Il 2020 è stato un anno dominato da cattive notizie. Mentre i governi di tutto il mondo hanno imposto restrizioni estremamente distruttive sulla vita economica e hanno permesso un "Grande Reset" che equivale ad un grande balzo in avanti nel futuro socialista, i banchieri centrali hanno piani avanzati per l'implementazione delle valute digitali del sistema bancario centrale (CBDC). Potrebbero arrivare già nel prossimo anno, ma qual è la motivazione dietro questa innovazione? Le relazioni recenti pubblicate dalla Banca dei regolamenti internazionali[1] e dalla Banca Centrale Europea[2] ci forniscono una parte della risposta. Queste pubblicazioni forniscono una visione affascinante delle teorie e delle ideologie che guidano i banchieri centrali nella loro ricerca delle CBDC.
Politica monetaria? Moi?
Un tema interessante in entrambe le relazioni è il disconoscimento di qualsiasi politica monetaria alla base dei piani per l'introduzione delle CBDC. La relazione della BRI afferma che "[la politica monetaria] non sarà la motivazione principale per l'emissione delle CBDC" (p. 8) e la relazione della BCE osserva che "non è identificato in questo rapporto un possibile ruolo dell'euro digitale come strumento per rafforzare la politica monetaria" (p. 3). Si potrebbe supporre che l'introduzione di una nuova forma di moneta equivalga per definizione ad una nuova politica monetaria, almeno in senso lato, e in secondo luogo forse sarebbe un po' strano se istituzioni dedite alla ricerca e all'attuazione della politica monetaria non prendano in considerazione i potenziali effetti di una nuova forma di denaro su tale politica. Ma ciò che colpisce davvero è che entrambe le relazioni, e in particolare quella pubblicata dalla BCE, descrive nel dettaglio le implicazioni delle CBDC per la politica monetaria. È vero, direttamente dicono di no, ma guardate oltre il sommario e prestate attenzione a ciò che è scritto nella relazione stessa: l'affermazione iniziale viene smentita.
Per vederlo, dobbiamo solo guardare alle caratteristiche chiave che i banchieri centrali identificano come desiderabili in una CBDC: dovrebbe essere fruttifera e dovrebbe essere possibile limitare quanto ogni individuo possa detenerne. Entrambe le misure mirano chiaramente a sostenere la politica monetaria. Il limite massimo al possesso obbliga le persone a spendere i propri soldi, determinando inflazione dei prezzi o investimenti in asset finanziari; e rendendo le CBDC fruttifere (o remunerate come dice la BCE), esse diventano uno strumento per impostare e trasferire le modifiche nella politica monetaria, compresi i tassi d'interesse negativi.
La relazione della BCE si dilunga molto sulla necessità di limitare o disincentivare “l'uso su larga scala dell'euro digitale come investimento” (p. 28). Il ragionamento alla base di questa posizione è chiarissimo: poiché la politica monetaria ha portato i tassi d'interesse in territorio negativo, la BCE non dovrebbe consentire la detenzione su larga scala di euro digitali dal momento che gli investitori abbandonerebbero quindi le loro posizioni in obbligazioni a rendimento negativo e cercherebbero un rifugio sicuro negli euro digitali. Allo stesso modo, la BCE è contraria a consentire alle persone di convertire i propri depositi bancari in euro digitali (p. 16), i quali verrebbero spostati nei loro portafogli individuali piuttosto che in un conto bancario. Infatti ciò che le relazioni della BRI e della BCE chiamano "disintermediazione finanziaria" è una vecchia preoccupazione dei banchieri centrali: se le persone tengono i loro soldi fuori dalle banche, quest'ultime avranno meno soldi da prestare, aumentando così i costi del prestito. La BRI è preoccupata che
una CBDC potrebbe rendere tali eventi [es. corse agli sportelli] più frequenti consentendo "corse digitali" nei confronti della banca centrale con una velocità e dimensioni senza precedenti. Più in generale, se nel tempo le banche iniziano a perdere depositi a favore della CBDC, potrebbero fare più affidamento sui finanziamenti wholesale e possibilmente limitare l'offerta di credito nell'economia con potenziali impatti sulla crescita economica. (p. 8)
Naturalmente gli economisti Austriaci, sin dai tempi di Ludwig von Mises[3], capiscono che la "disintermediazione finanziaria" può davvero essere una benedizione. Nel contesto dell'euro digitale, tutto ciò che significa è che le persone terrebbero la quantità di denaro che ritengono desiderabile al di fuori delle banche. Effettuerebbero solo veri depositi di risparmio nelle banche, cioè consegnerebbero loro solo denaro a cui non desiderano avere un accesso immediato. In tali circostanze, le banche non sarebbero in grado di espandere il credito emettendo denaro scoperto; potrebbero concedere prestiti solo con i fondi che i loro clienti metterebbero loro a disposizione per tale scopo. Ciò non solo si tradurrebbe in un sistema finanziario più snello o più solido, ma eviterebbe anche i problemi del ciclo economico perennemente ricorrente. E contrariamente a quanto temono i banchieri centrali, l'offerta di credito non sarebbe limitata, sarebbe semplicemente costretta a corrispondere all'offerta di risparmi reali nell'economia. Questa, sfortunatamente, è una comprensione dell'economia completamente estranea ai banchieri centrali.
Tassi d'interesse negativi
Uno degli obiettivi nell'introduzione delle CBDC, solo accennato però, è la possibilità di imporre tassi d'interesse negativi ancora più bassi. Negli ultimi anni gli economisti[4] hanno discusso sempre di più il problema dello “zero lower bound” sui tassi d'interesse: il fatto che è impossibile fissare un interesse negativo poiché i depositanti in quel caso passerebbero semplicemente a detenere contanti fisici. Quando la manipolazione del tasso d'interesse è il principale strumento delle banche centrali, questo è ovviamente un problema: come possono far funzionare il loro elisir e garantire uno spread accettabile tra i tassi ufficiali di riferimento e il tasso d'interesse di mercato quando i tassi sono già molto bassi? Considerando il costo di detenzione di contanti fisici, il -0,5% sembra essere il più basso possibile.
Con una valuta digitale controllata centralmente questo problema scomparirebbe. La banca centrale potrebbe fissare un limite a quanto ogni persona e azienda potrebbe detenere gratuitamente e, al di sopra di questo limite, bisognerebbe pagare un tasso d'interesse negativo (o "remunerazione" come insiste nel definirla la BCE) consono con la linea di politica della banca centrale. In questo modo, detenere liquidità non ostacolerebbe la politica monetaria, poiché le disponibilità liquide sarebbero completamente sotto il controllo del sistema bancario centrale.
C'è solo un problema con l'utilizzo di una CBDC in questo modo: funziona solo se il denaro fisico viene messo fuorilegge. Altrimenti quest'ultimo continuerebbe a ricoprire il ruolo che svolge oggi, ovvero il modo più semplice e meno rischioso di detenere la propria ricchezza e di evitare tassi d'interesse negativi. La relazione della BRI identifica chiaramente questo problema (p. 8n7), così come la BCE (p. 12n18): una CBDC potrebbe aiutare ad eliminare lo "zero bound lower" sui tassi d'interesse, ma solo se la liquidità fisica scomparisse. Finché il denaro fisico rimane in uso, lo "zero bound lower" non può essere violato.
Ma è la gente a richiederlo!
Tuttavia le persone potrebbero di propria iniziativa venire in soccorso delle banche centrali, almeno secondo Benoît Coeuré, capo del BIS Innovation Hub (il gruppo incaricato della ricerca sulle CBDC): molte persone vogliono una valuta digitale del sistema bancario centrale. La BCE vede anche il calo dell'uso del contante fisico a favore di altri mezzi di pagamento come uno dei principali scenari che richiederebbero l'emissione di un euro digitale (p. 10).
Mentre ad alcune persone potrebbero piacere le CBDC, non c'è alcun motivo di credere, nonostante le prove aneddotiche di Coeuré, che ci sia una domanda diffusa di CBDC. La BCE lo ammette quando scrive che il contante fisico è ancora il mezzo di pagamento dominante nell'area Euro, rappresentando oltre la metà del valore di tutti i pagamenti al dettaglio (p. 7). Ma Coeuré non ha bisogno di andare lontano per vedere la continua rilevanza del contante: nel 2018 i ricercatori della stessa BRI hanno concluso che il contante, lungi dal diminuire d'importanza, era ancora la forma di pagamento dominante.[5] Più di recente uno studio sull'International Journal of Central Banking ha mostrato che l'utilizzo di contante non solo non è in calo, ma sta addirittura aumentando di importanza.[6]
Comunque sia, i banchieri centrali hanno sicuramente ragione sul fatto che c'è una maggiore domanda di soluzioni di pagamento digitali e attraverso le criptovalute. Tuttavia è errato concludere da ciò che c'è una domanda preponderante per le CBDC. La domanda di una soluzione di pagamento non è la stessa di una domanda di un nuovo tipo di denaro. Significa semplicemente che le persone richiedono servizi di pagamento che consentano loro di effettuare transazioni più economiche. Tali servizi sono forniti in abbondanza da società come Visa, Mastercard, Paypal, banche e chi più ne ha più ne metta. Non c'è motivo di credere che le banche centrali debbano fornire questo servizio, né che potrebbero farlo meglio delle società private e delle banche, ed è semplicemente un errore equiparare la domanda per tali servizi con la domanda di denaro.
L'errore nel caso delle criptovalute è ancora più eclatante. Quando le persone detengono Bitcoin o un'altra criptovaluta, non è perché la loro domanda per una CBDC rimane ancora insoddisfatta e questa è la loro alternativa più vicina. Al contrario, le persone vogliono possedere Bitcoin proprio in modo da poter evitare gli interessi negativi imposti al sistema bancario ed i rischi di detenere moneta fiat inflazionistica. L'introduzione di una CBDC non attenuerebbe tali rischi, ma piuttosto li aggraverebbe, poiché la banca centrale assumerebbe il controllo totale dell'offerta di moneta attraverso di essa e la conseguente abolizione del contante fisico. Il sentito bisogno di coperture contro l'inflazione e il desiderio di sfuggire al controllo del sistema bancario centrale, compresi i tassi d'interesse negativi ed i massimali sulla quantità di liquidità che si potrebbe detenere, non farebbero che aumentare.
Si tratta di controllo
Alla fine, le valute digitali del sistema bancario centrale sono tutte incentrate sul controllo, non sul soddisfare la domanda dei consumatori. La BCE lo ammette in diversi punti della sua relazione. Ecco solo un esempio: se le persone chiedono davvero un euro digitale, perché dovrebbe essergli assegnato lo status di moneta a corso legale per essere accettato, come affermano chiaramente gli autori (p. 33)? L'unico scenario in cui l'introduzione di una CBDC ha senso è quello di eliminare gradualmente l'uso di contanti fisici per poter imporre qualsiasi tasso d'interesse negativo che i banchieri centrali ritengano necessario. Il proverbiale "helicopter money", le restrizioni sulla detenzione di liquidità ed i tassi d'interesse negativi fanno tutti parte del pacchetto di politiche desiderabili che possono essere raggiunte solo, o più facilmente, con le valute digitali completamente controllate dalle banche centrali.
Ironia della sorte, lungi dal rafforzare il ruolo delle banche centrali e della moneta fiat, imporre una CBDC potrebbe avere l'effetto completamente opposto. Sostituire il denaro fisico con una CBDC rafforzerebbe solo le qualità indesiderabili del denaro fiat e ostacolerebbe ulteriormente il libero mercato nel campo monetario e dei servizi finanziari, aumentando la domanda di alternative come l'oro e Bitcoin.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Note
[1] Banca del Canada, Banca Centrale Europea, Banca del Giappone, Riksbank svedese, Banca Nazionale Svizzera, Banca d'Inghilterra, Consiglio dei Governatori della Federal Reserve e Banca dei Regolamenti Internazionali, CBDC: Central Bank Digital Currencies: Foundational Principles and Core Features (N.p: Banca dei Regolamenti Internazionali, 2020): https://www.bis.org/publ/othp33.htm.
[2] Banca Centrale Europea, Report on a Digital Euro (Frankfurt am Main: European Central Bank, ottobre 2020): https://www.ecb.europa.eu/euro/html/digitaleuro-report.en.html.
[3] Ludwig von Mises, The Theory of Money and Credit, trad. H. E. Batson (New Haven, CT: Yale University Press, 1953), p. 261ff.
[4] Si veda, e.d., Marvin Goodfriend, "Overcoming the Zero Bound on Interest Rate Policy," Journal of Money, Credit and Banking 32, no. 4 (2000): 1007–35.
[5] Morten Bech, Umar Faruqui, Frederik Ougaard e Cristina Picillo,"Payments Are A-Changin’ but Cash Still Rules," BIS Quarterly Review (mazo 2018): 67–80.
[6] Jonathan Ashworth e Charles A.E. Goodhart, "The Surprising Recovery of Currency Usage," International Journal of Central Banking 16, no. 3 (2020): 239–77.
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Ottimo articolo
RispondiEliminaUn saluto,
Gerardo