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giovedì 16 luglio 2020
Il ritorno del brutalismo
di Jeffrey Tucker
I pro-lockdown probabilmente non avevano idea di cosa stessero per scatenare. Sulla carta i loro piani sembravano tutti a posto: tenere le persone separate, farle stare a casa, solo i lavoratori essenziali al lavoro e lo stato avrebbe potuto fare il resto. Chiese, teatri, sport, bar, scuole: tutto ha dovuto cedere il posto ai cosiddetti attenuatori di malattie.
Lasciate che i bambini giochino con i giochi per computer. Consentite agli uffici di operare tramite Zoom. Un po' di tempo libero non fa mai male a nessuno e, inoltre, c'è Netflix. Batteremo questo virus nascondendoci e poi si annoierà tornando da dove è venuto. I modellisti saranno eroi. Dobbiamo solo dimostrare il potere dei computer anche sulle forze straordinarie e incontrollabili della natura. Il virus cederà di fronte alla nostra intelligenza e al nostro potere.
Ciò che non si aspettavano erano rivolte per le strade, statue rovesciate, movimenti di secessione, l'ascesa dell'estremismo politico, il conflitto razziale e la diffusione del nichilismo. Ciò che sta accadendo in tutto il mondo sembra una rivoluzione.
Una volta bloccata una popolazione per decreto, sulla base di ignoranza e paura, si invia un segnale secondo cui niente conta più di tanto. Niente è più vero, permanente, giusto, sbagliato; e tutto potrebbe finire da un momento all'altro. È letteralmente il lasciapassare per scatenare l'inferno.
Ci sono molti precedenti storici a tal proposito, ma un episodio in particolare ha attratto la mia attenzione: l'ascesa dell'architettura brutalista dopo la seconda guerra mondiale. Il movimento consisteva nel rimuovere gli ornamenti dagli edifici, dimenticare la bellezza, evitare l'estetica del passato e progettare solo per la funzionalità.
Il brutalismo, iniziato in Germania come successore del movimento Bauhaus dopo la Grande Guerra, è quel movimento che alla fine ci ha consegnato tutti gli orribili edifici governativi negli Stati Uniti costruiti tra gli anni '60 e '90. Sono orribili alla vista, una colata di cemento informe. Era un movimento che rifiutava l'estetica. Voleva e richiedeva la pura verità: un edificio doveva essere semplicemente occupato. Doveva essere solo "essenziale" e niente di più.
Dopo la seconda guerra mondiale ci si domandava cosa avrebbe dovuto sostituire quello che era stato bombardato e distrutto in tempo di guerra, il cui peggior esempio era Dresda. Alla fine la città e tutta la sua gloriosa architettura furono restaurate, ma lo shock che gli stati potevano distruggere tutto, che nulla fosse sacro, è stata una lezione che ha avuto un impatto su un'intera generazione di designer. In tutto il resto della Germania e gran parte del resto d'Europa, nel Regno Unito e negli Stati Uniti la lezione è stata: gli edifici dovrebbero essere bombardabili. In questo modo non veniva più perso nulla di valore.
Questo è lo spirito che ha spinto la scuola brutalista ad essere così influente. Molti vecchi edifici, dal Medioevo all'inizio del XX secolo, furono costruiti con alte aspirazioni, comprese quelle teologiche. Ma la guerra ha dimostrato che tutto è temporaneo e niente è veramente sacro. Dio è morto, altrimenti milioni e milioni di persone non sarebbero state massacrate. La nostra architettura del dopoguerra avrebbe dovuto abbracciare la realtà che avevamo vissuto in tempo di guerra: tutto può essere bombardato, quindi il passato dovrebbe morire e tutto il nuovo dovrebbe essere sacrificabile.
Questo è nichilismo. È un'espressione di disperazione. È un grido contro l'idea che il futuro e il passato debbano avere delle relazioni reciproche. È una licenza anche ad abbattere monumenti, dare alle fiamme edifici, ai disordini per le strade e, mentre ci siamo, a dimenticare la logica, la razionalità, le lezioni della storia e persino la preoccupazione umana per gli altri. I nostri governi, eletti democraticamente, non si preoccupano dello stato di diritto, dell'empatia, della moralità e mancano di umiltà, quindi perché non dovremmo credere alle stesse cose e comportarci allo stesso modo?
La rabbia repressa tra il 15 marzo e il primo giugno 2020 si è manifestata in molti modi. Lo avete visto anche da voi. Pensate alle relazioni che si sono infrante, a come avete tirato fuori la vostra rabbia per coloro che amate e viceversa, e come avete detto e fatto cose che sarebbero state impensabili l'anno scorso. I lockdown hanno reso tutti un po' patologici. Non sto parlando solo del picco di suicidi e overdose di droga, sto parlando della crudeltà in cui le persone si sono dilettate in questi mesi, il modo in cui i nostri vecchi codici di educazione, disciplina, carattere e integrità sono improvvisamente diventati irrilevanti. Verità e bugie si sono fuse in una poltiglia informe.
Dopotutto, se gli stati possono rinchiuderci nelle nostre case e dividere la popolazione in elementi essenziali e non essenziali, chiudere i nostri luoghi di culto, costringerci a mascherare i nostri volti e chiederci di saltellare come cavallette per evitarci l'un l'altro, cosa ci dice questo riguardo i codici morali e la decenza umana che abbiamo sviluppato nel corso delle generazioni? Se agli stati non importa, perché dovrebbe importare a noi? In un modo o nell'altro, negli ultimi 75 giorni tutti si sono dilettati in questa forma di nichilismo.
Nel migliore dei mondi, ciò che è vero e giusto non dovrebbe dipendere dal trattamento dei diritti fondamentali da parte dello stato. In realtà, fa una differenza enorme. Se allo stato non importa nulla della nostra libertà di movimento e dei nostri diritti economici, perché dovrebbe importare a qualcuno allora? Questa è l'essenza della visione brutalista della vita: "Fatelo e basta". Abbiamo solo bisogno di elementi essenziali, tutto il resto è sacrificabile. Non importa nient'altro, non il contesto, non la verità, non la decenza, non il passato, non il futuro.
Potreste dirmi che i disordini, la distruzione e la follia che ci circonda non sono collegati al lockdown. Non sono d'accordo. I manifestanti, i rivoltosi, gli abbattitori di statue ed i piromani potrebbero non articolare le ragioni precise del loro comportamento, ma se osservate attentamente sono le persone che gridano affinché stati ed istituzioni prestino attenzione a ciò che la gente vuole. Le persone contano, non possiamo essere rinchiusi, non siamo animali e non saremo trattati come automi.
Non saremo parte dell'idea della storia di qualcun altro. Siamo storia
In questo modo gli stati ci hanno spinto tutti ad adottare una teoria brutalista della vita, anche solo perché hanno fatto la prima mossa e ora non abbiamo altra scelta che reagire. Il brutalismo sarà accolto con brutalità.
A dire il vero, non approvo questa visione del mondo. La trovo deplorevole e persino immorale. Non crea nulla. Tuttavia, quando gli stati si comportano in questo modo, come se la libertà non contasse, questo è ciò che scatenano. Puniscono e scacciano la decenza, l'integrità e la virtù. E in questo modo alimentano forze imprevedibili all'interno della società che rendono il mondo brutto, persino terrificante.
C'è una risposta a questa inciviltà dilagante. Non lasciate che gli stati e la loro pessima gestione di questa crisi rovinino la vostra integrità, la vostra capacità di amare, la vostra fiducia nei diritti, le vostre aspirazioni per voi stessi e gli altri. L'unico modo per combattere il brutalismo è con la libertà e la bellezza, e questo inizia nella vostra vita.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
"Ciò che sta accadendo in tutto il mondo" accade solo negli Stati Uniti.
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