Sulla base dei dati a nostra disposizione, non c'è alcuna relazione tra lockdown e vite salvate. È decisamente incredibile, dato che sappiamo per certo che i lockdown hanno distrutto le economie di tutto il mondo.
Ogni modello epidemico rilasciato a marzo è stato costruito partendo dal presupposto che il lockdown avrebbe controllato il virus. All'inizio si trattava di preservare la capacità degli ospedali, successivamente è diventato un principio generale: rallentare la diffusione del morbo. I metodi sono stati gli stessi in quasi tutti i Paesi: divieto di grandi raggruppamenti, chiusura delle scuole, imprese costrette ad abbassare la serranda, obbligo di restare a casa, distanziamento fisico, mascherine, restrizioni agli spostamenti.
Niente di simile è stato tentato in tutta la storia dell'umanità, certamente non su questa scala. Si potrebbe supporre, quindi, che ci fosse la certezza assoluta di una relazione causale tra i lockdown e la traiettoria del virus. Proprio come la FDA non approva un farmaco a meno che non se ne dimostri la sicurezza e l'efficacia, si potrebbe supporre che lo stesso sarebbe dovuto essere vero per una politica che ha infranto ogni routine e calpestato i diritti umani in nome della mitigazione di una malattia.
Abbiamo invece scoperto che non era così: si trattava di una semplice ipotesi, che il lockdown avrebbe dovuto sopprimere questo virus, e si basava su una presunzione arrogante di potere da parte dei governanti.
Per cinque mesi gli stati di tutto il mondo sono andati fuori di testa, ordinando alle persone di fare questo e quello, mandato dopo mandato, eppure non ci sono prove che nulla di ciò abbia importanza per il virus.
Già a metà aprile sono sorte diverse domande. Isaac Ben-Israel, capo del programma di studi sulla sicurezza presso l'Università di Tel Aviv e presidente del Consiglio nazionale per la ricerca e lo sviluppo, ha esaminato i dati in tutto il mondo e ha concluso che il virus va e viene dopo 70 giorni indipendentemente dalle politiche implementate. Non ha trovato alcuna relazione tra il lockdown, la trasmissione e la morte.
A metà luglio gli analizzatori di dati hanno studiato l'esperienza della scorsa primavera. Anche loro non hanno trovato alcuna relazione tra il virus e le scelte burocratiche. In parole povere: "Chiusure rapide delle frontiere, blocchi completi e test diffusi non erano associati alla mortalità con COVID-19 per milione di persone".
È fantastico. Miliardi di vite radicalmente alterate, economie sono fallite, tradizioni secolari di libertà e legge buttate via, stati di polizia ovunque, e a che scopo? I dati indicano che è stato tutto inutile. Non si può controllare un virus con le politiche statali. Al virus non importa.
Uno strumento utile che potete utilizzare per osservare tutto ciò lo troviamo su OurWorldinData, che offre un indice di rigore delle politiche statali basato sui dati dell'Università di Oxford.
Diamo un'occhiata all'indice per quei Paesi del mondo che hanno avuto i più alti tassi di mortalità con C-19: San Marino, Belgio, Regno Unito, Spagna, Perù, Italia, Cile, USA, Francia, Brasile, Paesi Bassi e Messico.
Ecco tutti questi Paesi sull'indice di rigore.
La maggior parte di questi stati ha imposto un lockdown all'incirca nello stesso periodo, seguito da uno sforzo graduale e frammentario di liberazione. La Svezia è il grande valore anomalo qui, ovviamente. Tutti mostrano alti tassi di mortalità, alcuni più alti e altri più bassi rispetto alla Svezia. I controfattuali sono impossibili, ovviamente, ma già questo grafico solleva interrogativi sul se e in quale misura le politiche burocratiche abbiano qualcosa a che fare con la prevenzione delle morti.
Un altro modo per vederlo è confrontare i primi sei Paesi con la più alta mortalità per milione con i sei Paesi con la più bassa mortalità per milione. Questi Paesi a bassa mortalità sono: Uganda, Burundi, Mozambico, Tanzania, Ruanda e Sri Lanka. Tutti questi Paesi hanno imposto un lockdown.
Notate l'assenza di una relazione tra le morti, il lockdown e il rimanere aperti.
Prendiamo in considerazione ora 12 Paesi con morti molto simili per milione (50, più o meno 10). È possibile osservare una vasta gamma di linee di politica e nessuna relazione apparente tra esse e risultati in termini di decessi.
Ecco un grafico globale dei decessi per milione rispetto alla severità del lockdown. Potete guardarlo tutto il giorno, ma non mostra assolutamente nulla di significativo in termini di linee di politica.
Tracciare solo Paesi europei produce un risultato un po' strano, uno schema opposto a quello che dovremmo vedere. Todd Kenyon ha utilizzato i dati di Oxford per produrre il seguente grafico allarmante, il quale mostra che quanto è più stretto il lockdown, maggiori sono le morti per milione. Potrebbero esserci molte altre spiegazioni per questo ma, anche in questo caso, non vediamo nulla che suggerisca che i lockdown abbiano migliorato i risultati.
In "Did Lockdown Worked? An Economist's Cross-Country Comparison", Christian Bjørnskov non trova alcuna chiara associazione tra le politiche di lockdown e lo sviluppo della mortalità, offrendo il seguente grafico.
Potete fare il confronto all'interno degli Stati Uniti, grazie a quest'ottimo studio di cinque economisti. I risultati sono gli stessi: sia che si chiuda o si resta aperti, non c'è alcun modello prevedibile per le morti. Se i lockdown hanno salvato vite, la curva dovrebbe inclinarsi verso il basso a destra. Non è affatto inclinata invece, è solo casuale.
Ancora una volta, al virus non importa.
Potreste contestare questi dati sulla base del fatto che sono troppo aggregati, che ci sono troppe variabili basate sui dati demografici (l'età media della morte nel mondo è 82 anni con comorbidità, quasi la metà nelle case di riposo), e così via.
Ad un certo punto dovremo gettare la spugna. Il fatto che un Paese attui un lockdown o no ha tanto potere predittivo sulle morti per milione quanto la correlazione tra il maltempo e il colore dei miei calzini. O se gli uragani sono controllati dai tassi di alfabetizzazione.
In altre parole, l'affermazione che il lockdown controlli i virus è pseudoscienza o superstizione di un tipo profondamente pericoloso; distrugge economie e vite.
A dire il vero, ci sono molti studi che affermano che i lockdown abbiano salvato vite, ma sono estrapolazioni basate su modelli che presumono l'esistenza di una correlazione che i fatti invece non confermano. Se c'è uno studio di ricerca che utilizza dati reali e che dimostra qualcosa di salvavita sulla distruzione dei diritti e delle libertà in nome del controllo dei virus, devo ancora vederlo.
Nel frattempo siamo sopraffatti dalle prove che è stato tutto inutilmente distruttivo. Libertà significa pratica della salute e della ricchezza; i lockdown portano esattamente a ciò che D.A. Henderson predisse: catastrofe.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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