C'era una volta il Wall Street Journal che dava la parola ad uno stuolo di giornalisti che non erano stupidi e che dimostravano un discreto livello di alfabetizzazione economica e rispetto per le istituzioni del libero mercato e del denaro sano ed onesto.
Ovviamente non esiste più una cosa del genere. Ci è stato ricordato di recente che questi giornalisti finanziari di un tempo sono stati sostituiti da scrivani che diligentemente trasmettono la propaganda statalista che si sprigiona dall'Eccles Building e dai politici accampati in tutta la Città Imperiale.
Pertanto il rappresentante della FED al WSJ, Greg Ip, ha ritenuto opportuno lodare il baccanale da $10.000 miliardi tra generosità del welfare state ($6.000 miliardi) ed il pompaggio di denaro della FED ($4.000 miliardi) che è stato sostenuto da Washington sin dal marzo 2020 .
Secondo il Wall Street Journal, tutto sommato val la pena di festeggiare. Che carico di scemenze senza eguali!
È difficile dire da dove cominciare, ma l'idea che la massiccia eruzione della spesa pubblica abbia generato un'economia "sana" è assolutamente assurda.
Questo perché se bisogna attenersi ai principi corretti, ci si concentra sulla produzione, non sulla spesa. La prima è la fonte dal lato dell'offerta da cui sorgono redditi sostenibili, risparmi, investimenti e aumento della ricchezza e del tenore di vita. Secondo la Legge di Say, la spesa è abilitata dalla produzione, non il contrario.
Quindi il grafico qui sotto sugli ultimi numeri rilevanti di agosto vi dice tutto ciò che dovete sapere. Vale a dire, negli ultimi 18 mesi le famiglie statunitensi hanno acquistato merci come se non ci fosse un domani, con vendite mensili al dettaglio (linea rossa) che sono aumentate da $460 miliardi a febbraio 2020 a $547 miliardi nell'agosto 2021. Si tratta di un aumento record del 19% durante un periodo quando la disoccupazione era aumentata vertiginosamente e la produzione era crollata.
Al contrario, la produzione manifatturiera (linea viola) ad agosto, la fonte presunta di questa cornucopia di vendite di beni al dettaglio, è salita solo dell'1,5% rispetto al livello di febbraio 2020. Cioè, dove conta il lato dell'offerta non c'è niente per cui valga la pena festeggiare.
Naturalmente le merci che sono saltate fuori sugli scaffali dei negozi e dalle pagine degli ordini online dovevano provenire da qualche parte, e questo "da qualche parte" era composto da importazioni e da un drastico calo delle scorte.
Il problema è che nessuna di queste fonti era un prodotto della salute economica naturale o di un equilibrio macroeconomico sostenibile. L'aumento delle importazioni è stato solo l'ennesimo regalo alla Cina e al resto degli esportatori asiatici, mentre l'esaurimento delle scorte è una delle principali conseguenze del caos nelle supply chain e dei colli di bottiglia che ora stanno martellando l'economia di Main Street.
Al picco pre-Covid nel febbraio 2020, le scorte erano già scarse a $655 miliardi, con vendite pari a 1,43 volte. Poi sono scese a un minimo di $579 miliardi a giugno 2020 e da allora sono a malapena risalite.
Attualmente le scorte al dettaglio sono ancora in calo dell'8% rispetto al livello di febbraio 2020, a $603 miliardi ed a solo 1,11 volte le vendite al dettaglio, che invece sono aumentate del suddetto 19%.
Inutile dire che non c'è nulla che assomigli lontanamente alla linea nera che precipita nel grafico qui sotto in tutta la storia economica moderna. Infatti la supply chain per le vendite al dettaglio è l'equivalente economico di una balena spiaggiata e le conseguenti dislocazioni inflazionistiche hanno appena iniziato a manifestarsi.
Allo stesso modo, non c'era nulla di salutare o impressionante nel bilancio dell'offerta al dettaglio, che proveniva dalle importazioni. Mentre la produzione manifatturiera interna è solo dell'1,5% in più rispetto ai livelli di febbraio 2020, le importazioni mensili di beni sono superiori di $37 miliardi o del 18,6%.
E no, questa non è solo la mano invisibile di Adam Smith o la manifestazione di un fiorente mercato globale nel commercio bidirezionale. Da febbraio 2020, ad esempio, le esportazioni statunitensi hanno guadagnato solo $13 miliardi su base mensile o appena il 35% dell'aumento dei volumi delle importazioni.
Lo scriba del Wall Street Journal è in brodo di giuggiole per la presunta "intelligenza" incarnata nel baccanale da $10.000 miliardi di Washington, ma è altrettanto intelligente caricare le generazioni future con debiti insuperabili per attirare i produttori dal resto del mondo a sostenere un livello di spesa al dettaglio che superi di gran lunga il tasso tendenziale in atto prima del febbraio 2020?
Proprio così. Il tasso di crescita effettivo della spesa al dettaglio è stato del 3,66% annuo durante il periodo di 4 anni tra febbraio 2016 ed il febbraio 2020. Se tale tendenza non fosse stata interrotta dal Covid, dai lockdown e dall'ondata di ostacoli burocratici di Washington, le vendite al dettaglio sarebbero state di $485 miliardi ad agosto 2021 e avrebbero totalizzato $8.090 miliardi nei 18 mesi da febbraio 2020.
Invece le vendite al dettaglio di agosto sono state di $547 miliardi, o il 13% in più, e hanno totalizzato $9.000 miliardi durante gli ultimi 18 mesi. Vale a dire, i geni di Washington hanno permesso un aumento di 900 miliardi nella spesa al dettaglio oltre la tendenza preesistente a causa del torrente di finanziamenti statali alimentato da prestiti e stampa di denaro. Ed a margine, le merci provenivano dalla Cina e da altri fornitori stranieri.
Per quale ragione Washington ha pompato un'ondata di finanziamenti statali attraverso il welfare per favorire indirettamente la Cina? Quello che abbiamo avuto è stata una contrazione dell'offerta a causa dei feticisti del virus C. Ciò ha significato che le famiglie sono state sottoposte ad un anno sabbatico involontario riguardante il budget per l'aggregazione sociale: ristoranti, bar, cinema, eventi sportivi, parrucchieri e saloni di bellezza, ecc.
Di conseguenza non avevano bisogno dei finanziamenti statali per alimentare la spesa nel settore dei servizi, inoltre la stragrande maggioranza delle famiglie ha mantenuto i propri stipendi per tutto il tempo dei lockdown. Infatti ciò che è realmente accaduto è che la somma degli assegni del welfare state più i salari regolari è stata indirizzata ad una vasta effusione di domanda per le merci consegnate da Amazon e da altri siti online.
Anche nel caso dei lavoratori licenziati, la stragrande maggioranza ha ricevuto la sostituzione del salario attraverso i regolari programmi statali dell'indennità di disoccupazione al 40-70% della retribuzione precedente. Inutile dire che avrebbero potuto cavarsela con questi finanziamenti statali più i risparmi dal loro consumo di servizi che erano stati chiusi. Rispetto ai $3.000 miliardi spesi per gli assegni del welfare state, l'indennità di disoccupazione ed il programma di prestito SBA, oltre a poche centinaia di miliardi di benefici di emergenza per i lavoratori a contratto e part-time non coperti dai normali programmi statali, avrebbero eliminato qualsiasi crisi umanitaria.
Allora perché Washington è diventata così assuefatta da assegni del welfare state, salvataggi ed enormi tsunami di roba gratis, e perché questa follia è ora celebrata dal giornalista della FED sul Wall Street Journal?
Semplice: come avrebbe detto Richard Nixon, ora sono tutti keynesiani. Vale a dire, la cultura economica dei giorni nostri ha fatto del PIL un feticcio ed una necessità che la sua cifra trimestrale continui a salire con la pioggia o con il sole e con le buone o con le cattive.
Il fatto è che quando le persone cucinano a casa, bevono a casa, si collegano a Netflix, si tagliano i capelli e si lucidano le unghie da sé, l'effetto è quello di demonetizzare l'attività economica. Si svolgono le stesse attività – anche se con minor slancio professionale in molti casi – tranne per il fatto che il lavoro domestico fai da te non ottiene una busta paga e quindi non viene conteggiato nel PIL.
Pertanto ciò che è stato effettivamente perso durante i lockdown non è stato tanto il risultato economico quanto la scelta del consumatore e la qualità aggiunta che di solito proviene da chef e barbieri professionisti.
Ma ecco il punto: questa perdita di scelta del consumatore e di qualità del servizio è stata ordinata dai gendarmi della sanità pubblica. È stata la risposta sbagliata al Covid e non ha mai avuto molte possibilità di essere altro che un transitorio interludio di follia statale. Quindi era l'esatto contrario di una crisi esistenziale. Lo svenimento nei numeri del PIL, infatti, era destinato ad invertirsi nel momento in cui la polizia sanitaria ha tolto il piede dall'attività dell'aggregazione sociale.
Naturalmente l'obiettivo fin dall'inizio avrebbe dovuto essere quello di porre fine rapidamente ai lockdown e alle campagne di paura dei vari Fauci, consentendo alla vita economica di Main Street di tornare allo status quo pre-Covid. I $6.000 miliardi di aiuti statali erano assolutamente ingiustificati. Piuttosto che rappresentare un trionfo della politica di Washington, hanno inaugurato uno scoppio di follia fiscale che lascerà le sue cicatrici sulle finanze pubbliche e sulla disciplina economica per i decenni a venire.
Peggio ancora, ha scatenato la follia della stampa di denaro da parte della banca centrale come mai prima d'ora, in particolare l'idea che una massiccia monetizzazione del debito pubblico sia completamente fisiologica. Come ha notato Ip: "La Federal Reserve viene elogiata per aver abbasato rapidamente i tassi d'interesse quasi a zero e per essere intervenuta sui mercati evitando che la crisi economica si potesse trasformare in una crisi finanziaria".
Oh, ma per favore! Si suppone che una contrazione economica, sia essa ordinata dallo stato o il risultato di forze naturali, provochi il calo dei prezzi degli asset finanziari, se è permanente. E se è artificiale o temporanea, gli adulti dovrebbero essere in grado di valutare le sue implicazioni a lungo termine, senza alcun aiuto da parte della FED.
Ma quello che ora abbiamo è una narrativa fasulla ricorrente che dice che qualsiasi correzione profonda nei prezzi delle azioni, enormemente gonfiati, è una "crisi"
Ci permettiamo di dissentire. Per il periodo annuale fino a giugno 2021, gli utili dell'indice S&P 500 sono stati di $158,74 per azione. Cosa sarebbe successo se la FED avesse permesso alla scoperta dei prezzi di fare il suo corso, causando lo stallo del mercato al minimo di 2.600 raggiunto a marzo 2020?
Avrebbe significato che il mercato di oggi sarebbe valutato al 16,4X i guadagni, o solo leggermente al di sopra della media di lungo termine. Così com'è, il prezzo di chiusura di oggi a 4.473 rappresenta un assurdo guadagno di 28,2 volte e significa che la capitalizzazione di mercato dell'indice, a $38.200 miliardi, sarebbe stata di $16.000 miliardi inferiore (a $22.000 miliardi).
Ecco qua: non una "crisi" prevenuta, ma semplicemente un'indicibile manna di $16.000 miliardi per gli speculatori che si sono arricchiti grazie alle iniezioni mensili di liquidità da parte della FED.
A dire il vero, questi doni all'1% e al 10% che possiedono la maggior parte delle azioni sono già abbastanza brutti, ma il messaggio agli americani ed ai loro politici era anche peggio.
Dal febbraio 2020 la FED ha monetizzato l'83% dell'orgia di prestiti richiesta da Washington. Il debito pubblico è cresciuto di $5.200 miliardi, mentre il bilancio della FED è passato da $4.200 miliardi a $8.500 miliardi.
L'unica parola per questo è finanza da Repubblica delle banane. E contrariamente al Wall Street Journal, non c'è niente per cui festeggiare.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Basterebbe iniziare dall'ultimo grafico per capire la natura assolutamente non transitoria dell'attuale inflazione dei prezzi. Esso infatti rappresenta il bilancio della FED e, inutile sottolinearlo, è letteralmente esploso nell'ultimo anno nel disperato tentativo di contenere una correzione dei mercati che spinge ormai da 13 anni per completarsi. Come possiamo esserne sicuri? Andiamo per esclusione. Apprendiamo dai canali ufficiali che l'economia sta crescendo del 5%, quindi dovremmo dedurre che non esiste un problema legato alla penuria di beni. Inoltre il primo grafico, riguardante il traffico portuale a Los Angeles, ci mostra un'attività intensa legata in particolar modo ad una domanda spinta dalla spesa al consumo indotta dagli assegni del welfare. Ciò si ripercuote sulla filiera dei vari beni intermedi e materie prime, le quali sono schizzate nel prezzo, ma la maggior parte dei commentatori economici non si preoccupa di capire se ciò è dovuto ad un eccesso di domanda o ad una effettiva carenza di offerta.
RispondiEliminaAnche dovendo tirare in ballo le chiusure sulla scia della "prevenzione sanitaria", ciò non spiegherebbe l'aumento generalizzato dei prezzi a parità di domanda e offerta. Si potrebbe obiettare che, come riportato nel terzo grafico, siano le materie prime energetiche a causare un aumento generalizzato dei prezzi, ma anche qui le stime ci dicono che la produzione è rimbalzata e ci si aspetta che aumenterà ulteriormente nel prossimo anno. Senza contare, comunque, che le politiche "green" hanno azzoppato l'efficienza energetica (soprattutto in Europa). E questo ci riporta al quarto grafico, ovvero, l'espansione monetaria della FED (e delle altre banche centrali del mondo) che ha stimolato un eccesso di domanda attraverso denaro extra. Quest'ultimo è stato canalizzato dapprima nelle casse statali e successivamente ha invaso l'economia più ampia attraverso il welfare state, sussidi industriali, salvataggi e altre misure interventiste.
L'inflazione dei prezzi cui stiamo assistendo è il risultato dell'azzardo morale dei banchieri centrali, i quali si ergono a pianificatori supremi dell'economia, in grado, presumibilmente, di direzionare la volontà di miliardi di persone verso lidi di prosperità. I risultati, invece, sono sotto i nostri occhi: mismatch tra domanda ed offerta che distorcono sistematicamente l'ambiente industriale dando vita a carenze artificiali e sovrabbondanze altrettanto artificiali. Peccato che tra quest'ultime ci siano solo aziende zombi...