Bibliografia

mercoledì 19 maggio 2021

Perché essere ottimisti sul clima e soprattutto sulla CO2

 

 

di Robert L. Bradley Jr.

Un dibattito tra l'ottimista John Christy (Università dell'Alabama, Huntsville) ed il pessimista Kerry Emanuel (Massachusetts Institute of Technology), ospitato da Russ Roberts di EconTalk, ci ha ricordato che la scienza del clima è ben lungi dall'essere risolta. Emanuel, da parte sua, autore del manuale di 70 pagine What We Know About Climate Change (MIT Press: 2018), ha dichiarato: "Se avessi scritto un libro intitolato What We Don't Know about Climate Science sarebbe stata un'enciclopedia".

Amico e nemico concordano su un punto: la scienza del clima naviga nell'incertezza. Ma ancora più importante, ci sono chiare ragioni per essere ottimisti in un mondo ricco di CO2.

È opportuno rivedere un po' di fisica. L'articolo 12 dell'accordo sul clima di Parigi istruisce i Paesi membri a "migliorare l'istruzione, la formazione, la consapevolezza della popolazione, la partecipazione della popolazione ed il relativo accesso alle informazioni [...] con azioni di potenziamento nell'ambito del presente accordo". Gli attivisti per il clima, a questo proposito, stanno facendo pressioni affinché studiare il cambiamento climatico sia obbligatorio nelle scuole, in modo da "costruire un ampio sostegno per risolvere il cambiamento climatico e per avere una società più equa".

Ma l'istruzione sul clima dovrebbe presentare in modo equo entrambi i lati di una materia complessa. Conclusioni ingiustificate su una crisi climatica provocata dall'uomo non informerebbero la popolazione. A tal fine dovrebbero essere evidenziati diversi argomenti contro l'allarme climatico (e la trasformazione forzata dell'energia) per contrastare l'idea malthusiana secondo cui il progresso economico sta generando il caos climatico.

Iniziamo con alcune nozioni di base.

In primo luogo l'anidride carbonica (CO2) non è un inquinante tradizionale. I criteri degli inquinanti atmosferici sono ozono (O3) a livello del suolo, particolato (PM), monossido di carbonio (CO), piombo (Pb), anidride solforosa (SO2) e biossido di azoto (NO2). Una concentrazione di CO2 pericolosa (come potrebbe verificarsi in uno spazio ristretto) è nell'ordine delle migliaia di parti per milione (ppm); i livelli di CO2 nell'ambiente sono di circa 415 ppm, pertanto la CO2 è un inquinante designato politicamente.

La CO2 è un nutriente, il "gas della vita", con benefici scientificamente provati per piante, alberi e colture. "I futuri aumenti di CO2 faranno crescere la produttività delle aziende agricole, miglioreranno la resistenza alla siccità, rafforzeranno la sicurezza alimentare e contribuiranno a creare un pianeta più verde e più rigoglioso", conclude la CO2 Coalition.

In secondo luogo la CO2 atmosferica è un gas in traccia. In termini percentuali, la CO2 costituisce circa lo 0,04% dell'atmosfera. Quindi nel momento in cui gli scienziati affermano che i cambiamenti incrementali nelle concentrazioni atmosferiche di CO2 dovuti all'attività umana (bruciando combustibili fossili, principalmente) sono la "valvola di controllo" del clima globale, hanno molte spiegazioni da dare.

Il clima cambia senza influenze umane, infatti cambia fondamentalmente a causa delle forze naturali: variabilità solare (diretta e indiretta), cambiamenti orbitali, correnti oceaniche, eruzioni vulcaniche, variabilità interna come il ciclo El Niño-La Niña e l'oscillazione artica. Anche l'effetto farfalla. "Il clima è in continua evoluzione", ha dichiarato James Hansen, padre dell'allarmismo climatico:

Il clima fluttuerebbe anche senza alcun cambiamento dovuto a forzature climatiche. L'aspetto caotico del clima è una caratteristica innata delle equazioni fondamentali che descrivono le dinamiche del sistema climatico.

Cercare di ridurre questi fattori ad un punto decimale, o postulare il ceteris paribus a margine della natura, difficilmente produce una scienza consolidata nel tentativo di isolare e misurare l'effetto serra potenziale.

In terzo luogo, mentre l'effetto di riscaldamento netto della CO2 sul clima globale è stato stabilito qualitativamente, la compensazione del raffreddamento degli aerosol di solfato ha incognite di misurazione. Un tempo le emissioni di SO2 facevano temere il raffreddamento globale, persino l'inizio di una nuova era glaciale. Tale paura infondata fu sostenuta da scienziati mainstream come Stephen Schneider, nonché da John Holdren, consigliere scientifico di Barack Obama.

"La minaccia di un'altra era glaciale era l'argomento di molte discussioni scientifiche e popolari negli anni '70", ha dichiarato il meteorologo Harold Bernard in The Greenhouse Effect (1980: p. 23):

Libri e articoli intitolati "The Cooling", "Blizzard", "Ice" e "Una mini era glaciale potrebbe iniziare tra un decennio" spuntavano come funghi in ogni dove. La teoria del "lampo di neve" venne resa popolare dalle presentazioni televisive di "The Weather Machine" nel 1975. E certamente gli inverni della fine degli anni '70 furono sufficienti a far venire i brividi alla nostra immaginazione.

È necessaria umiltà quando si ha a che fare con la scienza del clima. Eventi e dati possono cambiare in modi che richiedono spiegazioni ex post ed ispirano nuove teorie. I ricercatori non sono necessariamente lontani dalla fase "più sai, più ti rendi conto di non sapere".

Quarto, la scienza consolidata si ferma quando entra in gioco l'allarmismo. In particolare il riscaldamento iniziale da CO2 è modesto, benigno e positivo per la biosfera e il benessere umano. Si tratta di effetti di feedback molto dibattuti e irrisolti che elevano il riscaldamento iniziale a livelli problematici per l'adattamento del mercato.

I modelli climatici sono in fase di sperimentazione, perché la sensibilità al clima dipende da equazioni complesse che potrebbero essere sbagliate o incomplete. Quello che Judith Curry chiama il mostro dell'incertezza riguardo il clima si traduce in un modello di errore in entrata e in uscita che ha afflitto i neo-malthusiani sin dal modello del MIT nei primi anni '70.

Quinto, per ogni allarme scientifico c'è sempre una moderazione di tale allarme. L'accoppiata passato travisato e pretese esagerate usata dagli attivisti sul clima/scienziati è preponderante, dall'aumento della temperatura e del livello del mare alla frequenza degli uragani/intensità di siccità/inondazioni per l'acidificazione degli oceani. Bjorn Lomborg e Roger Pielke Jr., in particolare, presentano regolarmente statistiche e tendenze che raffreddano l'iperbole climatica.


Il vero monito

I rapporti sul clima sui media mainstream sono sempre cattive notizie, sempre. L'aumento della CO2 è descritto in modo negativo, mai in modo benigno o positivo. Ma perché l'influenza umana sul clima mondiale dovrebbe essere unidirezionale? Il clima naturale è "ottimale?" Un calo dei livelli di CO2 rappresenterebbe una gioia per il clima? Questa stranezza riflette la filosofia, non la scienza: l'influenza antropica sul clima non può essere positiva perché non è naturale.

In assenza di questo tipo di filosofia, si può accogliere con favore una maggiore fotosintesi attraverso l'arricchimento atmosferico di CO2. Anche il caldo può essere definito migliore, dato che le morti legate al freddo sono superiori a quelle da caldo. Le temperature minime stanno salendo tanto o più delle massime, in particolare nelle regioni più fredde nei periodi più freddi dell'anno. Non una bella notizia, nemmeno per la produzione alimentare in tutto il mondo, stimolata in parte dall'inverdimento globale grazie ai gas serra.

Ci sono vantaggi, non solo svantaggi, derivanti dall'influenza umana sul clima mondiale. L'imprenditorialità lavora per elevare il bene e minimizzare il male, creando il progresso.

È interessante notare che gli allarmisti sul clima non hanno una teoria dell'imprenditorialità, ma solo prescrizioni per uno stato più grande che corregga i presunti fallimenti dei mercati.


Conclusione

Lo slogan capitalistico "la ricchezza è salute" ha dimostrato d'essere la migliore politica climatica. La condizione umana è migliorata radicalmente nell'ultimo secolo grazie all'aumento delle emissioni di CO2 e della sua concentrazione atmosferica. La forte riduzione della mortalità legata al clima parla da sé. Come afferma Alex Epstein, i combustibili fossili "non prendono un clima naturalmente sicuro e lo rendono pericoloso; prendono un clima naturalmente pericoloso e lo rendono sempre più sicuro".

L'allarmismo climatico, mai provato, è ipotetico e lo è sempre di più. I modelli climatici stanno prevedendo in modo infondato un riscaldamento del mondo reale. Secondo gli economisti del clima, il riscaldamento antropogenico di fascia più bassa capovolge la presunta esternalità da negativa a positiva. In ogni caso, come chiosa il famoso scienziato Roy Spencer: "Non c'è crisi climatica. Non c'è emergenza climatica".


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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