Bibliografia

venerdì 31 dicembre 2021

Il ciclo del credito e l'eliminazione degli zombi

 

 

di Alasdair Macleod

Le principali banche centrali amano pensare che, attraverso un'attenta gestione dei tassi d'interesse, abbiano domato i cicli economici i quali portano a periodiche recessioni economiche. Invece sono solo riuscite a seppellire le prove.

Per apprezzare la portata della loro illusione bisogna capire la fonte dell'instabilità economica. Nei tempi moderni è sempre stata trainata da un ciclo del credito bancario. In questo articolo viene spiegato il ruolo delle banche commerciali in questo senso e ne viene riesaminato l'effetto sui settori economici non finanziari nel contesto del Triangolo di Hayek.

Con le variazioni cicliche dell'economia sepolte sotto uno tsunami di valuta fiat, gli operatori di mercato sono ignari dei pericoli di una flessione ciclica dei prestiti bancari e delle conseguenze che ne derivano.

Questo articolo dà al problema il suo contesto economico e monetario. Conclude che il sistema bancario globale è orribilmente sovraindebitato e, con l'evidenza empirica come nostra guida, sull'orlo di una contrazione del credito bancario di proporzioni storiche che potrebbe indebolire l'intero sistema monetario fiat.


Introduzione

I lettori di quegli articoli che dissentono dall'analisi dei media generalisti potrebbero essere consapevoli che ci sono molte società zombi che prosperano solo grazie a tassi d'interesse bassi o al sostegno dello stato. La storia spesso va oltre: si tratta di imprese cariche di debiti improduttivi, vulnerabili all'essere sommerse e affondate da tassi d'interesse più alti. La portata del problema è senza dubbio maggiore di quanto la maggior parte delle persone pensi.

Siamo arrivati ​​al punto in cui le economie di tutto il mondo sono ingombrate da attività improduttive che altrimenti sarebbero state liquidate in un ambiente di tassi d'interesse non soppressi. Il processo di distruzione creativa di Schumpeter avrebbe fatto il suo lavoro. Senza di essa, la situazione attuale presenta enormi pericoli ora che con l'aumento dell'inflazione dei prezzi spingerà a salire i tassi d'interesse nei prossimi mesi. Le banche centrali sembrano essere consapevoli di questo pericolo, data la loro evidente riluttanza a consentire un aumento anche minimo dei tassi. Il rialzo dei tassi d'interesse farà anche saltare in aria la loro narrativa, secondo cui sono riusciti a domare i cicli economici.


Teoria Austriaca del ciclo economico

Sembra che i banchieri centrali ed i loro consulenti non siano a conoscenza della teoria Austriaca del ciclo economico, o la considerino irrilevante. Questa teoria punta il dito contro l'espansione del credito e ho sempre sostenuto che per questo motivo dovrebbe essere descritto come un ciclo del credito – un ciclo ripetitivo di espansione e contrazione del credito bancario piuttosto che come un ciclo commerciale (Mises) o un ciclo economico (Austriaci moderni). La causa principale può essere attribuita al comportamento umano di una coorte di banche commerciali che reagisce ad eventi e informazioni, ma i banchieri non sono l'unica parte coinvolta. Gli economisti della scuola Austriaca, come Mises e Hayek, hanno anche spiegato come siano colpite le imprese. E Hayek ci ha anche insegnato che la spiegazione può passare attraverso un triangolo, con il time to market per la produzione di beni di consumo sull'asse X e la spesa immediata dei consumatori sull'asse Y. Il fattore di oscillazione è il rapporto tra consumo immediato e posticipato (risparmio), il quale invia segnali vitali all'industria sul comportamento dei consumatori.

In un dato momento l'investimento viene effettuato a spese del consumo, perché l'investimento nella produzione viene finanziato attraverso il risparmio o il consumo posticipato. Ne consegue quindi che un aumento del risparmio porta ad un calo dei consumi e ad una maggiore disponibilità di capitale. A sua volta, ceteris paribus, l'aumento dell'offerta di capitale abbassa i tassi d'interesse, alterando radicalmente i calcoli aziendali.

Più tempo impiega un prodotto per essere terminato, maggiore è il costo del finanziamento della sua produzione. Un impianto di produzione preesistente può essere finanziato in termini di flussi di cassa della produzione attuale, ma una nuova proposta di produzione richiede tempo per l'impostazione ed il prodotto finale potrebbe richiedere anni prima che possa uscire dalla linea di produzione. L'abbassamento del tasso d'interesse, la conseguenza di un aumento del risparmio, consente ad un imprenditore di considerare strategie aziendali a più lungo termine, come la costruzione di uno stabilimento completamente nuovo piuttosto che l'adeguamento di una struttura esistente.

Il lasso di tempo più lungo consentito da livelli di risparmio più alti è illustrato dalla linea tratteggiata nel grafico qui sopra. A livello di economia più ampia, l'intero profilo produttivo di una nazione cambia, ponendo maggiore enfasi sulle fasi di produzione precedenti e meno su quelle finali. Pertanto le vendite di beni intermedi finalizzate al miglioramento della qualità del prodotto e alla riduzione dei costi supereranno le vendite di quelli al dettaglio, i quali soffriranno di un calo dei consumi diretti. Anche in questi tempi inflazionistici una comprensione del concetto hayekiano spiega i relativi successi del dopoguerra delle economie tedesca e giapponese, le quali rispetto agli anglosassoni erano guidate dal risparmio e non dalla politica keynesiana di fare la guerra al risparmio.

Nel mondo fortemente finanziarizzato di oggi, forse il Triangolo di Hayek potrebbe sembrare meno rilevante rispetto al contesto monetario più solido degli anni '30, quando Hayek insegnava alla London School of Economics. Inoltre quantità crescenti di credito bancario sono ormai assorbite dagli stessi consumatori ed il finanziamento industriale si è spostato da una dipendenza dal credito bancario e dalle obbligazioni societarie alla partecipazione al capitale, facilitato dall'evoluzione dei mercati finanziari negli ultimi quarant'anni.

Oltre a questi cambiamenti evolutivi nel prestito bancario, c'è stata l'espansione della base monetaria da parte delle banche centrali; ed in questo attuale ciclo del credito, le banche hanno sempre più ampliato il credito a favore dello stato rispetto al debito commerciale.

Il mondo delle valute e del credito fiat si è evoluto dai tempi in cui esisteva una sorta di gold standard e le persone si comportavano come se le loro valute fossero fondamentalmente sane. Fu allora che Hayek ideò il suo triangolo per spiegare la teoria Austriaca dei cicli economici. Anche se ci sono stati cambiamenti significativi nell'ambiente economico e monetario, le forze motrici che guidano i cicli del credito esistono ancora; sono solo un po' diverse.

In questo articolo tratterò i vari aspetti del ciclo del credito più rilevanti, guardandoli dagli interessi dei principali soggetti economici coinvolti: le imprese, le banche commerciali e le banche centrali.


L'origine delle variazioni del credito bancario

Come qualsiasi altro essere umano, un banchiere commerciale è guidato non solo da semplici fattori commerciali ma anche soggettivi. Per quanto riguarda le politiche di prestito, l'equilibrio tra paura delle perdite e avidità di profitto varia in base alla sua visione del rischio di prestito. Inoltre presta molta attenzione alle azioni dei suoi concorrenti, cementando un alto grado di pensiero di gruppo nella sua strategia bancaria. La paura delle perdite è sempre maggiore quando c'è una crisi economica, la quale mette a rischio il capitale della banca. Nel descrivere la risposta di un banchiere a condizioni mutevoli, utilizzeremo la fine di una crisi dell'attività commerciale come punto di partenza ciclico.

La percezione del rischio da parte di un banchiere commerciale cambia durante l'intero ciclo del credito e viene riassunta nella seguente sequenza:

• Al culmine di una recessione una banca si curerà dei crediti inesigibili che saranno stati ingigantiti dalle perdite subite dagli azionisti della banca a causa del forte indebitamento. Se la banca sopravvive alla crisi, sarà perché aveva limitato la sua operatività prima che le condizioni economiche si fossero completamente deteriorate nel precedente ciclo del credito. Forse aveva richiamato i prestiti prima dei suoi concorrenti, beneficiando in tal modo della liquidazione delle garanzie prima che calassero i valori degli asset finanziari. Un approccio prudente al prestito porterebbe una banca a trovarsi in una posizione forte rispetto ai suoi concorrenti nella parte finale del ciclo economico.

• Inizia un processo di riallocazione del capitale, dalle attività in perdita ad un'implementazione più redditizia. Questo processo viene alimentato da esperti in lavoro concorsuale e ristrutturazioni aziendali. E quelle figure professionali con un passato consolidato sono ricercati dalle banche per recuperare un po' di valore dai loro crediti inesigibili. Per facilitare il processo, le banche iniziano a farsi convincere da questi professionisti ad estendere il credito a sostegno delle operazioni di rifinanziamento. A parte questi casi, le banche generalmente non sono disposte a concedere crediti extra, anche sotto forma di capitale circolante a breve termine, a mutuatari industriali.

• Il processo di riallocazione del capitale, da imprese ristrutturate non redditizie ad imprese ristrutturate potenzialmente più redditizie, porta alla contrazione del credito bancario, la cessazione e l'inizio delle prime fasi della sua espansione. I banchieri sono ancora riluttanti a rendere il credito ampiamente disponibile, ma la graduale stabilizzazione delle condizioni di prestito porta ai primi segnali di ritorno dell'ottimismo. Le grandi imprese sono le prime a beneficiarne, essendo giudicate meno rischiose. Il finanziamento delle operazioni di ristrutturazione del capitale si evolve in un'attività di acquisizione aziendale, la quale incoraggia i mercati azionari a riprendersi e pone fine al mercato ribassista. Sono segnali come questi che iniziano ad incoraggiare i banchieri a pensare che il peggio sia alle spalle ed a contemplare le opportunità di prestito con crescente fiducia.

• Con l'investment banking che inizia a vedere una ripresa sostenibile dell'attività, il prestito a fini di capitale circolante torna ad essere ampiamente disponibile. La crisi precedente viene dimenticata e, riflettendo gli aumenti iniziali della domanda di credito, i tassi d'interesse si stabilizzano ed iniziano a riflettere una tendenza più decisa. Margini di prestito migliorati consentono alle banche di iniziare a competere nell'attività di prestito. Di conseguenza i grandi mutuatari hanno a disposizione ampie scelte per il credito bancario, cosa che in precedenza non avevano.

• A questo punto, sulla scia dell'aumento del credito bancario, la ripresa economica sembra essere ben avviata. Questo è il momento in cui le banche più aggressive raccoglie i loro frutti, con l'aumento dei prezzi delle azioni bancarie e l'espansione dei loro bilanci. Invece di avere un rapporto tra attivi e patrimonio di forse cinque o sei, le banche iniziano ad espandersi fino a otto volte o anche di più. Tutti i banchieri lo fanno in questo frangente e nessuno di loro può permettersi di non espandere il proprio bilancio per paura di essere accusato dai suoi azionisti di sottoperformare i suoi pari. Sotto l'influenza di questa espansione del credito, l'economia sembra essere sempre più forte, incoraggiando ulteriormente i banchieri a gettare al vento ogni cautela.

• Ma l'espansione del credito inizia a portare ad una domanda di input di produzione che non può essere facilmente soddisfatta. Le banche scoprono che i loro mutuatari devono pagare di più per i fattori di produzione, comprese le materie prime, i beni intermedi ed il lavoro. Le competenze giuste scarseggiano. I prezzi di tutto iniziano a salire a causa dei vincoli di offerta e del boom della spesa dei consumatori. Il livello naturale dei tassi d'interesse sale ed i banchieri iniziano a cercare opportunità per aumentare i propri margini piuttosto che limitarsi a competere. Lentamente i banchieri iniziano a vedere l'emersione di maggiori rischi, rendendosi conto che l'indebitamento espone le loro banche a potenziali rischi derivanti dal deterioramento delle condizioni di prestito.

• Infine l'aumento dei tassi d'interesse inizia ad indebolire i modelli di business dei clienti delle banche ed un numero crescente di loro richiede estensioni dei prestiti e maggiore accesso al credito. I banchieri più previdenti, che hanno sperimentato diversi cicli del credito, riconoscono precocemente i segnali di una crisi ed agiscono per controllare l'esposizione al rischio. I valori delle garanzie avranno già iniziato a calare, trainati dall'aumento dei tassi d'interesse. E qualsiasi mutuatario incapace o non disposto a fornire una copertura aggiuntiva del prestito verrà rapidamente precluso. Con sorprendente rapidità, l'ambiente del prestito cambia: tutti i banchieri  iniziano a sostituire la loro precedente avidità di profitti con una paura per le perdite. E mentre il credito bancario inizia a contrarsi, le condizioni economiche iniziano ad essere estremamente cupe, con le banche più indebitate che affrontano la prospettiva di un'escalation di debiti inesigibili e dubbi che potrebbero richiedere un salvataggio statale.

È l'equilibrio tra paura ed avidità sul ciclo del prestito, alimentato dalla risposta delle banche alle condizioni economiche, che porta all'espansione e alla contrazione del credito bancario. L'espansione del credito è inflazionistica tanto quanto l'espansione monetaria da parte di una banca centrale. La successiva contrazione del credito bancario diviene improvvisamente deflazionistica. È un ciclo di notevole consistenza, sia nelle conseguenze che nella durata.

Sebbene possiamo identificare fattori comuni, il modo in cui terminano i cicli successivi di espansione del credito dipende da dove si era precedentemente focalizzata: nel 2000-2002 è stato il crollo delle dot-com, nel 2008-09 è stato il boom e il crollo degli immobili residenziali, oggi la speculazione finanziaria è ai livelli più alti mai registrati. Questa volta la contrazione del credito prenderà molto probabilmente la forma di un crollo degli asset finanziari, alimentato dal rialzo dei tassi d'interesse, forse una ripetizione del mercato ribassista del 1929-1932 come effetto iniziale. La differenza rispetto al crollo di Wall Street di novanta anni fa sta nel denaro: quel crollo avvenne quando ancora c'era uno standard monetario sano ed onesto; questa volta le valute sono puramente fiat, traballanti come il marco cartaceo tedesco nei primi anni '20 ed è improbabile che sopravvivano ad uno shock economico così sostanziale.


Quanto è rilevante oggi il Triangolo hayekiano?

Un'altra caratteristica del ciclo del credito che si è evoluta da quando Hayek ha ideato il suo Triangolo è la crescita del debito dei consumatori. Ha in parte neutralizzato il modello di Hayek interferendo con il rapporto semplicistico tra consumo e risparmio, che attraverso i tassi d'interesse coordina la domanda dei consumatori con la produzione. Hayek diceva che un rapporto di risparmio più elevato era un segnale economico per i produttori di beni: quelli che impiegano più tempo ad essere prodotti saranno redditizi, perché i tassi d'interesse più bassi sono significativamente meno costosi per i progetti a più lungo termine. E mentre il segnale del calo dei consumi immediati andava a svantaggio dei rivenditori e delle imprese vicine al consumatore, quelle attività commerciali più remote avrebbero beneficiato degli investimenti. Ne consegue quindi che se una banca centrale sopprime i tassi d'interesse invia un falso segnale ai produttori, portando ad investimenti sbagliati.

Ma una maggiore interferenza viene dall'inflazione monetaria: gli stati e le loro banche centrali utilizzano l'espansione della valuta fiat per sostituire il risparmio come fonte di capitale nell'economia. Oggi il carattere del ciclo del credito ha assunto una nuova forma, con i mutuatari che prendono sempre più a prestito per sfruttare l'effetto di trasferimento di ricchezza del deprezzamento delle valute privando quindi i depositanti del loro potere d'acquisto.

Questo è prendere in prestito fine a sé stesso piuttosto che impiegare capitale per scopi commerciali. Negli ultimi decenni tale pratica ha portato alla finanziarizzazione delle economie occidentali. E se si considera il tasso di risparmio personale in dollari USA illustrato nel grafico qui sotto, l'aumento tendenziale registrato dal 2005, da circa il 2,6% al 7,3%, è dovuto più al reddito messo da parte per la speculazione in asset finanziari piuttosto che per il consumo posticipato.

Con i risparmi personali che vengono sempre più dirottati verso la speculazione finanziaria, non solo i segnali hayekiani appaiono irrilevanti nel nostro sistema monetario corrotto, ma scopriamo che sempre più capitale per la produzione proviene dallo stato attraverso le sue politiche monetarie. Tutto questo è in accordo con le Note conclusive della Teoria Generale di Keynes, dove esprimeva il desiderio dell'eutanasia del redditiero (risparmiatore) e di "un aumento del volume del capitale fino a quando non cessa di essere scarso".

La conseguenza dell'indebolimento dei calcoli aziendali è stata un indefinibile, ma senza dubbio sostanziale, aumento del debito improduttivo. E ora che la svalutazione della valuta fiat ha accelerato ovunque, la logica del Triangolo hayekiano avrà la sua rivincita. Questo perché i fattori di preferenza temporale determinati dai mercati faranno sicuramente salire i tassi d'interesse, esponendo i mutuatari e gli errori fatali nei loro calcoli aziendali.

Questo fatto sarà più marcato nelle giurisdizioni con tassi d'interesse negativi. Le grandi aziende in Eurozona e Svizzera sono state persino in grado di prendere in prestito a tassi nominali marginalmente negativi, un incentivo per le imprese non finanziarie a contrarre debiti per amore del debito anziché per scopi produttivi. Lo stesso sarà vero per le grandi aziende giapponesi che prendono in prestito yen; ed a causa dei tassi a zero del dollaro, lo stesso varrà anche per gli Stati Uniti.

Anche in Cina, dove i tassi d'interesse manipolati dallo stato sono stati tenuti ben lontani dallo zero, le cose si stanno disfacendo nel settore immobiliare con Evergrande ora insolvente. Le insolvenze nello sviluppo immobiliare sono un segnale della fine di un ciclo del credito bancario, confermandone la tempistica, almeno in Cina. Il controllo statale sull'attività del settore privato è molto maggiore che nelle democrazie occidentali ed il Partito Comunista ha un controllo maggiore sui risultati. Che riescano a sopprimere le prove della fine del ciclo del credito in Cina o meno, non deve interessarci: a livello globale il sistema finanziario è predisposto per una contrazione del credito bancario.

La marea economica in calo non aspetta nessuno, esponendo le conseguenze delle azioni precedenti. Il rialzo dei tassi d'interesse traghetterà il ciclo del credito bancario nella sua fase di contrazione, esponendo indiscriminatamente tutti i prestiti improduttivi. Le aziende zombi non cammineranno più sulla Terra, ma saranno costrette a tornare nelle loro tombe. Dobbiamo quindi considerare gli effetti consolidati sulle banche, le quali hanno incautamente ampliato il loro credito credendo alle rassicurazioni del sistema bancario centrale e dei regolatori bancari. La tabella seguente mostra la relazione tra attivi totali e patrimonio netto per le banche di importanza sistemica globale – le G-SIB – grandi banche internazionali in grado di diffondere una crisi globale al di fuori delle loro giurisdizioni di origine. Va notato che le migliaia di banche più piccole e orientate al mercato interno in tutto il mondo ne includeranno alcune con coefficienti di indebitamento ancora più elevati.

L'alto livello di indebitamento per molti di queste G-SIB viene ignorato nei commenti finanziari incentrati sugli Stati Uniti perché, in termini generali, le banche statunitensi sono meno indebitate rispetto ad altre giurisdizioni. Inoltre, con le eccezioni di Wells Fargo e Citibank, le G-SIB statunitensi hanno un rapporto prezzo/contabilità superiore a 1, il che indica che i mercati, con queste due possibili eccezioni, al momento non sono preoccupati per la salute finanziaria del settore bancario.

Lo stesso non si può dire delle G-SIB in Eurozona. Tali banche presentano rapporti asset/equity fino a trenta volte (Credit Agricole), solo una (ING Groep) è vicina al valore contabile, mentre le altre sono a forti sconti, valutazioni di mercato che mettono seriamente in dubbio la loro sopravvivenza.

Le G-SIB cinesi sono leggermente più indebitate di quelle statunitensi, ma le loro azioni hanno sconti sostanziali rispetto al valore contabile. La Cina sembra aver agito per frenare la speculazione sui mercati finanziari e inoltre queste banche sono un'estensione dello stato. Il forte sconto sul valore contabile riflette probabilmente questi fattori, così come il probabile salvataggio statale in caso di crisi finanziaria.

Le tre G-SIB giapponesi sono le più indebitate come gruppo e hanno un rapporto price-to-book di circa il 44%, uno sconto profondo e preoccupante. Le banche britanniche sono altrettanto preoccupanti e anche le due principali banche svizzere sono fortemente indebitate.

Come abbiamo visto nella nostra analisi sulla psicologia delle folle riguardo i banchieri, la svolta del ciclo del credito porterà senza dubbio ad un rapido cambiamento negli atteggiamenti dei banchieri. Non c'è dubbio che cercheranno di ridurre il più possibile i loro bilanci in un fuggi fuggi per proteggere i loro azionisti. Il crollo di Evergrande in Cina indica che le banche controllate dallo stato lì, se operassero nelle stesse condizioni di mercato e normative delle loro controparti G-SIB, sarebbero già sull'orlo di una contrazione del credito bancario. Questa non è ancora una condizione visibile altrove.

I prezzi delle materie prime, del lavoro, dei prodotti intermedi, dei beni e dei servizi stanno aumentando ovunque. Mentre scrivo, viene annunciato che l'indice dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti è aumentato del 9,6% su base annua. La scorsa settimana abbiamo appreso che l'indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è salito del 6,8% quest'anno. Queste cifre rappresentano un calo del potere d'acquisto del dollaro e, se prese insieme all'evidenza che sottorappresentano la situazione reale, può esserci un solo risultato: i mercati costringeranno i tassi d'interesse a salire, oppure il potere d'acquisto del dollaro e delle altre valute fiat accelereranno il ritmo della loro perdita di potere d'acquisto.


Dove ci porterà la crisi del credito bancario

Non c'è dubbio che con i tassi d'interesse in tutto il mondo che salgono, le condizioni del credito cambieranno sostanzialmente. E con una preponderanza di aziende zombi in tutto il mondo, i banchieri diventeranno inevitabilmente consapevoli dei rischi. Non passerà molto tempo prima che i prestiti vengano richiamati e le garanzie vengano vendute sui mercati.

Il rialzo dei tassi d'interesse, ormai inevitabile, porterà ad un mercato ribassista negli asset finanziari, cosa che può solo accelerare la contrazione del credito bancario. L'indebitamento dei G-SIB globali è a livelli record ed è davvero allarmante. Non c'è dubbio che i tassi d'interesse più alti e la corsa per contenere le ricadute faranno sembrare il crollo di Credit-Anstalt nel maggio 1931 un fallimento relativamente minore in confronto.

Non dobbiamo inoltre dubitare che la reazione delle autorità monetarie sarà quella di salvare le banche in dissesto, perché non hanno alternative. Le banche centrali sono intrappolate: sono nei guai se non le salvano e sono altrettanto nei guai se non le salvano. Pertanto chiunque voglia preservare la propria ricchezza nel sistema monetario fiat rischia di perdere tutto e dovrebbe stipulare un'assicurazione possedendo denaro reale ed incorruttibile: oro fisico e criptovalute.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


giovedì 30 dicembre 2021

La riflessione di un bitcoiner sul 2021: un anno di consapevolezza

 

 

da Bitcoin Magazine

Il 2021 è stato un buon anno? Dipende, come la maggior parte delle cose, dalla prospettiva. Mentre scrivevo la prima riga di questo articolo, mi sono posto questa domanda. Questo articolo potrebbe sembrare duro a volte, ma vi chiedo di restare con me. C'è metodo nella mia follia.

Man mano che avanziamo nei mesi di quest'anno, tenete presente che non ho potuto affrontare tutti gli eventi accaduti e ogni evento di cui si parla è stato scelto di proposito per illustrare una narrativa più ampia.

Per descrivere quest'anno, ho sottolineato il conflitto tra il fallimento dello stato e le normative gravose che soffocano i mezzi di sussistenza e le imprese, ma anche la crescita e la prosperità sostanziali che ho sperimentato personalmente, nonché il miglioramento duraturo e la crescita dei bitcoiner, e non dimentichiamoci di Bitcoin stesso. Quindi come possiamo rispondere al meglio alla domanda se questo è stato o meno un buon anno? Facciamo una recensione.


Gennaio e censura

6 gennaio, per la precisione. L'attacco al Campidoglio (chiamatelo come volete, non è questo il punto) è stato il culmine tra un tizio con la testa di toro, una società senza diritti, la polarità più estrema, la disinformazione e una miriade di altri fattori. Perché questo è rilevante per Bitcoin?

Il presidente degli Stati Uniti è stato censurato e rimosso da Twitter e Facebook. Mi asterrò dall'essere politico qui, ma questo è stato un chiaro messaggio da parte delle società tecnologiche che sono loro ad avere il controllo. Controllano e consentono la dispersione delle informazioni e la disinformazione.

Bitcoin non consente questo tipo di controllo centralizzato e abbiamo iniziato l'anno ricordandoci quanto non abbiamo affatto il controllo del nostro sistema attuale.


Febbraio e “influencer”

Febbraio sembrava avere connotazioni migliori all'orizzonte. Elon si è entusiasmato pubblicamente per Bitcoin verso la fine di gennaio e fino a febbraio, dicendo che era un sostenitore.

E, naturalmente, la comunità Bitcoin si è entusiasmata. Ma poi sono iniziati i tweet su Dogecoin e improvvisamente c'erano persone in tutta la comunità che cercavano di capire se fosse serio, poiché il suo interesse sembrava influenzare l'azione sui prezzi a breve termine. Questo ci ha avviato lungo una pericolosa strada costellata da influencer.


Marzo e $60.000

Le buone notizie arrivavano a frotte, Tesla aveva avviato grandi investimenti, Saylor pubblicava i suoi consueti aggiornamenti sugli acquisti, Bitcoin è partito per la Luna! Alla fine abbiamo superato la soglia dei $60.000! WOOO!!!! Dove ci avrebbero portato tutte queste buone notizie?


Aprile e politica

Nuovo massimo storico? Il leader della minoranza, Kevin McCarthy, affermava che lo stato non poteva più ignorare Bitcoin. E lo stato ha iniziato a prenderne atto.

Mentre iniziava ad aprire gli occhi, Coinbase ha fatto il grande passo. Uno exchange è improvvisamente finito nelle orecchie di tutti. La sua quotazione in borsa avrebbe influenzato l'azione dei prezzi, si chiedevano i bitcoiner? Come lo avrebbe regolamentato lo stato?

La Turchia è andata nel panico per la sua valuta in fallimento e ha approvato un divieto delle criptovalute sulla sua Gazzetta ufficiale che avrebbe luogo alla fine di aprile. Maggio avrebbe visto un valore di $53.000 per Bitcoin. Gli stati-nazione se ne stavano accorgendo ed i sussurri iniziavano a riempire l'aria.


Maggio e paura

L'Internal Revenue Service affermava che avrebbe sequestrato i beni a coloro che violavano le normative fiscali. L'eroe trovato in Elon Musk all'inizio dell'anno sarebbe diventato il cattivo. Citando le preoccupazioni per l'ambiente, il FUD (paura, incertezza e dubbio) di Elon si sarebbe diffuso a macchia d'olio.

Ma non si è fermato qui. Un crollo provocato da uno dei tanti "influencer" di Bitcoin ha spinto Musk a stravedere per DOGE, smorzando ulteriormente il precedente supporto.

La Cina ha avvertito gli investitori che non avrebbero avuto protezione nei mercati delle criptovalute.

20 maggio e improvvisamente tornavamo a $37.000. I combattimenti sono continuati, il "massimalismo tossico" di Bitcoin è diventato il primo argomento di discussione mentre altri hanno assistito all'attacco a Musk da bordo campo.


Giugno, jack ed El Salvador

Conferenza Bitcoin 2021! La gente si è divertita un mondo (così mi hanno detto). Jack Dorsey, CEO di Twitter, viene intervistato e fornisce una visione approfondita su Bitcoin, e ora Twitter sarebbe diventato una parte molto impegnata in questa storia. Improvvisamente occhi laser sarebbero spuntati dappertutto (immagini del profilo su Twitter con occhi laser rossi) e tutti avrebbero fatto particolarmente caso a quando Nayib Bukele, il presidente di El Salvador, si sarebbe fatto coinvolgere.

Il presidente di El Salvador ha annunciato che avrebbe reso Bitcoin a corso legale. Ora voglio dedicare un minuto a questo tema.

Voglio iniziare dicendo che ho frequentato personalmente lo spazio Twitter quando il presidente Bukele ha approvato la legge per rendere Bitcoin a corso legale, e ho avuto il grande onore di sentire la loro camera scoppiare di applausi. Twitter, Spaces, Jack Dorsey e Jack Mallers hanno contribuito a cambiare il mondo quella notte. È un evento che non può essere sottovalutato. Il mondo è diventato ampiamente più accessibile, tanto da consentire a chiunque volesse partecipare di prendere parte ad un evento storico per il popolo di El Salvador.

Penso che l'adozione forzata sia il modo in cui vogliamo che venga adottato Bitcoin? No. Penso che i wallet forniti dallo stato siano il modo in cui vogliamo che vengano scambiati Bitcoin? No. Penso che tutto vada bene per Bitcoin? No. Non mi sono ancora completamente fatto un'opinione su questo tema e spero di non farmela mai. Ma quello che so... è che il mondo è cambiato.

Ma non è tutto quello che è successo a giugno. La Cina è tornata a dire alle banche e alle piattaforme di pagamento di smettere di facilitare le transazioni in criptovalute e ha emesso un divieto sul mining. Sarebbe quindi iniziata la grande migrazione di miner e l'hashrate sarebbe crollato.


Luglio e caduta a $29.000

Il clamore di El Salvador non ha causato lo slancio in cui i bitcoiner speravano. Nonostante tutto quel parlare, la pazienza stava finendo e l'hype doveva tornare. Sono state fatte interviste con un leader politico di Tonga su Bitcoin, è stata introdotta una legge in Argentina per pagare le persone in bitcoin, e nonostante ciò saremmo caduti sotto i $30.000 per un breve periodo. Il livello di supporto avrebbe retto e sarebbe iniziata una lenta inversione.

Cito questa esigenza e mi concentro sull'azione dei prezzi per una ragione: la narrativa dell'iperbitcoinizzazione ha lasciato l'amaro in bocca su molte lingue nel mondo Bitcoin. È un tema pericoloso. Dobbiamo, in ogni momento, essere concentrati sul presente e se non lo facciamo, i nuovi sono portati a false aspettative che inevitabilmente creeranno mani deboli e che sono più dannose per l'adozione rispetto a qualsiasi altra cosa. Queste narrazioni bruciano i nuovi arrivati.


Agosto: Lo stato colpisce ancora

Il 1° agosto, nascosto all'interno di un disegno di legge sulle infrastrutture, lo stato cerca di attaccare Bitcoin. I bitcoiner si interessavano alla politica ad un ritmo straordinariamente rapido. Presto molti avrebbero cercato di capire le definizioni ed i significati legali dietro quelle imminenti normative fiscali e quali implicazioni avrebbero avuto per coloro che sostengono la rete.

Improvvisamente gli "influencer" di Bitcoin stavano aumentando la visibilità della politica. Se desiderate leggere un articolo sugli "influencer" nel mondo Bitcoin, guardate qui.

Era una chiamata alle armi. Il tema veniva ripresentato in ogni podcast e newsletter riguardante Bitcoin. La rabbia stava montando e per la prima volta sarebbe diventato chiaro chiaro che sarebbe stata una battaglia.

L'assenza di violenza fisica non implica pace, questa non è una rivoluzione pacifica.

Agosto si è concluso a $47.000.


Svegliami quando finisce settembre

La psicologia dei livelli di supporto/resistenza fa impazzire le persone e purtroppo i bitcoiner non sono da meno. Mentre scrivo questo articolo, ho uno spazio Twitter sullo sfondo pieno di persone che perdono la testa al calo di $44.000 e cercano di capire se perderemo il supporto dei $42.000.

Lo dico perché all'inizio di settembre i bitcoiner hanno iniziato a rivedere all'orizzonte i $50.000 e si eccitavano per qualsiasi cosa potesse fornire speranza, come Starbucks che accettava bitcoin in El Salvador. Essendo diventato a corso legale in quel Paese, era ovvio che sarebbe accaduto.

Comprendiamo tutti che Bitcoin funziona come mezzo di scambio, ma questo veniva gridato dal cielo e ricordato a chiunque volesse, o non volesse, ascoltare. La necessità dell'iperbitcoinizzazione stava crescendo di nuovo.

Quando Robinhood ha annunciato un prodotto DCA (costo medio in dollari), le stesse persone che lo criticavano all'inizio di quest'anno ad osannarlo. Il sindaco di Miami ha dichiarato che avevamo bisogno di un "presidente pro-Bitcoin" negli Stati Uniti, ma sono sicuro che questo non avesse nulla a che fare con le sue ambizioni future.

Arriva il 7 settembre e viene recuperata la soglia dei $50.000.

Successivamente la People's Bank of China avrebbe ribadito il divieto ed avrebbe dichiarato la partecipazione alla rivoluzione finanziaria come "attività illegale".

Ma almeno El Salvador avrebbe iniziato a lavorare sul mining coi vulcani, quindi è stato bello. Abbiamo concluso settembre a $41.000.


Ottobre appartiene ai tori

El Salvador accoglieva 3 milioni di persone con il wallet Chivo. Critiche a parte, questo è un risultato notevole per una nazione in gran parte priva di banche. Con quasi 6,5 milioni di persone, stiamo parlando di quasi la metà della popolazione. Nel 2017 le statistiche dicevano che meno del 30% della cittadinanza totale aveva persino un conto in banca. Ciononostante quasi la metà di loro aveva adesso un wallet Chivo.

Tesla ha guadagnato $1 miliardo sul suo investimento in Bitcoin e Square vi raddoppiava i soldi investiti. Ottobre chiudeva sopra i $60.000 grazie anche a tutte queste notizie rialziste.


Novembre e Taproot

Non ripeterò qui cosa sia Taproot, ma il link allegato risponderà a tutte le vostre domande a riguardo. Però, in poche parole, Taproot consente un maggiore livello di sicurezza, privacy e scalabilità ed è stato attivato a novembre.

Ciò ha comportato una maggiore privacy e sicurezza con una nuova forma di firme digitali e opzioni all'interno dell'elaborazione, nonché scalabilità con strumenti di aggregazione che possono far risparmiare tempo e fatica alla rete.

Gli smart contract sono sempre stati su Bitcoin, ma Tapscript è stata un'aggiunta all'interno di Taproot che consente una maggiore flessibilità all'interno di questi contratti e offre agli sviluppatori maggiori strumenti con cui creare. Era necessario e, a mio parere, è stato l'evento più grande dell'anno per Bitcoin. Novembre sarebbe finito a $57.000.


La pulizia di dicembre

Ricordate del tonfo di cui ho parlato prima nell'articolo? Bene, sta ancora accadendo, ma va bene così.

Il mio tono è stato leggermente sarcastico e beffardo in alcune parti di questo articolo, principalmente perché questo è il mio atteggiamento nei confronti dell'azione del prezzo. Bitcoin è la più grande risorsa del mondo. Lo so. Non ho bisogno di un prezzo o di una capitalizzazione di mercato per confermarmelo e non dovreste aver bisogno di nessuno che ve lo confermi.

Può sembrare oscuro e tetro, e forse è perché sono un fan di Edgar Allan Poe. La maggior parte di queste revisioni di fine anno farà brillare luci su molti degli eventi vissuti, poiché ce ne sono. Ma proprio come l'analisi tecnica, se tutto ciò che facciamo è concentrarci su informazioni rialziste, allora perdiamo il quadro più ampio. Tuttavia siamo qui per porre una semplice domanda: il 2021 è stato un buon anno per Bitcoin?

Sì. Il protocollo ha ricevuto un meritato e assolutamente necessario aggiornamento che fornisce maggiori livelli di privacy e sicurezza, e consente un chiaro percorso verso un'ulteriore scalabilità.

Ma poniamoci una seconda domanda: il 2021 è stato un buon anno per i bitcoiner?

Sì. Perché tutti abbiamo dovuto apprendere dure lezioni sulle narrazioni pericolose e sulla fiducia nelle persone sbagliate.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 29 dicembre 2021

Dovere patriottico un corno!

 

 

di David Stockman

Rough Rider Teddy si starà rigirando nella tomba mentre guarda dall'alto in basso questi incapaci nella stanza di Roosevelt. Ognuno di loro è doppiamente vaccinato e adesso anche triplamente, e hanno emesso ordini per imporre lo stesso a più di 130 milioni di loro connazionali, presumibilmente per impedire a questi ultimi di diventare vettori ambulanti di malattie e assassini dei loro vicini.

Tuttavia se il vaccino è come dicono un tappo per la diffusione, perché si siedono lì coi loro pannolini per il viso? Che bisogno c'è di proteggere Sleepy Joe da Fauci quando il santo dottore è armato fino ai denti di anticorpi?

E perché Sleepy Joe ha una mutanda in faccia quando ha già la protezione del vaccino?

Davvero ce l'ha una protezione? Vale a dire, se non funziona per fermare la diffusione, non c'è motivo al mondo per obbligarlo contro la volontà di milioni di cittadini che temono che i rischi superino i benefici. E se ferma la diffusione – nonostante le prove evidenti del contrario – perché sbandierare tutta la presunta virtù della mascherina in diretta TV?

Insomma, la seguente foto vale più di mille parole. È un'illustrazione di ciò che è andato storto dall'inizio del marzo 2020: il predicato che si adatta a tutti i meccanismi di controllo sociale – lockdown, distanziamento, mascheramento, vaccino – deve essere impiegato preventivamente e duramente dallo stato al fine di fermare la diffusione di un virus che non può essere visto e non può essere fermato.

Infatti la tesi per l'obbligo di vaccinazione – che non impedisce la trasmissione e l'infezione, ma solo un grave decorso della malattia (almeno fino a quando non scopriremo inevitabilmente il contrario) – rende il quadro qui sotto palesemente assurdo. Di cosa hanno paura questi fifoni?

Il fatto è che il vero contagio a piede libero nel mondo – specialmente tra le nazioni occidentali che si definiscono democrazie liberali e modello da emulare dalle nazioni più ottenebrate che abitano i presunti angoli più oscuri del pianeta – è una virulenta esplosione di autoritarismo statalista. Cioè, un virus influenzale è diventato una scusa universale per la cancellazione totale delle libertà civili e dei diritti di proprietà come mai prima d'ora, nemmeno ai tempi delle guerre mondiali.

Prendiamo il caso del Regno Unito. È governato da un partito conservatore che è traditore della causa della libertà e guidato da un aspirante Donald Trump che ha aggredito l'essenza della democrazia liberale in misura così radicale che i suoi predecessori più autoritari (cioè Winston Churchill, tra gli altri) a malapena se lo sognavano e lo stesso Donald non ha potuto reggere il confronto.

BoJo, infatti, sta tirando fuori tutti gli strumenti dell'autoritarismo della salute pubblica in risposta a quello che equivale ad un raffreddore invernale ordinario tra la popolazione britannica.

E quest'ultima affermazione non è discutibile. Non quando si confrontano i dati di picco di gennaio, quando praticamente nessuno è stato vaccinato rispetto all'80% degli inglesi adulti di oggi, con le medie mobili di 7 giorni fino alla scorsa settimana.

• Il tasso di casi la scorsa settimana è stato di 1.138 per milione di abitanti, o il 30% in più rispetto agli 875 per milione registrati ai picchi di gennaio 2021, ma...

• Il tasso di mortalità della scorsa settimana di 1,64 per milione di abitanti è diminuito di un 91% rispetto al tasso di 18,21 al picco di gennaio 2021.

Certo, siamo ripartiti dal via con la propaganda quando la realtà dice tutt'altro. Non solo la variante Omicron è molto più trasmissibile e meno letale rispetto alle varianti precedenti – per le ragioni intrinseche che virologi ed epidemiologi hanno spiegato all'infinito – ma il contagio della propaganda dello stato è ancora più virulento.

Vale a dire, poiché il governo, la BBC, il Guardian ed i loro simili hanno suscitato la paura ancora una volta, anche il tasso di test nel Regno Unito è salito alle stelle ed è ora ben più del doppio rispetto allo scorso gennaio.

• Il tasso di test della scorsa settimana è stato di 18.810 per milione di abitanti, o del 121% superiore al tasso di 8.500 al picco di gennaio 2021.

Purtroppo la macchina della sanità pubblica ha talmente alimentato il quoziente della paura tra la popolazione che il tasso di ottimismo è diminuito drasticamente. Rispetto ad un tasso del 10,8% nel gennaio 2021, il tasso attuale è solo del 6,0%.

Ovviamente ciò che sta accadendo è che sempre più persone asintomatiche e completamente sane vengono sottoposte a test in risposta al megafono della propaganda, tanto che l'ondata di test ha generato l'ondata prevedibile di nuovi "casi" e nuove misure di controllo da parte dei fanatici.

E ricordate gente, il Regno Unito è presumibilmente governato da "conservatori", il che ci porta a ciò che sta arrivando da Sleepy Joe e dai socialisti che in realtà muovono le sue labbra.

Come abbiamo appreso oggi, stanno decidendo di lanciare un nuovo enorme giro di denaro a pioggia, questa volta sotto forma di 500 milioni di kit di tamponi da spedire agli americani proprio come tante schede postali non richieste, il che significa che stiamo tornando al punto di partenza: fino a marzo 2020, quando la pratica medica privata si basava su test e trattamenti su misura per i pazienti uno alla volta, ora avremo l'equivalente di una "taglia unica" per il sistema assistenziale con i tamponi, in particolare, consegnati dall'ufficio postale!

Si dà il caso, tuttavia, che l'America abbia già fatto quasi 800 milioni di tamponi, eppure figura tra le peggiori statistiche di mortalità CON Covid nel mondo occidentale. Quindi siamo completamente incapaci di comprendere come più "tamponi" mediati dallo stato realizzeranno qualcosa di costruttivo.

Poi di nuovo, il grafico qui sotto vi dice tutto ciò che dovete sapere. Nonostante tutto il panico a New York e in altri stati democratici, la popolazione americana non è abbastanza isterica da fomentare i fanatici del virus. A partire dagli ultimi dati di 7 giorni, i tamponi negli Stati Uniti è di 3.380 per milione di abitanti (= 1.000 volte il tasso per 1.000 mostrato nel grafico qui sotto).

Tale cifra, in realtà, è diminuita del 40% rispetto ai 5.670 per milione di abitanti al picco di gennaio 2021 e, ancora di più, è solo il 18% dei 18.810 tra la popolazione semi-isterica del Regno Unito.

A dire il vero, anche al più modesto tasso di tamponi negli Stati Uniti mostrato di seguito, il tasso di positività è sceso dal 13,3% durante il picco dello scorso gennaio: 10,8% attuale. Pertanto, per mantenere viva la truffa, gli Stati Uniti hanno bisogno di molti più tamponi, specialmente negli stati conservatori, per ottenere molti più casi.

Così com'è, il tasso di casi negli Stati Uniti della scorsa settimana di 365 per milione di abitanti è sceso del 52% rispetto al tasso di picco di gennaio di 757 per milione di abitanti, e non può reggere il confronto con i britannici. Questi ultimi attualmente stanno trascinando un tasso di casi di 1.138 per milione di abitanti o 3,1 volte l'attuale tasso degli Stati Uniti.

A pensar male spesso ci si azzecca, quindi saremmo inclini a pensare che i tirapiedi di Sleepy Joe stiano cercando di far cedere al panico gli stati conservatori al fine di mantenere viva la tesi vacillante per i loro obblighi degenerati di vaccinazione.

Perché proprio in questi giorni dal pulpito dei bulli presidenziali scorre l'ennesima scarica di paura, quando si tratta di una variante che finora ha prodotto un solo decesso e un tasso di ospedalizzazione dell'1,7% tra i contagiati (contro il 19% di Delta) in un Sudafrica in gran parte non vaccinato (26%), dove apparentemente ha avuto origine?

Per quanto riguarda l'ondata di casi negli Stati Uniti – di nuovo in gran parte asintomatici o solo lievemente malati – dov'è la prova che giustifica un'altra chiamata alle armi? Come evidenziato dal grafico qui sotto, il tasso di casi a 7 giorni negli Stati Uniti al 20 dicembre era solo di 420 per milione di abitanti. Era ancora ben al di sotto del tasso di 495 per milione di abitanti riportato il 3 settembre e molto, molto al di sotto del tasso di 757 per milione di abitanti riportato al picco dello scorso gennaio.

Per quanto riguarda il Sudafrica, esso in pratica dice agli autoritari americani al governo e agli ipocondriaci per le strade: "Oh, stai zitto e siediti!"

Ecco i dati attuali del Sud Africa e ricordate ancora una volta che i burattinai di Sleepy Joe non hanno idea di che cosa stiano parlando. Tra l'11 novembre ed il 19 dicembre il tasso di casi in Sudafrica è esploso da meno di 5 per milione a 388 per milione, o di 85 volte. Nel frattempo il tasso di mortalità è passato da 0,48 per milione a 0,55 per milione; vale a dire, era un errore di arrotondamento prima e lo è ancora adesso.

Alla fine, ovviamente, non c'è motivo di obbligare niente – dai lockdown al mascheramento e alla vaccinazione – perché il Covid semplicemente non è la peste nera.

Dopo 22 mesi di conteggio di ogni decesso in America con la connessione Covid più remota – compresi i tamponi post mortem dei residui umani in incidenti motociclistici – il tasso di mortalità annuo per la popolazione sotto i 50 anni è di circa 500 per milione di abitanti – la stessa cifra degli incidenti automobilistici e altre lesioni non intenzionali. Vale a dire, per i 211 milioni di americani che non sono nella popolazione anziana ed a rischio più elevato o col sistema immunitario compromesso, il rischio Covid è lo stesso dei rischi inerenti alla vita quotidiana moderna con cui abbiamo imparato da tempo a convivere.

Per la popolazione sotto i 65 anni, il tasso di sopravvivenza per i 110 milioni di americani stimati (40%) in quella coorte che hanno contratto il virus dal primo giorno (cioè febbraio 2020) è del 99,87%; e se si prende la sottopopolazione sana senza significative comorbilità sottostanti, il rischio di morte è praticamente nullo.

Quindi eccoci con un'altra volta con l'isteria pubblica, alimentata dalla Casa Bianca, che promette l'ennesima mobilitazione dell'apparato sanitario pubblico, compreso l'uso della legge sulla produzione per requisire la produzione di centinaia di milioni – anzi, miliardi prima che sia finita – di tamponi che alimenteranno solo l'isteria.

È decisamente spaventoso. E lo è ancora di più il rinnovato attacco di Biden ai 60 milioni di americani impuri – nelle coorti più giovani ed a basso rischio – che hanno esercitato la loro libertà costituzionale e hanno scelto di non siringarsi.

Mi dispiace Joe, ma non sono affari tuoi quello che la gente ha scelto di fare riguardo ad un vaccino che non ferma la trasmissione e l'infezione di quest'ultima mutazione; e certamente non è il "dovere patriottico" degli americani che pensano che i rischi non valgano i benefici.

Nel frattempo l'astuto e vigile Alex Berenson ha notato le implicazioni del recente annuncio di Regeneron ed Eli Lilly secondo cui il loro passaggio alle terapie con anticorpi monoclonali non è probabile che funzioni contro Omicron. Questo perché, come nel caso dei vaccini, il virus intrinsecamente mutante ha già trovato la sua soluzione:

Li chiamiamo vaccini, ma è chiaro dopo un anno di utilizzo che le siringhe ad mRNA non producono una risposta immunitaria robusta a lungo termine delle cellule B o T.

Quello che fanno è aumentare gli anticorpi contro la proteina spike (a livelli innaturalmente alti, livelli che da soli possono causare problemi, ma la propaganda li ignora tranquillamente). E quegli anticorpi sono focalizzati in modo estremamente ristretto, non solo sulla proteina spike ma su una parte particolare di essa.

In altre parole, trasformano fondamentalmente il vostro corpo in una fabbrica per la generazione di anticorpi monoclonali per il virus originario.

MA QUESTI ANTICORPI NON FUNZIONANO PIÙ CONTRO OMICRON. La sua forma è troppo diversa. Non possono attaccarsi correttamente. Ecco perché gli anticorpi Lilly e Regeneron vengono gradualmente eliminati.

In una parola, siamo nel mezzo del più grande esperimento scientifico di tutti i tempi, con più di 11 miliardi di siringhe già somministrate. Ma piuttosto che riconoscere l'equazione rischio/beneficio che sta rapidamente svanendo per gran parte della popolazione, soprattutto i bambini, i poteri costituiti alimentano l'isteria pubblica.

L'unico vero dovere patriottico in queste circostanze è adottare le parole dell'altro Joe del West Virginia e pronunciare un forte "NO!" quando si tratta di obblighi e delle esortazioni di Sleepy Joe.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 28 dicembre 2021

L'inevitabile bancarotta di Evergrande

 

 

di Daniel Fernandez

Il più grande sviluppatore immobiliare in Cina, e uno dei più grandi al mondo, è sull'orlo della bancarotta. I problemi che questo potrebbe creare nel settore finanziario cinese e, a sua volta, in altre parti del mondo, stanno sconvolgendo i mercati dei capitali in tutto il mondo. La notizia non è incoraggiante. Evergrande è già inadempiente su diversi coupon di debiti in dollari e di recente la quotazione delle sue azioni è stata sospesa sulla borsa di Hong Kong.


Cos'è Evergrande?

Evergrande è diventato il più grande sviluppatore immobiliare cinese grazie al suo fatturato. Attualmente è impegnata in circa ottocento sviluppi immobiliari attivi, principalmente in 230 città cinesi secondarie e terziarie. Sebbene sia una gigantesca società che ha esteso il suo modello di business ad altre attività economiche, oltre il 97% del suo reddito deriva dallo sviluppo immobiliare.

Evergrande ha raggiunto la sua massima valutazione alla fine del 2017. All'epoca valeva quasi $51 miliardi, classificandola tra le 350 più grandi aziende del mondo e tra le 40 più grandi aziende in Cina. Da allora il suo valore è diminuito e oggi vale solo $5 miliardi. Alla valutazione odierna, è solo l'azienda numero 2.650 più grande al mondo.

Perché il valore di Evergrande è sceso così tanto? È questo un segno di un inevitabile fallimento? E qual è lo stato delle finanze di Evergrande? Cominciamo con un'analisi del suo reddito e della sua redditività.


Il modello di business: Evergrande sta facendo soldi?

Evergrande era già il più grande sviluppatore immobiliare cinese nel 2011. Da allora le vendite della società sono aumentate vertiginosamente, in particolare sin dal 2016.

Le dichiarazioni dei guadagni di Evergrande mostrano che i profitti sono diminuiti in modo significativo dal 2018. Tuttavia i suoi guadagni rimangono positivi anche nel 2021 (gennaio-giugno). Gli utili sono attualmente vicini a quelli visti nel 2016 e, sebbene il valore delle azioni sia oggi inferiore a quello del 2016, la differenza è piccola.

Il problema con questo approccio è che tutti i dati sugli utili di Evergrande sono contaminati da eventi non ricorrenti (come l'utile contabile realizzato dalla vendita di sussidiarie per aumentare la liquidità). Considerando solo l'attività principale di Evergrande, le vendite immobiliari, ed escludendo gli eventi non ricorrenti, arriviamo ad un quadro molto più fosco riguardo le finanze del colosso immobiliare asiatico.

I profitti di Evergrande sono inferiori a quelli registrati nel 2010, quando il suo fatturato era un decimo di quello di oggi. A peggiorare le cose, la costruzione di nuovi immobili è praticamente paralizzata a causa della mancanza di forniture, dovuta in gran parte alle inadempienze di Evergrande sui pagamenti ai fornitori. I guadagni di Evergrande non sono quindi ciò che la società sostiene; probabilmente ha subito perdite nella seconda metà del 2021.

I margini di Evergrande sono crollati sin dal 2018 e attualmente non sono nemmeno sufficienti per pagare gli interessi sul suo debito.


L'elefante nella stanza: il debito di Evergrande

La maggior parte delle discussioni che toccano Evergrande riguarda i suoi problemi di debito, il che è logico, poiché il mercato sta aspettando il default della società. I problemi dell'azienda con gli asset sono tanto gravi quanto quelli associati al suo debito.

Il rapporto debito/patrimonio di Evergrande ha raggiunto il 41,6% nel 2017. Nel 2021 è sceso al 24%. Potrebbe sembrare che Evergrande abbia ridotto significativamente il suo debito, ma le cose non stanno così: tutto ciò che l'azienda ha fatto è stato scambiare debiti formali con debiti con i suoi fornitori. In altre parole, per far fronte agli impegni di riduzione del debito, Evergrande ha accumulato fatture non pagate ai suoi fornitori.

Una volta introdotto il debito verso i fornitori, diventa chiaro che il rapporto debito/attivi reale dell'azienda è rimasto pressoché costante. Il rapporto ufficiale non è altro che fumo negli occhi.

L'accumulo di debiti verso i fornitori ha causato seri problemi ad Evergrande. La maggior parte dei venditori ha deciso di interrompere il flusso di forniture all'azienda, quindi molti progetti immobiliari sono completamente paralizzati per mancanza di forniture. La capacità di Evergrande di fornire nuovi progetti abitativi (fondamentali per la sopravvivenza dell'azienda) è stata seriamente compromessa, come riconosce la società stessa nel suo ultimo rapporto finanziario trimestrale.

Forse altrettanto (o anche più) importante quanto l'accumulo di debiti è il profilo temporaneo dell'azienda. Evergrande non sapeva come pianificare la sua enorme crescita. Sin dal 2014 metà del debito di Evergrande è stato costantemente rinegoziato e rinnovato, rendendo la società vulnerabile di fronte a qualsiasi evento che avrebbe potuto impedire o ostacolarne il rinnovo ed il 78% del debito di Evergrande deve essere rinnovato ogni anno.

Un cambiamento inaspettato è arrivato all'inizio del 2021, quando il governo cinese ha deciso di far scoppiare la bolla immobiliare del Paese. Ha richiesto agli sviluppatori immobiliari cinesi di rispettare rapporti finanziari relativamente esigenti e ha impedito alle aziende che non lo rispettavano di aumentare il loro debito. Questa decisione è stata l'innesco; l'irresponsabilità finanziaria dei dirigenti di Evergrande era la dinamite.


L'ultimo pezzo del puzzle: le risorse che Evergrande potrebbe vendere

Non c'è dubbio che Evergrande sia un disastro dal lato del debito, ma per quanto riguarda i suoi attivi? Sebbene non sia l'ideale, ogni azienda ha la possibilità di vendere beni per estinguere i debiti. Questo è esattamente ciò che Evergrande ha fatto negli ultimi mesi: ha venduto beni che non erano centrali per la sua attività, come le partecipazioni in banche e altre società. Ma la maggior parte degli attivi dell'azienda sono sviluppi abitativi.

L'azienda ha due problemi qui: il primo è che i prezzi a cui vende (al metro quadrato) stanno crollando; il secondo è che la maggior parte del patrimonio immobiliare di Evergrande è rappresentato da case non costruite. Circa il 90% degli sviluppi immobiliari di Evergrande sono case in costruzione (l'altro 10% è edilizia finita). Secondo Evergrande, le case in fase di sviluppo saranno terminate entro un anno, ma le vendite di alloggi sono molto al di sotto del numero di proprietà nell'inventario della società.

Ci sono due possibili spiegazioni:

  1. Ci vuole molto più di un anno per costruire le case. In questo caso sarà impossibile vendere le case per pagare i debiti della società.
  2. Le case in costruzione sono in realtà case invendute. Dovranno essere vendute a prezzi notevolmente ridotti (il che tenderà a creare un'enorme perdita sul lato dell'attivo e potrebbe portare al fallimento dell'azienda).

In entrambi i casi, Evergrande non potrà utilizzare i propri beni per pagare i debiti ed evitare il fallimento.


Conclusione: l'inevitabile fallimento di Evergrande

Se le passività di Evergrande sono un disastro e lo sono anche i suoi attivi, e questi ultimi sono in una bolla in esplosione, le possibilità di sopravvivenza dell'azienda sono basse.

Forse l'indicatore più chiaro è il rapporto di copertura degli interessi: esso misura la capacità di un'azienda di pagare il proprio debito e viene calcolato dividendo gli utili al netto degli interessi e delle tasse per gli interessi passivi sul debito. Un rapporto superiore ad uno indica che i profitti sono maggiori degli interessi passivi. Un rapporto inferiore ad uno indica che i profitti sono insufficienti per pagare gli interessi sul debito (e l'azienda deve vendere beni o aumentare il debito solo per pagare gli interessi sul debito precedente). Il rapporto di copertura degli interessi di Evergrande è sceso al di sotto di uno nel 2020.

Le possibilità di sopravvivenza di Evergrande senza aiuti pubblici, o senza la massiccia iniezione di denaro da parte di qualche ignaro investitore, sono quindi nulle.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 27 dicembre 2021

BlackRock, il croupier della FED a Wall Street

Contestualizziamo il fenomeno dell'ingegneria finanziaria, perché da esso possiamo ricavarci tutto lo sfacelo causato dal sistema bancario centrale. Ecco un buon punto di partenza: seguire il denaro. Negli Stati Uniti, oggi, il denaro viene creato dal sistema bancario, sostenuto dalla Federal Reserve, la quale è gestita dal governo federale. "Stampare" nuovo denaro fa aumentare i prezzi degli asset, che sono di proprietà principalmente dei ricchi. Più dollari crea la FED, più i ricchi diventano ricchi e pensano di avere fondi illimitati per fare ciò che vogliono. Sostengono attività zombi e acquistano azioni suggerite dalla stampa finanziaria. Le aziende prendono in prestito per fare fusioni/acquisizioni e riacquistare le proprie azioni. Lo stato spende in guerre, "infrastrutture sociali" e controllo del clima. Deficit e debiti aumentano, i ricchi diventano sempre più ricchi e l'élite diventa sempre più corrotta. I prezzi salgono, l'inflazione peggiora sempre di più e le persone si arrabbiano sempre di più. E poi, l'innesco: una bancarotta in stile Lehman. Qualcosa scatta all'improvviso e si scatena l'inferno. Le persone perdono fiducia nei loro leader, nei loro vicini, nei loro soldi, nelle loro leggi, nel loro sistema di governo e nelle loro istituzioni. Di conseguenza non c'è solo un problema finanziario, un crollo del mercato azionario ed una recessione/depressione, bensì una catastrofe sociale e politica su vasta scala. Come la Russia nel 1917, la Germania nel 1921, l'Argentina negli anni '70 e '80, lo Zimbabwe nel 2005 ed il Venezuela oggi.

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di David Stockman

Le banche centrali non hanno semplicemente gonfiato i prezzi degli asset, hanno anche fatto marcire le fondamenta stesse dei mercati finanziari, producendo una gamma infinita di nuovi prodotti che non hanno una reale funzione economica se non quella di facilitare nuove forme di gioco d'azzardo.

I primi tra questi sono gli Exchange Traded Fund (ETF). Se siete propensi a concedere a questi ultimi il beneficio del dubbio, potreste chiedervi perché il mondo fosse così ottenebrato di recente, nel 2003, da permettere l'esistenza solo di $204 miliardi di questi strumenti finanziari – una cifra che è solo il 2,6% dei $7.740 miliardi attuali.

Vale a dire, se gli ETF fossero il prodotto di mercati liberi e facilitassero effettivamente una determinazione onesta dei prezzi nei mercati dei capitali primari e secondari, sarebbero stati inventati ed istituzionalizzati molto tempo fa; e più dell'80% degli insoluti sicuramente non si sarebbe materializzato solo negli ultimi otto anni.

Naturalmente ciò che si è anche materializzato durante l'arco di tempo nel grafico qui sopra è uno tsunami di liquidità promulgato dalle banche centrali. Dal 2003 i loro bilanci combinati sono saliti da meno di $4.000 miliardi a più di $35.000 miliardi, inondando così i mercati di liquidità in eccesso e trasformandoli in fecondi incubatori di bische clandestine.

Dopotutto, se un vero professionista degli investimenti volesse un'esposizione al settore energetico, ad esempio, indagherebbe senza dubbio sui meriti relativi e sui potenziali rischi/benefici di tutti i principali attori, tra cui Exxon Mobil, Chevron Corp., Schlumberger, ConcoPhillips, Pioneer Natural Resources, Marathon, Williams Companies, Phillips 66, Kinder Morgan, Valero Energy, Occidental, Devon Energy, Hess, Halliburton, Baker Hughes, Diamondback Energy, APA Corp, ONEOK Inc., ecc.

Ma l'ultima cosa che farebbe è comprarli tutti, ponderati per capitalizzazione di mercato o qualche altro schema di terze parti. Eppure questo è ciò che si ottiene quando acquistate XLE, che è l'Energy Select SPDR per il settore: include 40 società energetiche che vanno dai giganti sopra menzionati, come Exxon Mobil a raffinerie come Valero, a società di servizi petroliferi come Halliburton, a piccole Aziende E&P come Newfield Exploration. L'equivalente di iShares si chiama IXC ed è ancora più diversificato, con 96 società distribuite in una diversità ancora maggiore tra dimensioni, specializzazioni ed aree geografiche.

Inutile dire che nessun investitore potrebbe credere che una tale accozzaglia possa essere analizzata razionalmente o diligentemente. Dopotutto, il punto centrale dei mercati competitivi è quello di selezionare i vincitori, i perdenti ed anche i ranghi a livello di settore, industria e sotto-industria. Quindi acquistare l'intero settore equivale ad accettare l'auto-cancellazione del rumore finanziario e annullare tutto il duro lavoro di Mr. Market a livello di prestazioni operative.

Ecco perché gli Exchange Traded Fund, in fondo, sono un prodotto dei casinò finanziari, non del libero mercato. Offrono a trader e speculatori la possibilità di "scommettere sul nero" in base a poco più che titoli e slancio. Non sorprende che l'XLE abbia ora completato un viaggio di andata e ritorno verso il nulla negli ultimi 15 anni, mentre la bolla dello scisto è scoppiata, crollata, riesplosa, crollata e ora sta salendo di nuovo, anche se il prezzo di questo ETF è esattamente uguale al suo livello di settembre 2006.

La tesi secondo cui gli ETF sono una manna per gli speculatori che non hanno il tempo o le capacità per fare i compiti a casa non va a genio alla stampa finanziaria. In un mondo di denaro sano ed onesto, metterebbero i loro risparmi in banca per guadagnare un solido tasso d'interesse, o affiderebbero le loro allocazioni sui mercati azionari ad un professionista con le competenze ed il track record per scegliere i titoli vincenti.

Al contrario, l'idea stessa di "democratizzare" il processo di investimento azionario è una truffa nata dal casinò finanziario. È un invito di Wall Street agli ingenui giocatori da casa a gettare i loro soldi dalla finestra, da cui gli asset sottostanti raccolgono un flusso di commissioni dall'alto.

Infatti questo fatto da solo vi dice tutto ciò che dovete sapere: ora ci sono più ETF che nomi di singole società trattate sui mercati azionari!

Tutto questo è niente se si pensa al re degli ETF: BlackRock (BLK). A settembre era di gran lunga il più grande gestore patrimoniale del mondo con $9.600 miliardi di asset in gestione (asset under management). Di conseguenza la sua base patrimoniale è maggiore del PIL di tutti i Paesi del mondo ad eccezione degli Stati Uniti e della Cina.

In questo caso particolare c'è un po' di storia personale, essendo stato un partner fondatore del Blackstone Group quando BlackRock venne costituita nel 1988 come sussidiaria. L'anno successivo attraversammo il Paese cercando di raccogliere il primo fondo comune basato su una classe relativamente nuova di titoli a reddito fisso chiamati obbligazioni garantite da ipoteca.

Quel fondo originale era solo di circa $100 milioni, quindi gli asset in gestione di BlackRock sono cresciuti di 96.000 volte sin da allora!

Inutile dire che il suo fondatore e attuale CEO, Larry Fink, è uno dei grandi bucanieri finanziari dei tempi moderni. Oltre a focalizzarsi in quello che poi sarebbe diventato il mercato multimiliardario dei titoli garantiti da ipoteca, ha anche effettuato diverse importanti acquisizioni lungo la strada, tra cui due accordi trasformativi nel periodo della grande crisi finanziaria.

Innanzitutto la fusione con l'attività di gestione patrimoniale di Merrill Lynch nel 2006, la quale ha notevolmente ampliato le sue operazioni di gestione di azioni ed obbligazioni istituzionali fagocitando circa $1.000 miliardi in asset in gestione; e poi l'acquisto nel 2009 dell'attività di gestione patrimoniale di Barclay's, inclusa la sua unità iShares, il principale fornitore di ETF ed in crescita esplosiva.

Quest'ultima cosa in particolare ha fatto decollare gli asset in gestione di BlackRock come un razzo, passando da $1.000 miliardi nel 2008 ai summenzionati $9.600 miliardi di oggi. Infatti le barre rosa nel grafico qui sotto sono una meraviglia da vedere: indicano che le basi di BlackRock sono uguali agli asset in gestione dell'intera industria del private equity e del capitale di rischio (barre blu) messi insieme!

Eppure il genio imprenditoriale o le fusioni su larga scala da soli non bastano a spiegare la fenomenale crescita di BlackRock. Più di ogni altra cosa esso è il simbolo della massiccia inflazione degli asset finanziari negli ultimi due decenni, ed in particolare della crescita esplosiva degli ETF e di altri fondi passivi in ​​cui è l'attore dominante.

Mentre le banche centrali hanno versato oltre $30.000 miliardi di credito fiat e liquidità nei mercati finanziari dopo la metà degli anni '90, asset come BLK hanno avuto una giornata campale raccogliendo sia il reddito fisso che gli investimenti azionari. Infatti la marcia verso l'alto delle barre rosa nel grafico, qui sotto, le quali rappresentano gli asset in gestione di BlackRock, è praticamente senza precedenti nella storia degli affari economico/finanziari.

Robin Wigglesworth su Twitter: la prossima settimana BlackRock riferirà probabilmente che il suo patrimonio in gestione è salito a $10.000 miliardi. È uguale all'intero hedge fund, capitale di rischio e private equity.

Inutile dire che la marcia verso l'alto delle barre rosa sopra ha fatto miracoli per i dati finanziari di BlackRock, così come per il patrimonio netto di Larry Fink. Pertanto, nel periodo annuale terminato nel dicembre 1999, l'utile netto di BLK faceva registrare un modesto livello di $59,4 milioni, che ad un multiplo PE di 18,5 volte dava origine ad una capitalizzazione di mercato di $1,1 miliardi. In passato, questo non era considerato male per una startup del 1988.

Se avanziamo rapidamente fino al periodo annuale di settembre 2021, i numeri hanno assunto una circonferenza considerevole. L'utile netto annuale di BlackRock ha fatto registrare $5,8 miliardi, o 98 volte la cifra del 1999, mentre il multiplo PE dell'azienda si è ampliato di 24 volte – aumentando così la sua capitalizzazione di mercato a $141 miliardi, o 128 volte la cifra del 1999.

Ecco il punto: BlackRock è di dimensioni enormi, ma estremamente ridotta in termini di valore aggiunto. In media fa la cresta su circa 30 punti base di commissioni di gestione sul suo massiccio patrimonio in gestione – la cui stragrande quota è composta da ETF e altri fondi passivi e quasi indicizzati. Questi margini sottili sono più che compensati in volume, ma sono comunque sottili perché BlackRock funziona essenzialmente come un croupier nel casinò di Wall Street. Distribuisce le carte e le fiches, raccogliendo una piccola fetta delle scommesse.

Inutile dire, ovviamente, che mercati finanziari e monetari onesti non impiegherebbero mai un croupier da $9.600 miliardi. Non ci sarebbe alcuna richiesta per i suoi servizi.

Allo stesso modo, anche l'attuale croupier di Wall Street non avrebbe nulla di simile ad una capitalizzazione di mercato da $140 miliardi. Le pecore finanziarie che lo alimentano riscuoterebbero invece interessi presso la loro banca, o modesti ritorni sui loro gestori di fondi azionari.

A dire il vero, non ce l'ho con persone come Larry Fink che sono diventate miliardarie in un mondo di soldi allegri. I banchieri centrali che hanno reso possibile questa follia sono quelli che dovrebbero sopportare l'eterno rimprovero.

Ma come nel caso dei miliardari di sinistra della Silicon Valley, mi oppongo con forza agli abusi politici che questi miliardi illeciti hanno reso possibile.

In questo caso, BlackRock è stata una cheerleader attiva per la linea di politica completamente sbagliata "ambiente-sociale-governance"; ed è stato in prima linea nei tentativi della Casa Bianca di Biden di spingere le grandi imprese a mettere in atto misure di controllo del clima e ad adottare altre assurdità di sinistra, come la diversità dei consigli di amministrazione come parte dei loro modelli di business.

Tornato alla campagna elettorale, Joe Biden non ha nascosto il suo sostegno ad un maggiore intervento dello stato nell'economia, l'unica cosa che ha imparato durante i suoi 49 anni di servizio pubblico. Quindi ora la Securities and Exchange Commission non è più intenta solo a proteggere i piccoli investitori dalle frodi finanziarie: la SEC ora vuole attaccare la bufala del cambiamento climatico imponendo standard "ambientali-sociali-governance" a tutte le società pubbliche e forzando la divulgazione della loro impronta di carbonio.

Come ha di recente scritto l'infaticabile Charlie Gasparino sul New York Post:

Ciò che è diverso qui è il ruolo che le persone associate a BlackRock di Larry Fink hanno assunto nel formulare la politica "ambiente-sociale-governance" a livello nazionale e quanto l'azienda ne trarrà profitto.

La sua azienda gestisce denaro per privati, aziende e governi in tutto il mondo, gestendo anche l'enorme portafoglio di debiti della FED sin dalla crisi finanziaria del 2008.

Fink è un miliardario ed il suo successo gli ha permesso di diventare un attore chiave nel Partito Democratico. E non è stato timido nello schierare l'influenza di BlackRock per far avanzare le cause democratiche in modi che sembrano sostenere i suoi profitti.

L'anno scorso ha scritto una lettera aperta in cui minacciava di spingere per la rimozione dei membri del consiglio di amministrazione delle società in cui BlackRock investe se si fossero rifiutati di seguire la linea progressista sul cambiamento climatico.

Più di recente ha promesso di rendere i fattori "ambientali-sociali-governance" un elemento centrale del modello d'investimento di BlackRock. Come riportato da Eleanor Terrett di Fox Business, BlackRock offre ora più di 150 fondi comuni d'investimento e fondi trattati in borsa (bacibi d'investimento che vengono trattati come azioni) che aderiscono agli standard "ambiente-sociale-governance" più di qualsiasi altra azienda a Wall Street.

A quanto pare l'amministrazione Biden è piena di ex-persone BlackRock che stanno agendo allo stesso modo a livello di regolamentazione nazionale.

Prendete Brian Deese, l'attuale capo del Consiglio economico nazionale: era il capo degli investimenti sostenibili di Fink. Oppure prendete il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo: era l'ex-capo dello staff di Fink ed è uno dei migliori consiglieri del segretario al Tesoro Janet Yellen, attrice chiave nella spinta "ambiente-sociale-governance" a livello nazionale.

Ed eccoci qui: la FED ha distrutto le fondamenta della prosperità del libero mercato trasformando i mercati monetari e dei capitali in bische clandestine. Questi ultimi, a loro volta, hanno conferito migliaia di miliardi in guadagni illeciti alla piccola quota di famiglie che possiedono la maggior parte degli asset finanziari, e soprattutto agli addetti ai lavori e ai fondatori del settore che si trovavano nel posto giusto al momento giusto.

Ora il croupier di Wall Street, che ha portato le bolle seriali della FED a livelli inimmaginabili, vuole finire il lavoro spolpando ciò che resta della prosperità di Main Street con i disastrosi rimedi dei "talebani del clima" e altre sciocchezze in circolazione nella Città Imperiale.

Vale a dire, il marciume economico non si ferma solo al denaro fiat ma si espande a tutto il sistema bancario centrale. Quest'ultimo sta ora alimentando una classe di miliardari che hanno la presunzione di poter controllare capillarmente tutto abbracciando il progressismo di sinistra proprio nel momento in cui il futuro della libertà economica e della prosperità capitalista è in bilico.

Quindi, sì, disprezzate pure i miliardari per il loro gioco d'azzardo sui mercati e la mentalità di sinistra, ma la dannazione eterna deve andare ai banchieri centrali che in primo luogo hanno favorito la follia finanziaria e politica di oggi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/