mercoledì 29 luglio 2020

Perché i “beni pubblici” non giustificano l'intervento statale





di Philipp Bagus


La teoria dei beni pubblici è uno dei principali argomenti che viene solitamente utilizzato per giustificare, dal punto di vista economico, l'esistenza dello stato.

È pericoloso utilizzare la terminologia neoclassica, poiché allontana sistematicamente il pensiero da una tesi economica sana e solida. Tuttavia, per amor di discussione, accettiamo le due caratteristiche distintive di un bene pubblico secondo i libri di testo tradizionali.

In primo luogo, un bene pubblico può essere consumato da altri consumatori senza costi aggiuntivi. Questa caratteristica è nota come consumo senza rivalità. Ad esempio, una volta costruito un faro, illumina la via per altre navi senza costi aggiuntivi.[1]

In secondo luogo, i consumatori non possono essere esclusi dal consumo del bene pubblico una volta che questo è stato prodotto ad un costo ragionevole. Ad esempio, un armatore che non vuole pagare i servizi del faro non può esservi escluso, perché se il faro viene spento nessuno può vederlo, nemmeno le navi che lo hanno pagato. Di conseguenza emerge il cosiddetto problema degli "scrocconi": i consumatori, anche se volessero godere del servizio del bene pubblico, non aiutano a finanziarlo, ma cercano di sfruttare i contributi degli altri. Poiché chiunque proverà a sfruttare il contributo di qualcun altro, i beni pubblici sarebbero poco prodotti in un mercato libero. Lo stato deve intervenire, tassare gli scrocconi e finanziare il bene pubblico con le entrate fiscali.



Critiche alla teoria dei beni pubblici

Queste affermazioni sembrano abbastanza ragionevoli, ma ci sono diverse critiche alla tesi a supporto dei beni pubblici.

In primo luogo, non esiste una linea di divisione chiara e obiettiva tra un bene privato e un bene pubblico. Molti beni pubblici sono prodotti privatamente, come la musica di strada in una zona pedonale.[2] E molti beni prodotti dallo stato, come il servizio postale, non rientrano nella categoria dei beni pubblici. Soprattutto, i beni hanno un carattere soggettivo. La caratterizzazione di una cosa come un bene non è oggettiva né eterna. La canzone del musicista di strada può essere considerata una pessima esibizione se qualcuno detesta la performance. Come ha sottolineato Walter Block, le calze possono essere considerate un bene pubblico una volta che le persone si preoccupano del colore delle calze che indossano altre persone. Inoltre l'assenza di calze potrebbe influire negativamente sulla salute e quindi su terze parti.

In secondo luogo, anche la rivalità nei consumi è soggettiva. Quando qualcuno preferisce ascoltare il musicista di strada, c'è rivalità nei consumi.

In terzo luogo, neanche la possibilità di esclusione è oggettiva. Da un punto di vista dinamico, l'innovazione offre nuovi modi per escludere gli scrocconi. Ad esempio, nel caso delle dighe nella Germania settentrionale, gli imprenditori hanno immaginato nuovi modelli di business per escludere chi non paga.

In quarto luogo, se il libero mercato non produce qualcosa nella quantità desiderata da alcuni osservatori, ciò non significa automaticamente che dovrebbe essere prodotto dallo stato. Per giungere a tale conclusione, bisognerebbe prima sviluppare una teoria etica, normalmente non è prevista una norma che giustifichi la violenza per produrre beni pubblici. Infatti, come dimostra Hoppe, una tale norma consentirebbe una guerra di tutti contro tutti.

In quinto luogo, la produzione statale di beni pubblici implica una minore produzione di beni privati. L'intervento statale rende impossibile il calcolo economico. L'utilità persa a causa del finanziamento fiscale dei beni pubblici può essere arbitrariamente confrontata solo con l'utilità ottenuta dalla loro produzione. Quindi è giustificato parlare di mali pubblici piuttosto che di beni pubblici.

Infine, la quantità di produzione di beni pubblici da parte dello stato rimane arbitraria.



L'intervento statale intralcia la produzione di “beni pubblici”

C'è un altro punto sui beni pubblici e gli scrocconi che voglio sottolineare in questo articolo.

Lo stato spesso impedisce o sabota la produzione privata di beni pubblici sul mercato. Più nello specifico, lo stato rende più difficile la soluzione del problema degli scrocconi prendendo risorse dai cittadini.

Ad esempio, la politica monetaria inflazionistica incentiva le persone ad indebitarsi più di quanto farebbero in un sistema monetario sano ed onesto. Quando si è indebitati eccessivamente, è necessario concentrarsi sul proprio lavoro e svolgere meno attività di volontariato.

Le tasse funzionano allo stesso modo. Più persone sono tassate, meno tempo libero hanno per il volontariato, ceteris paribus. Il volontariato è essenziale per la produzione privata di beni pubblici, come aiutare i poveri, pattugliare un quartiere, partecipare a riunioni scolastiche, o prendersi cura di un bellissimo giardino. A causa della tassazione, le persone hanno anche meno risorse a loro disposizione, il cui uso può anche essere di beneficio a terzi (ad esempio, l'installazione di luci sulla propria proprietà che va ad illuminare anche la strada o dispositivi di sicurezza che scoraggiano i criminali).

A volte i decreti dello stato ostacolano la produzione privata di beni pubblici in modo ancora più diretto. Il possesso di armi scoraggia i criminali e può aumentare la sicurezza. È possibile essere scrocconi anche in questo caso. Non tutti devono spendere soldi per armi e addestramento. Alcuni possono fare affidamento su altri che finanziano il bene pubblico.[3] Sfortunatamente in molti Paesi il governo sabota la produzione di questo bene pubblico attraverso divieti.



Il problema degli scrocconi

Una società più armoniosa grazie agli aiuti volontari, una società più sicura grazie a guardie volontarie, una società più bella grazie a giardini ed illuminazione ben tenuti, tutte queste definizioni si adattano ad una buona concezione di bene pubblico. Mostrano anche che il problema degli scrocconi può essere risolto. Quando c'è un mercato si evolveranno modelli di business che forniscono i servizi richiesti. Tuttavia, a causa delle tasse, gli standard di vita sono più bassi e sul mercato libero vengono prodotti meno beni pubblici di quanto accadrebbe altrimenti.

I movimenti sociali, religiosi o politici forniscono un'altra risposta al problema degli scrocconi. Jeffrey Hummel sottolinea che i rivoluzionari americani hanno esercitato esternalità positive su altri che potevano sfruttare le azioni dei rivoluzionari che rischiavano la vita. Lo stesso accadde durante le Crociate. I crociati rischiavano la vita per garantire ai pellegrini cristiani un viaggio sicuro in Terra Santa, mentre altri cristiani sfruttavano questi sforzi.[4] In generale, attraverso l'istruzione e l'assistenza ai poveri, i movimenti religiosi producono beni pubblici come una società più pacifica, armoniosa ed istruita. Tutti possono sfruttare questi sforzi.

Allo stesso modo, coloro che contribuiscono alle istituzioni che difendono la nostra libertà, come il Mises Institute, stanno finanziando la produzione di un bene pubblico. Se sostenete il Mises Institute, ottenete una società più libera. Tutti ne beneficiano; nessuno escluso. (Lo stesso vale per l'opera di divulgazione effettuata dal mio blog, ndt). Certamente potrebbe prosperare di più se le tasse fossero più basse e le persone più ricche potessero contribuire di più.[5] In questo modo lo stato riduce la produzione di beni pubblici.

Oggi coloro che protestano contro le violazioni della libertà dovute al lockdown si trovano in una situazione simile. Se ci sono abbastanza proteste e sufficiente disobbedienza civile, non ci sarebbe alcuna sanzione.[6] In questo modo, le proteste possono esercitare esternalità positive sul resto della popolazione.

Tuttavia ci possono essere anche scrocconi. Invece di passare il tempo a protestare e a rischiare sanzioni, le persone potrebbero semplicemente starsene a casa. Se tutti resistessero e disobbedissero alla polizia, non ci sarebbe alcun lockdown. Se, tuttavia, troppe persone sfruttano la disobbedienza altrui, consapevolmente o meno, il bene pubblico della libertà verrà soppresso. Naturalmente l'incapacità di produrre il bene pubblico della libertà non è colpa del mercato, perché senza lo stato la disobbedienza civile per raggiungere la libertà non sarebbe stata nemmeno necessaria. È lo stato che attraverso la minaccia delle forze di polizia reprime la produzione di questo bene pubblico.

In breve, ci sono beni pubblici che non sarebbero prodotti senza lo stato, ma ci sono anche beni pubblici la cui produzione è resa impossibile dallo stato. A causa dell'intervento statale, vi è una sovrapproduzione di alcuni beni pubblici e una sottoproduzione di altri, come l'immunità al coronavirus.

Quali beni pubblici sono più importanti? Quelli che lo stato produce o quelli che distrugge? Quali beni pubblici devono essere prodotti? Esistono due modi per decidere: i politici possono decidere arbitrariamente quali beni pubblici vengono prodotti e quali no, oppure le persone che interagiscono volontariamente in un libero mercato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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[1] Ronald Coase ha contestato l'idea che i fari siano beni pubblici.

[2] Si noti che non sono le caratteristiche oggettive di un bene a determinarne il valore, ma i servizi valutati soggettivamente che un bene fornisce ad un consumatore.

[3] Tenete presente che è del tutto soggettivo se il possesso di armi sia un bene pubblico o un male pubblico, poiché alcune persone potrebbero sentirsi a disagio con il libero possesso di armi. I criminali considererebbero sicuramente il possesso diffuso di armi nella popolazione un male pubblico.

[4] Rodney Stark ha difeso le crociate come sforzi sostanzialmente difensivi.

[5] Si potrebbe sostenere che con tasse più elevate vi sia un incentivo più forte a difendere la libertà in quanto c'è molto da guadagnare. Tuttavia il Mises Institute ha una portata maggiore rispetto agli istituti di libero mercato in Paesi meno liberi con tas rate più elevati.

[6] Étienne de La Boétie ha sottolineato che il potere statale si basa in definitiva sul consenso e sull'obbedienza.

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