Bibliografia

lunedì 1 febbraio 2021

I keynesiani vanno all-in

 

 

di Alasdair Macleod

Gli economisti mainstream stanno celebrando l'elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti. Per i keynesiani, tale prospettiva, è una riaffermazione della gestione economica da parte dello stato e delle politiche monetarie reflazionistiche per ripristinare la crescita economica a seguito dei danni causati dai lockdown.

Questo articolo sottolinea gli errori nella tesi keynesiana, mostra come le principali statistiche economiche siano state manipolate e travisate per nascondere le illusioni a giustificazione degli interventi statali. E sulla base dei programmi inflazionistici solo annunciati finora, possiamo aspettarci che il deficit di bilancio degli Stati Uniti nell'anno fiscale 2021 sfori i $5.000 miliardi. Inoltre l'ipotesi del doppio deficit suggerisce che quando il temporaneo aumento del rapporto di risparmio si esaurirà, anche il deficit commerciale degli Stati Uniti aumenterà di conseguenza.

Ciò non presuppone alcuna interruzione delle incognite note, come un'inevitabile crisi bancaria e la liquidazione da parte degli stranieri del loro mucchio di asset finanziari e depositi bancari da $27.000 miliardi, causando un forte aumento dei tassi d'interesse.

Come per ogni ciclo di credito bancario, le politiche monetarie keynesiane saranno nuovamente confutate, ma questa volta, senza un cambiamento importante nelle politiche economiche e monetarie, le valute fiat è quasi certo che crolleranno, rendendo necessaria la loro urgente sostituzione col sound money.


Introduzione

I keynesiani, che superano in modo schiacciante i monetaristi e gli Austriaci, sono fermamente al comando. Ieri (20 gennaio) Joe Biden è diventato ufficialmente presidente degli Stati Uniti con un'agenda politica che supererà per ambizione qualsiasi stimolo nella storia americana: mettere a tacere il coronavirus, promuovere la crescita economica e riportare l'America nell'agenda verde. Non c'è dubbio nelle menti keynesiane che per i cambiamenti nella politica economica, Donald Trump è stato Herbert Hoover e Franklin Roosevelt sarà Joe Biden. I keynesiani tirano un sospiro di sollievo per il fatto che il controllo statale sulla macroeconomia è tornato in buone mani.

Secondo loro adesso l'economia statunitense si riprenderà e crescerà. Gli Stati Uniti saranno inondati da investimenti da tutto il mondo, spingendo il dollaro più in alto rispetto alle valute che persistono con misure di austerità (in altre parole, ogni valuta di ogni nazione che si rifiuta di seguire politiche reflattive). Anche il FMI esorta tutti i governi a spendere il più possibile. Per i keynesiani americani, le prospettive economiche sono migliorate incommensurabilmente con la partenza di Trump.

L'establishment bancario crede indubbiamente in questo miglioramento delle prospettive, a causa delle loro credenziali keynesiane e dei loro interessi commerciali. Credono in tre cose: l'inflazione è tenuta a bada visto che l'IPC cresce a meno del due per cento, dando ampio spazio all'espansione monetaria nell'ambito del doppio mandato della FED; l'industria può ricominciare ad investire con crescente fiducia quando la crisi sanitaria sarà finita; e con il tasso di risparmio che è stato incrementato durante i lockdown, c'è un'ampia spesa in potenza che potrebbe persino sfociare in un'economia ruggente come quella degli anni '20.

Per ora, strateghi e gestori di investimenti keynesiani ignorano l'oro. Vedono un leggero aumento dei tassi d'interesse che riporterà i mercati alla normalità, e mentre la ripresa economica si trasforma in una crescita sostenuta, le finanze nazionali torneranno ad un equilibrio e quindi in surplus quando le entrate fiscali saranno completamente recuperate. È sostanzialmente la tesi keynesiana degli anni '60 resuscitata e riconfezionata per il 2021.

Quante volte abbiamo visto questo film? Ad ogni svolta del ciclo del credito la tesi keynesiana finisce per essere fallace, solo per poi tornare come faro di speranza dell'establishment.

Ci sono due evidenti falsità statistiche dietro le ipotesi keynesiane. La prima riguarda la relazione tra inflazione monetaria e prezzi e la seconda è la rappresentazione del PIL come misura dell'attività economica. È essenziale comprendere appieno gli errori su queste due misure macroeconomiche prima di poter procedere a valutare la gravità di qualsiasi disinformazione che forniscono e come queste false rappresentazioni influenzeranno l'economia.


Cambiamenti nel livello generale dei prezzi

Il livello generale dei prezzi è un concetto economico che non può essere misurato. Il fatto che sia solo un concetto offre una notevole libertà nel proprio metodo a chiunque tenti di stabilirlo come proxy. Gli statistici ufficiali hanno sfruttato appieno questo fatto per ridurre l'onere della compensazione dell'inflazione da parte degli stati sia nei confronti della popolazione in generale che degli investitori che detengono titoli di stato indicizzati.

È un processo cumulativo che è iniziato subito dopo che gli stati accettarono di risarcire i loro cittadini per l'aumento dei prezzi sulla scia degli anni '70. John Williams di Shadowstats.com ha decodificato i cambiamenti nel metodo statistico implementato dal Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti dall'inizio degli anni '80 per arrivare ad una cifra per l'inflazione dei prezzi scevra da questi cambiamenti. La differenza rispetto alle stime ufficiali dell'IPC è notevole. E se guardiamo al Chapwood Index, che copre i prezzi "dei primi 500 articoli per i quali gli americani spendono i loro dollari al netto delle tasse nelle 50 città più grandi", vediamo che i prezzi annui misurati in questo modo sono aumentati del 13,4% (Sacramento) e del 7,1% (Albuquerque). Anche le grandi città hanno tassi elevati: New York 12,7%, Los Angeles 13,1% e San Francisco 12,8%. Ma con una media aritmetica in tutte le 50 città al 10,1%, questa cifra è notevolmente diversa dall'IPC ufficiale per il 2020 all'1,4%.

Inoltre il Chapwood Index mostra un tasso d'inflazione medio annuo del 9,97% in tutte le città tra il 2011 e il 2020. Prendendo questi calcoli, possiamo derivare il grafico mostrato nel Grafico 1.

Utilizzando il PIL nominale del 2010 come punto di partenza, possiamo tracciare il PIL "reale", deflazionato dall'indice dei prezzi al consumo (US City Average, quindi paragonabile al Chapwood), il PIL nominale deflazionato dal Chapwood ed il PIL nominale deflazionato dagli aumenti di M3. È immediatamente ovvio che la versione dei fatti ufficiali è quella anomala, con Chapwood ed espansione monetaria che si confermano a vicenda. L'implicazione è che l'economia statunitense non è cresciuta in termini ufficiali aggiustati all'inflazione. Al contrario, si è contratta continuamente se si aggiustano sia le stime sull'inflazione dei prezzi al Chapwood Index, sia l'inflazione monetaria misurata in termini di M3, in stretta correlazione l'uno con l'altro. Inoltre, dopo gli effetti destabilizzanti iniziali sulla scia del fallimento della Lehman, è stato stabilito il modello per questa correlazione e l'effetto di composizione da una base del 2010 ha portato ad un PIL più che dimezzato nel 2020 in termini aggiustati, deflazionato da queste due misure.

L'uso del Chapwood Index e M3 come deflatori suggerisce che c'è stata una piccola alterazione nel livello generale di liquidità nelle mani dei consumatori, altrimenti avrebbero mostrato una certa divergenza. Approssimativamente, a parte un breve picco nel 2012, il tasso di risparmio è rimasto ragionevolmente costante nel periodo, come mostrato dal grafico qui sotto.

Nel 2010 questa correlazione sarebbe stata sufficiente per annullare le prove del lag di tempo tra la nuova moneta in circolazione ed i suoi effetti sul potere d'acquisto del dollaro.

Diventa ovvio il motivo per cui i pianificatori monetari centrali devono credere ai numeri dell'IPC. Avendo fissato un obiettivo politico di piena occupazione coerente con un obiettivo d'inflazione al 2%, è chiaro che in base a dati realistici i tassi d'interesse siano fortemente soppressi. La soluzione dei pianificatori è stata quella di far credere a gestori di investimenti, gestori di fondi e persino agli investitori stranieri che l'inflazione dei prezzi è contenuta e non rappresenta una minaccia per le politiche inflazionistiche. Hanno avuto un notevole successo: ora tutti credono a questa favoletta. Sono come i cittadini nella fiaba di Hans Christian Andersen che hanno paura ad ammettere la loro idiozia nel sottolineare che l'imperatore non indossa abiti. Di conseguenza gli statalisti se la sono cavata imponendo politiche monetarie inflazionistiche nell'impunità pubblica... almeno finora.

Quando l'inganno sarà finalmente esposto, le conseguenze saranno drammatiche. Non solo la soppressione dei tassi d'interesse come mezzo per stimolare l'economia degli Stati Uniti è stata un fallimento totale e l'inflazione dell'offerta di moneta è stata la metrica migliore per adeguare il valore nominale al PIL reale, ma è probabile che le conseguenze della scoperta siano scioccanti ed improvvise.

Come nella fiaba, un bambino innocente può sottolineare l'aritmetica che sfugge alla comprensione degli economisti "armati" di dottorato. A scopo illustrativo, supponiamo un'economia con una bilancia commerciale e senza afflussi o deflussi netti di capitali. E supponiamo inoltre che il PIL sia costituito da tutta l'attività economica.

Nulla è cambiato nell'economia, a parte la sua rappresentazione numerica. Se si aggiunge denaro a quello già in circolazione, il PIL aumenta di conseguenza. Ma allo stesso tempo il denaro esistente in precedenza viene diluito nel potere d'acquisto, il che significa che il valore di tutte le transazioni viene ridotto in proporzione al denaro aggiuntivo. Nonostante la spinta temporanea di nuovo denaro che entra nell'economia, una volta che la distorsione sarà completamente assorbita, lo svalutazione del valore di tutte le transazioni significherà che non c'è stato alcun aumento dell'attività economica.

Per confermare tale affermazione, ci rivolgiamo al Grafico 2 che copre lo stesso periodo nel Grafico 1: dal 2010 alla fine del 2019. Non c'è quasi alcuna differenza tra la somma totale del PIL nel 2010 e l'aumento di M3 e la statistica del PIL nel 2019.

Che ci sia una differenza così piccola conferma la tesi che il PIL non è altro che un totale in denaro. In altre parole, la percezione comune che gli aumenti del PIL rappresentino la crescita economica è completamente falsa; non rappresenta altro che la crescita del denaro. E dato che tutte le principali valute stanno subendo espansioni senza precedenti nelle loro quantità, la divergenza tra le statistiche del PIL considerate come crescita economica rispetto alla realtà economica diventerà sempre più fuorviante.

I keynesiani si sono illusi credendo che un aumento del PIL equivalga al progresso economico e rappresenti un aumento della produzione e del consumo. Il progresso economico è una questione separata e non misurabile, che nella giostra delle spiegazioni keynesiane viene confusa con la crescita monetaria.

È una testimonianza del potere del libero mercato che il progresso economico non sia annullato facilmente dall'interferenza keynesiana. La prova della capacità del libero mercato di sfuggire ai pianificatori economici e monetari si vede nella creazione di nuove industrie, costringendo i regolatori statali ad elaborare nuovi regolamenti ex post. Invece di lasciare prosperare nuove innovazioni e imprese, gli statalisti non vedono l'ora di imporre loro normative oiù restrittive. Ma è tale innovazione che segna il progresso economico, al di là della portata dei pianificatori centrali.

Gli errori commessi ignorando questi ovvi fattori verranno esposti troppo tardi, in un momento di inflazione monetaria e globale senza precedenti. E non si limitano all'America: la soppressione dell'inflazione dei prezzi al consumo, con piccole variazioni, è standardizzata a livello internazionale, il che significa che tutte le banche centrali sono libere, per ora, di commettere gli stessi errori.


Le conseguenze delle politiche monetarie statunitensi nell'anno fiscale 2021

Ora che abbiamo identificato gli errori che saranno commessi dai keynesiani e dai macroeconomisti, è tempo di valutare la misura in cui verranno effettuati nell'anno fiscale in corso fino alla fine di settembre 2021. Dobbiamo prima presumere che le politiche di Biden e della FED seguiranno il loro corso senza una crisi bancaria globale o qualsiasi altra interruzione significativa.

Biden ha già pianificato di aggiungere un pacchetto di stimoli da $1.900 miliardi, oltre ai $935 miliardi del Coronavirus Response and Relief Act approvati dal Congresso lo scorso fine dicembre. Aggiungetevi la continuazione dei $700 miliardi del programma di protezione dello stipendio (parte del precedente CARES Act), e finora nell'anno fiscale 2021 abbiamo un extra di $3.535 miliardi di spesa relativa al Covid rispetto alla stima del CBO dello scorso settembre a $1.810 miliardi. Supponendo che non ci siano ulteriori pacchetti relativi al Covid, il deficit di bilancio per il 2021 si sta già dirigendo verso i $5.345 miliardi.

Le stime del governo per il PIL fino a settembre 2020, in linea con l'anno fiscale, sono di $21.000 miliardi. Supponendo che tutto il deficit di bilancio sia finanziato dal quantitative easing e dall'espansione del credito bancario, in altre parole dall'inflazione monetaria, possiamo aspettarci che il PIL nominale per l'anno fiscale 2021 cresca in modo significativo, ridotto solo da due fattori significativi: la contrazione dei prestiti bancari al settore privato, un processo già in corso, e l'accumulo di risparmi. Tenendo conto di questi venti contrari, è probabile che il risultato per il PIL nominale venga lodato dai keynesiani come una forte ripresa, a piena giustificazione degli stimoli di Biden. Per coloro che sono convinti della falsità che il PIL equivalga a crescita economica, questo risulta un risultato straordinario e forse inaspettato.

Dovrebbe iniziare a riflettersi nel primo trimestre, coprendo il periodo in cui la spesa in deficit per compensare gli effetti economici del coronavirus sarà al suo apice. Ma ci si chiede quanti noteranno la dicotomia tra questo risultato statistico e altre stime non monetarie dell'attività economica, come spedizioni di prodotti e livelli di occupazione.


Tracciare l'effetto sui prezzi

Di una cosa possiamo essere ragionevolmente certi, che sia gli individui che le aziende cercheranno di ridurre la loro liquidità monetaria ai livelli abituali una volta che tornerà una sorta di normalità post-Covid. Prendendo il reddito personale disponibile moltiplicato per il tasso di risparmio, otteniamo un risparmio totale di $2.230 miliardi, circa $1.000 miliardi al di sopra del livello normale. Ciò aumenterà a seguito dell'helicopter money sui conti bancari delle famiglie ($1400 per ogni adulto qualificato in aggiunta ai $600 erogati dalla precedente amministrazione). Insieme ai sussidi settimanali dell'assicurazione di disoccupazione supplementare ($400), è probabile che la spesa extra da liberare si aggiri intorno ai $2.500 miliardi, rincorrendo quantità limitate di beni e servizi.

Non c'è dubbio che questa spesa faccia parte del piano dei politici come mezzo per riportare l'economia alla normalità. Ma ciò non tiene conto della mancanza di produzione immediata disponibile per soddisfare questa domanda, né tiene conto dell'interruzione delle supply chain, in particolare nei settori sensibili come la produzione alimentare. I prezzi dei prodotti alimentari stanno già aumentando. È anche degno di nota il fatto che nella lunga storia della svalutazione monetaria, i fattori sembrano cospirare in tempi d'inflazione monetaria per far salire i prezzi dei prodotti alimentari più di ogni altra cosa, portando a disordini sociali man mano che i prezzi aumentano ed accentuano la povertà.

Infatti stiamo entrando nel regno delle conseguenze non intenzionali. Con la prospettiva quasi certa di un aumento dei prezzi alimentari globali, le persone a bassa retribuzione, i pensionati ed i disoccupati ne soffriranno maggiormente. L'effetto marginale del 19% del PIL liberato in un breve periodo di tempo dai consumatori carichi di contanti sarà disastroso. Potrà essere soddisfatto solo da un forte aumento del deficit commerciale con una differenza rispetto al recente passato: come sostenuto dal FMI, la domanda globale alimentata da aumenti della spesa pubblica, ma senza la capacità produttiva per coprirla, ridurrà la capacità delle importazioni di fungere da freno all'aumento dei prezzi.


Tassi d'interesse

Questo ci porta ai tassi d'interesse. Sembra inconcepibile che attraverso questo processo inflazionistico i mercati continueranno a credere ai numeri dell'IPC. Anche prima di questo evento sempre più certo, il rischio per i piani di spesa keynesiani sta già crescendo sotto forma di aumento dei rendimenti delle obbligazioni in dollari. L'ultima posizione è illustrata nel Grafico 3.

Il trend rialzista è saldamente stabilito. Mentre i keynesiani possono sostenere nervosamente che i rendimenti delle obbligazioni anticipano un ritorno alla crescita economica, una valutazione più realistica è che gli obbligazionisti stanno cominciando a sospettare la diluizione del potere d'acquisto del dollaro, e quindi richiederanno un compenso sotto forma di maggiore interesse. Stando così le cose, è chiaro che i rendimenti delle obbligazioni devono salire al punto in cui il Chapwood Index e l'aumento di M3 mostrati nel Grafico 1 arriveranno al livello di compensazione richiesto. Senza alcuna ulteriore accelerazione rispetto alla sua posizione alla fine del 2019, teoricamente il rendimento potenziale del decennale USA dovrebbe arrivare intorno al 10%.

Ma come abbiamo visto, da allora si è assistito ad un indebolimento monetario accelerato che, se continuato, invece di essere solo temporaneo, aumenterà ulteriormente anche l'obiettivo di rendimento. L'effetto sulle finanze del governo federale saranno catastrofiche e molti debitori aziendali rischieranno di essere spazzati via.


Il risultato più probabile

Finora abbiamo ipotizzato un corso degli eventi senza la presenza di eventi sistemici e altri eventi imprevisti, con l'obiettivo di tracciare il corso dell'economia statunitense attraverso la crisi del coronavirus. Le politiche monetarie ed economiche finora annunciate mirano a stabilizzare l'economia statunitense. Sono attesi ulteriori stimoli per rilanciare la crescita economica e sostenere gli investimenti nell'energia verde. Anche senza ulteriori svalutazioni monetarie rispetto a quelle annunciate finora, vi sono alcune importanti minacce che potrebbero accorciare le probabili tempistiche.

Ampliamento del deficit commerciale. L'unico compenso per un deficit commerciale corrispondente al deficit di bilancio federale è un aumento del tasso di risparmio. Per l'economia statunitense si tratta di un effetto temporaneo, che probabilmente nasconderà per un breve periodo un sostanziale deterioramento del deficit commerciale americano. Con la mia stima di un deficit di bilancio, nel migliore dei casi, di $5.345 miliardi nell'anno fiscale in corso, quando la spesa dei consumatori post-lockdown verrà liberata ed i livelli di liquidità in contanti personali torneranno alla normalità, ci sarà un deficit commerciale complessivo simile al deficit di bilancio. A parte le conseguenze politiche e protezionistiche, dobbiamo considerare l'effetto sulla bilancia dei pagamenti. A meno che i $5.000 miliardi aggiuntivi derivanti dal deficit commerciale non vengano reinvestiti in dollari invece di essere venduti in valuta estera, la FED non avrà altra scelta che veder salire i tassi d'interesse. La FED non solo dovrà quindi sostenere il deterioramento delle finanze pubbliche attraverso un ulteriore quantitative easing, ma dovrà anche assorbire le conseguenze di un dollaro in calo sui mercati obbligazionari statunitensi.

Un crollo dei valori degli asset finanziari. Il QE era inizialmente rivolto a soggetti non bancari, come fondi pensione e compagnie assicurative. Insieme alla soppressione dei tassi d'interesse, la FED ha deliberatamente creato una bolla finanziaria. Con la prospettiva di un aumento dei rendimenti obbligazionari, la bolla scoppierà sicuramente. E come dimostrato da John Law che alimentò la sua bolla Mississippi con la stampa di denaro, lo scoppio di una bolla finanziaria abbatte la valuta fiat. Tenete presente che gli stranieri possiedono già circa $27.000 miliardi in asset finanziari denominati in dollari e depositi in dollari, che potranno liquidare qualora si rendessero conto delle conseguenze delle politiche monetarie statunitensi.

Una crisi bancaria. La crisi sanitaria ha distrutto fasce di imprese che fanno affidamento sui finanziamenti bancari per rinviare insolvenze e bancarotte. L'escalation di crediti inesigibili sarà amplificata dalle banche orientate all'operatività, portando a fallimenti sistemici che si diffonderanno dai sistemi bancari più deboli ad altri in altre giurisdizioni attraverso il rischio di controparte. Le banche dell'Eurozona sono ovviamente le più deboli, ma non sono le sole. È sempre più probabile che le banche centrali dovranno organizzare la nazionalizzazione delle loro banche commerciali, o almeno la sottoscrizione dei loro crediti inesigibili nella loro interezza. Qualunque sia la soluzione, sarà necessaria una significativa monetizzazione aggiuntiva dei debiti del settore privato per prevenire una depressione globale su vasta scala.

Mercati che scontano la futura svalutazione della valuta. Nel 2020 abbiamo assistito ad un calo sostanziale del potere d'acquisto delle valute fiat, misurato in materie prime, criptovalute, mercati azionari e oro. Come descritto sopra, ci sono anche sostanziali cali del potere d'acquisto misurato rispetto a beni e servizi quotidiani, non riflessi nella misura dell'IPC. L'esposizione della soppressione dell'inflazione dei prezzi sembra essere solo una questione di tempo. Inoltre, il dollaro ha perso potere d'acquisto rispetto alle altre principali valute fiat, riflettendo l'eccedenza dei $27.000 miliardi investiti da fonti estere in asset finanziari denominati in dollari e depositi bancari. Esiste quindi un potenziale sostanziale per la vendita di dollari sulle borse estere che vada ad accentuare il declino del dollaro.

Perdita di fiducia nelle valute fiat. Il destino finale del dollaro è nelle mani del popolo americano. Per gentile concessione dei saldi di cassa alimentati dall'inflazione, avranno $2.500 miliardi in più da spendere in acquisti futuri di beni. E come descritto sopra, questo creerà sicuramente un drammatico effetto marginale sui prezzi. Quando finalmente capiranno che il problema è un dollaro che crolla e non l'aumento dei prezzi, è probabile che i consumatori andranno ancora oltre, scaricando quanta più liquidità monetaria possibile, perdendo ogni fiducia nella valuta fiat. E con il dollaro come valuta di riserva di quasi tutte le nazioni che seguono politiche inflazionistiche simili, le loro valute saranno minacciate da un destino simile.


Conclusione

L'accelerazione dei programmi di stimolo keynesiani poterà a compimento la distruzione dell'universo delle valute fiat. Nei suoi maldestri tentativi di controllare il libero mercato, lo stato finisce sempre per impoverire la sua gente, una verità empirica che sarà dimostrata ancora una volta.

Una nota positiva: la distruzione delle valute fiat deve avvenire prima che le economie nazionali possano tornare ad un libero mercato e massimizzare il progresso della condizione umana. Ciò richiede una forma di denaro che sia solida e flessibile, ma non sotto il controllo dello stato perché il risultato è sempre stata la rapina della sua gente.

Prima scompare il monopolio dello stato sul denaro, meglio è. Fortunatamente esiste una soluzione semplice: impiegare le riserve auree nazionali per trasformare la valuta fiat in sostituti dell'oro completamente coperti. La fine del denaro fiat costringerà tutte le nazioni ad adottare questo corso, perché è l'unico modo in cui possono continuare a raccogliere le tasse e finanziare la spesa pubblica.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Egregio Francesco, seguo il Suo blog da anni, anche se non ho mai commentato, ma in questo periodo ancor più difficile con l'ombra di Draghi che aleggia sul nostro povero paese, voglio esprimere un sentito ringraziamento per il Suo lavoro, e per la "tenacia" e la "resistenza" che dimostra ogni giorno, essendo una delle poche voci fuori dal pensiero unico attuale, riferito alle solite teorie keynesiane fallimentari. Questo purtroppo succede un pò ovunque, ma il nostro paese sembra fare da precursore al NWO, dato che, all'evidente asservimento della maggioranza, corrisponde un'opposizione acritica e incapace di nuove vie diverse da quella "solita" keynesiana, opposizione che vivacchia accodandosi. Ai pochi che non accettano questa situazione, oltre che criticare espressamente i disastri di questo sistema morente ad ogni occasione, a costo di ricevere etichette di cassandre di sventura, non è rimasto altro che aspettare il disastro epocale matematicamente certo, come unica soluzione per uscire da questo vicolo cieco in cui purtroppo siamo finiti tutti. Siamo in pochi e con pochi mezzi, rispetto al sistema finanziario detentore di tutto o quasi e organizzato capillarmente, e l'umanità più che in un'epoca tecnologica, sembra piombata in un nuovo medioevo del pensiero, completamente controllata dai media, con una dittatura sanitaria mai esistita prima, molto più efficace di quelle militari succedutesi nel tempo. Sarà lo schianto finale inevitabile, a svegliare i popoli amorfi dal torpore, ma sarà troppo tardi e le conseguenze saranno devastanti, e comprendere prima sarà fondamentale per non farsi travolgere completamente. Per questo il mio ringraziamento va a persone come Lei, che dedicano il loro tempo a diffondere le verità scomode di questo sistema finanziario schiavizzante e mostruoso.
    Un cordiale saluto.

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