Bibliografia

mercoledì 1 dicembre 2021

Green Armageddon, Parte #2

 

 

di David Stockman

I governi del mondo che si sono riuniti a Glasgow per il COP26 intendevano dichiarare guerra alla spina dorsale della vita economica moderna e alla relativa emancipazione dalla povertà e dalla sofferenza che ha donato al mondo. Ci riferiamo, ovviamente, alla volontà di eliminare nei prossimi decenni i combustibili fossili – attualmente rappresentano l'80% del consumo in BTU – dal sistema di approvvigionamento energetico globale.

Tutto questo viene fatto in nome della prevenzione di un aumento delle temperature globali di 1,5 °C al di sopra dei livelli "pre-industriali".

Ma quando si tratta della questione cruciale di quale sia esattamente il livello di base pre-industriale, l'intero castello di carte crolla. Questo perché, come abbiamo mostrato nella Parte #1, le temperature globali sono state più alte di quelle attuali, spesso di 10-15 °C, per la maggior parte degli ultimi 600 milioni di anni!

Inoltre, durante l'era più recente dalla grande estinzione 66 milioni di anni fa, il calo delle temperature è stato quasi continuo, toccando livelli inferiori a quelli attuali durante i cicli di glaciazione di 100.000 anni negli ultimi 2,6 milioni di anni. Non sorprende quindi che i "talebani del clima" abbiano scelto di ignorare 599.830.000 di quegli anni a favore degli ultimi 170 anni.

In realtà hanno fatto vergognare il vecchio William Jennings Bryan nel processo Scopes. Almeno lui pensava davvero che il mondo avesse 6.000 anni!

Tuttavia la documentazione della temperatura negli ultimi 66 milioni di anni ed i grafici segati dai talebani del clima vi dicono tutto ciò che dovete sapere: hanno bandito tutta la scienza "scomoda" dalla narrativa.

Andamento della temperatura globale negli ultimi 65 milioni di anni (+/- in °C dal presente)
Tendenza della temperatura media globale, 1850–2018 secondo la narrativa sul riscaldamento globale

Inutile dire che c'è un motivo per cui si fanno partire i grafici dal 1850, e non è solo perché era la fine di una Piccola Era Glaciale, da cui le temperature non avrebbero potuto far altro che salire man mano che le condizioni climatiche si sarebbero normalizzate.

In realtà l'inganno intellettuale è molto più eclatante: i talebani del clima vogliono che voi crediate alla nozione assolutamente anti-scientifica secondo cui il clima globale era in generale equilibrato fino a quando i baroni del carbone ed i John D. Rockefeller della metà del XIX secolo hanno innescato una pericolosa catena di disfunzioni climatiche mentre hanno portato in superficie i combustibili fossili immagazzinati naturalmente e hanno rilasciato i relativi sottoprodotti della combustione, in particolare la CO2, nell'aria.


Il ridicolo mito dell'equilibrio climatico

La narrativa del riscaldamento globale è la manifestazione più risibile di un totale disprezzo ipocrita per le prove, la logica e la plausibilità. Perché quando si fa un passo indietro dalla narrativa stridula e ipocrita che passa per il catechismo sul riscaldamento globale, è evidente la ridicolaggine della sua affermazione centrale secondo cui la società industriale sta distruggendo l'equilibrio climatico del pianeta.

Gente, non c'è mai stato equilibrio!

Quello che c'è stato sono 4,5 miliardi di anni di evoluzione geologica oscillante, e spesso violenta, e squilibrio climatico a causa di molteplici cause naturali, tra cui:

• tettonica delle placche che a volte ha avuto un impatto violento sui sistemi climatici, in particolare l'assemblaggio e la disgregazione della Pangea tra 335 milioni e 175 milioni di anni fa, e la continua deriva dei continenti da allora in poi;

• bombardamenti di asteroidi;

• i cicli di 100.000 anni dell'eccentricità dell'orbita terrestre (diventa più freddo quando è al massimo allungamento);

• i cicli di 41.000 anni dell'inclinazione della Terra sul suo asse, che oscilla tra 22,1 e 24,5 gradi e quindi influisce sul livello di assorbimento solare;

• l'oscillazione o precessione della rotazione terrestre che ha un impatto sul clima nel corso dei suoi cicli di 26.000 anni;

• la recente glaciazione di 150.000 anni ed i cicli di riscaldamento interglaciale;

• i cicli delle macchie solari di 1500 anni, in cui le temperature della Terra scendono durante i minimi solari come il minimo di Maunder nel 1645-1715 all'estremo della Piccola Era Glaciale quando l'attività delle macchie solari era praticamente cessata.

Il cambiamento climatico naturale ora in corso è, quindi, il prodotto di potenti forze planetarie che hanno preceduto a lungo l'era industriale e che superano massicciamente l'impatto delle emissioni dell'era industriale. Come abbiamo indicato nella Parte #1, l'attuale fusione di queste forze ha portato a un ciclo di riscaldamento che non è una novità: il riscaldamento è avvenuto ripetutamente anche nei tempi moderni.

Questi moderni riscaldamenti includono il già discusso Holocene Climate Optimum (dal 5000 al 3000 a.C.); il riscaldamento romano (dal 200 a.C. al 500 d.C.); e, più recentemente, il periodo caldo medievale (1000-1300 d.C.).

Contrariamente alle false affermazioni dei talebani del clima:

• le attuali temperature leggermente in aumento sono in linea con la verità storica che più caldo è meglio per l'umanità e anche per la maggior parte delle altre specie;

• il continuo equilibrio planetario non richiede alcun intervento da parte dello stato per calmierare l'uso di combustibili fossili che favoriscono la prosperità o per sovvenzionare e accelerare l'adozione di energie rinnovabili ad alto costo.

Quindi la domanda è: quale temperatura "pre-industriale" può essere individuata tra tutte queste epoche e tutte queste forze climatiche naturali che non sarebbe solo una scelta politica arbitraria, non basata sulla scienza?

Dopotutto, la scienza è agnostica. Madre Terra ha superato ogni tipo di squilibrio climatico sia all'estremità più fredda che a quella più calda dello spettro e, cosa cruciale, ha sperimentato il rilascio di forze compensative che hanno riportato sia la temperatura che i livelli di CO2 nella direzione opposta.

Riteniamo che la resilienza climatica del pianeta sia particolarmente evidente nel fatto che, dopo cinque grandi ere glaciali, le forze del riscaldamento sono tornate prorompenti fino a quando non si sono invertite di nuovo, dimostrando così che non esiste un ciclo nefasto che porta in modo lineare ad una catastrofe inesorabile come invece dicono i modelli climatici mainstream.

Ci sono stati lunghi periodi di riscaldamento globale tra queste ere glaciali, ma gli ultimi tre elencati di seguito hanno un significato speciale. Si sono verificati tutti durante gli ultimi 600 milioni di anni con temperature generalmente molto più elevate e concentrazioni di CO2 da 2 a 6 volte superiori alle letture attuali.

Vale a dire, le ultime tre ere glaciali dimostrano meglio di ogni altra cosa che i successivi cicli di riscaldamento del pianeta sono stati autolimitanti e autocorrettivi. Se ciò non fosse vero, la Terra sarebbe esplosa eoni fa:

• Huron (2,4-2,1 miliardi di anni fa)

• Criogeniana (850-635 milioni di anni fa)

• Andino-sahariana (460-430 milioni di anni fa)

• Karoo (360-260 milioni di anni fa)

• Quaternaria (2,6 milioni di anni fa-oggi)

Come abbiamo indicato nel Parte #1, per quanto riguarda l'epoca più recente (Quaternaria) l'ultimo ritracciamento dei ghiacciai è avvenuto circa 14.000 anni fa, fino a quando è stato interrotto da un improvviso raffreddamento nel 10,000-8500 a.C., conosciuta come epoca Younger Dryas. Il riscaldamento riprese nell'8500 a.C.

Dal 5000 al 3000 a.C. le temperature globali medie hanno raggiunto il loro livello massimo durante l'Olocene Optimum ed erano da 1 a 2 °C più calde di quanto non siano oggi.

Come abbiamo già fatto notare, durante l'Olocene Optimum molte delle grandi civiltà antiche della Terra prosperarono perché le condizioni erano particolarmente ospitali per l'agricoltura e la generazione di eccedenze economiche. Il fiume Nilo, ad esempio, aveva un volume stimato tre volte il suo attuale, il che indica una regione tropicale molto più ampia. Infatti 6000 anni fa il Sahara era molto più fertile di oggi e ospitava grandi mandrie di animali, come testimoniano gli affreschi del Tassili N'Ajjer dell'Algeria.

Vale a dire, più caldo e più umido era molto meglio per l'umanità rispetto ai precedenti periodi di freddo.

Tuttavia, dal 3000 al 2000 a.C., si è verificata una rinnovata tendenza al raffreddamento. Quest'ultimo ha causato forti abbassamenti del livello del mare e l'emergere di molte isole (Bahamas) e aree costiere che sono ancora oggi sopra il livello del mare.

Una breve tendenza al riscaldamento ha avuto luogo dal 2000 al 1500 a.C. con il conseguente rinnovamento delle dinastie egiziane, seguito ancora una volta da condizioni più fredde dal 1500 al 750 a.C. Ciò ha causato una rinnovata crescita del ghiaccio nei ghiacciai continentali europei e nei ghiacciai alpini ed un calo del livello del mare compreso tra 2 e 3 metri al di sotto dei livelli attuali. Per inciso, quel periodo è anche conosciuto come Medioevo e ha preceduto la prosperità delle civiltà greca e romana.

Il periodo dal 750 a.C. all'800 d.C. portò una tendenza generale al riscaldamento, ma non fu così forte come l'Olocene Optimum. Durante il periodo dell'Impero Romano, infatti, iniziò un raffreddamento che si intensificò dopo il 600 d.C. e determinò una rinnovata età buia che durò fino al 900 d.C. circa.

Durante i secoli bui del 600-900 d.C., le temperature medie globali erano significativamente più fredde di quanto non siano oggi. Dagli scritti dell'epoca, sappiamo che al suo apice, il raffreddamento causò il congelamento del fiume Nilo (829 d.C.) e del Mar Nero (800–801 d.C.).

Successivamente venne il cruciale periodo caldo medievale dal 1000 al 1300 d.C.. Come mostrato nel grafico qui sotto, le temperature erano pari o superiori alle letture attuali durante la maggior parte del periodo, cosa che vide un ringiovanimento della vita economica, del commercio e della civiltà in Europa.

Infatti, prima del riscaldamento successivo nel 1850, c'erano stati cinque distinti periodi di riscaldamento (aree rosse) con temperature superiori ai livelli attuali. Naturalmente questo grafico non vede mai la luce del giorno nella narrativa mainstream del cambiamento climatico.

Inoltre, durante suddetto periodo, i Vichinghi stabilirono insediamenti in Islanda e Groenlandia. Molto prima dell'era industriale, la Groenlandia era così calda, umida e fertile che si verificò una grande colonizzazione dopo il 980 d.C. Al suo apice comprendeva più di 10.000 coloni, un'agricoltura estensiva, numerose chiese cattoliche e un parlamento che alla fine votò per l'unione con la Norvegia.

Quindi i Vichinghi andarono lì non perché fossero pazzi suicidi, ma perché il territorio era ospitale per insediamenti umani.

Come ulteriore misura di confronto, gli studi mostrano che il limite della neve nelle Montagne Rocciose era di circa 370 metri sopra i livelli attuali (era più caldo allora di oggi).

Successivamente la tendenza climatica si è nuovamente invertita nella direzione più fredda. Ci sono ampie registrazioni da tutto il mondo di inondazioni, grandi siccità e fluttuazioni climatiche stagionali estreme fino al 1400 d.C. Inondazioni orribili hanno devastato la Cina nel 1332 d.C. (si dice che abbiano ucciso diversi milioni di persone).

Allo stesso modo, nel XIV secolo, la colonia vichinga fu persa a causa dell'espansione del ghiaccio marino e la stagione di crescita si accorciò sempre più, danneggiando così la vitalità economica di quegli insediamenti agricoli. Il cibo alla fine divenne così scarso che l'ultimo inverno dei coloni rimanenti vide un dilagante cannibalismo, come hanno documentato gli archeologi riguardo ai resti dell'insediamento nella foto qui sotto.

Come abbiamo detto, più caldo è meglio per l'umanità!

Né l'inversione dal clima ospitale degli insediamenti dell'era vichinga in Groenlandia era un'anomalia regionale come hanno affermato alcuni talebani del clima. Durante il periodo caldo medievale, in molte altre zone fiorirono grandi civiltà, divenute poi inabitabili.

Ad esempio, tra il 1276 e il 1299 d.C. si verificò una grande siccità nel sud-ovest americano. Grandi insediamenti come quelli di Chaco Canyon e Mesa Verde furono abbandonati. L'analisi degli anelli degli alberi ha identificato un periodo di assenza di pioggia tra il 1276 e il 1299 d.C. in quelle aree.

Inutile dire che queste perturbazioni meteorologiche estreme non sono state causate dall'attività industriale perché non ce n'erano, e si sono verificate durante un periodo in cui stava diventando più freddo, non più caldo!

Dal 1550 al 1850 d.C. le temperature globali erano al loro picco più freddo dall'inizio dell'Olocene 12.000 anni prima; da qui la designazione di questo periodo come Piccola Era Glaciale.

In Europa i ghiacciai scesero dalle montagne, coprendo così case e villaggi nelle Alpi svizzere, mentre i canali in Olanda si congelarono per tre mesi consecutivi. Anche la produttività agricola diminuì in modo significativo, diventando addirittura impossibile in alcune parti del nord Europa. I freddi inverni della Piccola Era Glaciale sono stati notoriamente registrati nei dipinti olandesi e fiamminghi, come Cacciatori nella neve di Pieter Bruegel (1525-69 d.C. circa).

Dal 1580 al 1600 d.C. anche la parte occidentale degli Stati Uniti visse una delle siccità più lunghe e gravi degli ultimi 500 anni. Il freddo in Islanda dal 1753 al 1759 d.C. causò la morte del 25% della popolazione per mancanza di raccolto e carestia. I giornali del New England definirono il 1816 "l'anno senza estate".

Quando la Piccola Era Glaciale finì intorno al 1850 d.C., le temperature globali erano al minimo (non c'è da stupirsi che i talebani del clima abbiano iniziato le loro registrazioni a metà del XIX secolo).

Ma il significato di questo fatto va ben oltre il ritagliare i grafici dal 1850 in poi. In realtà, per cancellare le oscillazioni sopra descritte, i sostenitori del cambiamento climatico sono arrivati ​​al punto di tentare letteralmente di cancellarli.

Ci riferiamo a quello che amiamo definire il clima di "Piltdown Mann", dal nome di un certo Michael Mann, un dottorato di ricerca che è diventato il principale investigatore dell'International Panel on Climate Change (IPCC) e sostenitore di quella che è diventata nota come prova del riscaldamento globale.

Quest'ultima, ovviamente, era la palese frode incorporata nell'immagine che Al Gore ha reso famosa nel suo film di propaganda "An Inconvenient Truth" nel 2006. Basti dire che lo scopo era quello di spazzare via tutte le prove riassunte sopra .

Cioè, al posto delle oscillazioni climatiche a lungo termine e recenti del pianeta, l'IPCC ha posto una tesi completamente opposta: per il millennio pre-industriale prima del 1900, le temperature globali erano quasi piatte come una tavola.

Di conseguenza solo quando l'era industriale ha preso il sopravvento e ha raggiunto il pieno vigore dopo il 1950, le temperature odierne sono apparse per la prima volta, o almeno così si diceva. Il messaggio, ovviamente, era che un aumento incontrollato della temperatura al rialzo fosse inevitabile e che un disastro planetario fosse proprio dietro l'angolo.

L'unico problema è che il grafico di Mann era fasullo quanto lo stesso uomo di Piltdown raffigurato qui a sinistra, famoso per essere stato creato in Inghilterra nel 1912 e opportunamente "scoperto" da un antropologo dilettante che sosteneva che fosse l'anello mancante nell'evoluzione umana. Alla fine venne dimostrato che il fossile era un falso; consisteva in un moderno cranio umano e una mascella di orango con denti affilati.

Nel caso del grafico del professor Mann e dei suoi complici all'IPCC, essi hanno falsificato le prove, hanno utilizzato dati fuorvianti dagli anelli degli alberi nel sud-ovest degli Stati Uniti al posto di abbondanti dati alternativi che mostrano il contrario e hanno modificato i loro modelli al computer per generare risultati prestabiliti.

Cioè, i modelli sono stati prodotti in base agli obiettivi di Mann e dei suoi collaboratori per dimostrare la tesi del riscaldamento artificiale. In sostanza, ciò è stato ottenuto incollando i record di temperatura moderni che mostrano aumenti costanti in cima ad una linea di base pre-industriale che non si è mai verificata.

La falsa linea di base pre-industriale è rappresentata dall'area gialla nel grafico qui sotto per il periodo 1400-1900 d.C. Il balzo dello spazio giallo dopo il 1900 d.C., ovviamente, rappresenterebbe l'aumento della temperatura causato dall'uomo dall'inizio dell'era degli idrocarburi.

Al contrario, la versione corretta è quella in blu. In questa versione, che si accorda con la storia delle oscillazioni climatiche citata sopra, non c'è alcun balzo anomalo; è stato inventato invece da manipolazioni di modelli al computer in base ai presunti dati scientifici su cui si sarebbe basato lo studio di Mann.

Quindi la domanda ha una risposta: la metà del XIX secolo è esattamente la linea di base sbagliata da cui misurare il cambiamento della temperatura globale durante i tempi moderni.

L'area blu del grafico, infatti, è la pistola fumante che cancella l'intera narrazione su cui è stato organizzato il COP26.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/11/green-armageddon-parte-1.html

👉 Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/12/green-armageddon-parte-3.html

👉 Qui il link alla Quarta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/12/green-armageddon-parte-4.html

👉 Qui il link alla Quinta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/12/green-armageddon-parte-5.html


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