lunedì 12 ottobre 2020

L'ascesa dell'iperinflazione

 

 

di Alasdair Macleod

Nota: tutti i riferimenti al termine inflazione si riferiscono alla quantità di denaro e non all'effetto sui prezzi se non diversamente indicato.

Lo scopo dell'inflazione monetaria, almeno quello dichiarato dalle banche centrali, è quello di sostenere l'economia in accordo con la massima occupazione e un obiettivo di inflazione dei prezzi al due per cento. Il vero scopo, in realtà, è finanziare i disavanzi pubblici, i quali stanno salendo in parte a causa delle maggiori passività future del welfare che diventano attuali e in parte perché la classe politica trova nuove ragioni per spendere denaro. Alla base di questa dissolutezza ci sono gli oneri fiscali insostenibili per le economie sottoperformanti. E infine, il colpo di grazia è stato dato dai lockdown per il Covid-19.

L'effetto dell'inflazione monetaria, anche con un aumento del due per cento, è quello di trasferire ricchezza da risparmiatori, salariati, pensionati e beneficiari del welfare allo stato. In nessun modo, a parte forse distorsioni temporanee, questo avvantaggia le persone comuni nel loro insieme. Trasferisce anche ricchezza dai risparmiatori ai mutuatari diminuendo il valore del capitale nel tempo.

L'inflazione dell'offerta di moneta sta ora accelerando senza freni, quindi gli effetti negativi peggioreranno molto. È tempo di passare dall'evidenza empirica alla situazione odierna, che è l'aumento senza precedenti del tasso globale di inflazione monetaria e in particolare quello della valuta di riserva mondiale, il dollaro USA.

 

L'inflazione del dollaro

Senza dubbio la riluttanza a ridurre, o almeno contenere, i deficit di bilancio è un'opzione esclusa, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Ma chiunque vinca, sembra improbabile che la spesa pubblica venga frenata o che le entrate fiscali aumentino. La verità delle valute fiat scoperte è che fintanto che possono essere emesse per coprire i deficit di bilancio saranno emesse. E poiché una valuta inflazionata finisce per perdere potere d'acquisto, il ritmo della sua emissione a parità di condizioni accelererà per compensare tale effetto. È una delle forze trainanti dietro l'iperinflazione della quantità di denaro.

Dalla crisi della Lehman nell'agosto 2008, il ritmo dell'inflazione monetaria è accelerato al di sopra della sua media di lungo termine e l'effetto è illustrato nel Grafico 1 di seguito.

Include inoltre l'ultimo calcolo della fiat money quantity al 1 agosto 2020. La FMQ è la somma dell'offerta di moneta Austriaca e delle riserve bancarie detenute presso la FED, in altre parole dollari fiat sia in circolazione che non in circolazione. Poiché le banche commerciali sono libere di distribuire le proprie riserve all'interno del quadro normativo, sia come base per espandere il credito bancario o per essere ritirate dalla FED e messe in circolazione diretta, le riserve bancarie dovrebbero essere considerate come parte del totale del denaro fiat.

Si può vedere che il tasso di crescita della FMQ è stato abbastanza costante per un lungo periodo di tempo, per l'esattezza 5,86% composto annuo, fino alla crisi della Lehman, quando poi è decollato. Dal fallimento della Leman nel 2008, la FMQ totale è cresciuta di quasi il 300%.

Dallo scorso marzo la crescita della FMQ è stata senza precedenti sulla scia della risposta della FED al virus C. Con le speranze di una ripresa a V in frantumi, un ulteriore sostanziale aumento della FMQ è quasi certo.

Già, la FMQ supera il PIL. Se prendiamo l'ultima volta che le cose erano normali, diciamo nel 2005, quando l'economia statunitense si era ripresa dal crollo delle dot-com e prima che l'espansione del credito bancario diventasse esagerata, vediamo che la FMQ era compresa tra il 35%-40% del PIL. Ma con l'economia statunitense che sta crollando e la FMQ in accelerazione, è probabile che superi il 125% del PIL nei prossimi mesi.

Qual è la fonte di tutti questi soldi extra? Il quantitative easing del sistema bancario centrale, il quale ha infranto quelle stesse regole che dovevano impedire alla FED di stampare moneta e di consegnarla al governo. Il Tesoro degli Stati Uniti emette obbligazioni tramite aste normali e le principali banche, attraverso i loro prime broker, li comprano nella consapevolezza che la FED imposta il rendimento per diverse scadenze attraverso le sue operazioni di mercato. La FED acquista bond del Tesoro USA fino al limite del QE mensile, solo che ora non ci sono limiti.

Questo accordo assolve la FED dal peccato della stampa diretta di denaro, ma elude le regole mediante una indiretta. Il Tesoro USA ottiene finanziamenti extra attraverso questo accordo indiretto e le banche espandono il loro credito per assorbire la nuova emissione, che poi vendono alla FED e che a sua volta accredita i pagamenti sui conti di riserva delle banche. Il Tesoro USA ottiene i proventi delle obbligazioni per coprire il deficit della spesa pubblica e le banche ottengono maggiori riserve. Il bilancio della FED vede un aumento delle sue passività nei confronti delle banche commerciali ed un aumento dei suoi attivi in bond del Tesoro. La FED finanzia anche il debito delle agenzie governative in questo modo, principalmente quelle nel ramo finanziamenti ipotecari.

Durante la presidenza Trump il disavanzo del Tesoro USA si è espanso inizialmente poco oltre i mille miliardi di dollari prima che il Covid-19 creasse ulteriore caos finanziario. Le aziende hanno subito gravi perdite, di conseguenza, e insieme all'iniezione diretta di denaro in ciascuna famiglia, il Congressional Budget Office ha rivisto le sue stime per l'anno finanziario appena concluso, come indica il seguente screenshot dal suo sito web:

Si noti come metà delle entrate del governo USA derivino dalle entrate e metà è coperto dalla vendita del debito pubblico al pubblico (cioè le banche commerciali), che alla fine dell'anno fiscale 2020 è stimato ad un totale di $20.300 miliardi. Ma dato che la prima metà dell'anno fiscale era pre-lockdown e il tasso annuo del deficit era di circa mille miliardi di dollari, il tasso annuo dell'aumento del deficit sin dallo scorso marzo è nel range dei $4.400 miliardi. Per inciso, le proiezioni economiche del CBO sembrano troppo ottimistiche alla luce degli eventi recenti, nel qual caso le proiezioni di bilancio per questo nuovo anno solare saranno aggiustate per cifre di entrate notevolmente inferiori e per esborsi significativamente maggiori. Affronteremo le stime dell'inflazione dei prezzi più avanti in questo articolo.

 

Perché il QE è inflazionistico

Il 23 marzo il Federal Open Markets Committee (FOMC) ha annunciato un QE illimitato sia per i titoli del Tesoro USA che per il debito delle agenzie governative, nonché per la quantità di liquidità necessaria alle banche commerciali. Sebbene l'espansione del deficit di bilancio sia inflazionistica, lo è solo nella misura in cui non è finanziata dai risparmiatori, aumentando la proporzione dei loro risparmi rispetto alla spesa immediata, o nella misura in cui deviano i loro risparmi da altri mezzi di investimento (es. azioni). I rendimenti per i portafogli discrezionali gestiti per conto del pubblico fanno registrare rendimenti migliori con le azioni rispetto ai titoli di stato e societari, anche se quando si valuta l'aumento del rischio di investimento i titoli del Tesoro sono visti come un rifugio sicuro. Anche quando i fondi pensione e le compagnie di assicurazione allocano il loro flusso di cassa nei titoli del Tesoro statunitensi, l'emissione di ulteriore debito pubblico non è inflazionistica.

Inoltre, se una banca non aumenta il proprio bilancio espandendo il credito, anche la sua partecipazione al programma di QE della FED non è inflazionistica. Questo significa che dovrebbe vendere azioni, richiedere prestiti, o sottoscrivere suddetti acquisti per conto dei clienti.

Questi fattori incoraggiano la FED a finanziare il Tesoro attraverso il QE, soprattutto perché le statistiche riflettono un aumento dei risparmi, come illustra il grafico seguente.

Il grafico riflette il calo della spesa quando le persone si sono ritrovate in lockdown, così come gli assegni da $1.200 distribuiti alle famiglie a fine aprile, che hanno segnato il picco nel grafico. Da allora c'è stato un aggiustamento al ribasso, in parte perché una parte della spesa è tornata e si stanno affrontando gli arretrati, come la manutenzione delle proprietà.

L'evidenza non è ancora abbastanza forte per sostenere che questo cambiamento statistico nelle abitudini di risparmio sia permanente. Inoltre, essendo calcolato come percentuale del reddito personale disponibile che non viene speso e dati gli alti livelli di debito personale in tutta la popolazione, gran parte di questi cosiddetti risparmi scompariranno nelle carte di credito e nei rimborsi del debito. È più probabile che con l'aumento della disoccupazione e circa l'80% della popolazione che vive di busta paga in busta paga, le finanze personali si siano deteriorate così tanto che il denaro viene ritirato dai risparmi per acquisire l'essenziale. Infatti il tasso di risparmio è uno di quei concetti economici non misurabili, e la realtà è che la persona media sta peggio e sta attingendo ai risparmi per sopravvivere.

L'elemento non inflazionistico del QE si riduce quindi all'aumento degli investimenti delle compagnie di assicurazione/fondi pensione in bond del Tesoro e all'aumento delle disponibilità bancarie e delle riserve presso la FED non finanziate attraverso l'espansione del credito. Ma questo crea un altro fattore: la misura in cui gli investimenti obbligazionari vengono venduti per sottoscrivere bond del Tesoro indebolisce inevitabilmente i mercati delle obbligazioni societarie e la loro capacità di soddisfare le loro esigenze di finanziamento. Ed è per questo motivo che la FED ha incaricato BlackRock di direzionare i suoi acquisti di debito societario per garantire la disponibilità di liquidità su tali mercati e per porre un limite ai premi di rischio. Pertanto, laddove le banche non espandono il credito per acquistare nuove azioni del Tesoro, la FED interviene per compensare un'ulteriore inflazione monetaria.

È stato necessario esaminare in dettaglio i meccanismi alla base del finanziamento dei disavanzi pubblici per stabilire le conseguenze inflazionistiche del QE e per confutare le affermazioni delle autorità monetarie e di altri secondo cui il QE non sia inflazionistico o lo sia solo parzialmente, e quindi coerente con il doppio mandato della FED. No, ad eccezione delle sottoscrizioni da parte di assicurazioni e fondi pensione, il QE della FED è pura e semplice inflazione monetaria.

 

Il rapporto tra inflazione e prezzi

Ipotizzando che non vi siano variazioni nei saldi di cassa medi detenuti dalla popolazione, nel tempo deve esserci una relazione inversa tra l'espansione della quantità di moneta in circolazione e la diminuzione del suo potere d'acquisto. Questo è indiscutibile in logica e argomentare il contrario significa sottoscrivere una versione del moto perpetuo monetario. Allo stesso modo, mentre gli effetti sui prezzi individuali devono anche tenere conto dei cambiamenti dei fattori ad essi specifici, dovrebbero essere chiari gli effetti della svalutazione monetaria sul livello generale dei prezzi. Ora è il momento di introdurre un secondo fattore: le variazioni nei saldi di cassa medi detenuti dalla popolazione.

I cambiamenti nei saldi di cassa sono un'espressione delle preferenze relative tra denaro e beni. Se una popolazione nel suo insieme è soddisfatta della stabilità del denaro come mezzo di scambio, sarà felice di mantenere saldi in eccesso rispetto ai suoi bisogni immediati. Lo vediamo anche con le valute inflazionate, come lo yen giapponese, dove, indipendentemente dal livello dei tassi d'interesse, l'espansione monetaria si accumula sotto forma di depositi bancari. È insolito per una popolazione arrivare agli estremi evidenti in Giappone, ma allo stesso modo una popolazione che si rende conto che la sua moneta sta diminuendo di potere d'acquisto ha tutte le ragioni per spenderla in beni, mantenendo di conseguenza saldi inferiori.

Il completo rifiuto di una valuta come mezzo di scambio la rende completamente priva di valore ed è il risultato comune ad ogni collasso iperinflazionistico. Gli stati che rimangono intrappolati nel finanziamento inflazionistico affrontano la crescente certezza di un risultato venezuelano.

Per ora le autorità monetarie di tutto il mondo fanno affidamento sull'ignoranza generalizzata riguardo alla moneta e alla teoria dello scambio. Coloro che si preoccupano di considerare come sta effettivamente cambiando il potere d'acquisto della loro valuta noteranno che sta calando più rapidamente di quanto dicono le statistiche ufficiali. È intenzionale. Dopo l'introduzione dell'indicizzazione diffusa all'inizio degli anni '80, gli stati hanno escogitato metodi per ridurre i costi sostenuti. I cambiamenti nella metodologia statistica hanno raggiunto questo obiettivo, con gli indici dei prezzi al consumo ora completamente soppressi, al punto che le banche centrali affermano di lottare per far sì che l'IPC raggiunga il due per cento.

L'evidenza di analisti indipendenti in America come Shadowstats e il Chapwood Index è che i prezzi nel mondo reale stanno salendo intorno al 10% e l'hanno fatto negli ultimi dieci anni. Con la FMQ salita ad un ritmo composto annuo del 9,6% dalla crisi Lehman fino alla fine del 2019, la verità sull'inflazione dei prezzi è più vicina al calcolo degli analisti indipendenti rispetto all'IPC ufficiale. Inoltre vi sono poche prove di cambiamenti evidenti nei tassi di risparmio o nell'accaparramento di liquidità in suddetto periodo, cosa che avrebbe influenzato il livello generale dei prezzi.

I primi a rendersi conto che il potere d'acquisto di una valuta sta calando e continuerà a farlo sono coloro che la possiedono per motivi diversi dal normale mezzo di scambio: detentori stranieri che, attraverso il commercio estero, hanno accumulato valute diverse dalla loro e hanno scelto di trattenerle invece di venderle nelle borse estere. E c'è un secondo gruppo di detentori stranieri che ha diversificato i portafogli di investimento nei mercati finanziari esteri.

Questi gruppi sono principalmente sensibili a fattori economici e finanziari esterni, come i cambiamenti nelle prospettive commerciali, i valori degli asset finanziari e le loro esigenze di detenere liquidità nelle proprie valute. È logico sostenere che uno stato che riesce a gestire continui deficit nella bilancia commerciale e vede un accumulo di proprietà straniera della sua valuta, è vulnerabile ai cambiamenti nel sentimento internazionale. Questa è la situazione in cui si trova il dollaro, con i dati TIC del Tesoro USA che rivelano che gli stranieri possiedono titoli finanziari per un valore di circa $20.600 miliardi, e in aggiunta depositi bancari e titoli a breve termine commerciali e del Tesoro USA per un totale di $6.150 miliardi. In altre parole, la proprietà straniera del dollaro è il 130% dell'attuale PIL degli Stati Uniti.

L'accumulo di posizioni in dollari all'estero è dovuto ad una serie di fattori: il dollaro è la valuta di riserva internazionale, le aspettative commerciali presupponevano una crescita globale continua, la perpetuazione dei deficit commerciali statunitensi, l'aumento degli investimenti di portafoglio e una salita del dollaro. Il commercio globale ora si sta contraendo e il dollaro ha iniziato a calare invece. Le priorità commerciali stanno cambiando: dall'espansione globale alla conservazione del capitale.

Con le prospettive economiche globali in rapido deterioramento, il dollaro è notevolmente sovra-posseduto dagli stranieri, il che non è controbilanciato dalla proprietà americana di valute estere. La maggior parte degli interessi finanziari esteri degli Stati Uniti è denominata in dollari, con un'esposizione a valute estere ridotta a soli $714 miliardi.

La Cina ha già dichiarato una politica di riduzione dei suoi investimenti in dollari e bond del Tesoro statunitensi, inoltre sta vendendo i suoi dollari per acquistare materie prime. Pochi se ne rendono conto, ma la Cina sta facendo quello che fa la gente comune quando inizia ad abbandonare una valuta: scaricarla per beni tangibili che costeranno di più in futuro a causa del calo del potere d'acquisto del dollaro. E poiché il potere d'acquisto del dollaro cala quando misurato in materie prime, è probabile che più nazioni seguiranno l'esempio della Cina.

Quando vedete un grafico dell'espansione dell'offerta di moneta, come illustrato nel Grafico 2 di seguito, e lo combinate con un dollaro in calo nelle borse estere, è solo una questione di tempo prima che i membri della popolazione interna inizino a seguire gli stranieri.

Rispetto al passato, c'è una generazione di millennial che attraverso la loro comprensione delle criptovalute e Bitcoin ha imparato a conoscere la svalutazione delle valute fiat da parte dei loro governi. Resta da vedere se questa conoscenza si estenderà anche alla popolazione in generale.


Attività bancaria e sue conseguenze cicliche

Non solo alcune delle banche d'importanza sistemica globale (G-SIB) hanno un gearing elevato sui loro bilanci, cosa che ci si aspetterebbe alla fine di un periodo di espansione del credito bancario, ma nella maggior parte dei casi i mercati azionari valutano il loro equity ad una frazione dei loro valori contabili di bilancio, in contrasto con valutazioni scandalosamente alte per i titoli non finanziari durante la più grave recessione economica mai vista in tempo di pace.

La Tabella 1 di seguito illustra il punto confrontando il gearing di bilancio e le valutazioni di borsa per tutte le G-SIB in modo da avere un multiplo delle attività di bilancio rispetto alla capitalizzazione di mercato, classificandole quindi dalla più pericolosa alla meno pericolosa. Le uniche banche nell'elenco con capitalizzazioni di mercato superiori al patrimonio netto di bilancio (rapporto prezzo/valore contabile superiore a uno) sono le banche nordamericane, il che potrebbe spiegare perché una leva finanziaria critica non è riconosciuta come un problema sistemico nei mercati finanziari statunitensi

Le prime tre banche più indebitate sono tutte nell'Eurozona: ricordate che queste sono solo le G-SIB, ci saranno molte altre banche commerciali nelle stesse condizioni che non sono in questa lista. Avere il proprio equity a solo il 15% del valore contabile, che è l'umiliazione subita dalla banca francese Société Générale, dovrebbe inviare segnali di avvertimento alle autorità di regolamentazione bancaria francesi. Ma insistono nel guardare solo al rapporto tra attività di bilancio e patrimonio di bilancio, che per Soc Gen è ancora 21,4 volte. A differenza dei regolatori bancari, gli investitori pensano che questa banca è in bancarotta, il suo prezzo delle azioni poco più di un'opzione call sulla sua sopravvivenza.

È un problema che colpisce particolarmente le banche dell'Eurozona e l'esperienza ci dice che i numeri riportati sono sottostimati, motivo per cui quando una banca va in bancarotta il risultato è sempre peggiore di quanto i numeri precedenti al fallimento suggerivano.

Le grandi banche non operano in silos nazionali, avendo attività di finanza commerciale e negoziazione in valuta estera, prestiti in valute estere e anche importanti filiali e operazioni sussidiarie all'estero. L'idea che una crisi nell'Eurozona, o in Gran Bretagna per esempio, possa essere contenuta entro i confini nazionali è un pio desiderio. Con l'eccezione di Wells Fargo, i G-SIB statunitensi ne escono meglio di quelli di altre giurisdizioni, ma ciò non li salverà da una crisi sistemica originata altrove.

Sebbene possiamo apporre la responsabilità alla fine del ciclo del credito, non c'è dubbio che il Covid-19 abbia accelerato le cose. I media generalisti non parlano più di una ripresa a V e le aziende sono al collasso.

Nel prossimo futuro, una crisi bancaria è inevitabile. Il caso migliore è che sia contenuta da una nazionalizzazione di tutte le banche soggette a fallimento, oppure da un supporto diretto delle rispettive banche centrali, cosa che si può dire che stia già avvenendo vista la crisi del mercato dei pronti contro termine statunitense di un anno fa. Per gli inflazionisti c'è la consolazione che la stampa di denaro possa poi essere utilizzata per sostenere le imprese in fallimento attraverso le banche senza considerazioni commerciali ostruttive.

 

Tassi d'interesse

Il principale meccanismo di controllo utilizzato dai pianificatori monetari centrali è la manipolazione dei tassi d'interesse. Sono convinti che un loro abbassamento sia uno stimolo agli investimenti industriali e quindi al miglioramento dell'economia, mentre invece tutto ciò che la loro soppressione ottiene è la distruzione dei risparmi e l'avanzamento di cattivi investimenti.

Le loro illusioni sono le stesse di Keynes e di tutti i suoi attuali accoliti, tra i quali si annoverano i banchieri centrali e la loro politica monetaria. I tassi d'interesse sono semplicemente l'espressione della preferenza temporale, il costo che un mutuatario paga per ottenere un possesso temporaneo. Tutti i beni condividono questa caratteristica e il denaro sano ed onesto riflette una media della preferenza temporale di questi beni.

Nella Teoria Generale di Keynes, una ricerca dell'indice rivela un solo riferimento alla preferenza temporale, a pagina 166 e da nessun'altra parte. Questo argomento fondamentale è quindi ignorato. Keynes accettava che esistesse una preferenza temporale, ma è caduto in confusione riguardo ciò che rappresenta. La vedeva semplicemente come una controparte psicologica alla sua invenzione della propensione al consumo e non riuscì a stabilire una connessione tra le preferenze temporali per i beni e la loro rappresentazione monetaria. Dal momento che riteneva che fosse esclusivamente correlata al denaro anziché al possesso, per lui lasciava aperta la possibilità che i tassi d'interesse potessero essere "gestiti" verso un risultato economico desiderato. Ciò nonostante le prove di cui era a conoscenza, che la "gestione" dei tassi d'interesse al fine di controllare il tasso d'inflazione non funzionava e che la correlazione era tra i costi di prestito e il livello generale dei prezzi, non il suo tasso di variazione rappresentato da un tasso d'inflazione. L'errore era quello di considerare i tassi impostati dai risparmiatori in un libero mercato, mentre invece sono impostati dalla domanda di capitale da parte dei mutuatari. Keynes lo definì Paradosso di Gibson, dal nome del suo scopritore, ma poiché non poteva spiegarlo, scelse di ignorarlo come tutti i suoi seguaci.

Per questi motivi la manipolazione dei tassi d'interesse per ottenere risultati economici, compresa la recente introduzione di tassi negativi, si è rivelata un deplorevole fallimento. Man mano che la valuta perde potere d'acquisto, le preferenze temporali per le merci vedranno un fattore aggiuntivo correlato al denaro stesso. Pertanto la preferenza temporale espressa in termini di dollari salirà significativamente rispetto a quella giustificata unicamente dalla proprietà differita dei beni. La svalutazione futura della valuta dovuta all'inflazione monetaria renderà quindi impossibile il compito dell'autorità di sopprimere i tassi d'interesse.

La FED scoprirà che in assenza di un aumento significativo dei risparmi, oltre a finanziare un deficit federale in peggioramento, dovrà assorbire le vendite estere di obbligazioni del Tesoro USA, delle agenzie governative e delle società statunitensi. Gli stranieri sono quindi possessori riluttanti di dollari in eccedenza.

In assenza di un aumento del livello di risparmio interno, un disavanzo di bilancio in rapido deterioramento si tradurrà in due esiti. Come identità della contabilità nazionale e in assenza di un aumento dei risparmi, un deficit di bilancio è rispecchiato da un deficit commerciale, entrambi i quali in questo nuovo anno fiscale, secondo le indicazioni attuali, si espanderanno tra i tremila ed i cinquemila miliardi di dollari. Questo è il primo esito, e se il mese prossimo il presidente Trump verrà rieletto, tale deterioramento porterà ad una maggiore ostilità contro gli importatori americani.

Il secondo esito, alla luce del primo, è come gli importatori già sovraccarichi di dollari risponderanno alla crescente quantità di dollari aggiuntivi accumulati nei loro conti bancari da un crescente squilibrio commerciale. Inutile dire che non hanno motivo di accumularli ulteriormente. E a meno che il Tesoro americano non acquisti questi dollari indesiderati, sgonfiando la quantità in circolazione, essi finiranno per abbassare il tasso di cambio e gonfiare i prezzi nell'economia domestica.

Possiamo quindi vedere le condizioni in cui il dollaro verrà spinto al ribasso rispetto ad altre valute, e ora siamo consapevoli che la Cina è l'avanguardia nella vendita di dollari in cambio di materie prime, a cui probabilmente si uniranno altri Paesi. Di conseguenza il potere d'acquisto del dollaro, che secondo stime indipendenti si sta già deteriorando ad un ritmo del dieci per cento, è destinato a deteriorarsi ad un ritmo maggiore.

Con le sue dichiarazioni e azioni, la FED conferma la convinzione che un aumento dell'inflazione dei prezzi possa essere controllato lasciando salire i tassi d'interesse. Di conseguenza un dollaro in calo nelle divise estere gli presenterà un dilemma insuperabile: lasciar salire i tassi d'interesse per proteggere il dollaro e quindi far scoppiare la bolla degli asset finanziari e costringere le finanze del governo federale all'insolvenza? O lasciare semplicemente che l'inflazione dei prezzi corra senza freni?

Quasi sempre le banche centrali in questa posizione finiscono per scegliere un compromesso, lasciando salire i tassi d'interesse troppo poco e troppo tardi. Solo occasionalmente lasciano salire i tassi d'interesse a livelli stratosferici nel tentativo di ristabilire l'ordine schiacciando gli speculatori. Oltre agli effetti temporanei di quest'ultimo espediente, sappiamo dal Paradosso di Gibson che la salita dei tassi d'interesse per controllare l'inflazione dei prezzi non funziona. E con il 130% del PIL in asset statunitensi ora in mani estere, questo gigantesco elefante nella stanza sta sovrastando le borse estere. Peggio ancora per la FED, il Paradosso di Gibson ci dice che anche se lasciasse salire i tassi d'interesse per compensare completamente la perdita di potere d'acquisto, non sarebbe sufficiente per stabilizzare la valuta: ciò richiederebbe l'adozione di una moneta sana ed onesta e lo stop all'inflazionismo.

Il modo per capirlo è comprendere la valutazione della preferenza temporale degli stranieri, composta dalla necessità di merci e da una valuta in deprezzamento. Pertanto, indipendentemente dalla politica monetaria della FED, le forze di mercato rappresentate da interessi esteri assumeranno il controllo dei tassi d'interesse e la bolla obbligazionaria della FED scoppierà. La salita dei rendimenti dei bond del Tesoro USA farà crollare il mercato azionario e il mercato del debito societario. Questi eventi indeboliranno ulteriormente qualsiasi interesse estero residuo nel dollaro e nei suoi mercati dei capitali. In breve, la bolla degli asset finanziari diventerà impossibile da sostenere e il suo scoppio si porterà dietro anche il dollaro.

Questo era il motivo per cui, trecento anni fa, quando scoppiò la bolla Mississippi di John Law, nell'ottobre 1720 la sua moneta, il livre, non aveva più valore nelle borse estere. Il crollo era iniziato undici mesi prima, quando Law aveva accelerato l'inflazione del livre per sostenere un segmento in crisi delle azioni. Il 23 marzo scorso la FED ha intrapreso un'accelerazione simile dell'inflazione monetaria per l'intero mercato obbligazionario statunitense. Se replichiamo l'esperienza di John Law, il dollaro potrebbe diventare senza valore nel giro di pochi mesi.

Sta diventando chiaro a parecchi che, in assenza di un cambiamento nelle politiche inflazionistiche, i giorni di un dollaro scoperto stanno rapidamente volgendo al termine, e questo distruggerà l'ordine fiat internazionale su cui si basa.

 

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Nessun commento:

Posta un commento