lunedì 26 luglio 2021

Cambiamenti epocali attendono il sistema bancario

 

 

di Alasdair Macleod

Il ruolo delle banche commerciali nell'economia globale sta cambiando, con i prestiti agli stati e alle loro agenzie ora più importanti dei prestiti alle industrie di beni e servizi. È una tendenza destinata a continuare.

La nuova normativa di Basilea 3 favorirà questa tendenza, nonostante ai depositanti al dettaglio sia stato riconosciuto uno status di finanziamento stabile. Si prevede che le valute digitali del sistema bancario centrale verranno sempre più adottate e forse sostituiranno il credito aziendale non finanziario nei prossimi cinque-dieci anni.

Ma la crescente finanziarizzazione delle banche commerciali comporta il rischio di legare saldamente il loro futuro ad una bolla finanziaria e con l'inflazione dei prezzi in aumento, è solo questione di tempo prima che scoppi la bolla.

Questo articolo esamina alcune delle implicazioni che Basilea 3 e le CBDC avranno sulle banche commerciali.


Introduzione

L'introduzione sia dei regolamenti di Basilea 3 che dei piani per le valute digitali del sistema bancario centrale influenzerà le priorità delle banche commerciali ed il loro ruolo nel sistema finanziario generale. Basilea 3, in particolare per quanto riguarda l'applicazione del coefficiente di finanziamento stabile netto (NSFR), cambierà le priorità bancarie imponendo fattori di rischio standardizzati in tutto il settore e le valute digitali del sistema bancario centrale (CBDC) minacciano di escludere le banche dal loro ruolo di intermediario tra banche centrali e utilizzatori non finanziari di denaro e credito.

Pochi pensano positivamente quando si parla di banche ed il loro cartello, quindi è improbabile che l'opinione pubblica versi molte lacrime se le CBDC li sostituiscono. Da quando gli orafi londinesi, nel XVII secolo, cominciarono ad accettare depositi sui quali pagavano il sei per cento, con l'accordo di non essere fiduciari del denaro ma proprietari di esso, il settore bancario ha contravvenuto allo spirito del diritto romano accettando depositi e utilizzandoli a suo piacimento, senza che i depositanti si rendano pienamente conto dell'accordo. Questa violazione della legge "naturale" era originariamente una sentenza del giurato romano, Ulpiano (170-228 d.C.), poi codificata dall'imperatore Giustiniano (527-565 d.C.).

Ulpiano aveva ragione. Se un depositante ignora che la sua proprietà deve essere posseduta da un altro senza una licenza bancaria, anche oggi sarebbe giudicato dai tribunali come comportamento fraudolento. Ma nel 1848 il giudice inglese Lord Cottenham, in Foley v. Hill e altri, sentenziò diversamente nel caso dei rapporti bancari: un deposito diventa proprietà della banca nonostante la maggioranza dei depositanti ignora di non possederla più. Da allora, la prassi di una banca di prendere in suo possesso la proprietà di qualcun altro e di disporne come meglio crede è stata indiscutibilmente accettata nel diritto bancario.

Per gli economisti classici, le banche sono responsabili del ciclo del credito, che prima accelera il progresso in modo insostenibile e poi lo arresta quando si manifestano le conseguenze negative dell'espansione del credito. I keynesiani, che non riescono ad associare le periodiche crisi bancarie ad una precedente espansione del credito, credono che il denaro e il credito dovrebbero essere guidati dallo stato, incolpando le carenze del libero mercato per i bust economici. Poi c'è la percezione pubblica che i banchieri siano pronti a negare il credito della gente onesta mentre loro intascano enormi bonus, una combinazione malevola che ha alimentato la narrativa politica dopo il fallimento della Lehman. Da ogni punto di vista, le banche sembrano essere sempre sotto attacco.

Dal punto di vista di un banchiere, la narrativa politica in particolare deve essere controllata, motivo per cui le banche contribuiscono ampiamente ai fondi delle campagne elettorali in America. La loro influenza politica in altre giurisdizioni è simile a quella di altre imprese, principalmente attraverso il lobbismo. Politici, banche centrali e autorità di regolamentazione consultano le banche prima di introdurre modifiche normative e sono gli avvocati impiegati dalle grandi banche che spesso finiscono per stabilire l'agenda normativa.

L'introduzione della normativa NSFR Basilea 3 ha seguito un corso diverso dall'evoluzione normativa nazionale, ampiamente indipendente da tali influenze. Inquadrando normative sovranazionali per volere del G20, il Comitato di Basilea non è sostanzialmente influenzato dalle attività di lobby delle banche e dei politici nazionali e dei loro organismi di regolamentazione. Sulla scia del fallimento della Lehman, sia le direttive che l'obiettivo erano semplici: impedire che il rischio del fallimento di una banca ne portasse altre a finire sotto attacco. Dopo molto ritardo (la regolamentazione finale del NSFR è stata pubblicata nell'ottobre 2014) questo aspetto di Basilea 3 è ora in fase di implementazione.

Resta da vedere se riusciranno nel loro obiettivo. È sempre stato possibile per i regolatori nazionali ammorbidire alcuni aspetti della normativa di Basilea in modi minori, ma sembra essere un tentativo ragionevole di garantire che il finanziamento di attività illiquide o rischiose non dipenda troppo dai depositi liquidi.

In contrasto con l'imposizione di uno standard normativo globale sotto Basilea 3, le valute digitali del sistema bancario centrale (CBDC) sono ancora in fase di attuazione. La possibilità che le banche centrali emettano una nuova forma di valuta fiat direttamente al pubblico in generale è ancora in discussione; la volontà è quella di dirigere l'applicazione di valuta extra per stimolare l'espansione del credito, obiettivo che le banche commerciali non riescono a soddisfare. In alternativa, l'emissione di una CBDC potrebbe promuovere obiettivi economici e politici specifici, ad esempio a beneficio delle imprese e delle attività associate al cambiamento climatico. È certamente un modo meno controverso del pagamento di costosi progetti politici con tasse aggiuntive.

La produzione e la diffusione delle CBDC sono progetti massicci, che richiedono a tutte le aziende e ai consumatori di avere conti con un'agenzia sotto il controllo diretto della banca centrale. Sarà necessario il coordinamento dei registri fiscali, assistenziali e di altra natura per garantire che tutti i conti creati per le CBDC siano autentici e idonei per qualsiasi cosa ordini la banca centrale di volta in volta. Ciò richiederà sia ai consumatori che alle imprese di cedere il controllo sulle loro attività allo stato, sollevando profonde questioni di libertà personale. Quasi certamente richiederà che le banche centrali siano più responsabili nei confronti dei politici, indebolendo il concetto della loro indipendenza dalle influenze politiche.

Le CBDC sono un progetto a lungo termine ancora nelle sue fasi iniziali, gravido di problemi non facilmente affrontabili e che richiedono una legislazione ampia e controversa.


Il ruolo attuale delle banche

Vi sono importanti malintesi da correggere sul ruolo delle banche nell'economia. Sia i loro depositanti che i loro regolatori sembrano inconsapevoli della vera motivazione di un banchiere commerciale, o vedono solo un aspetto del settore bancario ignorandone gli altri.

È normale che i depositanti credano di aver depositato denaro presso la propria banca, quando in realtà vantano un credito. Anche se hanno versato contanti fisici nella loro banca, non hanno contribuito ad un deposito. Invece hanno aumentato le passività della banca nei loro confronti ed essa utilizzerà questi saldi come meglio crede. Il test finale è ciò che accade se la banca viene dichiarata insolvente: il depositante scoprirà quindi di essere semplicemente un creditore.

Naturalmente in alcune giurisdizioni esistono schemi di protezione dei depositanti, ma si può sostenere che servono a proteggere le banche dalle vecchie corse agli sportelli piuttosto che a proteggere i depositanti. È importante sottolineare che un sistema di protezione dei depositanti isola le banche dai suoi depositanti. In combinazione con l'esclusività di ottenere una licenza bancaria, il senso di responsabilità di una banca nel soddisfare le esigenze e i desideri dei suoi clienti è sostanzialmente ridotto dai sistemi di protezione dei depositi. Il miglioramento della responsabilità di una banca nei confronti dei suoi attuali e futuri depositanti incoraggia un approccio sprezzante alla propria reputazione.

Infatti i regolatori hanno cercato di rendere il rischio bancario a prova di depositante. Sia i regolatori che le banche centrali considerano le banche commerciali come intermediari tra depositanti e mutuatari, e tutte le loro licenze, normative e politiche monetarie tengono presente questa convinzione. Ma come si può vedere da Foley v. Hill, i fatti sono diversi: i depositanti non hanno diritti sulla loro precedente proprietà.

Nonostante i fatti, l'interpretazione convenzionale è che il settore bancario negozia gli interessi tra depositanti e mutuatari. Solo chi presta denaro altrui è banchiere e finché i mutuatari ripagheranno la banca prima che il denaro debba essere restituito ai depositanti, essa rimarrà solvibile. Con i depositanti in grado di ritirare i depositi con poco o nessun preavviso e con i prestiti che sono diventati meno liquidi nella capacità di rimborso da parte di chi li ha contratti, il mantenimento della solvibilità fino a Basilea 3 è stato considerato principalmente una questione di esperienza e calcolo da parte dei banchieri.

Solo una piccola parte di questi depositi è denaro. La maggior parte invece ha origine come credito, da pagamenti, stipendi, vendite di beni e servizi e simili. Ripercorrendolo ancora più a ritroso, dobbiamo sottolineare che il denaro è l'unico bene che non si consuma, e che un pagamento corrente è il risultato di una serie di pagamenti che comunque originano da un credito bancario ove il pagamento non avviene in contanti . E anche il contante è di fatto credito quando non è in specie, in questo caso prelevato da una banca centrale e passivo verso di essa.

Possiamo dire approssimativamente che il credito originariamente prelevato da una banca centrale è distinto dal credito proveniente da una banca commerciale. I pagamenti totali nel settore non finanziario si riferiscono alla produzione lorda di un'economia. La produzione lorda è la somma di tutte le transazioni che coprono le fasi intermedie della produzione di beni e servizi fino alle vendite finali ai consumatori. Nel caso degli Stati Uniti parliamo di circa $39.500 miliardi nel primo trimestre del 2021. La base monetaria della FED era di $5.800 miliardi, il che ci dice che quasi sette volte i pagamenti potrebbe essere considerata originata dal credito bancario rispetto al credito proveniente dalla FED.[1] In passato il rapporto era infatti molto più alto. Prima che la FED aumentasse il suo bilancio in risposta alla crisi finanziaria del 2008-09, i pagamenti provenienti dal credito bancario erano oltre 30 volte la base monetaria.

La variazione di questo rapporto è una considerazione importante per le future relazioni tra banche centrali e commerciali ed è discussa più avanti in questo articolo.

Al depositante non viene in mente che solo un settimo dei dollari in suo possesso è originata dalla banca centrale rispetto a quella proveniente dal credito bancario commerciale. Né nessuno può distinguere tra i due, essendo entrambe completamente fungibili, ma mostra come le economie moderne siano diventate dipendenti dall'espansione del credito bancario rispetto al credito della banca centrale. E oggi ci riferiamo al credito basato su denaro emesso dal nulla, il logico sviluppo di quando il contraffattore tratta in modo fraudolento le proprietà altrui, pratica identificata come tale dal giurista romano Ulpiano 19 secoli fa.


La diminuzione dell'importanza del credito bancario per il settore industriale

Si presume comunemente che il credito bancario sia creato dal denaro dato in prestito e che il sistema bancario nel suo insieme ricicli l'espansione del prestito in depositi man mano che i prestiti vengono utilizzati. Eventuali squilibri tra le singole banche vengono successivamente compensati attraverso i mercati monetari. La maggior parte dei commentatori spiega in questo modo la creazione e l'espansione del credito bancario, ma non è così che funziona davvero.

Le banche, infatti, espandono il credito attraverso un processo di contabilità a partita doppia. Una volta firmato un contratto di prestito, la banca accrediterà sul proprio bilancio come attivo il valore del prestito. Contestualmente accredita sul conto corrente della controparte il ricavo del finanziamento, che per la banca rappresenta una passività. Quando il prestito viene utilizzato o rimborsato, entrambi i lati del bilancio della banca si adeguano di pari passo. Il conto del cliente presso la banca non riflette necessariamente la contabilità a partita doppia della banca, che in genere mostra solo il saldo netto del cliente.

Le procedure contabili interne di una banca sono state confermate dal caso Foley v. Hill di cui sopra ed era una pratica comune prima. Il punto importante da notare è che le banche creano credito dai contratti di prestito senza che siano coinvolte altre parti. Il ruolo dei mercati monetari è completamente diverso, essendo limitato a soddisfare altri requisiti per i rapporti interbancari.

Dalla fine del Glass-Steagall Act, introdotto nel 1933 per separare le attività commerciali dalle attività bancarie d'investimento, la creazione del credito bancario ai fini del prestito convenzionale è stata superata da altre attività bancarie. Anche prima della deregolamentazione finanziaria degli anni '80 a Londra, le grandi banche americane come Citibank consideravano le commissioni come una fonte di reddito sempre più importante rispetto al reddito da interessi derivante dai prestiti.

La misura in cui il sistema bancario americano è cambiato si riflette nella pubblicazione H.8 della FED per le 25 grandi banche nazionali (tabella 6). Su un totale di $9.128 miliardi di credito bancario tra di loro, solo $1.269 miliardi vengono prestati ad attività commerciali e industriali rispetto ai $5.653 miliardi al governo federale e alle sue agenzie, principalmente sotto forma di titoli. L'idea che il credito bancario sostenga principalmente il commercio è smentita da queste cifre.

Dobbiamo quindi indagare sullo scopo attuale e futuro delle banche commerciali e se i loro interessi sono in linea con quelli della società nel suo insieme.


Le banche commerciali ed il loro rapporto con l'attività economica

Dalle prove dei loro bilanci, possiamo vedere che le principali banche statunitensi espandono in modo schiacciante il credito a beneficio dello stato e dei suoi interessi. La posizione delle banche americane più piccole è più favorevole ai prestiti alle imprese, ma è ancora inferiore del 60% rispetto ai prestiti totali al governo federale e alle sue agenzie. Indubbiamente la relativa riduzione dei prestiti alle imprese non finanziarie è attribuita all'aumento dei finanziamenti richiesti dallo stato, alla maggiore percezione del rischio di prestito relativo e alla tendenza generale verso attività puramente finanziarie e cartolarizzazioni.

Anche la concessione di licenze da parte dello stato alle banche per svolgere attività che altrimenti non sarebbero consentite ha incoraggiato una tendenza ad utilizzare le licenze bancarie in misura più ampia. In particolare per le principali banche, l'attività di prestito tradizionale è diventata una priorità inferiore.

La capacità di creare qualsiasi forma di credito dal nulla sembra certo indurre le banche a deviare dal loro scopo commerciale originale, non che tale scopo esistesse se non nella mente collettiva della popolazione. Non c'è dubbio che i loro clienti vedano le banche come intermediari tra depositanti e mutuatari e siano per lo più inconsapevoli della loro capacità di creare credito, per non parlare di come lo fanno. Presumono che l'attività bancaria sia semplicemente un processo di prestito di risparmi già esistenti; questa ipotesi è coerente anche con l'approccio normativo, che affronta i rischi sistemici nell'interesse dei depositanti limitando il rapporto tra il capitale proprio di una banca e la dimensione del suo bilancio. Nel corso della storia è stato descritto come sistema bancario a riserva frazionaria da quelle norme volte a controllare suddetto rapporto.

Il fatto che una banca possa creare i propri depositi la separa dall'obbligo commerciale di fornire un archivio sicuro per il credito dovuto ai clienti. Di conseguenza è improbabile che si applichi il presupposto che gli interessi commerciali di una banca coincidano in qualche modo con quelli dei suoi clienti, fattore alla base del successo del libero mercato quando ognuno agisce nel proprio interesse. Se così fosse, vedremmo le banche operare con una maggiore attenzione al cliente; vedremmo le banche lavorare attivamente per assistere i clienti, invece di nascondersi dietro i regolamenti ed incolpare i clienti stessi per consentire l'accesso fraudolento ai loro conti, cosa che accade sempre più spesso.[2]

Nonostante le enormi quantità di denaro che hanno avuto origine come credito bancario, trascurando i loro rapporti con la popolazione in generale, i sistemi bancari commerciali hanno aperto la possibilità di una riforma radicale. Inoltre la nuova normativa di Basilea 3 è destinata a scoraggiare l'erogazione di prestiti alle imprese.

Il calcolo del NSFR prevede che i depositi societari a favore di soggetti non finanziari con scadenza inferiore ad un anno siano meno stabili come fonte di finanziamento rispetto ai depositi al dettaglio, assegnando loro un haircut del 50% per finanziare le attività di bilancio. I depositi registrati da questa fonte sono quindi finanziamenti inefficienti rispetto ai depositi al dettaglio e ai depositi di piccole imprese, che subiscono solo un haircut del 5% o del 10% allo scopo di finanziare l'attivo del bilancio di una banca. La teoria è che con le corse agli sportelli da parte dei depositanti al dettaglio ora, si spera, confinate al passato, i depositi al dettaglio possano essere considerati una fonte di finanziamento quasi stabile quanto il capitale azionario di una banca. Ma le aziende più grandi possono destabilizzare molto facilmente il bilancio di una banca se sono autorizzate a prelevare fondi con poco preavviso.

La logica sembra impeccabile, finché non viene considerata nel contesto della partita doppia di una banca. Diciamo che un cliente aziendale richieda un prestito ponte, o in alternativa una struttura di capitale circolante. In caso di concessione dell'uno o dell'altro, la banca lo annota come attivo e allo stesso tempo registra la posizione come un corrispondente deposito aziendale. Possiamo essere certi che quando un attivo e un deposito sono correlati in questo modo, sfuggono ai due elementi di Basilea 3 che contano: il coefficiente di copertura liquida (LCR, che favorisce gli attivi di alta qualità) e l'NSFR discusso sopra. Ma dobbiamo ancora vedere come il cambiamento influenzerà le pratiche di prestito. In questo contesto va notato che un haircut del 50% sui depositi aziendali non abbinato ad un prestito registrato come attivo, non è attraente come mezzo di finanziamento per il bilancio di una banca.

Se una banca dà la priorità ad altre passività per finanziare il proprio bilancio, la sua attività aziendale complessiva ne risentirà. E se l'attività di deposito da parte dei clienti aziendali è scoraggiata dal non offrire loro servizi di deposito, è destinata ad essere posta meno enfasi sull'attività aziendale in generale, riducendo il coinvolgimento dell'intero settore bancario nel fornire credito alle imprese manifatturiere e del settore dei servizi. Sembra probabile, quindi, che Basilea 3 finirà per rafforzare la finanziarizzazione delle banche, l'acquisizione di debito pubblico, l'accumulo di riserve della banca centrale e prestiti alle istituzioni finanziarie. I prestiti al settore delle imprese non finanziarie saranno resi orfani da questi sviluppi.


Le banche centrali prevedono un vuoto da colmare

La logica alla base della futura diffusione delle CBDC deve includere il riconoscimento che i prestiti bancari si stanno allontanando dalle attività non finanziarie. Abbiamo già notato che una conseguenza dell'espansione dei bilanci delle banche centrali è stata la riduzione del rapporto tra la produzione lorda negli Stati Uniti e il bilancio della FED da 30:1 a 7:1 negli ultimi tredici anni. Proiettare questa tendenza nel futuro suggerisce che questo rapporto diminuirà ulteriormente e che la FED dovrà considerare il suo ruolo economico in questa luce.

Per i burocrati statali una CBDC è una soluzione attraente, matura per essere implementata in un lasso di tempo compreso tra cinque e dieci anni. Consente ad un'agenzia governativa di impegnarsi in attività bancarie sponsorizzate dallo stato, sostituendo il credito bancario commerciale con una valuta digitale per stimolare attività economiche ritenute di interesse pubblico. La raccolta e la distribuzione di dati aziendali e personali, finora conservati in database separati, diventerà pienamente giustificata. Una CBDC rappresenta l'apice della socializzazione monetaria ed economica.


Ma c'è un quadro più ampio...

Dietro la comodità di una soluzione CBDC vengono assunte o ignorate importanti considerazioni monetarie ed economiche. Mentre si prevede che il credito delle banche centrali e commerciali sarà continuamente ampliato per finanziare la spesa pubblica e l'inflazione degli asset, le conseguenze sempre più ovvie per i prezzi porteranno sicuramente a tassi d'interesse più elevati, e anche presto. Le banche centrali scopriranno di dover intensificare i loro tentativi di sostenere i prezzi degli asset nei mercati finanziari, con un'ulteriore espansione monetaria, o rischiare di veder implodere la bolla degli asset. Intraprendendo una politica di alimentazione della fiducia economica da parte di un mercato rialzista perpetuo, le banche centrali hanno legato il destino delle loro valute ai mercati azionari e obbligazionari.

La strategia delle grandi banche commerciali, sempre più impegnate in attività puramente finanziarie e voltando le spalle all'espansione del credito non finanziario, le ha portate a scambiare un rischio con un altro. Inoltre nelle attività finanziarie le banche sono sempre più legate alle reciproche sorti, scambiando il rischio di controparte dei debitori industriali con quelli di altre banche. E da nessuna parte questo importa più che nelle relazioni bancarie transfrontaliere, dove le banche sottocapitalizzate, ad esempio nell'UE, rappresentano un rischio sistemico globale che non è affrontato dall'NSFR di Basilea 3.

Per quanto riguarda le CBDC, il tempo impiegato per introdurle, inclusa tutta la legislazione abilitante, rende improbabile che abbiano importanza: la bolla finanziaria scoppierà molto prima di allora.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Note

[1] È un errore comune equiparare i pagamenti alla cosiddetta velocità di circolazione. I consumatori guadagnano i loro stipendi e profitti nel corso di un anno che poi spendono e risparmiano. Forniscono allo stato le sue tasse, che lo stato spende una volta. Inoltre la produzione viene venduta una sola volta. Le transazioni di seconda mano sono escluse dalle statistiche nazionali.

[2] Non ha senso, come spesso affermano le banche, che il denaro sottratto ai conti dei clienti da attività fraudolente non possa essere rintracciato. Con la sola eccezione del contante fisico, la destinazione dei fondi è sempre nota. L'attività insolita è facilmente identificabile, la banca ricevente viene allertata e viene richiesta la restituzione dei fondi. Il fatto che l'intero sistema bancario si sia rifiutato di attuare le procedure necessarie può essere considerato un'indicazione del livello di importanza attribuito alla tutela dei depositanti.

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