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venerdì 26 novembre 2021

Bitcoin ed il redde rationem fiscale degli Stati Uniti

 

 

di Avik Roy

Le criptovalute come Bitcoin hanno pochi fan a Washington. In un'audizione di luglio al Congresso, la senatrice Elizabeth Warren ha avvertito che Bitcoin "mette il sistema [finanziario] alla mercé dei capricci di un gruppo oscuro di super-codificatori". Anche il segretario al Tesoro USA, Janet Yellen, ha affermato che le "criptovalute sono state utilizzate per riciclare i profitti dei trafficanti di droga; sono state uno strumento per finanziare il terrorismo".

Finora i sostenitori di Bitcoin rimangono imperterriti (il termine "Bitcoin" con la "B" maiuscola è usato per far riferimento al sistema di crittografia e tecnologia che produce la valuta "bitcoin", con la "b" minuscola, e verifica le transazioni). Un sondaggio su 3.000 adulti nell'autunno del 2020 ha rilevato che solo il 4% degli adulti di età superiore ai 55 anni possiede criptovalute, poco più di un terzo di quelli di età compresa tra 35 e 44 anni, così come due quinti di quelli di età compresa tra 25 e 34 anni. A metà del 2021 Coinbase — il più grande exchange di criptovalute negli Stati Uniti — aveva 68 milioni di utenti verificati.

Per i giovani americani, il denaro digitale è intuitivo quanto i media digitali e le amicizie digitali. Ma i millennial non sono le uniche persone interessate a Bitcoin: un numero crescente di investitori sta coltivando interesse per questo mondo. I sondaggi indicano che fino al 21% degli hedge fund statunitensi ora possiede bitcoin in qualche forma. Nel 2020, dopo aver considerato varie classi di asset come azioni, obbligazioni, oro e valute estere, il celebre gestore di hedge fund, Paul Tudor Jones, ha chiesto: "Quale sarà il vincitore tra dieci anni?" La sua risposta: "La mia scommessa è che sarà Bitcoin".

Cosa sta alimentando questo crescente interesse per una forma di valuta inventata nel 2008? La risposta arriva dall'ex-presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, il quale ha osservato che "il governo degli Stati Uniti ha una tecnologia, chiamata stampante monetaria [...] che gli consente di produrre tutti i dollari che desidera senza alcun costo. Aumentando il numero di dollari in circolazione [...] il governo degli Stati Uniti può anche ridurre il valore di un dollaro in termini di beni e servizi, che equivale a [...] inflazione". In altre parole, gli stati con le valute fiat — compresi gli Stati Uniti — hanno il potere di espanderne la quantità: se scelgono di farlo, rischiano di gonfiare i prezzi di beni di prima necessità come cibo, gas e alloggio.

Negli ultimi mesi i consumatori hanno sperimentato un'inflazione dei prezzi più elevata di quella che hanno visto negli ultimi decenni. Una delle ragioni principali degli aumenti è che i banchieri centrali di tutto il mondo — compresi quelli della Federal Reserve — hanno cercato di compensare i lockdown con l'inflazione monetaria. Di conseguenza quasi $4.000 miliardi di dollari, euro e yen hanno trovato la loro strada dalle banche centrali nelle casse delle istituzioni finanziarie globali.

Jerome Powell, l'attuale presidente della Federal Reserve, insiste sul fatto che le tendenze dell'inflazione nel 2021 sono "transitorie". Potrebbe avere ragione nel breve termine, ma per il futuro prossimo l'inflazione sarà una sfida profonda e inevitabile per l'America a causa di un unico fattore: il debito federale in rapida espansione, sempre più finanziato dalla stampa di denaro da parte della FED.

Col tempo i politici dovranno affrontare una scelta salomonica: proteggere gli americani dall'inflazione, o proteggere la capacità dello stato di affondare nella spesa in deficit. Diventerà impossibile fare entrambe le cose. Col tempo questo problema aumenterà l'importanza di Bitcoin.


L'ESPERIMENTO DEL DENARO FIAT

Sta diventando chiaro che Bitcoin non è solo una moda passeggera, ma un'innovazione significativa con implicazioni potenzialmente significative per il futuro degli investimenti e della finanza globale. Per comprendere queste implicazioni, dobbiamo prima esaminare la storia recente dello strumento principale che Bitcoin è stato inventato per sostituire: il dollaro americano.

Verso la fine della seconda guerra mondiale, in un accordo stipulato da 44 Paesi a Bretton Woods, nel New Hampshire, il valore del dollaro USA fu formalmente fissato a 1/35 del prezzo di un'oncia d'oro. Le valute di altri Paesi, come la sterlina britannica e il franco francese, erano a loro volta ancorate al dollaro, rendendolo la valuta di riserva mondiale.

Con il sistema di Bretton Woods gli stati esteri potevano recuperare i lingotti d'oro che avevano inviato negli Stati Uniti durante la guerra scambiandoli con dollari al relativo tasso di cambio fisso. Ma consentire a tutti i principali Paesi di scambiare dollari con oro detenuto dagli americani funzionò solo finché il governo degli Stati Uniti rimase responsabile dal punto di vista fiscale e monetario. Alla fine degli anni '60 non era né l'uno né l'altro. Qualcuno doveva pagare i costi elevati delle politiche "guns and butter" di Lyndon Johnson — la Guerra del Vietnam e la Great Society, rispettivamente — quindi la Federal Reserve iniziò a stampare valuta per adempiere a tali oneri. Anche il successore di Johnson, Richard Nixon, fece pressioni sulla FED affinché inondasse l'economia di denaro sotto forma di stimolo economico. Dal 1961 al 1971 la FED aveva quasi raddoppiato l'offerta di dollari in circolazione. "Nei primi sei mesi del 1971", disse il compianto premio Nobel Robert Mundell, "l'espansione monetaria fu più rapida rispetto a qualsiasi altro periodo precedente". Quell'anno le banche centrali e gli stati esteri detenevano crediti per un valore di $64 miliardi sui $10 miliardi di oro ancora detenuti dagli Stati Uniti.

Non passò molto tempo prima che il mondo si accorgesse della carenza. In un classico scenario di corsa agli sportelli, gli stati europei vollero riscattare i dollari con l'oro detenuto dagli americani prima che la FED lo finisse. Nel luglio 1971 la Svizzera ritirò $50 milioni in lingotti dai caveau statunitensi. Ad agosto, la Francia inviò un cacciatorpediniere per scortare $191 milioni del suo oro dalla Federal Reserve di New York. La Gran Bretagna presentò una richiesta di $3 miliardi poco dopo.

Alla fine, quello stesso mese, Nixon riunì segretamente un piccolo gruppo di fidati consiglieri a Camp David per escogitare un piano ed evitare l'imminente distruzione dei depositi d'oro statunitensi, oltre al successivo crollo dell'economia internazionale. Lì venne stabilito un corso d'azione radicale: la sera del 15 agosto, in un discorso televisivo alla nazione, Nixon annunciò la sua intenzione di ordinare un blocco di 90 giorni su tutti i prezzi e salari in tutto il Paese, un dazio del 10% su tutte le merci importate e una sospensione temporanea — alla fine, permanente — del diritto degli stati esteri di scambiare i loro dollari con oro americano.

Sapendo che la sua abrogazione unilaterale degli accordi che coinvolgevano dozzine di Paesi sarebbe stata uno shock per i leader mondiali ed il popolo americano, Nixon lavorò per rassicurare che il cambiamento non avrebbe turbato i mercati globali. Promise che "l'effetto di questa azione [...] sarà quello di stabilizzare il dollaro" e che "il dollaro varrà tanto domani quanto oggi". Il giorno dopo il mercato azionario salì — con sollievo di tutti. I redattori del New York Times "applaudirono senza esitazione [ndr] l'audacia" della mossa di Nixon. La crescita economica rimase forte per mesi dopo il cambiamento e l'anno successivo Nixon venne rieletto in modo schiacciante, vincendo 49 stati nel collegio elettorale e il 61% del voto popolare.

Tuttavia il successo a breve termine di Nixon fu un miraggio. Dopo l'elezione, il presidente revocò i controlli sui salari e sui prezzi e l'inflazione tornò a mordere. Nel dicembre 1980 il dollaro aveva perso più della metà del potere d'acquisto che aveva nel giugno 1971 sulla base dei prezzi al consumo. In relazione all'oro, il prezzo del dollaro crollò — da 1/35 a 1/627 di oncia troy. Sebbene Jimmy Carter sia spesso accusato della Grande Inflazione della fine degli anni '70, "la verità", come ha sostenuto l'ex-direttore del Consiglio economico nazionale, Larry Kudlow, "è che il presidente che scatenò l'inflazione a due cifre fu Richard Nixon".

Nel 1981 il presidente della Federal Reserve, Paul Volcker, rialzò il tasso d'interesse di riferimento al 19%. Ne seguì una profonda recessione, ma l'inflazione cessò e gli Stati Uniti iniziarono un periodo pluridecennale di crescita robusta, bassa disoccupazione e bassa inflazione dei prezzi al consumo. Di conseguenza pochi hanno nostalgia dei tempi di Bretton Woods o dell'era del gold standard; l'opinione dell'establishment economico di oggi è che il sistema attuale funziona bene, che il gold standard è intrinsecamente instabile e che i sostenitori di un ritorno dell'oro è gente a dir poco eccentrica.

Tuttavia è importante ricordare che l'era post-Bretton Woods — in cui l'offerta del denaro fiat può essere ampliata o contratta a piacimento — ha solo 50 anni. A quelli di noi nati dopo il 1971 potrebbe sembrare che non ci sia nulla di anormale nel modo in cui funziona il denaro oggi. Se visti attraverso la lente della storia umana, i tassi di cambio fluttuanti rimangono un esperimento economico senza precedenti — con un difetto critico.

Un attributo intrinseco del sistema post-Bretton Woods è che consente la spesa in deficit. Con un gold standard i Paesi non sono in grado di gestire ampi deficit di bilancio senza drenare le loro riserve auree. La crisi di Nixon del 1971 è tutt'altro che l'unico esempio; la spesa in disavanzo durante e dopo la prima guerra mondiale, ad esempio, causò disagi economici in numerosi Paesi europei — soprattutto in Germania — perché gli stati avevano bisogno di usare le loro riserve auree per finanziare i relativi debiti di guerra.

Oggi, invece, è relativamente facile per gli Stati Uniti avere deficit cronici. Il debito federale odierno a quasi $29.000 miliardi (da $2.400 miliardi nel 1984 a $10.000 miliardi nel 2008) è finanziato in parte da bond del Tesoro USA, banconote e obbligazioni degli Stati Uniti, sui quali i prestatori riscuotono una forma di interesse. I rendimenti dei bond del Tesoro USA sono denominati in dollari, ma poiché i dollari non sono più convertibili in oro, questi titoli sono coperti esclusivamente dalla "piena fiducia e credito negli Stati Uniti".

I tassi d'interesse sui titoli del Tesoro statunitensi sono rimasti bassi, il che secondo molti significa che il merito di credito degli Stati Uniti rimane sano. Proprio come i consumatori meritevoli di credito godono di tassi d'interesse più bassi sui loro mutui e crediti, i Paesi meritevoli di credito godono in genere di tassi più bassi sulle obbligazioni che emettono. Di conseguenza l'era post-Grande Recessione di bassa inflazione e tassi d'interesse vicini allo zero ha portato molti a sostenere che le vecchie regole non si applicano più e che le preoccupazioni sui deficit sono obsolete. I sostenitori di questo punto di vista puntano il dito ai massicci pacchetti di incentivi approvati sotto i presidenti Donald Trump e Joe Biden, che, in totale, hanno aumentato il deficit e il debito federali di $4.600 miliardi senza influire sulla capacità del governo di contrarre ulteriori prestiti.

La versione estrema della nuova narrativa "i deficit non contano" proviene dai sostenitori di quella che è stata chiamata Modern Monetary Theory (MMT), i quali affermano che poiché gli Stati Uniti controllano la propria valuta, il governo federale ha un potere infinito aumentare i disavanzi e il debito senza conseguenze. Sebbene la maggior parte degli economisti tradizionali liquidi la MMT come impraticabile e persino pericolosa, i politici sembrano legiferare tenendo a mente le sue ipotesi. Una nuova generazione di consiglieri economici democratici ha spinto il presidente Biden a proporre ulteriori $3.500 miliardi di spesa, oltre ai $4.600 miliardi spesi per gli aiuti contro il Covid-19 e al disegno di legge bipartisan per le infrastrutture da $1.000 miliardi. Questi democratici, insieme ad una nuova generazione di repubblicani populisti, liquidano le preoccupazioni degli economisti più anziani che temono che l'esplosione di deficit rischi un ritorno all'economia degli anni '70, completa di alta inflazione, alti tassi d'interesse e alta disoccupazione.

Ma ci sono diverse ragioni per credere che la dissolutezza fiscale americana non possa andare avanti per sempre. La ragione più importante è il giudizio unanime della storia: in ogni Paese e in ogni epoca, deficit incontrollati e debito alle stelle sono finiti con stagnazione o rovina economica.

Un altro motivo ha a che fare con l'insolita confluenza di eventi che negli ultimi decenni ha permesso agli Stati Uniti di finanziare i propri debiti a tassi d'interesse bassi, una confluenza a cui Bitcoin potrebbe porvi fine.


FIDUCIA IN DISCESA NEL CREDITO DEGLI STATI UNITI

Per i membri della comunità finanziaria, i bond del Tesoro statunitensi sono considerati asset "privi di rischio". Vale a dire, mentre molti investimenti comportano rischi — una società può fallire, ad esempio, azzerando così il valore delle sue azioni — i bond del Tesoro USA sono supportati dalla piena fiducia e credito negli Stati Uniti. Poiché la gente crede che gli Stati Uniti adempiranno ai propri obblighi, prestare denaro al governo federale — l'acquisto di bond del Tesoro USA che pagano al detentore un tasso d'interesse — è considerato un investimento privo di rischi.

La definizione dei titoli del Tesoro come "privi di rischio" non è solo per reputazione, ma anche per regolamentazione. Dal 1988 il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria con sede in Svizzera ha sponsorizzato una serie di accordi tra banchieri centrali di Paesi finanziariamente significativi: questi accordi sono stati progettati per creare standard globali in modo tale da avere una proporzione sufficiente di asset a basso rischio e privi di rischio. L'obiettivo di questi standard era garantire che le banche non fallissero quando i mercati sarebbero scesi, come nel 2008.

L'attuale versione degli accordi di Basilea, nota come "Basilea III", assegna un rischio zero ai titoli del Tesoro statunitensi. Secondo la formula di Basilea III, quindi, ogni grande banca del mondo viene ricompensata se detiene queste obbligazioni invece di altri asset. Ciò gonfia artificialmente la domanda di obbligazioni e consente agli Stati Uniti di prendere in prestito a tassi inferiori rispetto ad altri Paesi.

Gli Stati Uniti beneficiano anche del peso della loro economia, così come della dimensione del loro debito. Poiché l'America è il Paese più indebitato del mondo in termini assoluti, il mercato dei titoli del Tesoro USA è il mercato più grande e più liquido del mondo. I mercati liquidi sono molto importanti per i principali investitori: un grande istituto finanziario o stato con centinaia di miliardi (o più) di una determinata valuta nel proprio bilancio si preoccupa di essere in grado di acquistare e vendere asset riducendo al minimo l'impatto di tali azioni sul prezzo di negoziazione. Non ci sono asset alternativi a basso rischio che si possano negoziare sulla scala dei bond del Tesoro USA.

Lo status di tali obbligazioni come asset privi di rischio — e, a sua volta, la capacità dell'America di prendere in prestito il denaro necessario per finanziare le sue spese crescenti — dipende dalla fiducia degli investitori nella solvibilità americana. Sfortunatamente l'interferenza della Federal Reserve nei mercati dei titoli del Tesoro ha oscurato la capacità di determinare se le istituzioni finanziarie vedono con fiducia la situazione fiscale degli Stati Uniti.

Negli anni '90 i consiglieri di Bill Clinton diedero la priorità alla riduzione del deficit, in gran parte per la preoccupazione che i "bond vigilantes" — investitori che protestano contro la politica fiscale o monetaria espansiva di uno stato vendendo i relativi titoli obbligazionari, cosa che fa salire i tassi d'interesse" — avrebbero potuto danneggiare l'economia. Il loro successo nell'eliminare il deficit primario portò i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni dall'8% al 4%.

Nel periodo di massimo splendore di Clinton, la Federal Reserve era limitata nella sua capacità di influenzare il tasso d'interesse del decennale USA. I suoi interventi monetari miravano principalmente al tasso dei fondi federali — il tasso d'interesse caricato dalle banche sulle transazioni overnight. Ma nel 2002 Ben Bernanke disse che la FED "deve porre limiti espliciti ai rendimenti sul debito del Tesoro a più lunga scadenza". Ciò equivaleva ad un programma di controlli sui prezzi dei tassi d'interesse.

Dalla crisi finanziaria del 2008 la Federal Reserve è riuscita a spazzare via i bond vigilantes usando una politica chiamata "quantitative easing", in base alla quale manipola il prezzo dei bond del Tesoro USA comprandoli e vendendoli sul mercato aperto. Di conseguenza i rendimenti dei titoli del Tesoro USA non sono più determinati dal mercato libero, ma dalla FED.

L'effetto combinato di queste forze — l'impulso normativo per le banche a possedere bond del Tesoro, il vantaggio di liquidità che hanno agli occhi delle grandi istituzioni finanziarie e la manipolazione da parte della Federal Reserve dei loro prezzi — significa che i tassi d'interesse sui titoli del Tesoro USA non indicano più il merito creditizio (o una sua mancanza di esso) degli Stati Uniti. Nel frattempo salgono le indicazioni che gli investitori stanno diventando sempre più preoccupati per il quadro fiscale e monetario degli Stati Uniti — e stanno a loro volta assegnando più rischio ai bond del Tesoro USA presumibilmente "privi di rischio".

Uno di questi indicatori è il calo della quota di bond del Tesoro USA di proprietà di investitori esteri. Tra il 2010 e il 2020 la quota di titoli del Tesoro USA di proprietà di soggetti esteri è scesa dal 47% al 32%, mentre la quota di proprietà della FED è più che raddoppiata, passando dal 9% al 22%. In parole povere, gli investitori stranieri hanno ridotto i loro acquisti di debito pubblico degli Stati Uniti, costringendo così la FED ad aumentare i propri acquisti per compensare la differenza e sostenere i prezzi.

Fino a quando il Congresso non ridurrà la traiettoria del debito federale, la politica monetaria degli Stati Uniti resterà in un circolo vizioso dal quale non c'è una via di fuga. L'aumento del debito impone al Dipartimento del Tesoro USA di emettere una quantità sempre maggiore di obbligazioni, ma la domanda di mercato per questi titoli non può tenere il passo con la loro crescente offerta. Nel tentativo di evitare un picco dei tassi d'interesse, la FED dovrà stampare nuovi dollari per assorbire l'eccesso di offerta di bond del Tesoro USA. L'inflazione monetaria risultante causerà aumenti dei prezzi al consumo.

Coloro che lodano la drammatica espansione dell'offerta di denaro da parte della FED sostengono che non abbia influito sull'inflazione dei prezzi al consumo. A prima vista sembrano avere ragione. Nel gennaio del 2008 M2 era a circa $7.500 miliardi; a gennaio 2020 era più che raddoppiato, a $15.400 miliardi. A luglio 2021 M2 era $20.500 miliardi  — quasi il triplo di quello che era solo 13 anni fa. Nello stesso periodo il PIL degli Stati Uniti è aumentato solo del 50%. Ciononostante, dal 2000, il tasso medio di crescita dell'indice dei prezzi al consumo (IPC) per tutti i consumatori urbani — un benchmark di inflazione ampiamente utilizzato — è rimasto basso, intorno al 2,25%.

Come è stato possibile?

La risposta sta nel rapporto tra inflazione monetaria ed inflazione dei prezzi, il quale si è differenziato nel tempo. Nel 2008 la Federal Reserve ha iniziato a pagare interessi alle banche che parcheggiavano i loro soldi presso di essa, riducendo l'incentivo delle banche a prestare quei soldi nell'economia in generale, cosa che avrebbe alimentato l'inflazione dei prezzi. Ma la ragione principale della divergenza è che le misure convenzionali come l'IPC non catturano con precisione il modo in cui l'inflazione monetaria sta influenzando i prezzi interni.

In un Paese vasto e diversificato come gli Stati Uniti, persone e settori diversi sperimentano l'inflazione dei prezzi in modi diversi. Il fatto che essa si verifichi prima in alcuni settori dell'economia rispetto ad altri è stato descritto per la prima volta dall'economista franco-irlandese Richard Cantillon nel XVIII secolo. Nel suo "Saggio sulla natura del commercio" del 1730, Cantillon osservò che quando gli stati aumentano l'offerta di denaro, coloro che per primi ricevono il denaro ne ottengono il massimo beneficio — a spese di coloro a cui va per ultimi. Nel XX secolo Friedrich Hayek si basò sul pensiero di Cantillon quando disse che "il vero danno [dell'inflazione monetaria] è dovuto all'effetto differenziale sui prezzi, i quali cambiano successivamente in un ordine molto irregolare e in misura molto diversa, cosicché l'intera struttura dei prezzi viene distorta e svia la produzione in direzioni sbagliate".

Nel contesto odierno i beneficiari diretti del denaro appena stampato sono coloro che ne hanno meno bisogno: i nuovi dollari finiscono nelle banche commerciali, che a loro volta li prestano alle entità più meritevoli di credito come fondi d'investimento, grandi aziende ed individui facoltosi. Di conseguenza l'impatto più profondo sui prezzi dell'inflazione monetaria negli Stati Uniti è stato su quei tipi di asset che le istituzioni finanziarie e le persone benestanti acquistano: azioni, obbligazioni, immobili, capitale di rischio e simili.

Questo è il motivo per cui il rapporto prezzo/utili delle società nell'indice S&P 500 è ai massimi storici, perché le start-up rischiose con idee a lungo termine stanno attirando $100 milioni in venture capital e perché il prezzo medio di vendita delle case è salito del 24% in un singolo anno — il più grande aumento di un anno del XXI secolo. Nel frattempo i lavoratori a basso e medio reddito devono far fronte all'aumento dei prezzi senza un conseguente aumento dei loro salari. Se l'inflazione degli asset persisterà mentre i costi di immobili ed assistenza sanitaria continueranno a crescere oltre la portata della gente comune, la legittimità della nostra economia di mercato sarà messa  ad ura prova.


IL RITORNO DEL DENARO SANO ED ONESTO

Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo del creatore di Bitcoin, era fortemente preoccupato per la crescente abbondanza di dollari e altre valute fiat già nei primi anni 2000. Nel 2009 scrisse: "Il problema alla radice con la valuta convenzionale è tutta la fiducia necessaria per farla funzionare. Bisogna avere fiducia che il sistema bancario centrale non svaluti la valuta, ma la storia del denaro fiat è piena di violazioni di tale fiducia". Bitcoin è stato creato in previsione dell'incombente crisi fiscale e monetaria negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

Per capire come funziona Bitcoin è utile esaminare la filosofia monetaria della Scuola Austriaca, le cui figure di spicco — soprattutto Hayek e Ludwig von Mises — hanno influenzato notevolmente Nakamoto ed i primi sviluppatori di Bitcoin.

Gli economisti della Scuola Austriaca erano strenui sostenitori di quello che Mises chiamava "il principio del denaro sano ed onesto" — cioè, di mantenere l'offerta di denaro il più costante e prevedibile possibile. In The Theory of Money and Credit, pubblicato per la prima volta nel 1912, Mises sosteneva che il denaro sano ed onesto serve come "uno strumento per la protezione delle libertà civili contro le incursioni dispotiche da parte degli stati" e appartiene "alla stessa classe in cui ci sono le costituzioni e le leggi sui diritti individuali". Proprio come le carte dei diritti erano una "reazione contro il governo arbitrario e l'inosservanza delle antiche usanze da parte dei re", scrisse, "il postulato del denaro sano ed onesto fu inizialmente proposto come risposta alla pratica principesca di svalutare la moneta".

Mises credeva che l'inflazione fosse una violazione dei diritti di proprietà di qualcuno tanto quanto portargli via arbitrariamente la terra. Del resto, in entrambi i casi, lo stato acquista valore economico a spese del cittadino. Dal momento che l'inflazione monetaria crea un picco di stimoli a breve termine, i politici interessati alla rielezione avranno sempre un incentivo ad espandere l'offerta di denaro. Ma farlo va a scapito del declino a lungo termine del potere d'acquisto dei consumatori.

Per Mises, il modo migliore per affrontare una tale minaccia è evitare del tutto le valute fiat. E secondo lui, la migliore alternativa era l'oro. "L'eccellenza del gold standard", ha scritto Mises, è "che rende la determinazione del potere d'acquisto dell'unità monetaria indipendente dalle politiche degli stati e dei partiti politici". In altre parole, la virtù principale dell'oro è che la sua offerta aumenta lentamente e costantemente e non può essere manipolata dai politici.

Può sembrare che l'oro sia una scelta arbitraria come base per una valuta, ma possiede un insieme di qualità che lo rendono ideale per conservare e scambiare valore. In primo luogo, è verificabile e difficilmente falsificabile: l'oro è molto denso, il che significa che l'oro contraffatto è facile da identificare — bisogna semplicemente pesarlo (in realtà non è così semplice visto che il tungsteno ha lo stesso peso atomico, ndt). In secondo luogo, l'oro è divisibile: a differenza, ad esempio, del bestiame, l'oro può essere consegnato in unità frazionate sia piccole che grandi, consentendo un prezzo preciso. Terzo, l'oro è durevole: a differenza delle materie prime che marciscono o evaporano nel tempo, l'oro può essere conservato per secoli senza degradarsi. Quarto, l'oro è fungibile: un'oncia d'oro in Asia vale quanto un'oncia d'oro in Europa.

Queste quattro qualità sono condivise dalla maggior parte delle valute moderne. La quinta qualità dell'oro è tuttavia più distinta, oltre che più rilevante per il suo ruolo di strumento di denaro sano ed onesto: la scarsità. Mentre le persone hanno usato perline, conchiglie e altri merci come forme primitive di denaro, questi oggetti sono abbastanza facili da acquisire e introdurre in circolazione. Mentre l'offerta di oro aumenta gradualmente man mano che viene estratto dal suolo, il tasso di estrazione rispetto all'offerta totale in superficie è basso: ai tassi attuali, ci vorrebbero circa 66 anni per raddoppiare la quantità di oro in circolazione. Al confronto l'offerta di dollari è più che raddoppiata nell'ultimo decennio.

Quando i designer di Bitcoin influenzati dalla Scuola Austriaca hanno deciso di creare una valuta più affidabile, hanno cercato di replicare tutte queste qualità. Come l'oro, Bitcoin è divisibile, non falsificabile, durevole e fungibile; non solo tutto questo, ma migliora anche l'oro come forma di denaro ed onesto.

Innanzitutto Bitcoin è più raro dell'oro. Sebbene l'offerta di oro aumenti lentamente, però aumenta. L'offerta di bitcoin, al contrario, è fissata a 21 milioni e non può essere modificata.

In secondo luogo, Bitcoin è molto più trasportabile dell'oro. Il trasferimento dell'oro fisico da un luogo all'altro è un processo oneroso, soprattutto in grandi quantità; Bitcoin, dall'altra parte, può essere trasferito in qualsiasi quantità con la stessa rapidità di un'e-mail.

Terzo, Bitcoin è più sicuro dell'oro: un singolo indirizzo bitcoin su un wallet potrebbe avere tanto valore quanto il Tesoro degli Stati Uniti che detiene i lingotti d'oro — senza la necessità di costose strutture militarizzate come Fort Knox per tenerlo al sicuro. Infatti se immagazzinato utilizzando le migliori pratiche, il costo per proteggere Bitcoin da hacker o aggressori è di gran lunga inferiore al costo di immagazzinare l'oro.

Quarto, Bitcoin è una tecnologia: poiché gli sviluppatori identificano modi per aumentare la sua funzionalità senza comprometterne gli attributi principali, possono migliorarlo gradualmente nel tempo.

Quinto, e infine, Bitcoin non può essere censurato. Lo scorso anno il governo cinese ha chiuso il quotidiano pro-democrazia Apple Daily di Hong Kong, ma non censurandone i contenuti, bensì ordinando alle banche di non farvi affari ed impedendo così ad Apple Daily di pagare i suoi fornitori o dipendenti. Coloro che affermano che lo stesso non potrebbe accadere qui devono solo guardare all'Operazione Choke Point dell'amministrazione Obama, un tentativo normativo per impedire alle banche di fare affari con entità legittime come produttori di armi e prestatori di denaro — ditte non gradite a quell'amministrazione. Al contrario, finché il mittente ha accesso a Internet, nessuna entità può impedire che avvenga una transazione in bitcoin.

Questa combinazione di offerta fissa, trasportabilità, sicurezza, migliorabilità e resistenza alla censura incarna la svolta di Nakamoto. Hayek, in The Denationalisation of Money, prevedeva proprio una tale separazione tra denaro e stato. "Credo che possiamo fare molto meglio di quanto l'oro abbia fatto finora", scrisse, "solo che gli stati non ne sono capaci, ma la libera impresa sì".

Il problema principale per cui è stato inventato Bitcoin — la svalutazione della valuta fiat attraverso spese e prestiti sconsiderati — è già alle porte. Se il piano di spesa da $3.500 miliardi di Biden passa al Congresso, il debito nazionale aumenterà ulteriormente. Qualcuno dovrà acquistare i bond del Tesoro USA per consentire tale spesa.

Tuttavia, come discusso sopra, gli investitori sono scettici sulle obbligazioni sovrane. Il 30 giugno 2021 il tasso d'interesse del decennale USA era dell'1,45%. Anche con un tasso d'inflazione ufficiale al 2%, in queste condizioni i possessori di bond del Tesoro USA hanno la garanzia di perdere denaro in termini aggiustati all'inflazione. Un critico delle politiche della FED, il CEO di MicroStrategy Michael Saylor, paragona il valore delle obbligazioni sovrane USA di oggi ad un "cubo di ghiaccio che si scioglie". Lo scorso maggio, Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates ed ex-scettico su Bitcoin, ha dichiarato: "Personalmente preferirei avere Bitcoin piuttosto che un titolo [del Tesoro USA]". Se hedge fund, banche e governi stranieri continuano a rallentare i loro acquisti di titoli del Tesoro USA, anche di una percentuale relativamente piccola, il calo della domanda potrebbe farne crollare i prezzi.

Se ciò accade, la FED dovrà affrontare le due opzioni sgradevoli descritte in precedenza: consentire l'aumento dei tassi d'interesse o aumentare ulteriormente l'offerta di denaro. La pressione politica per scegliere quest'ultima opzione sarebbe irresistibile, ma farlo abbasserebbe i rendimenti aggiustati all'inflazione sui titoli del Tesoro USA, allontanando più investitori da questo strumento finanziario e avvicinandoli invece a strumenti finanziari superiori come Bitcoin. A sua volta il calo dell'interesse di mercato sui titoli del Tesoro USA costringerebbe la FED ad acquistarne di più per sopprimere i tassi d'interesse.


L'OPPORTUNITÀ RAPPRESENTATA DA BITCOIN PER L'AMERICA

Dal punto di vista americano sarebbe l'ideale che i titoli del Tesoro statunitensi rimanessero l'asset di riserva preferita del mondo per il prossimo futuro, ma le migliaia di miliardi di dollari di debiti che gli Stati Uniti hanno accumulato sin dal 1971 — e le migliaia di miliardi a venire — hanno reso improbabile questo risultato.

È difficile per la maggior parte di noi immaginare un mondo monetario diverso da quello in cui abbiamo vissuto per generazioni. Dopotutto, il dollaro USA è la principale valuta di riserva del mondo sin dal 1919, quando la Gran Bretagna fu costretta ad abbandonare il gold standard. Ci sono solo una manciata di persone viventi che potrebbero ricordare com'era il mondo prima di allora.

Tuttavia il cambiamento sta arrivando. Nei prossimi 10-20 anni, con l'aumentare della liquidità di Bitcoin e la riduzione della solvibilità degli Stati Uniti, sia le istituzioni finanziarie che i governi stranieri potrebbero sostituire una parte crescente delle loro partecipazioni in bond del Tesoro USA con Bitcoin e altre forme di denaro sano ed onesto. Con i valori degli asset che raggiungono proporzioni da bolla e non c'è fine alla spesa federale, è fondamentale per gli Stati Uniti iniziare a pianificare questa possibilità ora.

Sfortunatamente l'istinto di alcuni politici sarà quello di fare ciò che Paesi come l'Argentina hanno fatto in circostanze simili: imporre controlli sui capitali che limitano la capacità degli americani di scambiare dollari con bitcoin nel tentativo di impedire alla valuta digitale di competere con le obbligazioni sovrane. Eppure, proprio come la chiusura della finestra dell'oro effettuata da Nixon nel 1971 ha portato ad una rapida fuga dal dollaro, imporre restrizioni allo scambio di bitcoin con dollari confermerebbe al mondo che gli Stati Uniti non credono più nella competitività della propria valuta, accelerando la fuga dai bond del Tesoro USA e indebolendo la capacità dell'America di accendere nuovi prestiti.

Un giro di vite su Bitcoin sarebbe anche un enorme errore strategico, dato che gli americani sono posizionati per beneficiare enormemente delle iniziative legate a Bitcoin e della finanza decentralizzata più in generale. Circa 50 milioni di americani possiedono oggi bitcoin ed è probabile che americani e istituzioni statunitensi possiedano una pluralità, se non la maggioranza, dei bitcoin in circolazione — una somma che vale centinaia di miliardi di dollari. Questa è un'area in cui la Cina non può competere con gli Stati Uniti, dal momento che l'architettura finanziaria aperta di Bitcoin è fondamentalmente incompatibile con il modello centralizzato e autoritario di Pechino.

In assenza di un'importante riforma dei diritti, gli sforzi per rendere nuovamente grandi i titoli del Tesoro USA sono probabilmente destinati a fallire. Invece di limitare Bitcoin nel disperato tentativo di prevenire l'inevitabile, i politici farebbero bene ad abbracciare il suo ruolo come asset di riserva geopoliticamente neutrale, lavorare per garantire che gli Stati Uniti continuino a guidare il mondo nell'accumulare ricchezza, posti di lavoro e innovazioni, e garantire che gli americani possano continuare ad utilizzare Bitcoin per proteggersi dall'inflazione governativa.

I politici dovrebbero innanzitutto rendere più semplice la gestione di iniziative legate alle criptovalute. Allo stato attuale troppe di queste aziende hanno sede all'estero e sono chiuse agli investitori americani perché le agenzie di regolamentazione statunitensi obsolete — la Securities and Exchange Commission (SEC), la Commodity Futures Trading Commission, il Dipartimento del Tesoro e altre — non hanno voluto far chiarezza sulla legittimazione degli asset digitali. Ad esempio, la SEC ha impedito a Coinbase di pagare gli interessi ai propri clienti sulle loro partecipazioni, rifiutandosi di specificare quali leggi Coinbase abbia violato. Allo stesso modo suddetta agenzia ha rifiutato di approvare gli Exchange Traded Fund (ETF) su Bitcoin senza specificare gli standard per una domanda valida. Il Congresso dovrebbe attuare le raccomandazioni del commissario della SEC, Hester Peirce, per un periodo di grazia normativo di tre anni per i token digitali decentralizzati e assegnare ad una nuova agenzia il ruolo di regolamentazione degli asset digitali.

In secondo luogo, il Congresso dovrebbe chiarire la legislazione mal formulata legata ad un recente disegno di legge bipartisan sulle infrastrutture che sta spingendo le operazioni di mining di Bitcoin all'estero.

Terzo, il Dipartimento del Tesoro USA dovrebbe considerare di sostituire una frazione delle sue riserve auree — diciamo il 10% — con bitcoin. Questa mossa rappresenterebbe pochi rischi per il bilancio complessivo del Dipartimento, invierebbe un segnale positivo all'innovativo settore delle tecnologie blockchain e consentirebbe agli Stati Uniti di beneficiare della crescita di Bitcoin. Se il valore di quest'ultimo continuasse ad apprezzarsi fortemente rispetto all'oro e al dollaro, ciò aiuterebbe a sostenere il Tesoro USA e ridurrebbe la necessità di inflazione monetaria.

Infine, quando si tratta di versioni digitali del dollaro, i politici dovrebbero seguire il consiglio di Friedrich Hayek e non di Xi Jinping. Nel tentativo di aumentare il controllo dello stato sul proprio sistema monetario, la Cina si prepara ad uno yuan digitale per le Olimpiadi invernali di Pechino nel 2022. Jerome Powell e altri banchieri centrali occidentali hanno espresso invidia per l'iniziativa della Cina e si sono preoccupati di essere rimasti indietro. Ma gli americani dovrebbero opporsi con forza allo sviluppo di una valuta digitale delle banche centrali (CBDC): essa potrebbe spazzare via le banche locali rendendo obsoleti i tradizionali risparmi e conti correnti; inoltre una FED autorizzata dalla CBDC accumulerebbe una montagna di informazioni precise sulle transazioni finanziarie di ogni consumatore. Questo non solo rappresenterebbe una grave minaccia per la privacy e la libertà economica degli americani, ma creerebbe un enorme obiettivo per gli hacker e doterebbe lo stato di poteri di censura che farebbero sembrare l'operazione Choke Point una passeggiata nel parco.

Il Congresso dovrebbe garantire che la Federal Reserve non abbia mai l'autorità per emettere una valuta digitale. Dovrebbe invece istruire le autorità di regolamentazione ad integrare "stablecoin" del settore privato ancorate al dollaro — come Tether e USD Coin — nella struttura che usiamo per i fondi del mercato monetario e altri strumenti simili al denaro, onnipresenti nel settore finanziario.


PREPARARSI AL PEGGIO

Nella migliore delle ipotesi l'ascesa di Bitcoin motiverà gli Stati Uniti a correggere le proprie strategie fiscali. Proprio come il Congresso ha abbassato la pressione fiscale sulle società nel 2017 per ridurre l'incentivo a trasferirsi all'estero, la concorrenza monetaria guidata da Bitcoin potrebbe spingere i politici americani a riconsiderare la crescita insostenibile della spesa federale. Mentre possiamo sperare in un tale scenario, dobbiamo prepararci ad un mondo in cui il Congresso continuerà a trascurare il suo dovere di custode della ricchezza degli americani.

La buona notizia è che il popolo americano non è più destinato ad affondare con la nave della FED. Nel 1971, quando Washington svalutò il valore del dollaro, gli americani non ebbero un vero e proprio rifugio da sfruttare. Oggi, tramite Bitcoin, invece sì. Bitcoin consente agli americani di proteggere i propri risparmi dalla cattiva gestione del governo federale; può migliorare la sicurezza finanziaria delle persone più vulnerabili all'aumento dei prezzi, come i salariati e pensionati con reddito fisso; e può aumentare la prosperità dei giovani americani che dovranno affrontare le conseguenze del debito incontrollato del Paese.

Bitcoin rappresenta un'enorme opportunità strategica per gli americani e gli Stati Uniti nel loro insieme. Con la giusta infrastruttura legale, la valuta digitale e la sua tecnologia sottostante possono diventare il prossimo grande motore della crescita americana. Mentre l'ordine monetario del XXI secolo apparirà molto diverso da quello del XX secolo, Bitcoin può aiutare l'America a mantenere la sua leadership economica per i decenni a venire.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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