Bibliografia

mercoledì 2 febbraio 2022

Il destino dell'euro è segnato

 

 

di Alasdair Macleod

Questo articolo esamina la situazione nel sistema europeo nel contesto di un rialzo dei tassi d'interesse. Al centro del problema c'è il ruolo della BCE che attraverso l'inflazione monetaria ha intrapreso una politica di trasferimento di ricchezza dagli stati membri fiscalmente responsabili ai PIIGS e alla Francia spendaccioni. Le conseguenze di queste linee di politica sono che gli spendaccioni sono ora intrappolati in trappole del debito da cui non si potranno liberare.

Anche in un contesto keynesiano, la politica monetaria della BCE non è più quella di stimolare l'economia, ma di tenere a galla gli spendaccioni. La situazione è peggiorata al punto che le banche commerciali dell'Eurozona sembrano avere restrizioni di credito a New York, come dimostra la riluttanza delle banche statunitensi a concludere transazioni pronti contro termine con loro, cosa che poi portò al fallimento del mercato nel settembre 2019 quando la FED è poi dovuta intervenire.

Un esame dei numeri suggerisce che anche le banche, le compagnie assicurative ed i fondi pensione dell'Eurozona non sono più acquirenti netti del debito pubblico dell'Eurozona. Potrebbe essere perché i termini non sono attraenti e se le cose stanno davvero così, si tratta di un'accusa ai programmi di stimolo della BCE che sopprimono deliberatamente i tassi al punto da far risultare poco attraenti gli investimenti, anche per quegli investitori normalmente conformi.

Di conseguenza la BCE è praticamente diventata Rudolf Havenstein e sta seguendo politiche inflazionistiche simili a quelle che impoverirono la classe media tedesca e la fece morire di fame nel 1920-1923. Che il popolo tedesco tolleri una così ovvia distruzione della propria valuta per la terza volta in cento anni è semplicemente sbalorditivo.


Madoff istituzionalizzato

I piani per rubare a persone a loro insaputa finiscono sempre in un disastro per i colpevoli. Le banche centrali che utilizzano il denaro fiat non fanno eccezione. Ma invece di nasconderlo, come un Madoff istituzionalizzato usano una scienza discutibile per giustificare il loro comportamento apertamente fraudolento. Il paradosso della parsimonia è un tale esempio, in cui penalizzare i risparmiatori sopprimendo i tassi d'interesse, presumibilmente per un vantaggio economico aggregato, ignora convenientemente il furto associato a tale pratica. Se riuscite a cambiare il modo in cui le persone percepiscono la realtà, poi potete farla franca.

La scoperta di questa frode perpetrata da coloro che presumibilmente rappresentano la popolazione è sempre la ragione di un ciclo di crisi e guerre. Può volerci un lungo periodo di sofferenza prima che una popolazione, altrimenti supina, si rifiuti di continuare a sottomettersi indiscutibilmente all'autorità, ma più a lungo esiste tale condizione, più oppressivi diventano i metodi che lo stato usa per rinviare l'inevitabile crisi. Fino a quando qualcosa infine non accade. Nel caso dell'euro, abbiamo visto il sistema non concedere interessi ai risparmiatori sin dal 2012, mentre la quantità di denaro e credito in circolazione li ha svalutati del 63% (misurato da M3).

Inoltre i prezzi possono essere manipolati per creare un'illusione di stabilità. Dal marzo 2020 la FED ha aumentato gli acquisti di bond del Tesoro indicizzati all'inflazione (TIPS) e ad un ritmo più rapido rispetto a quelli emessi dal Tesoro statunitense, spingendo artificialmente al rialzo i prezzi dei TIPS e creando l'illusione che il mercato non si preoccupasse dell'inflazione dei prezzi.

Ma non è tutto. Gli statistici nella burocrazia non fanno altro che giocherellare con le cifre o presentare numeri fuori contesto. Crediamo che i dati sull'inflazione riflettano fedelmente il costo della vita, nonostante i cambiamenti nel tempo e nel modo in cui i prezzi vengono immessi; crediamo che il PIL sia crescita economica – un concetto discutibile – e non crescita della quantità di denaro; crediamo addirittura che l'inflazione monetaria non abbia nulla a che fare con i prezzi. Le statistiche sono progettate per ingannare. Come disse Lord Canning 200 anni fa: "Posso provare qualsiasi cosa con le statistiche, tranne la verità". E questo prima dei computer, i quali hanno facilitato un'esplosione nella quantità di statistiche discutibili. Non si riesce a far quadrare i conti? Basta guardare le statistiche.

Un'ulteriore differenza tra Madoff e lo stato è che quest'ultimo costringe tutti a sottomettersi alle sue frodi monetarie per legge. E poiché come cittadini rispettosi della legge non vogliamo infrangerla, disprezziamo persino coloro che hanno l'audacia di metterla in discussione. Ma nel processo consegniamo un potere enorme alle autorità monetarie, quindi non dovremmo sorprenderci quando esse abuseranno di tal potere, come nel caso dei tassi d'interesse e della svalutazione del denaro fiat. E ne consegue che più profonda è la frode monetaria, più grave sarà la crisi.

La migliore misura delle distorsioni di mercato dovute ad azioni deliberate delle autorità monetarie di cui disponiamo è la differenza tra i rendimenti effettivi delle obbligazioni ed una stima di ciò che dovrebbero essere. In altre parole, valutazioni sull'altezza dei rendimenti reali negativi. Ma qualsiasi valutazione del genere è intrinsecamente soggettiva, poiché i mercati e le statistiche sono distorti, truccati o incapaci di fornire un parametro di riferimento pertinente. Ciononostante ha senso presumere che l'impatto sui prezzi, ovvero l'aggiustamento dei prezzi delle obbligazioni man mano che i mercati si normalizzano, sarà più pesante per quelli i cui rendimenti nominali sono negativi. Ciò significa che la nostra attenzione dovrebbe essere indirizzata di conseguenza e le principali giurisdizioni sono il Giappone e l'Eurozona.


L'instabilità bancaria dell'Eurozona

Una critica alla politica monetaria del Giappone deve essere riservata ad una data successiva, al fine di concentrarsi sulle condizioni monetarie ed economiche nell'Eurozona. La BCE ha ridotto per la prima volta il tasso sui depositi allo 0% nel luglio 2012. Ciò è stato seguito dall'introduzione iniziale di tassi negativi sui depositi di -0,1% nel giugno 2014, seguito poi da -0,2% nello stesso anno, -0,3% nel 2014, -0,4 % nel 2016 e infine -0,5% a settembre 2019. Quest'ultimo è coinciso con l'esplosione del mercato pronti contro termine a New York, il giorno in cui è stato completato il trasferimento della prima concessionaria di Deutsche Bank alla BNP con sede a Parigi.

Possiamo presumere con ragionevole certezza che la coincidenza di questi eventi abbia mostrato una riluttanza delle principali banche statunitensi ad assumere una di queste banche come controparte nei pronti contro termine, poiché hedge fund e fondi monetari con conti presso Deutsche avrebbero deciso di spostare i loro conti altrove cosa che poi avrebbe fatto esplodere buchi sostanziali nei bilanci di Deutsche e forse anche in BNP, richiedendo quindi una copertura. La riluttanza delle banche americane a farsi coinvolgere è stato un forte segnale della loro riluttanza ad aumentare l'esposizione della loro controparte alle banche dell'Eurozona.

Non possiamo saperlo con certezza, ma è la spiegazione logica di ciò che è successo. In tal caso la crisi dei pronti contro termine a New York è stata un importante avvertimento sulla fragilità del sistema monetario e bancario dell'Eurozona. Uno sguardo alle condizioni delle principali banche di rilevanza sistemica globale dell'Eurozona (G-SIB) nella seguente tabella spiega il perché.

L'ingolfamento di bilancio di queste banche è all'incirca il doppio di quello delle principali banche statunitensi e, ad eccezione di Ing Group, profondi sconti price-to-book indicano una valutazione del rischio di credito come eccezionalmente elevata. Altre banche dell'Eurozona con attività di controparte internazionale ritenute non sufficientemente significative per essere etichettate come G-SIB, ma comunque in grado di trasmettere il rischio sistemico, potrebbero essere ancora più altamente ingolfate. I motivi per cui le banche statunitensi limitano la loro esposizione al sistema bancario dell'Eurozona sono convincenti se visti in tale ottica. E la persistenza dell'inflazione dei prezzi oggi è uno sviluppo successivo, che probabilmente esporrà queste banche come più rischiose a causa dei tassi d'interesse più alti sulla loro esposizione ai titoli di stato, titoli commerciali dell'Eurozona ed ai mutuatari inadempienti.


Il ciclo del credito in Europa è stato sospeso

Quando le banche acquistano titoli di stato, di solito è perché la vedono come un'alternativa priva di rischi per l'espansione del credito agli attori nel settore privato non finanziario. Sia le normative di Basilea che quelle nazionali rafforzano il concetto che il debito pubblico sia privo di rischio, conferendogli uno status di rifugio sicuro in tempi di rischio elevato. In un normale ciclo del credito bancario, le banche tenderanno a detenere titoli di stato ed obbligazioni con scadenza inferiore ad un anno e, a seconda della curva dei rendimenti, si avventureranno lungo di essa fino a cinque anni al massimo.

Queste posizioni verranno successivamente liquidate quando le banche diventeranno più sicure delle condizioni di prestito ai mutuatari non finanziari. Ma quando le condizioni economiche diventano stagnanti ed il ciclo del credito viene sospeso per mancanza di ripresa, le banche possono accumulare posizioni con scadenze più lunghe.

Oltre alla mancanza di usi alternativi del credito bancario, ciò è dovuto ad una serie di motivi: i trading desk cercano sempre più la maggiore volatilità dei prezzi nelle scadenze più lunghe, le banche centrali incoraggiano una maggiore partecipazione delle banche commerciali ai mercati dei titoli di stato e le scadenze più lunghe offrono generalmente rendimenti migliori. Maggiore è il tempo che intercorre tra l'investimento in titoli di stato e l'espansione del credito a favore dei mutuatari nel settore privato, più pressante diventerà suddetta missione.

Come abbiamo visto sopra, la BCE ha introdotto tassi a zero sui deposito quasi 10 anni fa e le condizioni del settore privato non hanno generato molto in termini di finanziamento del credito bancario. Il seguente grafico mostra i prestiti da tutte le fonti, comprese le cartolarizzazioni ed il credito bancario a famiglie e società non finanziarie sin dal 2008.

Prima del Covid, il totale dei prestiti alle famiglie era sceso da $9.000 miliardi nel 2008 a $7.400 miliardi nel quarto trimestre del 2019. E anche per le società non finanziarie il totale dei prestiti era sceso nello stesso periodo. È vero che questo periodo ha incluso una recessione ed una ripresa del credito, ma su base netta le condizioni di prestito sono rimaste stagnanti.

Il credito bancario per questi due settori s'è contratto, consentendo l'emissione netta di obbligazioni di debito al consumo garantito e da parte di società che si assicurano finanziamenti a basso costo emettendo obbligazioni societarie a tassi d'interesse prossimi allo zero.

Dopo l'inizio della crisi sanitaria, le condizioni di prestito si sono ampliate sotto la direzione degli stati e l'indebitamento da parte di entrambi i settori summenzionati è aumentato notevolmente.

Nel frattempo le emissioni di obbligazioni sovrane sono aumentate come illustrato nel grafico seguente.

I grafici qui sopra supportano la tesi secondo cui l'espansione del credito ed il finanziamento obbligazionario avevano, fino a poco tempo fa, svantaggiato il settore privato non finanziario. L'espansione dell'indebitamento pubblico è avvenuta interamente attraverso le obbligazioni acquistate dalla BCE, come sarà dimostrato quando esamineremo il bilancio del sistema euro. Confermano che i tassi zero e negativi non hanno stimolato le economie dell'Eurozona come teorizzato dai keynesiani; e l'aumento del credito durante la crisi sanitaria riflette il sostegno finanziario e non un rinnovato tentativo di stimolo keynesiano.

Lo scopo dell'espansione del debito è importante, perché nel momento in cui il presunto stimolo svanisce o i tassi d'interesse salgonoo, vedremo il credito bancario per famiglie e imprese ricominciare a contrarsi. Solo che questa volta ci sarà un rischio maggiore per le banche: fallimento delle garanzie. E tassi d'interesse più alti indeboliranno anche i valori mark-to-market per i titoli di stato e le obbligazioni societarie nei loro bilanci, il che potrebbe erodere rapidamente il capitale delle banche dell'Eurozona, dato il loro ingolfamento eccezionalmente alto mostrato nella tabella sopra.

Il grafico qui sopra mostra il bilancio combinato del sistema euro dall'agosto 2008, il mese in cui la Lehman andò in bancarotta, quando si attestava a €1.430 miliardi. La crisi finanziaria della Grecia è durata dal 2012 al 2014, periodo durante il quale il bilancio è salito a €3.090 miliardi, prima di normalizzarsi parzialmente a €2.010 miliardi. Nel gennaio 2015 la BCE ha inaugurato il suo programma di acquisto di asset (APP, altrimenti noto come quantitative easing) per evitare che l'inflazione dei prezzi rimanesse troppo bassa per un periodo prolungato. Il timore era la deflazione keynesiana, con la misura IACP dell'inflazione dei prezzi che scendeva a -0,5% in quel momento, nonostante il tasso sui depositi della BCE fosse già stato ridotto a -0,2% il settembre precedente.

Tra marzo 2015 e settembre 2016, gli acquisti da parte della BCE di titoli del settore pubblico e privato sono stati pari a €1.140 miliardi, corrispondenti all'11,3% del PIL nominale dell'area Euro. L'APP è stato “ricalibrato” a dicembre 2015, estesa a marzo 2017 e oltre, se necessario, a €60 miliardi mensili. E il tasso sui depositi è stato abbassato a -0,3%. Nemmeno questo è bastato, con un'ulteriore ricalibrazione a €80 miliardi mensili a marzo 2016, con l'intenzione di essere prorogato fino a fine anno quando sarebbe ripreso al ritmo precedente di €60 miliardi al mese.

L'espansione del bilancio della BCE ha portato il tasso dell'inflazione dei prezzi a risalire all'1% nel 2017, come ci si sarebbe aspettato. Con l'espansione del credito per il settore privato non finanziario che non è andata da nessuna parte, lo stimolo keynesiano è semplicemente fallito in questo obiettivo. Ma quando a marzo 2020 la FED ha abbassato il tasso di riferimento allo 0% e ha annunciato un QE di $120 miliardi al mese, la BCE ha fatto ciò che aveva imparato a fare quando si trovava in difficoltà: continuare a scavare ancora più velocemente e nel marzo 2020 ha aumentato gli acquisti nell'ambito del programma APP e ha adottato un nuovo programma, ovvero, il programma di acquisti di emergenza (PEPP). Queste misure sono il motivo per cui i volumi degli acquisti netti mensili sono più elevati che mai, portando il totale di bilancio della BCE a oltre €8.500 miliardi.

Gli acquisti di obbligazioni da parte della BCE hanno rispecchiato da vicino i requisiti di finanziamento delle banche centrali nazionali, essendo entrambi di €4.000 miliardi tra gennaio 2015 e giugno 2021. La contropartita di questi acquisti è stato un aumento della quantità di liquidità circolante. In altre parole, la BCE è diventata Rudolf Havenstein. Non vi è alcuna differenza negli obiettivi della BCE rispetto a quelli di Havenstein quando era presidente della Reichsbank dopo la prima guerra mondiale: una politica monetaria che impoverì la classe media tedesca e spinse la classe operaia e gli anziani alla fame facendo crollare il marco. Solo che oggi la società tedesca sta pagando attraverso la distruzione dei suoi risparmi il comportamento spendaccione dei suoi partner dell'Eurozona piuttosto che quello del suo stesso governo.

La BCE ha ora un ulteriore problema con l'inflazione dei prezzi in aumento a livello globale. I prezzi alla produzione in Europa stanno aumentando fortemente, con il tasso IAPC complessivo dell'Eurozona per novembre al 4,9% annuo e senza dubbio con ulteriori aumenti a venire. I prezzi del petrolio sono aumentati di oltre il 50% in un anno e quelli del gas naturale di oltre il 60%, questi ultimi ancora di più sui mercati europei a causa di una crisi di approvvigionamento (in cui c'è lo zampino degli stessi governi europei).

Lo scopo della BCE non è più quello di stimolare l'economia, ma di garantire che i disavanzi degli stati spendaccioni siano finanziati il ​​più a buon mercato possibile. Ma come può farlo quando, sulla scia dell'impennata dei prezzi al consumo, i tassi d'interesse ora stanno salendo? Più alti sono i tassi d'interesse, più velocemente la BCE aumenterà il suo bilancio perché è impegnata a coprire non solo il disavanzo di bilancio di ogni stato membro dell'Eurozona, ma anche gli interessi sui loro prestiti.

Ma c'è di più. In un discorso del 12 ottobre Christine Lagarde, Presidente della BCE, si è dichiarata pronta a contribuire al finanziamento della transizione verso la cosiddetta carbon neutral. E in una lettera congiunta al FT, il Presidente della Francia ed il Primo Ministro italiano hanno chiesto un allentamento delle norme fiscali dell'UE in modo che possano spendere di più per gli investimenti chiave. Questo è un assaggio di quello che hanno detto:

"Così come le regole non possono ostacolare la nostra risposta alla pandemia, così non dovrebbero impedirci di fare tutti gli investimenti necessari", hanno scritto i due leader, pur rilevando che "il debito raccolto per finanziare tali investimenti, che innegabilmente avvantaggiano il benessere delle generazioni future e la crescita di lungo periodo, dovrebbero essere favorite dalle regole fiscali, dato che una spesa pubblica di questo tipo contribuisce effettivamente alla sostenibilità del debito nel lungo periodo".

Le regole del Patto di stabilità e crescita sono state infatti sospese e dovrebbero essere riapplicate nel 2023, ma è chiaro che questi due spendaccioni si sentano intrappolati. Il Patto di stabilità e crescita sarà quasi sicuramente allentato, essendo una farsa come il tetto del debito degli Stati Uniti. Il guaio è che i governi dell'Eurozona sono troppo abituati al finanziamento inflazionistico per abbandonarlo.

Se la BCE potesse inflazionare la valuta senza che le conseguenze siano evidenti, non ci sarebbero problemi. Ma con i prezzi che salgono al di sopra dell'obiettivo del 2% obbligatorio, ciò non è più vero. Finora la BCE ha negato, sostenendo che le pressioni sui prezzi si attenueranno, ma sappiamo, o dovremmo sapere, che un aumento del livello generale dei prezzi è dovuto all'espansione monetaria, in particolare ad un ritmo aumentato sin dal marzo 2020 che deve ancora riflettersi completamente a livello dei consumatori. E nel suo dovere di finanziare i disavanzi pubblici dei PIIGS, l'espansione del bilancio della BCE attraverso l'acquisto di obbligazioni continuerà sicuramente.

Inoltre, se i rendimenti obbligazionari dovessero continuare a salire, ciò rischierebbe di indebolire i bilanci delle banche commerciali altamente indebitate.


La posizione delle banche commerciali

Con le economie degli stati membri dell'Eurozona soffocate dalla gestione degli affari monetari da parte della BCE sin dalla crisi Lehman nel 2008 e dai più recenti blocchi Covid, l'accumulo di crediti inesigibili presso le banche commerciali è una minaccia crescente per l'intero sistema finanziario. La tabella sopra, riguardo l'indebitamento operativo delle G-SIB dell'Eurozona e dei loro rating azionari, testimonia il problema.

Finora le sofferenze delle banche italiane e di altre banche PIIGS sono state ridotte, non perché risolte, ma perché utilizzate come garanzia per i prestiti delle banche centrali nazionali. Le autorità di regolamentazione delle banche locali ritengono che i prestiti deteriorati siano in bonis, quindi possono essere nascosti alla vista nel sistema TARGET2 della BCE. Insieme agli acquisti di asset della BCE effettuati tramite le banche centrali nazionali, suddette sofferenze rappresentano la maggior parte degli squilibri nel sistema TARGET2, che in teoria non dovrebbe esistere.

La posizione rispetto allo scorso ottobre è mostrata nel grafico qui sopra. I debiti verso la Bundesbank sono tornati a crescere a livelli record, mentre sono cresciuti anche i debiti delle banche centrali italiana e spagnola. Questi saldi prima che si materializzassero le pressioni globali per la salita dei tassi d'interesse. Dato il forte aumento dei prestiti bancari alle famiglie e alle società non finanziarie dal marzo dello scorso anno, nei prossimi mesi sembra certo che si riaccumuleranno crediti inesigibili presso le banche. È probabile che ciò pregiudichi i valori delle garanzie nei mercati pronti contro termine europei, che sono per lo più condotti in euro e quasi sicuramente superano i €10.000 miliardi, essendo stati registrati a €8.300 miliardi a fine 2019. La misura in cui le banche centrali nazionali hanno preso in repo le garanzie stesse, sarà quindi un grosso problema.

Il mercato dei pronti contro termine è cresciuto sulla scia dei tassi negativi Euribor. Non è chiaro quale ruolo giochino i tassi negativi in ​​questa crescita: mentre si può vedere un motivo per cui una banca prende in prestito a tassi inferiori allo zero, è più difficile giustificare l'inverso. E in un repo, la garanzia viene restituita su base prestabilita, quindi la sua rimozione dai libri contabili di una banca è temporanea. Tuttavia questo mercato è diventato parte integrante delle transazioni quotidiane tra le banche europee.

Le variazioni nella qualità della garanzia sono mostrate nel seguente grafico. Ciò differisce sostanzialmente dai mercati dei pronti contro termine negli Stati Uniti, utilizzato quasi esclusivamente per scopi di liquidità a breve termine e utilizza solo garanzie di alta qualità (bond del Tesoro statunitensi e debito delle agenzie governative).

Le obbligazioni con rating BBB e peggiori costituivano il 27,7% del collaterale totale a dicembre 2019. In Europa e in particolare nell'Eurozona ci si può aspettare che l'aumento dei tassi d'interesse minacci i rating delle garanzie collaterali, che con l'aumento dei tassi Euribor quasi certamente faranno contrarre le dimensioni del mercato. Ciò aumenta il rischio di un fallimento sistemico guidato dalla liquidità, poiché la liquidità dei pronti contro termine verrà ritirata dalle banche che dipendono da essa.


Le finanze pubbliche sono fuori controllo

La prima colonna della tabella qui sopra mostra il debito pubblico in rapporto al PIL, che è il parametro convenzionale di misurazione del debito pubblico rispetto all'economia generale. La seconda colonna mostra la proporzione della spesa pubblica nell'economia totale rispetto al PIL, consentendoci di ricavare la terza colonna. La base delle entrate pubbliche su cui si basa il pagamento del proprio debito è il settore privato e la terza colonna mostra fino a che punto e dove risiede quest'onere.

Espone la posizione impossibile di Paesi come Grecia, Italia, Francia, Belgio, Portogallo e Spagna, dove, oltre all'onere del debito del proprio settore privato, i cittadini che si guadagnano da vivere senza essere pagati dai loro governi si presume che siano i sottoscriventi del debito pubblico.

La speranza che questi Paesi riescano ad uscire dal loro debito viene demolita nel contesto della base imponibile effettiva. È ormai ampiamente riconosciuto che, oltre ai livelli già elevati di tassazione, ulteriori aumenti delle tasse danneggeranno queste economie.

Possiamo liquidare come un pasticcio l'alterativa, la vana speranza che un ulteriore stimolo sotto forma di un ulteriore aumento dei disavanzi genererà una ripresa economica e che seguiranno maggiori entrate fiscali per normalizzare le finanze pubbliche. È un argomento populista tra alcuni liberali oggi, citando le politiche economiche di successo di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Ma a quei tempi i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito non erano così indebitati e le loro economie furono in grado di rispondere positivamente alla riduzione delle tasse. Inoltre l'inflazione dei prezzi era in calo allora, mentre è in aumento oggi.

E come ha sottolineato un documento di Carmen Reinhart e Ken Rogoff, una nazione il cui debito pubblico supera il 90% del PIL ha grandi difficoltà ad uscirne. Sette nazioni della zona Euro superano già questo 90% e i debiti crescono ancora molto più velocemente rispetto al loro PIL. Al 111% l'intera area Euro stessa è ben al di sopra. Tenendo conto della minore proporzione dell'attività del settore privato rispetto a quella dei loro governi, si evidenzia la differenza tra la situazione attuale e quella delle nazioni che sono riuscite a ripagare livelli di debito ancora più elevati dopo la seconda guerra mondiale inflazionando leggermente l'offerta di denaro mentre le loro economie progredivano nell'ambiente del dopoguerra.

Inoltre dobbiamo tenere presente le future passività pubbliche, i cui valori attuali netti sono notevolmente superiori al loro debito attuale. Nel tempo dovranno essere finanziate e con l'aumento dell'inflazione dei prezzi, i costi pesanti come l'assistenza sanitaria le faranno salire ulteriormente. La posizione peggiorerà progressivamente man mano che questi costi obbligatori verranno presi in considerazione.

C'è una soluzione, ed è tagliare la spesa pubblica in modo che il suo bilancio sia sempre in equilibrio. Ma per i politici tagliare i budget dipartimentali equivale a mangiare i propri figli. È un capovolgimento di tutto ciò che rappresentano e richiede fermare l'accumulo di futuri costi del welfare. Nessun politico farà una cosa del genere.


Conclusione

Il rialzo dei tassi d'interesse a livello globale influenzerà tutte le principali valute e per alcune di esse esporrà rischi sistemici. Un esame della situazione esistente e di come i tassi d'interesse più elevati influiranno su di essa indica che l'Eurozona è l'anello più debole globale.

La posizione debitoria dell'Eurozona spinge l'intero sistema finanziario ed economico globale verso una crisi del debito più di quanto generalmente realizzato. In particolare per Grecia, Italia, Francia, Belgio, Portogallo e Spagna in quest'ordine di indebitamento, il problema è più acuto. Sopravvivono solo perché la BCE si assicura che possano pagare i loro conti finanziandoli totalmente attraverso l'inflazione della quantità di euro in circolazione. Lo scopo della BCE è diventato quello di trasferire ricchezza dagli stati membri più prudenti dal punto di vista fiscale agli spendaccioni attraverso la svalutazione della valuta.

In questo processo, sulla base dei dati forniti dalla Banca dei regolamenti internazionali, il sistema bancario sta contraendo credito al settore privato e non sta nemmeno accumulando titoli di stato, il che è una sorpresa. Proprio come le banche negli Stati Uniti, le banche dell'Eurozona sono diventate sempre più distratte dagli asset finanziari e dalla speculazione. La differenza è l'alto livello di indebitamento operativo, fino a trenta volte nel caso di una delle principali banche francesi, mentre la maggior parte delle G-SIB statunitensi sono in media circa 11 volte.

Questo articolo indica che queste disparità tra i rischi bancari degli Stati Uniti e dell'UE sono stati un fattore importante nel caos del mercato dei pronti contro termine statunitense nel settembre 2019; e possiamo presumere che gli americani continuino a diffidare dell'esposizione di controparte nei confronti delle banche dell'Eurozona.

Il fatto che la BCE finanzi il debito pubblico nella sua interezza indica che anche le istituzioni di investimento, come i fondi pensione e le compagnie di assicurazione, insieme alle banche, stanno con le mani in mano per quanto riguarda il debito pubblico. Significa che il risparmio non sta compensando gli effetti inflazionistici delle emissioni di titoli di stato; rappresenta un voto per stare fuori da quella che è diventata una situazione altamente preoccupante ed inflazionistica. Sorge la domanda su quanto a lungo questa situazione straordinaria possa continuare.

Deve finire prima o poi, e destabilizzando un sistema bancario altamente indebitato la fine sarà una crisi. Con il suo PIL di dimensioni simili a quello cinese (che sta assistendo allo svolgersi di una crisi immobiliare), una crisi bancaria nell'Eurozona potrebbe essere l'innesco per la caduta del domino ovunque.

Per quanto riguarda il futuro dell'euro, sembra improbabile che la BCE abbia la capacità di affrontare la crisi all'orizzonte. Ha imbrogliato gli stati del nord, in particolare Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Irlanda, Repubblica Ceca e Lussemburgo a vantaggio di quelli spendaccioni, in particolare Francia, Italia e Spagna. È una spaccatura che rischia di porre fine all'Eurosistema e alla stessa BCE. La decostruzione di questo squallido accordo dovrebbe rappresenterà la fine dell'euro e forse della stessa Unione Europea.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Eccellente articolo, molto complesso e dettagliato.
    Confidando di far cosa gradita, vorrei aggiungere un aspetto che è spesso marginalizzato per la questione euro. Mi riferisco al fatto che l'euro, in realtà, non è una moneta ma "solo" un peg, un floor di cambio fra le monete di 19 paesi! Un guazzabuglio, un esperimento unico nella storia umana.
    Ovviamente l'usd, cad, aud e brl sono sempre valute fiat, ma come monete uniche in stati federali hanno dei meccanismi interni di compensazione degli squilibri delle partite correnti fra gli stati (federal grant USA, p.e.) , un governo federale centrale, una banca centrale, un popolo, dei confini, sono monete di una Nazione. In altri termini sono monete fiat di uno stato federale, mentre l'euro nemmeno lo è. L'euro è solo fiat, ma non è una moneta, a mio avviso, è solo la stampa del floor di cambio fra i 19. Dopo il crollo dell'ECU, hanno provveduto a cementare il suo figlio euro per impedirgli di fare la stessa fine. Cosa di cui ho sempre dubitato.
    Come tutte le monete fiat nella storia sono fallite, così è stato anche per i peg sia fra monete fiat che fra fiat\gold. Rammento l'ultimo peg saltato (alle 930 del 15 gennaio 2015), fra eurchf a 1,20. Mi aspetto, quindi, anche la fine del "peg euro 19", del peg hkdusd, del peg dkkeur ecc.
    Grazie per l'attenzione
    Cordialmente
    Federico

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