Bibliografia

mercoledì 2 giugno 2021

Joker e l'ideologia della distruzione

 

 

di Jeffrey Tucker 

"È un film sulla discesa di un uomo nella follia. Nient'altro".

Così ha commentato il venditore di biglietti al cinema dopo avergli detto quale film avrei visto: Joker. Perché stava recensendo questo film per me? Probabilmente un modo per prevenire ciò che preoccupava le persone, vale a dire, che il caos immaginario del film potesse spingere le persone nel mondo reale a fare le cose viste nella pellicola.

Tuttavia la sua mini recensione mi ha in un certo senso rassicurato. Ho dovuto sforzarmi per andare a vedere il film di cui tutti parlano, le anteprime da sole erano troppo inquietanti. La vita è abbastanza dura senza che i film introducano più tristezza ed è proprio per questo che mi piace vederne di leggeri. Tuttavia mi sono lasciato convincere lo stesso a vederlo.

In un certo senso il venditore di biglietti aveva ragione: si tratta solo di una persona. Anche dopo essere uscito dal cinema, continuavo a ripetermelo. Eppure dopo la fine ho sperimentato esattamente ciò che molti altri hanno sperimentato: il film trasmette un'aura che non si può ignorare. La portate a casa con voi, ci dormite, vi svegliate la mattina e vedete di nuovo quella dannata faccia. Ricordate le scene e iniziate a darvi un senso, non un senso morale ma un senso narrativo.

È stata anche una visione tremendamente spiacevole, le due ore più difficili di un film che possa ricordare. È brillante e avvincente in ogni fotogramma, la fotografia è perfetta e la recitazione encomiabile.

Per quanto riguarda l'interpretazione "solo un uomo", è difficile da sostenere. Le scene della vita di strada, la metropolitana piena di persone che indossavano maschere da clown, il ricco uomo d'affari in corsa per la carica di sindaco, le proteste contro di lui, lo strano modo in cui questa figura inquietante e violenta diventa un eroe popolare... c'è sicuramente un punto più profondo rispetto a suddetta semplice interpretazione.

Sì, ho visto il solito tiro alla fune su Twitter su ciò che significa. È pro-Antifa! È un avvertimento conservatore contro la politica estremista! È una protesta di destra contro la deriva dei democratici! È un'apologia di sinistra per l'ascesa dei lavoratori contro le élite!

Il problema è che nessuna di queste interpretazioni spiega il disagio e l'ambiguità che il film crea all'interno dello spettatore.

Mi ci è voluto un giorno intero per elaborare una teoria alternativa. Sebbene si voglia dare un certo background all'antagonista di Batman, il focus è il retroscena più elaborato mai realizzato sul grande schermo per il personaggio di Joker. Il film inizia con la narrazione di una serie di insuccessi personali. Sebbene il protagonista ne resti turbato, pensa che forse non è così irredimibile. Potrebbe ancora farcela, proprio come tutti gli altri hanno a che fare con i propri demoni. Joaquin Phoenix fa un ottimo lavoro nel recitare i momenti di lucidità e quelli di pazzia: sembra comportarsi bene con sua madre e la sua fidanzata, ha interazioni che non sono completamente distrutte dalla sua eccentricità.

Eppure ci sono circostanze della vita che continuano a spingerlo sempre più sull'orlo del baratro, al punto da perdere l'amore per la vita così com'è. Rinuncia alla speranza e abbraccia pienamente la disperazione come modo di pensare e vivere. E poi fa del male e scopre qualcosa che lo autorizza a farlo: la sua coscienza non gli dice di fermarsi. Al contrario, il male che fa lo fa sentire importante e apprezzato.

La sua vita non funzionava; trova finalmente qualcosa che funzionava per lui e poi l'ha abbracciato.

Cosa ha abbracciato? Il distruzionismo. Non è solo un'ideologia debole, è una che pretende di dare forma alla storia e significato alla vita. Essa afferma che l'unico scopo dell'azione umana dovrebbe essere quello di abbattere ciò che gli altri hanno creato, compresa la vita stessa. Questa ideologia diventa necessaria perché fare del bene sembra praticamente impossibile, perché bisogna fare una certa differenza nel mondo per sentire che la propria vita abbia una direzione e perché fare del male è facile. L'ideologia del distruzionismo consente ad una persona di razionalizzare il fatto che il male prepari il terreno ad un migliore stato della società in futuro.

Qual è? Potrebbe essere qualsiasi cosa. Forse è un mondo in cui tutti possiedono tutto allo stesso modo. Forse è un mondo senza felicità, o un mondo con felicità universale. Forse è un mondo senza fede. Forse è una produzione nazionale senza commercio internazionale. È una dittatura: la società conforme ad una sola Volontà. È l'assenza del patriarcato, un mondo senza combustibili fossili, un'economia senza proprietà e tecnologia private, produzione senza divisione del lavoro. Una società di perfetta moralità. L'ascesa di una religione. Qualunque cosa sia, è illiberale e quindi impraticabile e irrealizzabile, quindi il distruzionista trova conforto non nel creare ma nel distruggere l'ordine esistente.

La prima volta che ho incontrato questo concetto è stato nel libro Socialismo di Ludwig von Mises. Ne parla verso la fine, dopo aver dimostrato che il socialismo stesso è impossibile. Se non c'è nulla di positivo da fare, nessun piano reale per ottenere qualcosa di socialmente vantaggioso, poiché l'idea è assurda tanto per cominciare, i sostenitori devono o abbandonare la teoria o trovare soddisfazione nella demolizione della società così come esiste. Mises afferma che tale atteggiamento è molto evidente nel comunismo, ma, dice, è altrettanto presente nelle versioni socialdemocratiche perché i loro piani per raggiungere l'ideale utopico in più fasi sono altrettanto insostenibili nella pratica.

Il distruzionismo diventa una psicologia del terrore impartita da un'ideologia che è un fallimento in teoria e in pratica. Il Joker ha fallito nella vita e quindi ha deciso di distruggere quella degli altri. Lo stesso fanno anche coloro consumati da una visione ideologica a cui il mondo rifiuta ostinatamente di conformarsi.

Questo è il motivo per cui qualsiasi interpretazione sinistra/destra del film Joker è troppo limitata. Oggi i media e la politica ci inondano con visioni folli di come dovrebbe funzionare la società. Non dovrebbe sorprenderci quando questi visionari alla fine fanno ricorso alla rabbia, alla disumanizzazione degli avversari e poi tracciano piani per abbattere ciò che esiste: il commercio mondiale, il consumo di energia, la diversità, la scelta umana in generale, l'esistenza dei ricchi, una razza degenerata, la frustrazione di un uomo.

Il distruzionismo è la seconda fase di qualsiasi visione irrealizzabile di come dovrebbe essere la società, contro una realtà che rifiuta di conformarsi. Il distruzionismo si rivela anche stranamente affascinante per quei movimenti populisti che sono ansiosi di abbattere i loro nemici e colpire le forze che ostacolano l'affermazione del loro potere. Alla fine scoprono soddisfazione nella distruzione, fine a sé stessa, perché li fa sentire vivi e dà senso alla loro vita.

Joker, quindi, non è solo un uomo, non è solo una persona pazza, ma l'istanza dei pericoli insani e morbosi associati ad un fallimento personale supportato dalla convinzione che quando c'è un conflitto tra una visione ed una realtà, può essere risolto solo dalla creazione di caos e sofferenza. Per quanto spiacevole sia, Joker è un film che dobbiamo vedere per capire e quindi prepararci agli orrori che questa mentalità incontrollata può scatenare nel mondo.

In altre parole, Joker ha già creato copie e lo fa da secoli. Il film è il copione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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