetto a quest'ultima, i fatti sono schiaccianti e li ripeteremo insieme ad un totale per i rispettivi budget militari: la potenza economica della NATO è 29 volte quella della Russia ed i suoi budget combinati per la difesa sono 18 volte maggiori, il che vi dice tutto ciò che dovete sapere sulla "minaccia russa".

• NATO: $42.780 miliardi in PIL; 945 milioni di abitanti; $45.130 di reddito pro-capite; $1.200 miliardi in budget per la difesa;

• RUSSIA: $1.460 miliardi in PIL; 144 milioni di abitanti; $10.300 di reddito pro-capite; $67 miliardi in budget per la difesa.

Date queste realtà, perché Washington dovrebbe preoccuparsi di una battaglia tra popoli e territori contigui che sono stati uniti per la maggior parte degli ultimi 1300 anni?

La risposta implicita: perché è l'auto-nominato poliziotto del mondo.

Oltre a ciò, ci sarebbe anche la presunta sindrome da ingrandimento: oggi la Russia di Putin può anche essere debole dal punto di vista economico e militare, ma una volta che le sarà permesso di acquisire il gusto per la conquista, diventerà sicuramente un mostro hitleriano.

Inutile dire che il primo motivo si basa sull'arroganza istituzionalizzata di Washington e non ha alcun posto nel pensiero realistico sulla sicurezza nazionale, mentre il secondo si basa sulla pura ignoranza sulla storia delle conquiste di Hitler.

La verità è che non c'era niente di inesorabile. Contrariamente alle norme odierne, la Germania nazista non era un deus ex machina di conquista, né un modello generico di ciò che accade quando i dittatori non vengono fermati sin dall'inizio.

Al contrario, Hitler era il prodotto di una storia specifica, unica e sfortunata che non ha alcuna somiglianza con le circostanze attuali del conflitto ucraino/russo. Infatti l'espansione di Hitler era radicata in profonde lamentele tedesche riguardo la propria decapitazione territoriale, industriale e finanziaria (cioè onerose riparazioni di guerra) per mano dei vendicativi vincitori a Versailles.

Così, la rioccupazione dell'Alsazia-Lorena e della Ruhr, l'annessione dei Sudeti di lingua tedesca, la disputa sul Corridoio di Danzica in Polonia: tutto comportò la bonifica di ex-territori tedeschi, mentre l'Anschluss con l'Austria fu un matrimonio volontario tra perdenti di lingua tedesca dopo l'abominio del 1919.

Quindi l'ascesa di Hitler e l'iniziale espansione territoriale erano prevenibili, non inesorabili, perché erano radicate in errori storici che avevano preso vita propria: l'irridentismo di una popolazione tedesca lesa e spogliata del 15% del suo territorio storico, esclusa  dal 50% del suo carbone e da altre risorse industriali per mano dei "pacificatori" a Versailles.

Detto diversamente, Hitler era il residuo metastatizzato di una storia andata storta, non il prodotto inesorabile dell'annessione, ad esempio, della popolazione di lingua tedesca dei Sudeti. Questi ultimi erano stati sradicati dalla Germania nel 1919 e consegnati al nuovo stato della Cecoslovacchia, che, a sua volta, era stato scolpito da Wilson & Co.

La lezione corretta degli anni '30, quindi, è più quasi l'opposto della sindrome del deus ex machina spacciata da Washington e Bruxelles. Fu l'insistenza dell'Occidente sulla creazione e la perpetuazione degli stati artificiali di Polonia e Cecoslovacchia a far nascere Hitler, non il semplice fatto che i territori vicini venissero conquistati dopo la sua ascesa.

La Polonia era scomparsa dalle mappe dell'Europa nel 1795 e non aveva motivo di tornare nella misura prevista dal Trattato di Versailles, fatta eccezione per il corteggiamento da parte di Wilson del voto polacco nel Midwest industriale. Allo stesso modo, lo stato della Cecoslovacchia con la sua miscela linguistica, religiosa ed etnica non aveva alcuna base storica o ragione di esistere, fatta eccezione per le macchinazioni elettorali americane, che costituivano la politica alla base della determinazione messianica di Wilson a rifare la mappa del mondo in modo da essere "sicura per la democrazia" secondo la sua stessa esaltata opinione.

L'Ucraina è la Polonia e la Cecoslovacchia di oggi: uno stato artificiale pieno di russi e senza motivo di esistere nella sua forma attuale, a parte la fanatica insistenza di Washington sul fatto che i confini delle unità amministrative venutesi a creare dopo il crollo dell'Unione Sovietica debbano essere preservati a tutti i costi.

Al contrario, ciò che Putin vuole, ironia della sorte, è lo status quo pre-comunista: vuole la Crimea, dove gli ucraini costituiscono solo una piccola minoranza e che era stata russa dal 1783. E, cosa ancora più cruciale, essa ospita la più grande risorsa militare strategica posseduta dalla Russia da allora in poi: la grande base navale a Sebastopoli sul Mar Nero.

Allo stesso modo, il Donbas ed i territori ad est del fiume Dnepr e lungo il bordo settentrionale del Mar Nero e del Mar d'Azov sono russi da oltre 300 anni. In base a tutti i fatti della storia precedente al 1922, questi territori erano Novorossiya ("Nuova Russia") come mostrato nella seguente mappa del 1897.

Sono diventati "ucraini" solo per ordine di due dei più grandi mostri della storia: Lenin e Stalin, che li collocarono nell'unità amministrativa della Repubblica socialista sovietica ucraina per ragioni che non avevano alcuna validità storica.

Eppure oggi c'è una guerra lì perché Washington incoraggia Kiev a conservare "ogni centimetro" di una mappa messa insieme da Lenin, Stalin e Krusciov.

Infatti fu quest'ultimo in particolare a definire l'Ucraina, così come Wilson & Co. fecero alla Germania dopo la Grande Guerra. Suddetti dittatori comunisti sradicarono da territori russi e polacchi una popolazione che da tempo ormai chiede di essere riportata al vecchio status quo, e non difesa fino all'ultima goccia di sangue ucraino e di soldi USA/NATO.

Inutile dirlo, non c'è nessun politico a Washington che abbia familiarità con la mappa qui sopra, né un guerriero da poltrona a Capitol Hill. I falchi assetati di sangue ed i neocon repubblicani, urlando per i "confini" violati e la necessità di tutto il sostegno ad una nazione eroica che resiste valorosamente all'orco russo, stanno facilitando la vita a Biden ed ai suoi tirapiedi che vogliono una guerra totale contro la Russia, distraendo così l'opinione pubblica americana dal terribile fallimento delle loro politiche interne.

Infatti con i denti e le unghie la stragrande maggioranza dei repubblicani ora richiede misure suicide come una No Fly Zone e sanzioni secondarie, anche contro la Cina. Queste ultime vengono sventolate nella vana speranza che indeboliscano abbastanza la Russia da indurla a terminare la sua "invasione" e consentire alla mappa dell'Ucraina di tornare a ciò che Lenin, Stalin e Krusciov avevano ordinato che fosse.

Uno di questi repubblicani amanti della guerra è il senatore Pat Toomey (RPA), membro di spicco della commissione bancaria del Senato, il quale ha rilasciato la seguente gemma in un editoriale pubblicato sul Wall Street Journal: "Per interrompere le vendite di petrolio e gas di Putin a livello globale, l'amministrazione ed il Congresso dovrebbero imporre sanzioni secondarie all'intero settore finanziario russo".

Ciò che intende è che qualsiasi banca sull'intero pianeta dovesse osare sfidare l'ordine di Washington e finanziare il commercio di petrolio russo a terzi, come Cina, India o Brasile, dovrebbe essere sanzionata per aver aiutato e favorito ciò che equivale ad un atto di guerra contro gli Stati Uniti e la NATO.

Quindi il partito repubblicano è in modalità "socialismo di guerra" su vasta scala. Improvvisamente i diritti della proprietà privata non sono poi così sacri, se sono coinvolti nell'esportazione, nell'importazione o nell'intermediazione finanziaria con i russi. In tal caso sono un ostacolo per il progetto economico di Washington.

La cosa peggiore, ovviamente, è che tutto questo "socialismo di guerra" non ha nulla a che fare con la difesa della patria o con qualcosa di razionale. Al contrario, è la progenie marcia di una Città Imperiale popolata da politici corrotti che si divertono a fingere di essere i sovrani dell'umanità e del pianeta.

Sfortunatamente il pasticcio attuale non è nemmeno la metà dell'intera storia. I media generalisti presentano un quadro così distorto e fantasioso delle condizioni in Ucraina che il pubblico americano è totalmente all'oscuro di ciò che verrà dopo. Cioè, l'esercito ucraino è stato decimato e la resistenza del governo di Kiev è allo stremo, nonostante le spacconate del presidente pagliaccio della nazione.

Di recente Mike Whitney ha intervistato Larry C Johnson, veterano della CIA e dell'Ufficio antiterrorismo del Dipartimento di Stato e fondatore/socio amministratore di BERG Associates, fondata nel 1998 per fornire formazione alla comunità delle operazioni speciali dell'esercito americano. È stato diffamato dalla destra e dalla sinistra, il che significa che ha ragione.

In ogni caso, secondo Johnson è solo questione di tempo prima che l'Ucraina veda ridisegnati i suoi confini ed il suo governo fantoccio venga smilitarizzato/neutralizzato, anche se Washington si trova in una guerra economica su vasta scala contro la Russia.

Vale a dire, o la Washington Imperiale si arrenderà con la sua Guerra delle Sanzioni o la verità verrà alla luce: la violazione dei presunti confini dell'Ucraina è solo la scusa per la determinazione egemonica di Washington di avere il controllo sull'ex-Unione Sovietica, proprio come ha tentato di fare altrove negli ultimi 70 anni in nome dell'esportazione della democrazia.

Per quanto riguarda l'incombente crollo della resistenza ucraina, ecco le principali avvisaglie emerse dall'intervista a Johnson.

No Fly Zone di fatto della Russia

Entro le prime 24 ore dell'operazione militare russa in Ucraina, tutte le capacità di intercettazione radar terrestre ucraina sono state spazzate via. Senza quei radar, l'aviazione ucraina ha perso la sua capacità di intercettazione aria-aria. Nelle tre settimane successive, la Russia ha stabilito di fatto una No Fly Zone sull'Ucraina. Sebbene sia ancora vulnerabile ai missili terra-aria lanciati a spalla, forniti dagli Stati Uniti e dalla NATO agli ucraini, non ci sono prove che la Russia abbia dovuto ridurre le operazioni aeree di combattimento.

La colonna russa di 40 miglia presumibilmente in stallo

Quando una colonna d'artiglieria di 24 miglia (o 40 miglia, dipende dalla fonte) è stata posizionata a nord di Kiev per più di una settimana, è stato chiaro che la capacità dell'Ucraina di lanciare operazioni militari significative era stata eliminata. Se la loro artiglieria era intatta, allora quella colonna era un facile bottino per la distruzione di massa. Non è successo. In alternativa, se gli ucraini avessero avuto capacità aerea avrebbero dovuto distruggere quella colonna dall'aria. Non è successo. Oppure, se avessero avuto una valida capacità di missili da crociera avrebbero dovuto far piovere un inferno su quella colonna russa presumibilmente in stallo. Non è successo. Gli ucraini non hanno nemmeno organizzato un'imboscata di fanteria sulla colonna con l'equipaggiamento militare statunitense di cui erano stati dotati.

Tagliare sud, nord ed est

Non abbiamo visto un solo caso di un reggimento ucraino, o di un'unità delle dimensioni di una brigata, che attacca e sconfigge un'unità russa comparabile. Invece i russi hanno diviso in frammenti l'esercito ucraino e tagliato le loro linee di comunicazione. I russi stanno consolidando il loro controllo su Mariupol e si sono assicurati tutti gli sbocchi al Mar Nero. L'Ucraina è ora tagliata fuori a sud ed a nord.

Distruzione di basi militari NATO

La notizia davvero importante è arrivata questa settimana con gli attacchi missilistici russi su quelle che di fatto sono basi NATO a Yavoriv e Zhytomyr. La NATO ha condotto un addestramento sulla sicurezza informatica a Zhytomyr nel settembre 2018 e ha descritto l'Ucraina come un "partner della NATO". Zhytomyr è stata distrutta sabato con missili ipersonici. Yavoriv ha subito un destino simile domenica scorsa. Era il principale centro di addestramento e logistica utilizzato dalla NATO e dall'EUCOM per fornire combattenti ed armi all'Ucraina. Un gran numero di vittime tra il personale militare e civile di quella base.

Il colonnello Douglas Macgregor, un ospite del Tucker Carlson Show, ha detto:

"La guerra è davvero finita per gli ucraini. Sono stati ridotti a pezzetti, non c'è dubbio su questo nonostante ciò che sentiamo dai nostri media generalisti. Quindi, la vera domanda per noi in questa fase è: vivremo con il popolo russo ed il suo governo, o continueremo a perseguire questo tipo di cambio di governo travestito da guerra ucraina? Smetteremo di usare l'Ucraina come ariete contro Mosca, cosa che nell'effettivo è quello che abbiamo fatto?"

Il grande errore di calcolo di Washington

Sono scioccato dall'errore di calcolo, nel pensare che le sanzioni economiche alla Russia l'avrebbe messa in ginocchio. È vero il contrario. La Russia è autosufficiente e non dipende dalle importazioni. Le sue esportazioni sono fondamentali per il benessere economico dell'Occidente. Se trattengono grano, potassio, gas, petrolio, palladio, nichel ed altri minerali chiave, le economie europee e statunitensi saranno devastate. E questo tentativo di costringere la Russia con sanzioni ha ora reso molto probabile che il ruolo del dollaro come valuta di riserva internazionale finirà nella pattumiera della storia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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