mercoledì 12 agosto 2020

L'economia di mercato è stata sostituita dall'economia di comando/controllo







L'epidemia di COVID-19 ha strappato il velo di ipocrisia a quella che ora possiamo definire un'economia di comando/controllo. Ha eliminato tutte le chiacchiere sull'esistenza di una vera economia di mercato. Stati e banche centrali ora creano sia la domanda che l'offerta. Salvataggi e sovvenzioni a profusione permettono alle società zombi di continuare a rimanere aperte, mentre il welfare state, il reddito di base universale e altre dispense assistenziali vengono distribuiti in modo che i cittadini possano acquistare i prodotti. A rigor di termini, questo è socialismo.

In Europa i programmi di acquisto di asset della Banca Centrale Europea (BCE) ammontano attualmente a €3.000 miliardi. Ciò esclude il suo recente programma di acquisto di emergenza da €1.350 miliardi, equivalente all'intero PIL della Spagna e notevolmente superiore a quello dei Paesi Bassi. Grande acclamazione è stata riservata al disegno di legge da $4.500 miliardi dell'amministrazione Trump e al programma da $2.300 miliardi della FED per "sostenere" l'economia. Le banche centrali del G7 hanno accumulato asset per $1.640 miliardi a marzo e prevedono di superare i $6.000 miliardi quando tutto sarà detto e fatto. In molti casi gli assegni previdenziali e le indennità di disoccupazione ora pagano più degli stipendi.

Ciascuno dei programmi di cui sopra inietta più denaro e credito rispetto al PIL di tutti i Paesi del mondo, ad eccezione solo dei tredici più grandi. Complessivamente si sommano a più del PIL di tutti i Paesi tranne Cina e Stati Uniti.

Quindi come siamo finiti in questa economia di comando/controllo?



Le basi della crescita economica

La crescita economica è alimentata da investimenti di capitale, imprenditorialità e innovazione. Questi fattori costituiscono i pilastri di base di economie in crescita, stabili e sostenibili. Quando gli investimenti di capitale e l'imprenditorialità vengono soffocati, viene uccisa di conseguenza l'innovazione e il progresso.

Il sistema economico viene bilanciato da tassi d'interesse e prezzi attraverso cicli di risparmio e consumo. I risparmi incoraggiano investimenti di capitale a lungo termine, che si traducono poi in incrementi di produttività lungo la catena di produzione. Durante il ciclo dei consumi, i profitti in conto capitale sui risparmi precedenti vengono spesi dai consumatori (risparmiatori) in prodotti migliori e più economici grazie ai precedenti investimenti di capitale finanziati coi loro stessi risparmi (sotto forma di prestiti).

In un'economia interventista il denaro buono e, per estensione, i buoni investimenti, sono scacciati dal "denaro cattivo" iniettato attraverso interventi perpetui. Con gli attuali livelli di quantitative easing e di spesa in deficit che si estendono a miliardi di miliardi in tutto il mondo, i risparmi produttivi vengono sostanzialmente annullati.



Rompere il mercato reale attraverso il denaro fiat

L'economia di comando/controllo sposta anche l'economia verso imprese meno competitive e più dispendiose. I salvataggi, il welfare ed i sussidi, per definizione, spostano il vantaggio competitivo verso individui improduttivi e corporazioni zombi, saccheggiando quindi chi è produttivo e redditizio.

La spinta incessante, con diversi acronimi, per iniettare denaro fiat e credito nel sistema provoca distorsioni strutturali attraverso un'allocazione errata delle risorse scarse all'interno dell'ambiente economico. Questa errata allocazione sposta le risorse dai loro usi più produttivi ad usi meno produttivi, spingendo i tassi d'interesse al di sotto dei loro livelli naturali — mantenendo in vita società zombi, progetti non realizzabili e penalizzando società e imprenditori innovativi e produttivi.

Individui produttivi e società redditizie ottengono vantaggi competitivi attraverso competenze, istruzione, parsimonia, innovazione, gestione eccellente e servizio dei clienti. Ma i programmi di "stimolo" e di salvataggio mirano a trasferire ricchezza ad individui improduttivi e società zombi, tassando chi invece è meritevole di rimanere in affari fino a farne scomparire artificialmente il vantaggio competitivo.

Uno di questi esempi è l'industria automobilistica, in cui le grandi società hanno ripetutamente avuto accesso a prestiti e sovvenzioni statali a condizioni favorevoli in modo da rimanere attive (ed inefficienti) al fine di "salvare posti di lavoro". Altri programmi come quelli della rottamazione (es. "cash for clunkers") in nome della "sicurezza" incanalano nuovi soldi (che servono da carota) e clienti verso i concessionari di automobili. Come abbiamo visto in numerose occasioni, le società automobilistiche mantengono una scuderia di lobbisti per garantirsi salvataggi statali e altri vantaggi dalla politica. Senza contare che ciò esclude i salvataggi indiretti garantiti attraverso le banche con accesso alle linee di credito della Federal Reserve. Le banche quindi acquistano quote di mercato a spese di aziende innovative e produttive (come Tesla) e neutralizzano il loro vantaggio competitivo. I guadagni in termini di produttività e valore che avrebbero piegato i dinosauri e spostato risorse e capitale verso settori produttivi dell'economia sono persi, mentre vengono incentivati gli sprechi mantenendo in vita società improduttive.

La produzione continua solo grazie ai sussidi statali e all'accesso al credito facile creato dalla banca centrale. La domanda resta in piedi solo grazie ai sistemi di welfare dello stato. Attraverso il denaro fiat creato ex novo ed il credito a basso costo, stati e banche centrali consentono alle imprese zombi di produrre beni per individui improduttivi senza che questi ultimi facciano crescere il bacino dei risparmi reali. Inoltre stato e banche centrali pianificano l'economia dall'alto verso il basso, determinando quali settori sono autorizzati a produrre cosa, in che misura, chi acquisterà cosa e da chi. Questa non è un'economia di mercato, è invece un'economia di comando/controllo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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