di Sven Henrich
Non c'è limite agli interventi monetari? Sono sempre senza conseguenze? Ogni problema economico e di mercato può essere risolto con una dose maggiore di interventi? Chiunque come me abbia messo in dubbio l'efficacia degli interventi sempre più aggressivi a cui assistiamo di crisi in crisi ha trovato queste domande controverse, poiché più e più volte le banche centrali hanno dimostrato non solo di cancellare con successo qualsiasi attività correttiva nei mercati, ma anche di spingerli verso nuovi massimi indipendentemente da eventuali problemi di crescita degli utili, valutazioni o fondamentali.
Infatti le banche centrali probabilmente si daranno pacche sulle spalle poiché il quadro di crescita previsto che sta emergendo sembra essere il più positivo degli ultimi 55 anni.
Eppure stiamo assistendo ad oscillazioni nei mercati. Perché? A causa della velocità delle aspettative di inflazione e del correlato rapido aumento dei rendimenti.Very possible we're looking at a 2-year real GDP stretch with *average* annual growth of 6-7%+. Hasn't happened in 55 years. https://t.co/J59apM6eZ8
— Conor Sen (@conorsen) February 22, 2021
Sono stato del parere che le banche centrali hanno esagerato e continuano ad esagerare sul fronte della liquidità. Con il raddoppio dello stimolo fiscale e dello stimolo monetario hanno completamente distorto l'intero sistema del mercato finanziario mondiale e hanno creato un eccesso storico.
E sì, sottolineo che questa sia una palese distorsione.
US M1 money supply has increased by 71.5% in one year.
— Sven Henrich (@NorthmanTrader) February 20, 2021
Markets joined at the hip. pic.twitter.com/PkYHUQQm89
Tuttavia, con liquidità artificiale illimitata e dispense governative, suppongo che si possa avere qualsiasi cifra del PIL si desideri. Se solo i nostri antenati lo avessero saputo, avremmo potuto evitare recessioni e depressioni nel corso di tutta la storia! Sempre a patto che tutto ciò non sia privo di conseguenze.
Chi può dire quale sia la strategia appropriata? La mia affermazione: neanche la FED ne ha la più pallida idea, ma nel 2020 ha intrapreso un percorso super aggressivo per puro panico e ora ha paura di fare qualcosa che sconvolga i mercati.
"I mercati stanno ascoltando" ha detto Jay Powell.
Ora si parla solo di non "surriscaldare" l'economia, inflazione, crescita del PIL compresa tra il 5% e il 7% o superiore, un deficit degli Stati Uniti che potrebbe raggiungere qualcosa tra i $4.000 ed i $5.000 miliardi, gran parte del quale dovrà essere finanziato dalla FED che si è già immersa nel debito degli Stati Uniti.
Senza scordare che la FED stampa $120 miliardi al mese. Non esistono precedenti per questo, nessuno. Allora chi può dire quali saranno le conseguenze?
I funzionari della FED e del Tesoro USA tacciono, in particolare sul concetto di conseguenze o conseguenze "non intenzionali". "Va tutto alla grande" è il grido di battaglia di coloro che non sanno far altro che stampare come soluzione ideale a tutto.
Ma cosa succede se il "surriscaldamento" è la conseguenza laterale che abbatterà l'intero costrutto? E se la combinazione di troppi stimoli fiscali e monetari portasse ad un Minsky moment, la consapevolezza che troppo di una cosa buona può effettivamente essere una cosa negativa?
Forse si possono manipolare i flussi di capitale, pervertire l'offerta di moneta e aumentare il debito solo fino ad un certo punto prima di dover affrontare l'inevitabile riequilibrio?
Lo chiedo perché è la velocità del salto improvviso nel decennale USA che a quanto pare ha fermato il rally nei mercati azionari.
Infatti il rimbalzo infragiornaliero di oggi nei mercati è correlato all'inversione infragiornaliera al ribasso del rendimento del decennale USA, evidenziandone ancora una volta l'importanza.
Ricordiamo che nel 2018 si è spento il mercato rialzista quando il decennio ha toccato il 3,2%. Tutti erano così ottimisti, l'aumento dei rendimenti era un segno di un'economia che si muoveva al di sopra del regime di crescita del 2% finanziato per tanto tempo dal debito e dall'espansione monetaria. Sbagliato. Il decennale che ha toccato il 3,2% ha segnato la fine della corsa al rialzo non solo perché la FED stava intraprendendo un percorso di tightening, ma anche perché quel tasso era troppo affinché il costrutto del debito si reggesse in piedi. E più alto è il debito, più sensibile sarà ad incrementi dei tassi sempre più bassi. E quindi la FED è andata di nuovo nel panico nel 2018/2019 e ha invertito la rotta, procedendo a tagliare i tassi nel 2019. Questo è ciò che ha portato al rally del mercato nel 2019 con una crescita degli utili pari a zero. Poi nel 2020 la FED è andata direttamente a tassi zero e un QE illimitato che ha prodotto l'euforia a cui abbiamo assistito nell'ultimo anno.
La realtà è che l'economia non è riuscita a gestire nemmeno il 3,2% nel 2018 e ora stiamo assistendo all'aumento delle preoccupazioni con l'1,39% sul decennale USA.
Cosa ci dice il grafico qui sopra? Il decennale USA si avvicina ad un punto tecnico chiave: 1,44%. I minimi del 2019 ed il raggiungimento del livello 0.382 Fibonacci, una confluenza chiave della resistenza tecnica.
Il mio punto di vista: la FED vorrà evitare una rottura prolungata sopra l'1,44% o sarà la fine per i rialzisti ed i mercati potrebbero intraprendere un viaggio di ribilanciamento al ribasso.
E così la debolezza odierna dei mercati arriva in un momento interessante in quanto il $ES sembra ripetere lo schema dell'anno scorso. Quale sarà il fattore scatenante questa volta? La curva dei rendimenti? Sembra incredibile pensare che i mercati stiano ripetendo lo stesso copione dell'anno scorso, tuttavia eccoci qui: una gamba settimanale in calo dopo 8-9 giorni di incessante lateralizzazione.
Letteralmente gli stessi punti cardine nelle stesse date.
Ma anche questa volta le cose sono diverse. Dopotutto a marzo è previsto un importante pacchetto di stimoli per $1.900 miliardi. Ma se le combinazioni di stimolo fiscale e monetario sono davvero troppo positive, è proprio questa aspettativa e un potenziale surriscaldamento dell'economia che potrebbero portare i rendimenti più in alto di quanto i mercati siano disposti a tollerare.
L'ironia: se troppi stimoli (sia monetari che fiscali) surriscaldano l'economia, la risposta politica corretta sarebbe quella di rimuovere lo stimolo monetario. Ma Powell ed i suoi allegri governatori delle FED regionali non possono farlo per paura di una grave reazione dei mercati. Tuttavia, se continuano il loro percorso attuale, rendimenti sempre più crescenti potrebbero causare una grave perturbazione dei mercati, poiché improvvisamente il mantra TINA (acronimo che sta per "non c'è alternativa") si ritroverà concorrenza e gli indici così fortemente concentrati con le azioni dei big del mondo della tecnologia potrebbero avere difficoltà ad evitare importanti azioni correttive. Una situazione negativa per la FED? Forse no, visto che potrebbe ricorrere al controllo della curva dei rendimenti.
Sì, tutto deve essere controllato e manipolato per impedire che le forze di mercato e la scoperta organica dei prezzi abbiano luogo. Questo è ciò in cui si sono trasformati i mercati e l'economia: completamente incapaci di agire da soli. Almeno è così che la pensano i banchieri centrali, mentre i loro ruoli nei mercati e nell'economia diventano sempre più grandi. Un'autogiustificazione permanente della propria esistenza.
Mandato di stabilità dei prezzi? Dove? Avete controllato i prezzi del legname ultimamente? O del rame?
Cosa c'è di stabile in questo?
Jay Powell ha due grandi opportunità questa settimana per tentare di frenare i rendimenti, poiché ha 2 giorni di testimonianza al Congresso.
Quindi possiamo anticipare con fermezza la sceneggiatura: Jay Powell inonderà i mercati con chiacchiere sul controllo della curva dei rendimenti in modo da invertire il trend dei rendimenti obbligazionari ed innescare un importante rally di sollievo. Il tipo di intervento che è assolutamente necessario al 2% sotto i massimi storici (sarcasmo voluto).
Il rovescio della medaglia ovviamente è che Powell fallisca e il decennale voli oltre l'1,44%; al che tutte le scommesse saranno annullate e potremmo vedere un'azione correttiva adeguata nei mercati.
Vi lascio immaginare l'orrore negli occhi dei banchieri centrali.
Quindi sì, questa settimana potrebbe essere importante. Se Powell avrà successo, avremo la classica configurazione che ho menzionato prima: un minimo alla fine di febbraio seguito da un altro rally verso nuovi massimi a marzo. Il copione dell'anno 2000/2013, se volete un riferimento.
Se Powell non avrà successo, potrebbe succedere succedere qualcosa e finire nell'area di supporto della confluenza 150MA/200MA.
Oh, l'ironia: hanno esagerato con tutti i loro interventi e la contro reazione sarà così grande che i rendimenti in rapido aumento esploderanno loro in faccia, oltre ad una conseguente reazione avversa dei mercati in un punto in cui tutti sono posizionati long, nessuno è short e abbiamo le più alte valutazioni di mercato nella storia.
Lo stesso posizionamento di mercato determinato dagli incessanti interventi delle banche centrali che si traduce in un potenziale evento di rischio per la stabilità finanziaria sistemica di cui sarebbero responsabili.
Quindi tutti gli occhi sono puntati nuovamente su Jay Powell, poiché deve agire come scudo ai rendimenti e dare fiducia ai mercati che questi ultimi non esploderanno improvvisamente. E non pensate che le banche centrali non stiano guardando. La Lagarde della BCE ha sul suo cellulare un aggiornamento costante sui rendimenti obbligazionari: ECB Is ‘Closely Monitoring’ Bond Yields as Gains Spark Concern.
"Monitorare da vicino" sta per "sappiamo che le cose stanno per esplodere e ci stiamo lavorando". Quindi a quanto pare i mercati necessitano di interventi costanti, monitoraggio e rassicurazioni anche ai massimi storici con una crescita del PIL del 5%-7%. Ci si chiede cosa faranno quando la crescita del PIL tornerà al 2%. Se le cose rimangono libere da conseguenze, forse stamperanno per sempre. Questa sembra certamente la posizione dello status quo per ora.
Tutti gli occhi puntati sui rendimenti e Jay Powell a fare da scudo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Oggi e domani il circo tornerà in città, con Jerome Powell che si ritrova l'ennesima gatta da pelare: rendimenti obbligazionari in ascesa sulla scia del Tesoro USA che vuole inondare ancora di più l'economia con denaro fiat dando fondo al proprio conto presso la FED. Quest'ultima ha provato a tamponare la situazione, ma ha fallito visto che ormai tutti si aspettano un controllo palese della curva dei rendimenti. In un primo momento inflazionare l'offerta di moneta produce un po' di "prosperità temporanea", ma poi, quando si smette, la pseudo prosperità scompare e si aprono le porte dell'inferno. Questa è la stessa trappola in cui è finito Rudolf von Havenstein in Germania, Gideon Gono in Zimbabwe, Celestino Rodrigo in Argentina, Delcy Rodríguez in Venezuela e ora Jerome Powell negli Stati Uniti, Christine Lagarde in Europa, ecc.
RispondiEliminaIl gioco ha un nome preciso: Inflate or die. Gli Stati Uniti hanno iniziato a ricorrere in modo forsennato alla stampante monetaria dopo la crisi del 2008-2009 e da allora il bilancio della FED è cresciuto da meno di $900 miliardi a quasi $7.500 miliardi. Mai prima d'ora aveva "stampato" così tanto per "stimolare" la sua economia.
E cosa è successo? Mentre l'offerta di moneta cresceva quasi il 18% all'anno, il PIL reale è cresciuto a malapena ad un tasso annuo dell'1,3%. Dal 1999 al 2008 la FED ha "stimolato" a meno della metà del tasso 2009-2020, mentre l'economia (misurata dal PIL) è cresciuta due volte più velocemente. In altre parole, lo "stimolo" ha reso l'economia statunitense più letargica. Da quando gli Stati Uniti hanno intensificato i loro sforzi nel 2008, il tasso di creazione di ricchezza è stato dimezzato.
I banchieri centrali non possono operativamente fornire alcuno "stimolo". Incredibile a dirsi ma sono al verde, senza un soldo. Non sfornano pagnotte di pane, non tessono la lana, non producono chiodi, ecc. Tutto quello che possono fare è distribuire denaro fasullo e il denaro fasullo causa disastri ovunque.
Il peggio è che ci sono delle presunte menti pensanti completamente acritiche ed invasate dalle teorie keynesiane fallimentari, che spesso occupano posizioni accademiche ottenute per meriti servili, che hanno portato alla distruzione delle università un pò ovunque, e che ancora non hanno compreso la reale situazione, accusando chi non la pensa a senso unico di essere stupido. Questo mondo è stato ribaltato, funziona tutto alla rovescia, la realtà e la verità non esistono più, dove siamo finiti, il medioevo del pensiero è la cosa più grave che potesse capitare.
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