Bibliografia

martedì 27 luglio 2021

Le “esternalità” non sono una buona scusa per l'obbligo di vaccinazione

 

 

di Donald Bodreaux

Non sono, e non sono mai stato, un anti-vaccinista. Quando il mio unico figlio, Thomas, era piccolo né sua madre né io abbiamo esitato a fargli ricevere l'intera gamma di vaccini per l'infanzia; proprio come negli anni '60 i miei genitori non hanno esitato a farmi ricevere l'intera gamma di vaccini allora a disposizione per i bambini. E quando i vaccini per il Covid-19 sono diventati disponibili pochi mesi fa, ho ricevuto il dosaggio completo (Moderna, nel caso ve lo stiate chiedendo).

Ma io sono, e sono sempre stato, un anti-autoritario ed essendo tale mi oppongo agli sforzi dello stato per imporre la vaccinazione, o per punire le persone che non sono vaccinate. In questo mondo lo stato non ha alcun diritto di imporre sanzioni a chiunque scelga di non iniettarsi o ingerire determinati farmaci. Una tale intrusione negli affari privati ​​degli individui è immorale e incompatibile con i principi di una società libera. Ogni genitore dovrebbe avere il diritto di rifiutare la vaccinazione per i propri figli; ogni adulto dovrebbe avere il diritto di rifiutare la vaccinazione per sé stesso. Nessuna spiegazione per tale rifiuto dovrebbe essere richiesta oltre ad un semplice "No".


Esternalità!

La risposta più comune a quelli di noi che si oppongono alla punizione statale delle persone che rifiutano i vaccini è sostenere che coloro non vaccinati mettono a rischio la salute, e persino la vita, di terzi innocenti. Leggete, ad esempio, l'editorialista del Washington Post Leana Wen, la cui ossessione per la vaccinazione obbligatoria è accompagnata dalla sua debole capacità di mettere i dati nella giusta prospettiva. Nel gergo economico l'accusa è "esternalità!" – come ha esclamato di recente l'economista dell'Università del Michigan, Justin Wolfersin, in risposta a qualcuno che si opponeva a quello che è a tutti gli effetti un passaggio verso l'obbligo di vaccinazione. Si sostiene che un individuo non vaccinato diffonda ingiustamente ad altre persone agenti patogeni pericolosi ogni volta che si trova in pubblico.

Ma gridare "esternalità!" non è la carta vincente che molti economisti (e non economisti) ingenuamente suppongono che sia. In un mondo in cui non tutti gli esseri umani vivono un'esistenza isolata – cioè nel nostro mondo – ognuno di noi agisce incessantemente in modi che influenzano gli estranei senza per questo giustificare le restrizioni imposte dallo stato alla grande maggioranza di queste azioni. Pertanto la giustificazione dell'intrusione da parte dello stato negli affari ordinari della vita richiede molto di più della prospettiva di un qualche impatto interpersonale (si veda la breve risposta di David Henderson a Wolfers).

Anche la giustificazione per l'obbligo di vaccinazione richiede più di una vivida immaginazione, altrimenti siamo come alunni di seconda media che descrivono situazioni ipotetiche riguardo questo tema ("Immaginate un virus super-contagioso e letale che, con una certezza al 100%, ucciderà letteralmente ogni essere umano nel Paese se anche una sola persona rimane non vaccinata!!!"). Per essere rilevante, la tesi dell'obbligo di vaccinazione deve riflettersi nella realtà come la conosciamo. Inoltre in una società libera l'onere della prova ricade non sugli oppositori dell'obbligo, ma su coloro che affermano che l'esternalità è reale e abbastanza grave da giustificare l'obbligo di vaccinazione.

Che la scelta di restare non vaccinati contro il Covid crei dei rischi per gli estranei è indiscutibile, ciononostante questa scelta non la distingue da molte altre scelte con conseguenze simili, scelte quasi tutte che, ancora una volta, non giustificano l'intervento dello stato – un fatto che vale anche se limitiamo la nostra attenzione solo ad azioni che possono compromettere maggiormente la salute fisica degli altri.

La scelta di guidare fino al supermercato crea rischi per la salute dei pedoni e degli altri conducenti; la scelta di non sottoporsi al test per l'influenza e poi di condurre una vita normale crea rischi per la salute degli altri; la scelta di tuffarsi in una piscina comunitaria crea rischi per la salute degli altri; la scelta di utilizzare un bagno pubblico crea rischi per la salute degli altri. In ciascuna di queste situazioni si ritiene che i benefici derivanti dal consentire agli individui di fare liberamente tali scelte siano maggiori dei benefici che deriverebbero dall'imporre nuove restrizioni a tali scelte.


Quindi che dire sul Covid ed i relativi vaccini?

Quindi c'è qualcosa di speciale nel Covid-19 che giustifica l'insolito passo autoritario di rendere obbligatoria la vaccinazione? No.

Innanzitutto c'è questa realtà importante e rilevante che merita di essere ripetuta, data la bizzarra, ma diffusa convinzione, che questa realtà non sia né importante né rilevante: il Covid riserva i suoi pericoli ai vecchi ed ai malati, cioè ad un gruppo facilmente identificabile di membri che possono adottare misure per proteggersi dall'esposizione al virus senza richiedere alla stragrande maggioranza dell'umanità, pochissimi della quale a rischio reale per il Covid, di sospendere e stravolgere la propria vita.

In secondo luogo, il fatto che le vaccinazioni siano abbastanza efficaci nel proteggere le persone vaccinate dal contrarre e soffrire di Covid dovrebbe essere sufficiente per demolire definitivamente l'obbligo di vaccinazione. Eppure coloro favorevoli all'obbligo credono che la loro tesi sia fondata su due fatti. Il primo è che la vaccinazione non solo protegge gli individui vaccinati dal Covid, ma riduce anche la possibilità che le persone vaccinate lo diffondano ad altri; il secondo fatto è che non tutti sono o possono essere vaccinati. Da qui coloro favorevoli all'obbligo di vaccinazione saltano alla conclusione che lo stato dovrebbe imporla a tutti coloro che sono in grado di essere vaccinati dal punto di vista medico.

Ma questo salto è illogico, poiché ignora diverse questioni pertinenti, e le persone che portano l'onere della prova non sono nella posizione di ignorarle.

Tra le domande pertinenti ignorate – e, quindi, senza risposta – ci sono:

  1. Essere vaccinati di quanto riduce la possibilità che una persona trasmetta il virus? Questa riduzione vale tutti i costi dell'obbligo di vaccinazione?

  2. Quante persone hanno condizioni mediche che impediscono loro di essere vaccinate contro il Covid? E quante di queste persone fa parte di gruppi i cui membri sono particolarmente a rischio di soffrire per il Covid?

  3. Cosa significa avere una condizione medica che impedisce a qualcuno di essere vaccinato contro il Covid? Significa che tali persone, se vaccinate, avrebbero il 100% di possibilità di morire a causa della vaccinazione? Sicuramente no. Ma se no, a quali specifici livelli di rischio la vaccinazione contro il Covid sottoporrebbe queste persone? E questi rischi sono abbastanza alti da far parte di una tesi credibile per l'obbligo di vaccinazione?

  4. Qual è il costo per il gruppo "non vaccinabile" di proteggersi rispetto al costo di imporre che tutti gli altri vengano vaccinati?

  5. L'esistenza stessa di un gruppo di persone per le quali i vaccini Covid sono troppo rischiosi implica che essi non siano privi di rischi per nessuno (a parte il rischio casuale intrinseco posto da qualsiasi trattamento medico, ognuno di noi ha una qualche possibilità di essere inconsapevolmente affetto da una o più delle condizioni che sono riconosciute come troppo rischiose riguardo la vaccinazione). Perché, allora, dovrebbe essere richiesto a tutti – tranne gli individui nel gruppo formalmente esentato – di essere vaccinati e, quindi, di essere soggetti a qualche rischio di essere danneggiati fisicamente dal vaccino?

  6. Se, come implicano coloro favorevoli all'obbligo di vaccinazione, qualsiasi azione che metta a rischio la salute degli estranei è un'azione che lo stato dovrebbe trattare come una "esternalità" e prevenire con la forza, perché lo stato non dovrebbe trattare tutte le tesi a sostegno dell'obbligo di vaccinazione come esternalità da vietare con la forza? Poiché la vaccinazione in sé non è esente da rischi, costringere le persone ad essere vaccinate significa sottoporre con la forza alcune persone ad un rischio che preferirebbero evitare. Inoltre sostenere pubblicamente l'obbligo di vaccinazione aumenta il rischio che venga attuata una tale linea di politica, il che significa che sostenere pubblicamente l'obbligo di vaccinazione (secondo la logica degli stessi che ne sono a favore) espone altri innocenti ad un rischio che poi lo stato dovrebbe impedire.


Conclusione

Naturalmente mi opporrei a coloro favorevoli all'obbligo di vaccinazione con la stessa energia che questi ultimi usano per imporre all'umanità la loro misura autoritaria. Ma il fatto che la loro logica possa essere facilmente utilizzata per giustificare la privazione forzata della libertà di sostenere pacificamente lo stesso obbligo di vaccinazione rivela quanto sia fragile la loro tesi.

Questa tesi, lo ripeto, non può essere risolta in astratto con la mera intonazione della parola «esternalità». Le domande sopra menzionate (e anche altre) sui fatti devono ottenere risposta. E l'onere, in una società liberale e aperta, di rispondervi in modi che giustificano qualsiasi obbligo statale ricade sui sostenitori di tale obbligo e non sui difensori della libertà.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Nessun commento:

Posta un commento