mercoledì 5 maggio 2021

“Dobbiamo proteggere i lavoratori del nostro Paese”

 

 

di Gary North

Un utente del mio forum ha postato una riflessione sul mercantilismo. Comincia così: "Un amico è totalmente a favore dei dazi, sottolineando la protezione del lavoratore americano". Fatto: non c'è nessun lavoratore americano. Ci sono 130 milioni di lavoratori americani.

Chiunque usi una frase collettivista come "il lavoratore americano" è un collettivista. Pensa in termini collettivi, non pensa in termini di libertà individuale.

L'amico dell'utente non pensa in termini di 130 milioni di persone che vanno a lavorare cinque giorni alla settimana, non pensa in termini di vincitori e vinti nei mercati competitivi che chiamiamo mercati del lavoro. Invece è concentrato su un piccolo gruppo di vincitori che altrimenti sarebbero dei perdenti se non ci fosse l'intervento statale. Li definisce lavoratori americani, ma è un ragionamento che vale per qualsiasi altro Paese del mondo.

Qualcuno che produce un prodotto troppo costoso perché il costo del lavoro è troppo alto dovrebbe trovare un'altra linea di occupazione. La sua azienda fallirà, è questa l'essenza del libero mercato.

Come consumatori, vogliamo che le aziende efficienti competano l'una contro l'altra per venderci le cose che vogliamo acquistare. Non pensiamo al "lavoratore americano", pensiamo a quello che vogliamo comprare. Non dovremmo pensare al lavoratore americano, la nostra responsabilità non è verso "il lavoratore americano". La nostra responsabilità è verso le nostre famiglie. Non dovremmo sprecare i nostri soldi.

In qualità di consumatore, non sono responsabile dei lavoratori; ma mi piacerebbe che i lavoratori efficienti restassero in attività, vorrei che continuassero a competere per i miei soldi. Non conosco questi lavoratori, ma conosco i loro prodotti e mi piacciono.

Il lavoratore americano non ha niente a che fare con tutto questo, ma i lavoratori specifici sì. Dobbiamo pensare ai singoli lavoratori, alle singole aziende, ai singoli prodotti e alle nostre decisioni individuali sull'acquisto di una cosa e non sull'acquisto di un'altra. Insomma, quando analizziamo i rapporti economici, non dovremmo partire da un mito collettivista: il lavoratore americano. Un tale collettivo non esiste.


CIÒ CHE NON SI VEDE

Poi continua con questo:

Il suo ritornello è "senza un lavoro nessuno può permettersi niente!" Non so fino a che punto i dazi proteggano i posti di lavoro; a prima vista, sembra ragionevole. L'ipotetico esempio del mio amico è "se 5.000 lavoratori americani sono senza lavoro [retribuito dal sindacato] perché un produttore si è trasferito all'estero, significa che gli americani non possono permettersi le merci che sono presumibilmente più economiche a causa della concorrenza senza restrizioni!"

Questo è un classico esempio di ciò che Bastiat chiamava l'errore di ciò che non si vede. È al centro della maggior parte degli errori economici. Questo è il motivo per cui Henry Hazlitt spiegò questo errore all'inizio del suo libro, Economics in One Lesson. Faccio lo stesso con il mio libro L'economia cristiana in una lezione (disponibile in italiano al seguente link).

Parliamo di ciò che non si vede. Il consumatore che acquista un prodotto più economico importato dalla Cina ora ha più soldi da spendere o risparmiare. Non li metterà sotto il materasso, ma in banca o li spenderà. Se li spenderà, lo farà negli Stati Uniti. Probabilmente acquisterà qualcosa prodotto negli Stati Uniti, o li spenderà per qualcosa prodotto da lavoratori americani negli Stati Uniti.

Forse il consumatore risparmierà i suoi soldi. Li metterà in banca, quindi quest'ultima li presterà a qualcuno che vuole acquistare un prodotto, oppure li presterà ad un'azienda che vuole produrre un prodotto.

La persona pro-dazi cade nella trappola di ciò che non si vede. Quello che non si vede sono i soldi risparmiati o spesi da uno o più consumatori americani.

È possibile che un americano che lavora per un'azienda che non può competere con le merci importate perda il lavoro. Ma non è questo l'essenza del libero mercato, ovvero l'idea che i consumatori dovrebbero avere il diritto di acquistare ciò che vogliono? La persona che ha chiesto troppo per quello che sta vendendo dovrebbe chiudere l'attività se un concorrente fornisce quella stessa cosa ad un prezzo inferiore. Le persone che erano impiegate da quella società troveranno un nuovo lavoro. Forse non verranno retribuite come il lavoro che hanno perso, ma non dovevano affatto essere retribuite in quel modo: chiedendo più di quanto il consumatore fosse disposto a pagare, queste persone hanno perso il lavoro.

Non rimarranno disoccupate, saranno impiegate ad un salario di mercato. Perché qualcuno dovrebbe essere autorizzato a richiedere un salario superiore a quello di mercato sulla base dell'intervento statale? Il dazio consente ad una manciata di lavoratori di richiedere salari superiori a quelli che il mercato pagherebbe loro se non ci fosse l'intervento statale.

Quei consumatori americani che acquistano la produzione di queste aziende protette hanno meno soldi da spendere per le cose che vogliono veramente comprare. Vorrebbero acquistare altri beni e servizi, ma non possono permettersi di farlo. Quindi le persone in aziende negli Stati Uniti che altrimenti sarebbero in grado di vendere beni e servizi a questi consumatori scoprono che questi ultimi non possono comprare da loro. Perchè no? Perché lo stato è intervenuto per proteggere un'azienda o un'industria che ora è in grado di vendere la sua produzione ad un prezzo superiore a quello che i consumatori sarebbero altrimenti disposti a pagare.

Cosa succede ai posti di lavoro in quei settori dell'economia che non ricevono ordini dai consumatori? Scompaiono. Un gruppo di americani ne beneficia, vale a dire quelli che lavorano in industrie protette dai dazi, ma lo fa solo a spese dei lavoratori americani in altre società che non riescono a trovare acquirenti tra i consumatori vittime dell'intervento statale.

Il difensore dei dazi non può capirlo. Non pensa logicamente, non riesce ad immaginare le cose che non si vedono. Tutto quello che può vedere è che una società americana fallisce a causa di una concorrenza estera migliore. Non vede l'occupazione derivante dai risparmi messi a disposizione dei consumatori dalle merci importate.


DI QUANTA PRODUZIONE PARLIAMO?

Non tanto. In un recente studio tre economisti concludono quanto segue:

Nonostante il modo in cui possano apparire le esperienze di acquisto individuali, la maggior parte delle spese per consumi personali negli Stati Uniti riguarda beni e servizi di produzione nazionale. Quasi la metà dell'importo che spendiamo per le merci importate rimane negli Stati Uniti e va a pagare la componente locale del prezzo al dettaglio di queste merci. Quasi la metà della spesa totale per le importazioni è incorporata nella produzione di beni e servizi statunitensi che utilizzano input intermedi importati. Tenendo conto di tutti questi fattori, il contenuto delle importazioni nel totale PCE [spese per consumi personali] è stato di poco superiore al 10% nel 2017. 

Questa conclusione è simile alla conclusione a cui arrivarono nel 2011 due dei tre economisti sopraccitati.

Insomma, l'intera questione dei dazi è davvero una tempesta in una teiera, economicamente parlando. Come abbiamo appreso nel 2016, è un grosso problema a livello politico, ma i dazi hanno un piccolo impatto sull'economia americana nel complesso.


QUALI CONFINI SONO ECONOMICAMENTE RILEVANTI?

Comincio con un principio: i lavoratori americani fanno il loro lavoro all'interno dei patri confini. Ci sono confini di città, confini di contea, confini di stato e confine nazionale. Pongo questa domanda: perché il confine americano è economicamente rilevante per la discussione dei dazi, ma tutti gli altri no?

Cominciamo con un lavoratore: vive a Detroit, chiede $30 l'ora ed è un membro degli United Auto Workers. Un altro lavoratore in Tennessee è disposto a fare la stessa quantità di lavoro per $15 l'ora. Una casa automobilistica giapponese crea uno stabilimento nel Tennessee, dove può assumere tutti i lavoratori che vuole a $15 l'ora. Può quindi vendere le sue auto ad un prezzo inferiore rispetto alle auto americane prodotte a Detroit. La persona a Detroit perde il lavoro. Chi difende i dazi difende anche il lavoratore di Detroit come "il lavoratore americano"? Ovviamente no. Non gliene frega niente del lavoratore di Detroit. Pensa che sia saggio assumere un americano nel Tennessee a metà prezzo, visto che poi può comprare un'auto più economica.

Qual è la differenza tra i due confini? C'è un confine di stato intorno al Michigan e c'è un confine di stato intorno al Tennessee. A chi importa? Non ad un difensore dei dazi.

Qual è l'importanza economica del confine? C'è un confine al centro di ogni strada in America. Le persone su un lato di quel confine guidano in una direzione e le persone dall'altra parte guidano in un'altra direzione. Questa è una questione giudiziaria, ma nessuno dice che dovrebbero esserci dazi sulle merci importate dall'altra parte della strada. Perchè no? Perché non ha senso.

Che dire dei confini che dividono le città? Dovrebbero esserci dazi sulle importazioni oltre questi confini? Non ho mai sentito nessuno portare avanti questa tesi.

Ed i confini tra gli stati? L'impulso originale nella convenzione costituzionale degli Stati Uniti era di sbarazzarsi dei dazi tra gli stati e la Costituzione ha raggiunto questo obiettivo.

Se i dazi tra le città non hanno senso, e se i dazi tra gli stati non hanno senso, allora perché dovrebbero averlo tra i Paesi? Il difensore dei dazi dice che hanno senso, ma non può spiegarlo senza adottare la fallacia di ciò che non si vede.

Queste persone hanno due tipi di logica. Applicano la logica economica quando si tratta dei confini delle città e dei confini statali; poi dicono che c'è una logica economica diversa che si applica ai confini nazionali. Naturalmente non lo dicono, ma lo presumono.


DISTINTIVI E PISTOLE

La persona pro-dazi afferma questo: la libertà economica non è una buona cosa. La libertà consente ai consumatori il diritto di acquistare ciò che desiderano e questo è male, male, male. Non dovremmo permettere questo tipo di libertà, ciò di cui abbiamo bisogno sono le tasse sulle vendite.

Questa persona dice di essere a favore del libero mercato, ma in realtà non lo è. È solo l'ennesimo difensore dell'idea che lo stato dovrebbe mandare un uomo con un distintivo ed una pistola, e puntare quest'ultima alla testa del consumatore: "Non puoi comprarlo, mi dispiace. Non hai il diritto di comprarlo. Ho questo distintivo, ho questa pistola e non ti permetterò di comprarlo. Capito?"

Questa persona è un mini-tiranno. Non può pensare in modo logico, crede che il presidente dovrebbe mandare persone con distintivi e pistole a ricattare i consumatori americani. Pensa che sia morale, pensa che sia una buona politica economica.

In realtà non riesce a pensare chiaramente, non riesce ad immaginare l'errore di ciò che non si vede. Non può letteralmente seguire una catena breve di ragionamento economico.

Perché dovreste passare il vostro tempo a discutere con persone in questo modo?


FATE I COMPITI A CASA

(C'è un'intera sezione sul mio blog dedicata a confutare i vari miti mercantilistici e l'articolo di oggi è l'ultimo di una lunga serie che potete trovare al seguente link: https://www.francescosimoncelli.com/search/label/mercantilismo)

Se avete intenzione di litigare con qualcuno che, sin dall'inizio, non è in grado di pensare in modo chiaro ed è un grande sostenitore della tirannia statale basata su distintivi e pistole, è una buona idea riflettere sul motivo per cui volete sprecare il vostro tempo con questa persona. Il vostro tempo è prezioso. Sprechereste tempo a discutere con Bernie Sanders? So che non lo farete. E con AOC? Penso che sprechereste il vostro tempo. E fareste altrettanto con qualcuno che dice di essere a favore di tasse basse, ma poi dice di essere a favore dei dazi: è a favore del libero mercato ma non è a favore del libero scambio. La grande difesa del libero mercato è La ricchezza delle nazioni di Adam Smith ed è una difesa di 900 pagine di un libero scambio globale senza dazi.

Se avete intenzione di discutere con qualcuno, fate i vostri compiti a casa. Leggete ogni articolo nella sezione sopraccitata, ma non limitatevi a ciò, bensì riflettete su ciò che avete letto. Analizzate la sua logica. Quando ci riuscirete, potreste voler passare del tempo a discutere con qualcuno che non ha influenza, che non ha mai letto un libro di economia, che non riesce a pensare in modo chiaro e che crede in un'economia basata su distintivi e pistole.

Credo nel fare i compiti a casa, ho passato gli ultimi 60 anni a farli. Ho pubblicato i risultati di questi compiti e tutto quello che dovete fare è leggerli.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. la mentalità in America è diversa rispetto noi europei, loro sono di mentalità molto più aperta e assertiva, anche perchè loro non hanno subito le nostre bolle finanziarie. In parole povere, trovo più costruttivo ragionare su come mettere dazi ai prodotti italiani, francesi etc... europei.

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