Ogni qual volta mi capita di ascoltare un qualche individuo che tenta di portare la ragione di un discorso a suo favore attraverso la fallacia ab auctoritate, mi torna puntualmente in mente il seguente elenco di nomi che include personaggi tutt'altro che anonimi o sconosciuti. C'è una citazione di Freud, dedicata a Leonardo Da Vinci, che in realtà vale per tutti loro: "L’uomo che nell’oscurità si svegliò troppo presto, mentre tutti gli altri dormivano". Il sonnifero con cui li si addormenta passa soprattutto attraverso una pletora di presunti sapienti che, grazie al sigillo dell'autorità, si forgiano del ruolo di guardiani della conoscenza. Una spirale auto-rinforzante potremmo dire, dove l'autorità costituita presta la sua aura di credibilità ad un manipolo di individui che la utilizzano per farla crescere ancora di più. L'auto-incensamento non è credibile, mentre invece se un gruppo di individui effettua la stessa pratica allora va tutto bene. Sono creati dall'autorità, non dall'autorevolezza. Per l'appunto, infatti, l'elenco di nomi nel sopraccitato link ingloba personaggi che si sono formati attingendo dalla conoscenza distribuita, sviluppando arti, talenti e capacità superiori a chi era stato "benedetto" con l'aura dell'autorità.
In ambito accademico, l'ambiente chiuso e controllabile laddove l'autorità può svolgere con successo i suoi atti di formazione, tutto diventa una questione di prestigio e quest'ultimo viene rivolto contro chiunque osi mettere in discussione il principio attraverso il quale chi si suppone "sa di più" può dare lezioni agli altri. Dico io, ci può stare. D'altronde è una gilda e come tutte le gilde chi vuole entrarvi a far parte deve in qualche modo rispettare le regole al suo interno. L'ambiente esterno invece, che potremmo anche definire libero mercato, premia l'autorevolezza ed è un sistema aperto. Infatti l'elenco di nomi sopraccitato è un chiaro esempio di individui che rifiutano le regole della gilda accademica, o dell'establishment nel loro campo specifico, e creano una nuova nicchia con nuove regole. Sono valide queste nuove regole? Se altri individui accettano volontariamente di considerarle consone alle proprie esigenze e necessità, allora sì, esse diventano uno standard impossibile da negare. E questo indispettisce le gilde che godono della mano benevolente dell'autorità, perché ricorda loro che sono solo il frutto della volontà di qualcun altro. Non hanno voce in capitolo. Sono giullari di corte, maghi e stregoni di corte. Insomma, figure secondarie il cui compito è incensare i loro latori di privilegi.
E questa loro prigionia li fa risentire particolarmente nei confronti di coloro che hanno successo sul libero mercato delle idee, poiché non solo sono indipendenti, ma acquistano autorevolezza e stima tra coloro che trovano utilità in ciò che espongono o creano. Quando tentano di confrontarsi con queste figure indipendenti, coloro sotto il giogo dell'autorità sventolano, paonazzi d'invidia, il drappo della conoscenza oggettiva sancita attraverso l'onniscienza dell'autorità, baluardo unico della scientificità in tutti i discorsi. Chi non si conforma è un reietto, un paria, un ignorante accademico. Ciononostante questi reietti, paria ed ignoranti accademici hanno successo. Perché? Perché parlano una lingua diversa: non devono comunicare il messaggio schizofrenico di terzi, ma devono comunicare il loro di messaggio. E quando le cose stanno così, essi sanno che tale messaggio deve essere chiaro, diretto e semplice. Non solo, ma deve soddisfare quanto più possibile le persone che lo ascoltano, quindi venire incontro alle loro esigenze. In fondo, sono pur sempre clienti.
Sanno benissimo che se creano un terrapieno tra loro e coloro che devono recepire il messaggio, sarà un lavoro futile e che sprecherà energie preziose. Chi si fregia dell'autorità, invece, può sprecare il tempo altrui visto che non deve rendere conto dei propri errori: ci sarà sempre l'autorità che accorrerà per salvarli. Per questi ultimi il terrapieno è la salvezza. Prestate attenzione quando incontrate o vi capita di ascoltare soggetti del genere, li riconoscerete dal fatto che inizieranno a costruire un terrapieno tra voi e loro, utilizzando la loro presunta conoscenza "superiore" per abbattere la fiducia che avete acquisito attraverso studi comparati. Pensateci un momento, la stragrande maggioranza delle persone sa leggere e scrivere. Questo a sua volta significa che è anche capace di intendere e volere quando si trova di fronte alla scelta di effettuare un certo percorso di studio, ad esempio. Leggere, quindi, gli stessi libri ed allargare la propria conoscenza a studi comparati rappresenta un metodo attraverso il quale si può raggiungere un bacino di sapienza pari, se non superiore, a chi si fregia di un titolo specialistico in un determinato campo.
Questo significa soverchiare le figure specialiste nella società accreditate ufficialmente? Assolutamente no. Significa affiancarle, migliorarle. È concorrenza salutare. Altrimenti la stagnazione intellettuale diventerebbe la norma, una casta di sapienti che dirige il resto (a tal proposito leggere la sezione del seguente articolo in cui parlo di Kuhn e del suo libro). Invece questo assetto, seppur ricercato dai costruttori di terrapieni intellettuali, è prontamente sconquassato dal dinamismo del libero mercato, il quale sforna dall'anonimato della vita quotidiana eccellenze di tutto rispetto come si nota dal link citato in apertura.
Il mio consiglio: non permettete loro di costruire un terrapieno tra voi e loro; distruggetelo non appena tentano di erigerlo.
1. DENARO DEFLATTIVO
L'introduzione che avete letto sin qui, cari lettori, può applicarsi benissimo anche al campo dell'economia. Esistono, infatti, diversi miti e soprattutto fallacie che fanno fatica a scomparire, ed è per questo che la mia ultima pubblicazione letteraria si indirizza proprio a confutarli. Potete trovarlo al seguente link. Il libro è indirizzato affinché confuti le fallacie economiche più grandi e persistenti, ma ce ne sono anche di più piccole e apparentemente innocue, ma che se lasciate vivere possono rappresentare una minaccia ad una comprensione fisiologica della scienza economica. Ne analizzeremo cinque quest'oggi, in particolar modo perché stanno avendo una particolare fiammata ultimamente a causa dell'alone di santità conferito loro da un costruttivista italiano. La prima riguarda la presunta natura deflattiva di alcune merci utilizzate come mezzo di scambio. Il rigore teorico richiederebbe la trattazione di come l'ambiente di mercato si interfaccia con le varie forme di denaro, dal gold standard al fiat standard, ma per ragioni pratiche e di tempo vi invito a leggere i Capitoli 4, 5 e 10 del sopraccitato libro in modo da avere ben chiaro il background.
Qui si farà essenzialmente riferimento a Bitcoin. Inizio col dire che il denaro è la merce più commerciata e la criptovaluta inventata da Satoshi sta percorrendo, giorno dopo giorno, questa strada. Non esiste nessuno, da nessuna parte del mondo, con un sigillo in mano che aspetta annoiato in uno stanzino semi-buio il momento in cui potrà decretare al mondo che Bitcoin è diventato finalmente denaro. È un processo auto-determinante, avviene e basta. Prenderne atto non solo è sinonimo di umiltà, ma soprattutto di rispetto nei confronti di una scienza che studia i fenomeno di mercato, non li vuole controllare. Infatti in questo caso la domanda non dovrebbe essere cos'è denaro, sebbene legittima, ma come ha fatto a diventare tale. Nel momento in cui gli attori di mercato si pongono suddetta domanda significa che la merce in questione sta diventando più commerciata di altre, quindi può ambire al ruolo di merce di scambio generale. La confusione attuale nasce dal fatto che esiste un monopolio su una particolare forma di denaro, quindi gli attori di mercato (una buona porzione) sono stati abituati a considerare qualcosa denaro solo se imputato da una autorità.
Bitcoin sta scardinando questa credenza fallace, dimostrando a tutti, costruttivisti compresi, che il denaro viene decretato dal libero mercato e dalle scelte individuali. La "maledizione" di Bitcoin è proprio questa: squarcia il velo d'ignoranza che ha attanagliato il sistema monetario sin da un secolo a questa parte, tradizione velenosa perpetrata dagli stessi costruttivisti che di affannano a convincere gli sprovveduti a credere ancora alla loro presunta "conoscenza superiore". Quindi il fatto che qualcosa sia diventato denaro viene compresa dalla maggior parte delle persone ex post che il fenomeno si è stabilito, nel frattempo ci si può sedere e vedere come si sviluppa (es. Lindy Effect). Nel momento in cui viene steso questo saggio Bitcoin sta progressivamente scavando la sua nicchia all'interno delle percezioni degli attori di mercato, fornendo la sua utilità quando essi ne hanno bisogno. Più si ricorrerà a Bitcoin per necessità, più il suo utilizzo diventerà consuetudine e abitudine. Tale accadimento, infatti, è stato osservato in Paesi come la Nigeria, il Venezuela, l'Argentina, l'Iran, ecc.
Parallelamente all'accusa rivolta a Bitcoin, ovvero quella di non essere denaro, ce n'è un'altra: è denaro deflattivo. Questa definizione non ha senso. Perché? Perché non si può affibbiare un macrofenomeno come la deflazione al denaro. Il tetto allo stock di Bitcoin non è affatto un malus, anzi il contrario: i critici lo trasformano retoricamente in un difetto per avvalorare la loro critica. È utile ricordare in questo contesto che F. A. Hayek, nel suo libro Prices and Production, ci ricorda che qualsiasi stock di denaro può essere utile per consentire transazioni e scambi tra attori di mercato, la cosa fondamentale è la non manipolabilità dello strumento dello scambio. Con il denaro fiat la manipolazione delle banconote è sempre dietro l'angolo; con l'oro invece è più complicato, ma fattibile, visto che è possibile falsificarlo con il tungsteno; con Bitcoin invece questa manipolazione è praticamente impossibile (o nel caso remoto di un attacco 51%, ma a quel punto ci sarebbe un fork e le risorse "investite" per l'attacco andrebbero bruciate). Il tetto allo stock monetario di Bitcoin, in realtà, rappresenta un fattore di predictability che ogni imprenditore sogna per quanto riguarda stabilità e sicurezza dei fattori di produzione (a differenza dell'incertezza preponderante dell'attuale burocrazia selvaggia). Non solo, ma a ciò si aggiunge anche determinazione onesta dei prezzi e segnali di mercato genuini. L'ambiente ideale per fare business.
E questo, a sua volta, significa una maggiore produzione e di conseguenza un ampliamento del bacino della ricchezza reale. Gli attori di mercato non sono esseri senza tempo da incapsulare in una funzione matematica, le loro preferenze temporali contano e sono principalmente orientate al presente. Questo vuol dire che non rimarranno seduti sul loro gruzzolo aspettando di morire in qualche rudere sperduto, ma coglieranno l'affare: se il bacino della ricchezza reale aumenta e fa aumentare le possibilità di acquisto, con la stessa unità monetaria di ieri con cui acquistava un solo bene potrà acquistare oggi un prodotto e mezzo. Questo fenomeno dell'azione umana è innegabile, altrimenti sconti e offerte di tale natura sarebbero stati abbandonati da tempo. Invece sono qui, ancora, e più popolari che mai.
Il fattore che viene sorvolato quando si sente parlare di "denaro deflattivo" è il potere d'acquisto del denaro in rapporto ai redditi. In un ambiente economico in cui il bacino della ricchezza reale cresce, crescono altresì in valore di spesa potenziale i redditi. Diversamente, in un ambiente economico come quello attuale in cui i redditi vengono azzoppati in termini di potere d'acquisto, essi saranno in grado di acquistare sempre meno. Perché? Perché il processo di ampliamento del bacino della ricchezza reale viene ostacolato dalla manipolabilità del mezzo di scambio, inducendo gli attori di mercato a commettere errori economici che dovranno essere corretti. Ciò spreca tempo e risorse economiche scarse.
Inoltre nemmeno il credito sarebbe un problema in un ambiente economico in cui la deflazione dei prezzi sarebbe un fenomeno diffuso. Già adesso il mondo delle criptovalute sta offrendo una soluzione iniziale, ma sarà la creatività e l'inventiva degli esseri umani a consolidarlo. Non dimentichiamo inoltre che il gold standard, ad esempio, ha fatto da sfondo a periodi storici di enorme progresso sia tecnologico (es. Rivoluzione industriale) sia di prestigio (es. Impero bizantino). Per chi sarebbe un problema? Ovviamente per il debitore più grande di tutti: lo stato. Non sarebbe affatto un problema per quelle aziende che producono in accordo con segnali genuini di mercato e che intraprendono un progetto imprenditoriale sostenibile. Azzardo morale ridotto ai minimi termini, il che è un bene. Coloro che infatti paventano un disastro dal punto di vista del credito in un ambiente con deflazione dei prezzi, lasciano fuori (convenientemente) le preferenze individuali degli attori di mercato. Quando il prezzo di qualcosa cala, ne viene richiesto di più: questa è una ferrea legge economica. Questo vuol dire che, a fronte di uno stock di denaro costante, l'aumento del bacino della ricchezza reale permetterà agli individui di acquistare più beni con lo stesso ammontare di denaro di ieri, mentre i venditori saranno in grado di incassare ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere e dedicare il resto per ripagare i loro debiti (per una descrizione più dettagliata di questo fenomeno si veda il Capitolo 4 del mio libro La fine delle fallacie economiche).
2. DENARO RIPRODUCIBILE ARBITRARIAMENTE
Un'altra fallacia dei costruttivisti vuole che la forma migliore di denaro sia quella attualmente in uso, come se avessimo raggiunto il pinnacolo della nostra evoluzione e non esista più nient'altro da raggiungere. Ironia della sorte, questa visione miope dell'economia è in linea con i loro studi di matrice keynesiana/monetarista, in cui il tempo non è una variabile presa in considerazione. Perché? Perché ciò significherebbe ammettere che tutti i costrutti statici di natura matematica sui quali si basa fondamentalmente la conoscenza dell'economia mainstream, dovrebbero finire nella pattumiera della storia. E con essi la giustificazione al modo in cui lo stato riesce ad incamerare risorse economiche scarse che in caso contrario non avrebbe modo di acquisire. Deficit, inflazione e tasse sono i mezzi attraverso i quali il sistema statale sopravvive e prospera, ovvero, tutti mezzi che implicano l'uso della violenza. In questo senso la Scuola Austriaca offre un punto di vista differente.
Ma senza entrare nel merito tecnico dell'evoluzione del denaro, visto che l'arbitrarietà nella creazione dello stesso significherebbe un'utilità marginale decrescente, basti pensare che questo modo di ragionare è lo stesso dei contraffattori. Coloro che vogliono "frodare" lo stato ed il resto della popolazione facendo concorrenza alla valuta ufficiale, producono in serie nuove unità monetarie per entrare in possesso di beni e servizi rivolgendosi ad un vecchio adagio della vita umana: ottenere il massimo col minimo sforzo. Questa mentalità, ovviamente, viene incentivata vedendo in azione lo stato e il modo in cui ottiene risorse. La produzione viene disincentivata attraverso un onere fiscale crescente, burocrazia opprimente per creare clientes ed inflazione dei prezzi che va ad aumentare i costi. C'è un altro fattore sorvolato in questo contesto: il consumo di capitale.
Il denaro riproducibile arbitrariamente stimola artificialmente il consumo, perché è molto più facile entrare in possesso di maggiori mezzi di scambio con cui negoziare beni e servizi. Questa facilità viene ulteriormente incentivata dal fatto che esiste il corso legale, che non serve a rendere ufficiale una determinata forma di denaro ma a mettere "fuorilegge" eventuali concorrenti. Bitcoin, invece, non premia chi è semplicemente in grado di spingere un pulsante e creare cifre, ma chi riesce a risolvere determinati problemi matematici attraverso l'uso di strumenti e macchinari. Detto in modo semplice, c'è bisogno della prova di un lavoro per dimostrare a tutti che lo si è svolto e si è legittimati a rivendicare una nuova unità monetaria. La "cronologia" delle prove di lavoro è inclusa nella blockchain, la quale in tal senso rappresenta un registro immutabile e praticamente impossibile da falsificare. La decentralizzazione del processo di scoperta di nuove unità monetarie e di interazione dei vari pari, unito ad elementi di crittografia, rappresenta un gigantesco contraltare al denaro fiat.
Se davvero la forma di denaro attualmente in uso, dicono i costruttivisti, è la migliore mai vista, perché il mercato cerca alternative? Non avrebbe senso. O almeno, per chi ignora i fondamenti della Scuola Austriaca e quindi dell'azione umana, non ha senso. Di conseguenza è la realtà ad essere sbagliata, non le teorie squinternate dei costruttivisti. Il denaro fiat non è affatto innocuo, ha conseguenze economiche e sociali di vasta portata e seriamente dannose, effetti che si estendono oltre ciò che la maggior parte delle persone immagina. Il denaro fiat è inflazionistico: avvantaggia pochi a scapito di molti; provoca cicli di boom/bust; porta all'indebitamento eccessivo. Il denaro fiat corrompe la morale della società e molto probabilmente alla fine finirà in una depressione su larga scala.
L'emissione arbitraria di denaro sposta furtivamente le risorse dalle mani di molti e le mette nelle mani dello stato e dei suoi beneficiari: il settore bancario e finanziario, le grandi imprese, i dipendenti statali, i destinatari di contratti statali, ecc.
Il monopolio dello stato sulla produzione di denaro fiat gli consente di aumentare immensamente il suo potere finanziario, rendendo possibile la sua espansione a scapito della libertà dei consumatori e degli imprenditori. Non è affatto un'esagerazione affermare che il denaro fiat spiana la strada verso il cosiddetto Deep State e, in definitiva, verso uno stato totalitario.
Val la pena, quindi, di ribadire ancora una volta un punto fondamentale: il denaro arbitrariamente riproducibile avvantaggia alcuni, in particolare lo stato ed i suoi beneficiari, a scapito di molti altri. Non dovreste cadere vittima della convinzione che l'uso diffuso del denaro fiat testimonia la sua accettazione volontaria. In un mondo in cui gli stati hanno monopolizzato la produzione di denaro, la concorrenza a livello monetario viene soppressa e le persone sono costrette ad usare il denaro fiat
3. NON C'È INFLAZIONE (DEI PREZZI)
Nel migliore dei casi questa sezione darà degli ignoranti ai costruttivisti, poiché fideisticamente aggrappati alle loro teorie secondo le quali l'inflazione è un fenomeno ben inquadrato dalle stime ufficiali e che queste ultime sono state molto basse negli ultimi venti anni. Nel peggiore dei casi, invece, sono in malafede e mentono sapendo di mentire. Sta di fatto, però, che essi ignorano la lezione di uno dei loro eroi del passato, Milton Friedman, il quale disse che l'inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario. Questo a sua volta significa che l'effetto di ciò è un aumento generale dei prezzi al consumo. Non bisogna essere Austriaci per capire il nesso di causalità tra questi due fenomeni e soprattutto chi è causa e chi è effetto. Certo, si può affermare che gran parte dello stock monetario creato negli anni attraverso i vari QE delle banche centrali s'è fermato principalmente nel circuito finanziario, ma non per questo il potere d'acquisto del denaro fiat non è diminuito e le statistiche ufficiali con cui si calcola l'inflazione dei prezzi non sono manipolate al ribasso. A tal proposito, uno sguardo a stime alternative ci racconta la vera storia.
Il ragionamento dei costruttivisti, se così lo possiamo definire, è che l'economia stia funzionando "sotto capacità", ciò significa che c'è molto margine di flessibilità che deve essere recuperato prima che i prezzi possano davvero aumentare. Le persone non sono tutte occupate, le fabbriche sono silenziose, ecc. Non si aspettano alcuna pressione al rialzo sui prezzi fino a quando tutto non andrà a buon fine, solo allora fare affari o lavorare avrà "potere di far salire i prezzi". Le cose devono migliorare, credono, prima che l'inflazione possa prendere piede.
Cerchiamo di vedere le cose secondo una prospettiva strettamente logica. Non tiriamo affatto in ballo teorie economiche. Inutile ricordare che l'inflazione dei prezzi è in stretto rapporto con l'offerta di beni e servizi, quando questa scende rispetto all'offerta di moneta allora avremo inflazione dei prezzi. Di conseguenza quest'ultimo esito può avvenire in due modi: o l'economia "si surriscalda" (inflazione ciclica) e le imprese hanno bisogno di più manodopera e materie prime per stare al passo con la domanda, al che emergono carenze e tutti cercano di stare al passo con il vortice di spesa; oppure l'economia "si raffredda" (inflazione sistemica), dove il denaro fasullo, i segnali di prezzo fasulli, la regolamentazione selvaggia, le bolle, il welfare a pioggia ed i lockdown causano un taglio della produzione mentre l'offerta di denaro disponibile continua a salire.
Guardiamo più da vicino l'esempio americano. L'anno scorso la produzione di denaro, misurata dal bilancio della Federal Reserve, è salita di $3.250 miliardi. La produzione di beni e servizi, invece, misurata dal PIL (misura falsificata da un enorme aumento della spesa pubblica, ma lo vedremo tra poco) è diminuita di $300 miliardi. Ebbene sì, siamo di fronte ad un'inflazione "sistemica". Un altro modo per vederlo: beni e servizi sono prodotti da persone che lavorano e il numero di ore in cui lavorano (mettendo da parte gli aumenti di produttività, che sono molto lenti) è una buona misura della produzione. Ebbene, sin dalla crisi del 2008-2009 il numero totale di ore lavorate in America è praticamente invariato, ma il Nasdaq (una misura approssimativa di quanto denaro sta entrando nel mercato azionario) è salito del 500%. In Europa, e in Italia in particolare, siamo di fronte allo stesso fenomeno e uno sguardo ai prezzi relativi è tutto ciò di cui si ha bisogno per smentire il mantra "non c'è inflazione".
Ma a che serve in sostanza l'aumento gigantesco delle masse monetarie? Il sottoprodotto dell'effetto principale, ovvero tenere a galla i clientes dell'attuale sistema finanziario, è quello di gonfiare le stime del PIL in modo da dare un'illusione di crescita economica. Detto in modo più semplice, serve ai costruttivisti per dire "non abbiamo avuto una crescita economica più fulgida e cavalcante di quella vista dall'uscita dal gold standard nel 1971 ad oggi". L'espansione monetaria non aumenta la quantità di beni e servizi, ma sommandosi al PIL ne fa semplicemente salire i prezzi. Questa è una verità che sappiamo sin da quando venne formulata la Legge di Say, scartata dai keynesiani perché smentisce la macroeconomia che è nata sulla scia delle teorie di Keynes e predicata da post-keynesiani come Paul Samuelson. Detto in modo semplicistico, la Legge di Say afferma che produciamo per consumare e il denaro è solo il bene intermedio che ci permette di farlo. Se la quantità di moneta varia in base a fattori esogeni all'attività economica (es. stampare arbitrariamente denaro o aumentare il credito totale attraverso la riserva frazionaria), a parte effetti transitori ciò non può cambiare i volumi di beni e servizi prodotti e consumati. Può solo cambiare i prezzi ai quali la produzione viene convertita in consumo. Per questo motivo il PIL non misura l'attività economica, né quantità aggiuntive di denaro e credito rappresentano crescita economica.
Ne consegue quindi che se si calcola il PIL escludendo la crescita dell'offerta di denaro e credito, ad eccezione delle recessioni effettive della produzione, tutto ciò che ci ritroviamo è una linea retta praticamente tangente lo zero. Il grafico seguente conferma la tesi: l'aumento dell'offerta di moneta in generale è stata l'unica fonte di crescita del PIL, non la produzione e il consumo.
Menzione d'onore, se così possiamo dire, al 2020 dove l'attività economica è scesa molto più bruscamente rispetto alla crisi del 2008. Inutile dire che questo significa che l'economia è in difficoltà più gravi di quanto indicato dal solo PIL, ma poiché la FED e ogni altra banca centrale non accettano la verità della Legge di Say, stanno basando la loro politica monetaria su pericolosi pregiudizi. Gli errori, per riassumere, sono due: aggiustare le cifre del PIL in base a qualsiasi statistica ufficiale sull'inflazione dei prezzi e confondere la crescita del PIL con un vero progresso economico.
Sottostimando volontariamente le statistiche ufficiali sull'inflazione dei prezzi, il sistema bancario centrale si è creato lo spazio di manovra temporaneo per stampare ulteriormente denaro e gonfiare artificialmente le cifre del PIL. Si tratta di una "strategia" che sta rovinando velocemente l'economia attraverso i trasferimenti di ricchezza (es. Effetto Cantillon, come già notato nella sezione precedente) derivanti dalla svalutazione monetaria, ma chiaramente non viene né registrata né considerata dalle statistiche ufficiali. La conseguenza sarà l'inevitabile fine delle valute fiat e il Teorema della Regressione di Mises ci dice che Bitcoin ha tutte le carte in regola per fungere da mezzo di scambio ampiamente accettato.
4. GRANDE DEPRESSIONE E GOLD STANDARD
I costruttivisti, poi, non paghi della loro saccenza basata solo su congetture autoreferenziali, rincarano la dose spaziando su altri temi e uno in particolare è quello riguardante il gold standard come causa principale della Grande Depressione. Tale argomento è stato trattato su questo blog tempo addietro al seguente link, adesso invece mi focalizzerò sul confutare l'origine di questa fallacia: il libro di Friedman e Schwartz, A Monetary History of the United States. Aldous Huxley, famoso per aver scritto il magnifico romanzo distopico Il mondo nuovo, sarebbe stato fiero dei due accademici summenzionati perché il loro è un esercizio prettamente incentrato sul confondere le idee allo sventurato lettore: investirlo di una montagna di statistiche, dettagli e fatti minori per nascondere il punto che invece qualsiasi persona ragionevole si sarebbe aspettata. Quale? Spiegare le cause delle crisi economiche. Il difetto fondamentale della ricerca di Friedman e Schwartz è tipico degli economisti mainstream: essere un elaborato esercizio di sostituzione della logica con il rigore accademico. Il libro evita sistematicamente e metodicamente di mettere in discussione le cause delle crisi finanziarie che hanno colpito gli Stati Uniti nel corso di un secolo e invece inonda il lettore con dati, curiosità e minuzie.
Diversamente da loro, la teoria Austriaca dispone nel suo arsenale teorico una teoria del ciclo economico coerente, logica ed esaustiva. Evitando di spiegare le cause delle crisi, Friedman e Schwartz possono raccomandare la causa stessa come cura: i pianificatori centrali devono intervenire per ricapitalizzare il sistema bancario ed aumentare la liquidità al primo segno di bust. Capite meglio perché gli economisti moderni detestano il rigore logico della Scuola Austriaca?
Il libro di Friedman e Schwartz apre il sipario ai fatti descritti dal 1867. Già qui c'è il primo errore madornale: vengono sorvolati in toto due dei più grandi trasferimenti di sovranità individuale nella storia degli Stati Uniti. Il primo fu la creazione della First Bank of the United States nel 1791. Questa era formalmente un'agenzia governativa, ma in realtà era di proprietà di investitori privati. Con essa controllavano sostanzialmente il sistema bancario commerciale in un regime di monopolio/cartello. La First Bank fu un'idea di Alexander Hamilton, modellata sulla Banca d'Inghilterra (1694). Hamilton era un federalista/statalista e nella creazione di questo orrore venne spalleggiato nientemeno che da Washington. La banca decadde dopo due decenni: il Congresso rifiutò di rinnovare il suo atto costitutivo. Il presidente Madison era d'accordo ed i beni della banca furono acquistati da Stephen Girard, allora l'uomo più ricco d'America. Cinque anni dopo, nel 1816, Madison cambiò squadra: sostenne la creazione della Second Bank of the United States.
Questo fu effettivamente il secondo. Il Congresso trasferì la sovranità federale ad un'altra banca di proprietà privata, la quale avrebbe stabilito la politica monetaria per il governo degli Stati Uniti proprio come aveva fatto la First Bank. Madison approvò questo disegno di legge nell'ultimo anno della sua presidenza. Lo stato del Maryland tentò di tassare una filiale della banca sotto la sua giurisdizione, ma la filiale rifiutò di pagare. Lo stato tentò lo stesso di raccogliere i soldi e la questione finì in tribunale: McCullough v. Maryland (1819). La corte decise a favore della banca: lo stato non aveva l'autorità per tassarlo. Nella sua decisione venne scritto: "Il potere di tassare è potere di distruggere". Purtroppo quella corte non affrontò mai il punto cruciale sollevato dallo stato del Maryland: il Congresso non ha l'autorità di trasferire la propria sovranità ad un'entità privata. Ciò stabilì un precedente, quindi il Congresso avrebbe potuto legalmente trasferire sovranità ad altre entità. Il presidente Jackson combatté la riconferma della banca nelle elezioni del 1832. La Second Bank cessò di essere un'agenzia governativa nel 1836, quando il suo atto costitutivo scadette. Andò in bancarotta nel 1841.
Tali eventi sono cruciali se si vuole iniziare a far capire qual è il problema con un sistema bancario centrale e come esso possa rimanere in piedi grazie al monopolio concesso dallo stato. Per gli autori non è un problema la stampa in eccesso di greenback nel 1873 o lo Sherman Silver Purcashe Act del 1893 (il governo federale doveva comprare ingenti quantità d'argento a fronte di una emissione di titoli di stato), poiché evitano in toto di trattare un tale argomento come causa delle crisi economiche. Inutile dire che anche loro, come i keynesiani, saltano a pié pari la depressione del 1920-1921. Infatti passano direttamente alla Grande Depressione, liquidando il periodo antecedente come una semplice parentesi di crescita economica. Invece, sotto la guida di Benjamin Strong, la FED e le banche commerciali iniziarono a stimolare l'economia statunitense dal 1925, persuasi dalle controparti inglesi che avevano difficoltà a far quadrare un ritorno alla parità aurea con i tassi pre-bellici (come se l'inflazionismo della prima guerra mondiale non fosse mai esistito). Come fa notare magistralmente Rothbard in America's Great Depression, fu esattamente in quell'anno che vennero gettati i semi della depressione degli anni trenta. Fu infatti l'espansione artificiale dell'offerta di moneta a creare bolle nei corsi azionari statunitensi, che puntualmente scoppiarono quando l'interventismo rallentò, ma per Friedman e Schwartz fu l'inazione della FED a peggiorare le cose e ovviamente anche la scarsa flessibilità fornita dalle "manette" d'oro.
Questo è lo stesso principio esposto nel libro di Bernanke, The Courage to Act, e che l'ha portato a lanciare i vari giri di QE. Ma davvero la FED non fece niente all'epoca? No, il contrario invece. Ciò che arrestò la Grande Depressione non fu l'espansionismo rinnovato della FED, bensì la creazione del FDIC. A che serve allora il libro di Friedman e Schwartz? È l'ennesima giustificazione accademica per fornire nuovo propellente all'interventismo monetario. Non è un caso che le crisi siano il momento più succulento per i pianificatori centrali affinché possano attingervi di fronte alla popolazione in generale e quindi acquisire nuovo potere. Infatti durante gli anni trenta abbandonare semplicemente la disciplina dell'oro non era sufficiente, bisognava elaborare "nuove" teorie per eliminarla del tutto. Mentre gli inflazionisti erano incoraggiati dagli stati a dare credito alle loro politiche inflazionistiche ancor prima che Keynes inventasse la macroeconomia nel 1936, il suo nuovo credo trasformò l'inflazione monetaria: da male economico a sogno da rincorrere. Gli stati sarebbero stati giustificati ad espandere la quantità di denaro per "gestire" l'economia e la conseguenza era inevitabile: la svalutazione delle valute fiat è accelerata nel tempo.
In conclusione, leggiamo dal testo, Il Bitcoin Standard, di Saifedean Ammous:
[...] Tre importanti domande rimangono senza risposta in questo gigantesco lavoro, evidenziandone una falla clamorosa nella logica di fondo. Prima questione: perché non viene fatto un paragone tra la crisi del 1920 e quella del ‘29? La prima infatti non durò a lungo e questo malgrado la FED non fosse intervenuta nel modo in cui gli autori raccomandano. Secondo: perché nel corso del diciannovesimo secolo, quando neppure esisteva una banca centrale, gli Stati Uniti non subirono mai crisi finanziarie di tale portata, tranne nei due casi in cui il Congresso trasformò temporaneamente il Tesoro in una banca centrale, ovvero durante la Guerra Civile con la stampa dei Greenback e nel 1890 con il tentativo di rimonetizzare l'argento? Terza e più importante domanda: come fecero gli Stati Uniti tra il 1873 e il 1890, epoca priva di una banca centrale, con un’offerta di moneta rigida ed un livello dei prezzi in costante calo, a sperimentare uno dei più lunghi periodi di crescita economica senza soffrire alcuna crisi finanziaria? Friedman e Schwartz menzionano brevemente le particolarità di quest'epoca, sottolineando come l'economia crebbe in modo impressionante "a dispetto" del livello dei prezzi in discesa, senza preoccuparsi di commentare come ciò smentisca di fatto tutte le loro ingiustificate fobie sulla deflazione dei prezzi.
Come ha spiegato Rothbard, nel funzionamento di un'economia di mercato non vi è nulla in grado di creare un persistente problema di disoccupazione. Molte persone perdono o lasciano il lavoro così come molte aziende vanno in bancarotta o chiudono per una vasta gamma di motivi, tuttavia queste dinamiche sono compensate dalla creazione di nuovi posti di lavoro e nuove imprese. In un dato momento solo un ridotto numero di persone resta disoccupato involontariamente, come accadde nel corso del diciannovesimo secolo e in Svizzera fino al 1992. Invece, quando una banca centrale manipola la massa monetaria e il tasso d'interesse si hanno fallimenti su larga scala e in tutti i settori dell'economia, accompagnati da ondate di licenziamenti di massa che lasciano nello stesso momento un gran numero di lavoratori disoccupati con competenze non facilmente trasferibili ad altri campi. Come diceva Hayek: "La causa delle ondate di disoccupazione non è il capitalismo, ma gli Stati che negano alle imprese il diritto di produrre denaro buono".
5. LIQUIDITÀ SU ALTRA LIQUIDITÀ
La conclusione "logica" in base al ragionamento degli economisti mainstream, quindi, è che le crisi economiche vadano "curate" attraverso quantità crescenti di liquidità. Di conseguenza hanno fatto bene le banche centrali ad inondare i mercati di liquidità per non far inceppare il mercato del credito ed i mercati finanziari in generale. Come abbiamo appreso nella prima sezione di questo saggio, in cui s'è parlato di deflazione, la miglior forma di denaro è quella che risponde alle leggi di domanda/offerta, le più imparziali che possano esistere e in base alle quali ogni offerta di denaro è quella giusta. Nel momento in cui si influenzano i fattori di domanda/offerta, la conseguenza inevitabile è una serie di errori economici che si spandono a raggiera nell'ambiente di mercato; più persistono, più la successiva correzione sarà dolorosa. Gli eccessi, quindi, vengono puliti e le leggi apodittiche dell'economia tornano a far il loro corso. È in questo caso che si ha deflazione monetaria, in particolar modo per il denaro fiat cartaceo il quale può essere manipolato molto facilmente. Questi eccessi possono gonfiare, altrettanto facilmente e in modo scomposto (sia nello spazio che nel tempo), i valori degli asset e creare mismatch nei mercati dei capitali. Ad esempio: sebbene le statistiche ufficiale abbiano un peso nei loro indici per quanto riguarda gli aumenti dei prezzi delle case, essi rappresentano lo stesso un macigno per il budget delle famiglie. Oppure guardate il mercato investment grade dove le banche centrali hanno riversato migliaia di miliardi.
Il denaro e credito che hanno gonfiato gli eccessi odierni sono destinati a scoppiare e di conseguenza a creare un ambiente deflattivo per alcuni settori della società ed uno inflattivo per altri. Nel frattempo, l'utilità marginale di una maggiore liquidità sarà destinata a calare, visto che siamo arrivati al punto in cui per creare un dollaro di produttività sono necessarie più e più unità di debito. Inutile dire che una situazione del genere è insostenibile, soprattutto perché è il processo produttivo a risentirne di più e, come già ampiamente sottolineato, non esiste consumo senza produzione.
La visione keynesiana e mainstream, secondo cui "più soldi nelle tasche delle persone" farà aumentare la spesa dei consumatori, è totalmente sbagliata. Sebbene gli economisti mainstream ed i costruttivisti ritengano che maggiore liquidità creerà una robusta crescita economica, non esiste alcuna prova a supporto di tale affermazione.
Ciononostante i costruttivisti giustificano l'uso della spesa pubblica, finanziata col denaro fasullo, per stimolare l'economia, per salvare le famiglie dalla povertà, per rimediare ai torti delle grandi aziende, dell'avidità e della natura, e persino per salvare il pianeta dai mali dell'anidride carbonica. E credono, secondo l'ormai popolare fantasia della MMT, che l'unico vero limite sia l'inflazione dei prezzi al consumo. Quando il costo della vita supera il loro obiettivo, dicono che lasceranno raffreddare la stampante monetaria e aumenteranno le tasse per controllare l'inflazione. Ma come sappiamo, non succederà. Chi vive di stampante monetaria, muore di stampante monetaria, poiché sempre più “liquidità” (ovvero denaro fasullo) sarà necessaria solo per restare a galla. È un vecchio gioco, di cui i lettori di questo blog conoscono bene il nome: "Inflate or die".
Cos'è quindi che fa crescere un'economia? La risposta a questa domanda è stata chiara sin dai tempi della Scuola di Salamanca nel XVI secolo e venne resa popolare da Adam Smith nel 1776. Gli economisti della Scuola Austriaca l'hanno resa ancora più popolare a partire dalla fine dell'ottocento. Ciò che fa crescere le economie è: (1) proprietà privata, (2) orientamento al futuro, (3) formazione di capitale attraverso la parsimonia, (4) innovazione tecnologica, (5) un sistema di profitti/perdite, (6) bassa tassazione, (7) libero scambio a tutti i livelli, (8) tener fede ai contratti, (9) denaro onesto e (10) riduzione dell'invidia. Questo elenco può essere riassunto in tre frasi: vivi e lascia vivere, facciamo un accordo, fatti gli affari tuoi.
La classe media americana ha visto i suoi progressi attenuarsi sin dal 1971. Perché? (1) orientamento al presente, (2) consumo di capitale attraverso una riduzione della parsimonia, (3) profitti limitati dallo stato e perdite socializzate dallo stato, (4) aumento della tassazione e (5) denaro disonesto. Ciò che ha permesso alla classe media di non sprofondare completamente è stato: (1) proprietà privata, (2) innovazione tecnologica, (3) libero scambio, (4) tener fede ai contratti e (5) riduzione dell'invidia. L'imprenditorialità è ancora viva e vegeta negli Stati Uniti: è molto facile avviare un'azienda e gli Stati Uniti rimangono la zona di libero scambio più ricca della Terra. In generale "vivi e lascia vivere" supera ancora la politica dell'invidia, ma "fatti gli affari tuoi" sta decadendo inesorabilmente.
C'è una guerra in corso ed è una guerra ideologica. Gli economisti mainstream vogliono fornire giustificazioni ai pianificatori centrali affinché riducano l'estensione dell'elenco sopraccitato; libertari ed Austriaci vogliono aumentare questo elenco e quindi ridurre le restrizioni del sistema statale.
BITCOIN RISOLVE TUTTI QUESTI PROBLEMI
Il motivo per cui è nato Bitcoin era chiaro sin dal cosiddetto "Genesis Block", per la precisione il messaggio contenuto in esso. Le banche centrali gonfiano la base monetaria per far sopravvivere i mercati del debito pubblico, questo è il loro compito ufficiale e lo è stato sin dalla creazione della Banca d'Inghilterra nel 1694. Le banche centrali gonfiano la base monetaria anche per far sopravvivere le grandi banche commerciali durante un panico finanziario e questo è stato il loro compito non ufficiale per almeno un secolo.
Hanno iniziato a farlo sfruttando la giustificazione della depressione dei primi anni '30. John Maynard Keynes, nel 1936, gliene diede una molto più longeva con la pubblicazione di The General Theory of Employment, Interest, and Money. In esso espose la sua cura per la Grande Depressione: la spesa pubblica. Finanziata come? Attraverso tasse, prestiti ed inflazione monetaria. Keynes battezzò le politiche che i governi occidentali avevano già adottato, inventando una nuova terminologia per coprire le sue tracce, perché non stava facendo altro che promuovere le folli teorie monetarie di gente come Major Douglas e Silvio Gesell. Aggiornando le politiche keynesiane, gli aumenti senza precedenti della base monetaria della Federal Reserve, della Bank of England e della Banca Centrale Europea, a partire dalla fine del 2008, sono stati la causa dell'inversione del crollo dei mercati finanziari. Ma a che prezzo? Stagnazione economica progressiva, derubando dal futuro per permettere al presente di sbarcare il lunario.
Bitcoin è nato per scardinare questa catena, andando ad indebolire l'anello più corroso: la fragilità del denaro fiat. Bitcoin va ben oltre il compito che è stato proposto nel white paper da Satoshi, perché il suo sistema P2P è qualcosa di unico nella storia dell'era informatica. Mettendo insieme crittografia, matematica, teoria dei giochi ed informatica esso rappresenta un mezzo attraverso il quale si può scambiare una merce ben più preziosa dei beni giornalieri che vediamo sotto i nostri occhi: la tirannia. Con Bitcoin possiamo barattare indietro la libertà economica che coattamente è stata sequestrata da istituti che presumibilmente "fanno il nostro bene". Così come suddetti istituti non hanno chiesto il permesso per impoverire costantemente e progressivamente coloro che in teoria dovevano proteggere, adesso gli individui possono ripagare tale abuso con la stessa moneta: senza chiedere il permesso possono riprendersi ciò che è sempre stato loro di diritto, la libertà di vivere secondo i principi summenzionati e che rappresentano il cuore della crescita economica (vivi e lascia vivere, facciamo un accordo, fatti gli affari tuoi).
Chiunque liquidi questa riflessione come "utopia" nasconde abilmente l'attuale utopia in cui viviamo: cambiare le storture dell'attuale sistema attraverso il cambio di figure politiche o tecniche a capo di questa o quella amministrazione. La corruzione, l'inettitudine e l'immobilismo hanno dimostrato di regnare sovrani nonostante tutti i fronzoli con cui i costruttivisti hanno abbellito le loro teorie. A chi volete credere, quindi? A voi stessi e alle vostre capacità, oppure delegare tutti gli aspetti della vostra vita a terzi? L'ultimo anno ci ha ampiamente dimostrato cosa vuol dire delegare tutto a degli psicopatici.
E Bitcoin è il miglior strumento per rompere la catena dell'intermediazione, o perlomeno rappresentare un deterrente, un'arma, nelle mani di coloro che prima erano costretti a "scendere a patti col diavolo" volenti o nolenti. Adesso c'è una scappatoia, nata dal libero mercato, che permette di dire: "La tua offerta mi insulta e possono ricorrere ad un'alternativa". Adesso le persone comuni hanno davvero potere contrattuale.
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