Bibliografia

giovedì 7 ottobre 2021

Il denaro non cresce sugli alberi

 

 

di Alasdair Macleod

Il senso di disagio generale che avverto tra coloro con cui discuto di economia e finanza sta aumentando, ed a ragion veduta. Ciò che tutti chiamano inflazione, aumento dei prezzi o più precisamente svalutazione monetaria, porterà a tassi d'interesse più elevati, minacciando i mercati che sono inequivocabilmente in bolla.

Le conseguenze dell'aumento dei prezzi e dei tassi d'interesse sono ancora gravemente sottovalutate.

In questo articolo arrivo alla fonte del problema dell'inflazione, ovvero la svalutazione monetaria del dollaro e delle altre principali valute fiat. Una parte importante del problema è che gli economisti matematici hanno perso di vista ciò che rappresentano le loro amate statistiche.

Spiego perché il PIL non è altro che il totale dell'accumulo di valuta e credito che viene erroneamente considerato come progresso economico. Una volta compreso questo punto, il significato di tale errore diventa chiaro e il paradigma della valuta fiat viene rivelato per quello che è: il denaro non cresce sugli alberi.

C'è solo una via di fuga, ed è possedere l'unica forma di denaro che non è il rischio di controparte di nessuno; l'unica forma di denaro che viene sempre in soccorso dell'umanità quando il denaro fiat fallisce.

E questo è l'oro (e adesso anche Bitcoin, ndT). È trascurato da quasi tutti perché è l'anti-bolla. Più le persone credono negli asset denominati in denaro fiat, meno credono nell'oro. Questo fino a quando la bolla non scoppia, inevitabilmente innescato da tassi d'interesse in forte aumento.


Introduzione

Quelli di noi con una certa esperienza nei mercati finanziari possono, o dovrebbero, riconoscere che dopo cinquant'anni il gioco del denaro fiat sta finendo. L'accelerazione della stampa di denaro ha portato a ciò che i commentatori novellini chiamano inflazione. Non si tratta, come sostengono, di prezzi in aumento: sono la conseguenza dell'espansione monetaria e rimane la corretta definizione di inflazione.

L'aumento dei prezzi nel complesso non è altro che una svalutazione della valuta. E la svalutazione della valuta porta, così come la notte segue il giorno, a tassi d'interesse più elevati. E tassi d'interesse più elevati portano ad un calo dei valori degli asset. Per l'investitore rialzista, questo è tutto ciò che deve sapere.

Ciononostante egli non fa i conti con la psicologia della folla, che porta gli investitori ad ignorare la realtà piuttosto che ragionare. Come individui dobbiamo fare un passo indietro dai nostri pregiudizi per acquisire un senso di prospettiva, per trasformare la nostra avidità in una paura di perdite prima che la folla si renda conto che le prospettive sono cambiate in peggio e tenti di precipitarsi verso le uscite.

Quindi una comprensione delle relazioni tra politica, economia e catallattica nei tempi attuali conta più del solito. Anche se la quasi totalità degli investimenti è affidata a gestori "esperti" di fondi pensione, assicurazioni, banche, gestori di portafoglio e promotori finanziari (la cui consulenza è solitamente presa per oro colato), la delega della responsabilità dei nostri investimenti è sempre ceduta a chi estrapola il passato nel futuro. Si tratta di una strategia incapace e non disposta a considerare e valutare i fattori di cambiamento. L'istinto di gregge si è spostato dal concetto di follia delle folle di Charles Mackay a follia delle istituzioni regolamentate che si aggrappano ad ogni parola di un banchiere centrale. A loro volta le banche centrali si sono sforzate di eliminare le incertezze del libero mercato e ora controllano i tassi d'interesse con una severità simile a quella di Stalin. Credendo nella loro stessa propaganda, gli stessi banchieri centrali sono stati completamente inghiottiti da questo gioco col denaro fasullo.

Il discorso a Jackson Hole di Jay Powell sulla politica monetaria non ha menzionato il denaro nemmeno una volta. E la maggior parte delle istituzioni di investimento abbraccia volentieri la finzione che l'inflazione sia basata sui prezzi e non sul denaro. Sono ciechi di fronte alle conseguenze per i tassi d'interesse. Si consolano che la FED abbia il controllo perché l'ha avuto per quasi tutta la loro vita professionale. Se la FED dice che l'inflazione è transitoria, sarà così.

Non è solo la FED, tutte le maggiori banche centrali credono a tali illusioni sul denaro, o meglio sulla gestione delle loro valute che non ha più il semplice obiettivo di controllarne il potere d'acquisto. Invece, valuta e credito sono diventati gli strumenti essenziali per finanziare la spesa pubblica in eccesso. E anche se leader come il presidente Biden o Boris Johnson, come San Paolo sulla via di Damasco, subissero un'improvvisa conversione ai meriti del denaro sano ed onesto, dovrebbero arginare ancora l'ondata di passività pensionistiche in rapida escalation che nulla hanno a che vedere con l'emergenza Covid.

No, l'establishment è pienamente impegnato nella svalutazione della valuta come mezzo per finanziare il crescente bisogno di entrate dello stato. Ciò richiede l'occultamento di come stanno veramente le cose, ecco perché Jay Powell ed i suoi colleghi banchieri centrali sono incoraggiati ad ignorare qualsiasi connessione tra l'espansione del denaro in circolazione, il credito ed i prezzi.

Ciò significa illudersi su tutti gli aspetti della politica economica a favore della sopravvivenza della redistribuzione socialista. Ma questo articolo si concentra su un aspetto centrale: l'errore di fare affidamento sulle statistiche e dove condurrà.


L'economia in equilibrio statico di Mises

L'economista austriaco, Ludwig von Mises, ha sottolineato che esiste una differenza fondamentale tra un'economia e le statistiche utilizzate per rappresentarla. Nel mondo reale ci vuole tempo per fare le cose: anticipare, programmare, realizzare, ecc. I desideri di domani si evolvono nel tempo, così come i mezzi per soddisfarli, e in economia il tempo è il bene più prezioso dell'essere umano. Ma le statistiche non possono catturare il tempo, registrano solo ciò che è passato.

Non si può catturare il progresso umano, o la sua mancanza, attraverso le statistiche. Queste ultime non sono altro che un meccanismo contabile per quantificare le transazioni economiche dopo che si sono verificate. Se tutti domani facessero esattamente quello che hanno fatto ieri, come robot privi di motivazioni e desideri, le statistiche di ieri sarebbero una rappresentazione ragionevole di ciò che accadrà domani. Lo stesso varrebbe per quanto accaduto lo scorso anno per il prossimo. In altre parole, avremmo un'economia che, conforme alla matematica, ruota uniformemente.

Ovviamente è impossibile. Come disse concisamente Mises:

“L'azione è cambiamento ed il cambiamento avviene nella sequenza temporale; ma nell'economia in equilibrio statico il cambiamento e la successione degli eventi vengono eliminati. L'azione consiste nel fare delle scelte e nell'affrontare un futuro incerto; ma in un'economia in equilibrio statico non c'è scelta e il futuro non è incerto in quanto non differisce dallo stato attuale conosciuto. Un sistema così rigido non è popolato da esseri umani vivi che compiono scelte e sono suscettibili ad errori. È un mondo di automi senza anima e senza pensieri. Non è la società umana; è un formicaio.”

Con il senno di poi, gli statistici adattano i loro modelli dalle aspettative precedenti a ciò che è accaduto, in modo da avere una base per previsioni future. Tuttavia quello che è successo ieri ci condizionerà per quello che accadrà domani, perché siamo tutti condizionati dall'esperienza, ma non più di questo. Il fatto che facciamo continuamente piani per migliorare la nostra condizione è una prova inequivocabile che nessuna economia ruota in modo uniforme. È un concetto utile, però, perché consente agli stati di stimare i ricavi e consente alle aziende preparate di utilizzare le stime dei mercati attuali per i loro piani di investimento e produzione. Ma prendere il concetto di un'economia in equilibrio statico come base della previsione economica è un errore commesso oggi da quasi tutti.

Quasi tutti ormai parlano di crescita economica rappresentata dal prodotto interno lordo, ma nel PIL descrivono inconsciamente un'economia in equilibrio statico, la quale ritengono possa crescere confondendo però la crescita con il progresso. Così radicata è l'abitudine di sostituire il PIL al progresso economico, che questo inganno è diventato fondamentale per mantenere la credibilità della politica monetaria.


Definizione del PIL

Finora abbiamo descritto cosa non è il PIL, evidenziando la differenza tra un modello economico statico privo di tempo e la realtà dinamica di un'economia del lavoro. Ora siamo in grado di definire cosa rappresenta il PIL e perché cambia negli anni successivi.

Il PIL può essere stimato utilizzando tre diversi approcci: reddito, spesa e produzione. In teoria dovrebbero produrre lo stesso risultato; in pratica emergono differenze significative perché si basano su diverse fonti amministrative e di dati soggette ad errori ed omissioni, e tutte le informazioni non sono disponibili contemporaneamente. Il risultato è quindi soggetto a revisioni e di solito combina questi approcci per fornire una stima finale della spesa totale.

Indipendentemente dall'approccio, essenzialmente il PIL è la somma della spesa delle famiglie, degli investimenti nella produzione, della spesa pubblica e delle esportazioni nette. Molta attività economica è esclusa, come le transazioni finanziarie, le transazioni di seconda mano e l'economia dei contanti.

Dobbiamo capire perché il PIL aumenta. Supponiamo che in un'economia chiusa, in cui non esistono flussi commerciali e di capitali attraverso i confini, il PIL dell'anno 1 sia di $100 miliardi. Diciamo ora che non vi sia alcun cambiamento nella quantità di valuta e credito nell'anno 2 e che non cambino neanche i saldi di cassa degli individui (visto che hanno un impatto materiale sui prezzi). Pertanto nell'anno 2 il PIL deve essere lo stesso dell'anno 1. In altre parole, l'attività economica cambierà ovviamente, così come i prezzi dei singoli beni e il numero di transazioni varierà, ma questi cambiamenti saranno contenuti all'interno del totale del PIL, che rimarrà invariato a $100 miliardi, perché non sono coinvolti valuta e credito aggiuntivi. Lo stesso deve valere per gli anni successivi alle stesse condizioni. Lo spiegamento di valuta e credito tra spesa delle famiglie, investimenti nella produzione e spesa pubblica sarà quasi certamente diverso, ma deve sempre ammontare a $100 miliardi.

Con il PIL invariato non c'è nulla che possa fermare il progresso dell'economia, ma questa è una questione decisa tra consumatori e produttori. La spesa pubblica, fintanto che è interamente finanziata dalle tasse, influenzerà la velocità della progressione economica ma non modificherà il PIL totale. Lo stesso vale per i cambiamenti nella divisione tra consumo e risparmio.

Un altro modo di esprimerlo è nei termini della Legge di Say, la quale definisce il ruolo del denaro nel contesto della divisione del lavoro. Nel corso di un anno realizziamo profitti o perdite netti e guadagniamo reddito. Destiniamo i proventi in spese, risparmi e tasse che poi vengono spese di nuovo dallo stato. Come potrebbero dire gli economisti matematici, l'offerta di denaro, essendo la valuta e il credito totali nell'economia, ha una velocità di circolazione esattamente pari a 1.

Se non c'è aumento nella quantità di valuta e credito, allora quelli che migliorano i loro guadagni e profitti lo fanno apparentemente a spese di quelli che non lo fanno. Ma questa è una funzione dell'evoluzione di un'economia, la riallocazione delle risorse per il loro uso più produttivo (Schumpeter l'ha descritta come distruzione creativa).

Ma nel complesso un miglioramento delle condizioni economiche generali deriva da un aumento del potere d'acquisto della valuta, con ogni unità di essa che acquista più cose e migliora beni e servizi alla fine dell'anno rispetto al suo inizio. Anche coloro che sperimentano un calo del reddito beneficiano del miglioramento delle condizioni economiche, fenomeno questo che tira fuori dalla povertà più gente di quanta gli stati possano mai fare aumentando le tasse per finanziare il welfare state.

Il commercio transfrontaliero ed i flussi di capitale sono stati esclusi dal nostro esempio teorico per semplificare le cose e dovremmo commentarli separatamente. In un libero mercato uno squilibrio nel commercio vede i flussi di capitale muoversi nella direzione opposta. Se importatori ed esportatori dispongono di valute estere acquisite attraverso il commercio, il modello è ancora valido perché nessuna valuta né i depositi bancari vengono distrutti.

Senza interventi monetari e creditizi, anche un deficit commerciale non modificherà la quantità di valuta in circolazione, solo la sua proprietà cambierà. L'adeguamento si rifletterà nel tasso di cambio e non nelle modifiche all'ammontare di valuta e credito.

Un surplus commerciale porta i detentori interni a possedere valuta estera o a venderla per l'equivalente di quella interna. Se gli stranieri finiscono per detenerla, una valuta rimane nell'offerta di denaro interna attraverso la banca corrispondente. La proprietà della valuta cambia e, di nuovo, l'adeguamento è nel tasso di cambio; ma in pratica ci saranno cambiamenti nei livelli di finanziamento commerciale a breve termine e le banche centrali insieme ai fondi di stabilizzazione dei cambi interverranno regolarmente nei mercati monetari, ritirando o aggiungendo di volta in volta ai livelli di valuta in essere.

Tornando all'esempio precedente, se nell'anno 2 il PIL aumenta rispetto all'anno 1, diciamo del 10% a $110 miliardi, ciò può accadere solo perché è aumentata la quantità di valuta e credito circolante nell'economia, non necessariamente l'attività economica sottostante. Per di più il credito bancario oscilla ed è soggetto a cicli di espansione e contrazione e le banche centrali cercano di stimolare la domanda di valuta manipolando i tassi d'interesse. Intervengono direttamente tramite quantitative easing e attraverso operazioni di mercato repo e reverse repo. Ma resta il fatto che l'aumento del PIL non può che riflettere un aumento della quantità di denaro e credito.

Possiamo quindi concludere che ciò che viene comunemente descritto come crescita economica è solo un aumento della quantità di denaro e credito nell'economia e non riflette i cambiamenti nella condizione economica sottostante.


Evidenza empirica della relazione PIL/offerta di denaro

Il grafico seguente mostra la relazione tra l'offerta di denaro M3 ed il PIL USA negli ultimi sessantuno anni. Come ci si aspetterebbe dall'analisi di cui sopra, c'è un alto grado di correlazione tra i due, ma ci sono crescenti discrepanze, in particolare dopo la crisi Lehman, le quali meritano un ulteriore esame.

In pratica c'è una differenza numerica tra PIL nominale e M3, a causa di errori statistici e di altro tipo. Ma ciò che ci preoccupa è il tasso di variazione per entrambe le misure, motivo per cui sono state riformulate nel grafico per mostrare multipli di espansione da una base del 1960.

Nel trentennio 1960-1990 l'estensione di entrambe le misure è stata identica. Fu solo dal 1992 in poi che divenne evidente una divergenza, casualmente in seguito alla finanziarizzazione dell'economia statunitense, quando le banche commerciali intrapresero sempre più attività puramente finanziarie. Ciò ha dato origine ad attività bancarie ombra, ovvero prestiti bancari da parte di broker e altri intermediari che esulano dall'ambito delle banche regolamentate e delle statistiche ufficiali.

Sebbene non tutto il sistema bancario ombra implichi la creazione di credito, ciò ha portato ad una quantità non quantificata di credito che è passata dalle banche regolamentate al settore bancario ombra, sgonfiando M3. Le banche hanno utilizzato veicoli fuori bilancio, come obbligazioni di prestito garantite, per finanziare prestiti immobiliari residenziali, una pratica che è esplosa durante la crisi Lehman. Le banche sono state costrette a farsi carico di alcuni di questi oneri, motivo per cui la crescita di M3 è diventata superiore a quella del PIL nell'ottobre 2008.

In altre parole, la divergenza di M3 che cresceva ad un ritmo inferiore rispetto al PIL nominale fino alla grande crisi finanziaria del 2008-2009, non era divergenza quando si considera la creazione di credito da parte del settore bancario ombra. Tenendo conto del sistema bancario ombra, la nostra analisi del rapporto tra PIL e M3 è pienamente confermata dai numeri fino alla crisi Lehman.

Ciò è stato seguito da una massiccia inflazione della valuta e del credito mentre la FED salvava il sistema finanziario, fenomeno che s'è riflesso nella successiva accelerazione della crescita di M3 rispetto a quella del PIL.

Da quella crisi finanziaria il PIL nominale è salito del 55% (aprile 2021), mentre M3 è salita del 140%. E c'è ancora un ulteriore livello sconosciuto di creazione di credito da parte del settore bancario ombra. Mentre queste forze si riflettono nel PIL che accelera visibilmente nel suo ritmo di crescita nonostante lo shock del Covid, la sorpresa è che il PIL non è salito ancora di più.

Parte della spiegazione è temporale, perché ci vuole tempo dalla creazione del denaro e del credito per entrare nella circolazione generale. È quindi prevedibile che la rapida espansione di M3 negli ultimi diciotto mesi alimenterà ulteriori aumenti del PIL a seguito dei blocchi per il Covid. Inoltre quantità crescenti di valuta e credito stanno alimentando l'inflazione dei prezzi degli asset, in particolare attraverso il quantitative easing, ed essi sono esclusi dalle statistiche del PIL quindi i vorrà ancora più tempo affinché arrivi ai beni e servizi inclusi nel PIL.


L'inadeguatezza di un deflatore IPC

Dato che il PIL riflette solo la quantità di valuta e credito nell'economia, la pratica di sgonfiare la sua espansione con un indice dei prezzi non serve a nulla. È coerente solo con la convinzione che i cambiamenti nella quantità di denaro abbiano poco o nulla a che fare con i prezzi.

Ma applicando un aggiustamento per le conseguenze sui prezzi di una precedente espansione monetaria, l'uso del PIL come indicatore dello stato dell'economia viene legittimato in modo fasullo. Inoltre il termine “PIL reale” per il PIL così modificato contribuisce a fissarlo nella mente nell'opinione pubblica come l'indicatore supremo dell'attività economica, ed il suo aumento viene quindi lodato soprattutto quando è la politica monetaria l'innesco. Dietro questo errore c'è una storia molto losca.

Perseguendo l'indicizzazione come mezzo di compensazione pubblica per l'inflazione dei prezzi, quarant'anni fa gli economisti statalisti si resero conto del notevole impatto sulle finanze statali. L'indicizzazione di quantità crescenti di obbligazioni e di una serie di pagamenti assistenziali al netto dell'inflazione degli anni '70 si rivelò troppo costosa per gli stati spendaccioni e di conseguenza gli statistici hanno continuamente modificato i loro calcoli dell'inflazione dei prezzi per ridurre l'onere sulle finanze pubbliche.

Il livello generale dei prezzi è solo un concetto e quindi non può essere misurato. Le statistiche dei prezzi aggregati e la loro costruzione diventano poco più che una questione politica e consentono allo statistico di utilizzare strumenti e metodi matematici per sostenere tutto ciò che desidera. Nonostante una rapida accelerazione dell'inflazione della valuta e del credito, gli statistici statali sono riusciti per qualche tempo a fissare gli aumenti annuali dei prezzi al consumo a circa il 2%. Questo sembra essere l'obiettivo di inflazione comunemente impostato dalle banche centrali quando impostano i tassi d'interesse e con la statistica dell'IPC sotto stretto controllo, fino a poco tempo i policymaker sono stati in grado di continuare a mantenere i tassi d'interesse a zero.

L'analisi statistica indipendente di Shadowstats.com mette in evidenza l'inganno statistico perpetrato dal metodo IPC pubblicando un indice rivale privo di tutte le modifiche statistiche introdotte sin dal 1980 per sgonfiare i numeri. Attualmente mostra un tasso annuo di aumenti dei prezzi oltre il 13%. Certo, anche il tasso ufficiale ora ha superato il 2% e solo questa settimana è arrivato al 5,3%.

Pur sottolineando la natura egoistica delle statistiche sui prezzi, non dobbiamo dimenticare che non hanno uno scopo economico credibile. Le variazioni del valore del denaro non possono essere definite nello stesso modo in cui vengono registrate le variazioni delle dimensioni o del peso di un oggetto. In ogni caso, un indice dei prezzi è una raccolta di prezzi storici con pochissima connessione con il futuro, comunque possa essere assemblato. E usarlo come base per la politica monetaria significa commettere lo stesso errore di presumere che la crescita del PIL sia la prova di un'economia in crescita. Non riesce a riconoscere che la catallattica è una scienza umana che non può essere definita dalla matematica.


Le conseguenze della politica monetaria sui prezzi

Ora che è stato compreso come il PIL rifletta solo l'espansione monetaria, possiamo concludere che alimentato da livelli eccessivi di valuta e crescita del credito esso aumenterà in modo significativo nel prossimo futuro, indipendentemente dalla successiva politica monetaria; a meno che non ci sia, per qualche ragione, un'improvvisa e sostanziale contrazione dell'offerta di denaro moneta e del credito. Ma data l'attuale convinzione della FED secondo cui il PIL rappresenti lo stato dell'economia, possiamo essere certi che non ci sarà un tale esito.

Invece una ripresa del PIL post-Covid viene salutata come prova di una gestione economica di successo da parte delle autorità, ma la loro misurazione dell'inflazione attraverso gli indici dei prezzi sta per arrecargli un enorme mal di testa. L'IPC è attualmente in aumento del 5,3% annuo, quindi le speranze della FED che tale aumento sia transitorio e che gli statistici del Bureau of Labor Statistics possano riportarlo sotto controllo sono ogni giorno più remote.

Ci sono due forze fondamentali nella relazione tra quantità di denaro e prezzi. La prima è la variazione della quantità di denaro, poiché se sale abbasserà il suo potere d'acquisto; la seconda sono i cambiamenti nelle percezioni di chi usa la valuta nei confronti di denaro e merci, cosa che a sua volta si riflette nei cambiamenti nella liquidità a disposizione. Supponendo per il momento che ciò non cambi, possiamo vedere che il recente e rapido aumento di M3 è destinato a ripercuotersi nelle cifre del PIL. Ma quest'ultimo è la somma delle transazioni catturate al suo interno e, indipendentemente dal fatto che l'attività economica aumenti o diminuisca, i prezzi in tali transazioni possono aumentare solo a causa dell'ampiezza della disparità tra il PIL e M3. Data la differenza tra M3 e PIL illustrata nel grafico sopra, e aggiungendo a M3 la creazione di una quantità inconoscibile di credito extra dal sistema bancario ombra, le forze latenti che spingono i prezzi più in alto sono considerevolmente maggiori di quanto comunemente si pensi.

La prima forza nel rapporto monetario sopra descritto è conforme all'equazione dello scambio, l'espressione matematica del rapporto tra quantità di denaro e prezzi nell'aggregato. Ma se c'è un proposito in questo articolo è quello di sottolineare l'errore di applicare le relazioni matematiche all'azione umana. La seconda delle due forze sopra menzionate sono i cambiamenti nella psicologia della folla, i quali determineranno anche il valore di una valuta rispetto ai beni.

Ciò può essere illustrato considerando le variazioni del livello medio di liquidità detenuta da chi la usa. A differenza delle allocazioni per il risparmio, la valuta a portata di mano rappresenta la produzione non spesa, tenuta in riserva per cambiamenti imprevisti nei bisogni e nei desideri di una persona.

Ma se nel complesso i detentori di liquidità sospettano che i prezzi dei beni e dei servizi che potrebbero desiderare, ma di cui non hanno immediatamente bisogno, inizieranno a salire più rapidamente, ridurranno la loro disponibilità monetaria ed acquisteranno quei beni. Questa è una giusta descrizione delle condizioni attuali: un'ampia gamma di prezzi al consumo sta aumentando in modo imprevisto, incoraggiando chiunque abbia liquidità in eccesso ad usarla, esacerbando ancora di più la pressione sull'andamento dei prezzi. E, in base alla quantità di valuta e credito che ancora devono finire nell'economia dato l'attuale livello del PIL, è molto probabile che tale tendenza abbia un effetto aggiuntivo rispetto alle relazioni matematiche, facendo scendere il potere d'acquisto del dollaro più rapidamente rispetto a quanto suggerirebbero i recenti aumenti di M3.

La situazione nel Regno Unito rispecchia quella negli Stati Uniti, con M4 che supera il PIL di un margine allarmante. Ciò è illustrato nel seguente grafico, il quale parte dal 1993, quando la finanziarizzazione del settore bancario aveva iniziato ad incidere sul rapporto tra prestiti bancari e PIL.

La disconnessione tra il PIL, che misura beni e servizi escluse le attività finanziarie, ed un M4 in rapida crescita riflette lo sviluppo dei servizi finanziari a Londra dopo il big bang a metà degli anni ottanta. Ma, nel tempo, ci si può aspettare che valuta e credito passino dalle attività puramente finanziarie a quelle registrate nel PIL.


Le conseguenze per i tassi d'interesse ed i mercati finanziari

L'esame delle vere relazioni tra valuta, credito ed economia suggerisce fortemente che uno shock dei prezzi è ancora nelle sue fasi iniziali. Abbiamo stabilito che la crescita del PIL equivale alla crescita dell'offerta di denaro e abbiamo spiegato le disparità nei loro ritmi di crescita. Oltre all'effetto matematico della teoria dello scambio, abbiamo notato che è probabile che la tendenza all'aumento dei prezzi acceleri, poiché i consumatori ridurranno la liquidità in contanti acquistando beni prima che i prezzi salgano ulteriormente. Ci si può aspettare che questi fattori portino ad un calo del potere d'acquisto del dollaro e abbiamo inoltre notato che le principali banche centrali (eccetto forse quella cinese) hanno perseguito politiche monetarie simili, le quali avranno conseguenze simili.

I tassi d'interesse devono salire e tale aumento dovrà essere abbastanza consistente da stabilizzare valute come il dollaro e la sterlina se non desiderano crollare del tutto. Ma in questo frangente siamo meno interessati al futuro delle valute fiat che all'effetto sui valori degli asset finanziari.

I rendimenti delle obbligazioni a tasso fisso saliranno notevolmente, il che significa che i prezzi diminuiranno. Tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari più elevati a loro volta indeboliranno i valori delle azioni. Nella misura in cui i valori degli asset finanziari sono in bolla, possiamo aspettarci un sostanziale declassamento. Gran parte del sistema bancario ombra è legato agli ETF e anch'essi vedranno una sostanziale contrazione. Vale anche la pena notare che le stablecoin, come Tether, rappresentano un'ulteriore espansione monetaria, essendo emesse nello stesso modo in cui le banche centrali emettono contanti e conti di riserva. L'FSB deve ancora includere ufficialmente le stablecoin nelle sue stime del sistema bancario ombra.

La risposta monetaria delle banche centrali tenterà di impedire che i mercati scendano in modo significativo per tre ragioni: le banche centrali sono impegnate a finanziare i disavanzi pubblici e l'aumento dei rendimenti dei titoli di stato ostacola tale obiettivo; ritengono che mercati finanziari vivaci siano essenziali per mantenere la fiducia della popolazione nelle prospettive economiche; sono ben consapevoli che il calo dei prezzi degli asset possa innescare un'accelerazione della liquidazione delle garanzie da parte delle banche, come teorizzato da Irving Fisher dopo la depressione degli anni '30.

Il seguente grafico mostra la relazione tra il prezzo dell'oro in dollari ed M3 statunitense. La linea grigia mostra la differenza tra i due: attualmente l'oro ha uno sconto del 42% rispetto a dove si trovava al momento della crisi Lehman.

È un errore presumere che il prezzo dell'oro debba aderire alla crescita dell'offerta di denaro, il che è confermato da periodi di significative valutazioni relative sopra e sotto. Ma in generale ci si può aspettare che un'accelerazione del tasso di espansione monetaria porti a prezzi più alti dell'oro.

Mentre M3 è salito sostanzialmente negli ultimi diciotto mesi, l'oro è rimasto indietro. In un certo senso, questo non sorprende, perché l'attuale bolla degli asset finanziari ed i tassi d'interesse tenuti a zero possono essere mantenuti solo se c'è una fiducia suprema e continua nelle prospettive dei valori degli asset e delle valute. In altre parole, quando c'è una bolla finanziaria l'oro può essere considerato l'anti-bolla, quindi è destinato a passare di moda.

Dopo la crisi Lehman il prezzo dell'oro è salito a $1.925 in un contesto di crescente preoccupazione per il sistema bancario globale. Rispetto a M3, l'oro si attestava a quel tempo ad un premio del 40%, che ora possiamo dire inflazione monetaria scontata troppo avanti, in assenza di una crisi finanziaria ingestibile. Oggi ha uno sconto del 42%, il che suggerisce che l'ottimismo nel sistema monetario fiat è ad un estremo simile ma opposto rispetto al 2011.

Non c'è dubbio che la bolla degli asset finanziari verrà fatta scoppiare dall'aumento dei tassi d'interesse, che sarà al di fuori del controllo della FED per i motivi delineati in questo articolo. L'unico modo credibile per isolarsi è rifugiarsi nell'unico asset per il quale non vi è alcun rischio di controparte: l'oro fisico e l'argento fisico (anche Bitcoin ndT).

E il notevole sconto nei tassi relativi di crescita rende l'oro eccezionalmente sottovalutato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Il denaro fasullo della Federal Reserve, circa $8.000 miliardi dal 1999, ha inquinato l'economia e corrotto le sue principali industrie. E nessuno è stato più corrotto di quel settore che ha ottenuto la maggior parte dei soldi: Wall Street.

    L'ingegneria finanziaria è stata utilizzata non solo come macchina sforna guadagni, ma soprattutto come mezzo affinché le grandi aziende offrissero sull'altare sacrificale della ZIRP i propri bilanci. Il gioco delle bolle funziona finché esiste una categoria che riesca ad indebitarsi e tenerle gonfie. Se poi si possiede il controllo sulla stampante monetaria diventa più "semplice" proteggere una determinata categoria, come quella degli obbligazionisti sovrani ovvero il settore bancario commerciale (grandi banche), a scapito di tutte le altre. I contro sono una stagnazione economica latente e progressiva. Quindi in un ambiente con rendimenti praticamente azzerati le grandi aziende hanno avuto la possibilità di accedere più facilmente degli altri player al credito, ponendo come garanzia i loro bilanci e flussi di cassa. Una manna per il breve termine, un disastro per il lungo termine.

    La BRI non fa altro che ricordare come negli ultimi anni siano cresciute spropositatamente le aziende zombi, alimentate dal credito facile e tenute in piedi perché diventate sistemiche ad un'illusione di prosperità: stipendi e prodotti che sfornano non hanno una domanda sostenibile sul mercato. nel corso degli ultimi 13 anni le conseguenze si sono ripercosse sull'economia più ampia dapprima lentamente, ora più velocemente.

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