lunedì 8 giugno 2020
Dieci anni di Freedonia e teoria economica sana e solida
di Francesco Simoncelli
Ricordo ancora come successe: il classico colpo di testa di un giovane desideroso di dar voce alla propria serie di esperienze, sebbene ancora scarsa. Ebbro di iniziativa e coraggio un lunedì di pioggia battente cancellava il lavoro di un anno in un semi-anonimo blog su Windows Live. Era bastata una traduzione sulle trame oscure dell'establishment a dare forma nella sua testa ad un'opera più grande e più completa che avrebbe permesso a chi come lui, fino a quel momento, aveva solo informazioni sparse e sparpagliate. La stesura di una sorta di enciclopedia che avrebbe permesso a persone come lui, desiderose di apprendere temi economici e socio/politici in grande profondità, di trovare un percorso esauriente e variegato. Ma cosa mancava rispetto alla concorrenza? Cosa mancava rispetto ad un panorama decisamente ampio di blog che offrivano una conoscenza analoga? Due cose: la continuità e l'esaustività dei contenuti. E così, in un martedì piovoso di dieci anni fa, nacque l'avventura di Freedonia.
Il blog all'epoca era ancora acerbo e forniva una piattaforma ad uno studente ancora poco avvezzo alla stesura di articoli online. Era tempo di traslare gli studi di una giovane mente al cospetto della critica del mondo; era tempo di costruire una biblioteca prettamente italiana di materiale di Scuola Austriaca e filosofia libertaria. Il primo blog era un prototipo di quello che sarebbe poi diventato Freedonia, più una piattaforma di sfogo artistico che di creatività al servizio della conoscenza individuale/collettiva. Come tutti i blog è nato in sordina, connubio di una passione per il cinema, la biologia e la letteratura inglese, evolutosi coscientemente in una fucina di sapere economico/politico atto a colmare una carenza di risorse in tali nicchie.
La spontaneità di questa transizione era in sintonia con la maturazione dell'autore, della mia maturazione, un passaggio graduale da un modo di comunicare più colloquiale ad uno più accademico. È così che anche lo pseudonimo iniziale ha poi ceduto il passo al nome e cognome veri, evoluzione ulteriore di uno spazio virtuale che voleva diffondere il proprio messaggio su più livelli. Nessun altro sito web italiano può vantare la quantità di conoscenza in materia economica di quella che si può trovare su Freedonia. Sebbene la metodologia implementata tragga le sue radici dalla Scuola Austriaca, la critica al resto del pensiero economico racchiude un punto di vista completo per inquadrare in modo chiaro e coerente anche le teorie "concorrenti".
Questo perché la mia ottica, quella di non esporre il fianco, ha permesso ai lettori di avere un'idea globale delle cose di cui si discuteva. Ovviamene ciò ha richiesto sovente di scrivere molto e quindi richiedere al lettore uno sforzo in più, ma alla fine ha sempre pagato. Grazie alla metodologia Austriaca,è possibile trasmettere la conoscenza economica al resto degli individui attraverso un linguaggio chiaro e semplice senza il bisogno di ricorrere a formule matematiche superflue o tecnicismi/gergo settoriale. Il punto di forza della Scuola Austriaca è sempre stato questo, ed è quello che ha permesso a tale Scuola di guadagnarsi il favore di tutti coloro che si sono avvicinati ad essa: la semplicità e l'immediata metabolizzazione dei concetti spiegati.
Un assunto principe all'interno di questo pensiero è dettato proprio dall'importanza della conoscenza, un asset a sé stante grazie al quale comprendere in modo onnicomprensivo le sfaccettature e le varie dinamiche alla base dell'economia. Grazie ad essa gli studenti capiscono davvero chi c'è alla base della fantomatica "scienza triste" e con il mio primo libro ho cercato di trasmettere proprio questo punto: smantellare quell'alone di tristezza dettato dalle credenze popolari e mostrare come l'azione umana sia il fondamento cardine dell'intera materia. Ma questa è esattamente la caratteristica degli Austriaci: approfondire con rigore e logica i temi studiati e arrivare alla radice della questione. È esattamente questa la bellezza e il fascino di questa Scuola di pensiero, affondare il colpo. Un esempio in merito è il libro di Frank Chodorov tradotto dal sottoscritto riguardante l'imposta sul reddito.
Infatti, quasi per osmosi, chi studia la Scuola Austriaca acquisisce e sviluppa tale caratteristica ed è l'ingrediente essenziale della mia rubrica Zombi Wars. La lotta contro gli zombi, desiderosi di consumare e infettare il cervello altrui, ha rappresentato un marchio di fabbrica delle indagini accademiche del blog Freedonia. Gli zombi grugniscono e ripetono gli stessi versi, allo stesso modo possiamo vedere nell'ambiente mainstream come ci siano pensatori e pubblico in generale come ricada in questa descrizione: "stampiamo moneta", "torniamo alla sovranità monetaria col denaro fiat", " il sistema bancario centrale sostiene l'economia", "lo stato siamo noi", ecc.
Meme plausibili che vengono ripetuti sovente come panacea di tutti i mali economici. Ma cos'è uno zombi? All'apparenza una persona, in realtà un essere incapace di ragionare. Cos'è la plausibilità? All'apparenza un ragionamento sensato, in realtà è carente su più livelli ad un esame logico più rigoroso. Ed è così che ho creato summenzionata rubrica per scrivere articoli di mio pugno adottando un metodo d'indagine logica rigoroso: presentare ciò che si vede e permettere successivamente di far vedere ciò che non si vede. Prendendo in prestito l'architettura dell'economista e filosofo proto-Austriaco, Frederic Bastiat, sono riuscito a presentare al pubblico diversi temi affrontandoli sotto questa duplice lente. L'economia mainstream ha perso la sua strada e questo, a mio avviso, può essere spiegato dalla crescente adozione e dipendenza da modelli matematici ed equilibri, che in genere non consentono di affrontare "ciò che non si vede".
I modelli economici moderni e la teoria dell'equilibrio si basano su questo compromesso: "ciò che si vede" è la fonte di dati più attendibile, il che spiega perché sono apprezzati da coloro che concepiscono soluzioni rapide. La differenza tra l'economia moderna e il pensiero economico giusto sta nel fare il passo successivo dopo essere arrivati a "ciò che non si vede": comprendere che l'economia è un processo in continua evoluzione di azioni che economizzano i compromessi immaginabili. Questo punto va oltre l'effetto moltiplicatore che è semi-presente nella storiella della finestra rotta di Bastiat, dove un investimento si diffonde nell'economia quando il denaro cambia di mano. Si tratta sempre e solo di un cambiamento, il resto dell'economia rimane (teoricamente) costante mentre si pensa passo dopo passo a come fluisce il denaro. Non ci aiuta a comprendere l'intero processo di mercato.
Il cosiddetto "immaginabile" riconosce i processi storici ed i compromessi in esso ed il futuro. In altre parole, non prende semplicemente in considerazione la propria situazione così com'è e da lì teorizza, ma si chiede da dove provenga questa situazione. L'economia incarna tutte le nostre azioni e interazioni aggregate, ma le nostre scelte (e le nostre azioni) sono prese in risposta alle opzioni che ci vengono presentate. Il negoziante nella storiella di Bastiat sceglie scegliere tra la sostituzione della finestra e l'acquisto di scarpe, ma cos'altro ci sarebbe potuto essere? Questa riflessione diventa uno strumento necessario quando si valuta l'impatto delle normative statali e, soprattutto, il possibile risultato dell'introduzione di nuove. Tale punto è stato affrontato anche in un precedente articolo. Una restrizione su una persona genera scelte diverse da quelle che altrimenti sarebbero state, il che modifica l'insieme di scelte di tutte le persone interessate, di coloro che vedono precludersi opzioni che altrimenti sarebbero state disponibili.
Queste sono distorsioni reali che devono essere prese in considerazione e un ragionamento economico appropriato riconosce questi processi e i loro effetti. Potremmo non essere in grado di rintracciarli in dettaglio o misurarli empiricamente, ma devono essere presi in considerazione quando si tenta di comprendere l'economia. Ed è sostanzialmente questo il metodo che ho applicato nel mio libro di imminente pubblicazione che sarà disponibile presso la Libreria del Ponte, mostrare cosa significa ignorare cosa non si vede nella vita di tutti i giorni. Ogni capitolo presenta un tema diverso e per ognuno di esso viene presentato "ciò che si vede" e "ciò che non si vede", permettendo quindi al lettore di comprendere il ventaglio di potenziali opzioni che vanno perse. Questo libro rappresenta un manuale esaustivo di come l'economia Austriaca considera i principali fenomeni economici che più vengono travisati dalla maggior parte delle persone.
Infatti uno dei temi trattati, e che al giorno d'oggi ancora accende gli animi della maggior parte delle persone dati gli slogan nelle varie proteste mondiali, è il capitalismo, quel sistema economico in cui i mezzi di produzione sono in mani private. Ancora oggi si dice che il capitalismo renda i ricchi ancora più ricchi ed i poveri ancora più poveri, oltre ad essere intrinsecamente instabile e causa di ricorrenti crisi economiche. Questa è un'interpretazione completamente falsa visto che negli Stati Uniti, in Europa, in Asia e in America Latina non troviamo alcuna traccia di capitalismo. I sistemi economici in tutto il mondo rappresentano un sistema interventista: gli stati hanno fortemente limitato il funzionamento dell'economia di mercato attraverso tasse, normative, burocrazia e regolamenti. Ovunque si guarda, quel poco che resta dell'ordine capitalista è sotto assedio. Un punto piuttosto ovvio è il sistema monetario: la produzione di moneta è stata monopolizzata dalle banche centrali.
Una teoria economica sana e solida ci insegna che un tale sistema monetario è foriero di grossi problemi: è inflazionistico, provoca cicli di boom e bust, fa sì che l'economia si ritrovi in un indebitamento eccessivo e consente allo stato di diventare sempre più grande. Non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che senza un sistema monetario fiat, gli stati non sarebbero potuti diventare così grandi, invadenti e repressivi. Il denaro fiat è l'elisir per la creazione di una tirannia. Ma come fa questo elisir ad essere "bevuto" dalla maggior parte delle persone?
Molte persone non amano il capitalismo, perché in tal sistema coloro che servono meglio la domanda dei consumatori sono ricompensati mediante un profitto. Coloro che non ci riescono o ottengono risultati scadenti devono accontentarsi di redditi più bassi. Inutile dire che questo asseto è un terreno fertile per il risentimento, l'invidia e la gelosia. Queste emozioni possono essere strumentalizzate abbastanza facilmente dai demagoghi. Ed è qui che entra in gioco l'ideologia socialista, solleticando il risentimento delle persone. Il capitalismo viene additato come l'unico colpevole della loro insoddisfazione e diventa una sorta di "pignatta" contro cui viene scatenato l'odio delle persone. E sebbene si dimostrino sempre fallimentari, vengono continuamente riproposte su base progressiva.
L'attuale ridistribuzione della ricchezza è stata determinata dall'interventismo piuttosto che dal capitalismo. E se si continua a seguire questa strada, si mettono a repentaglio la pace, la prosperità e il futuro della società nel suo complesso. Ma questo è solo un assaggio di quello che troverete nel libro, poiché rappresenta un manuale "tascabile" di tutto il lavoro svolto in questi dieci anni sul blog. Un bignami di economia Austriaca, potremmo definirlo, consultabile ogni qual volta sentirete parlare di un tema economico e per un istante sarete assaliti dal dubbio.
In conclusione, lasciate che ringrazi i lettori assidui, saltuari e occasionali del blog. Senza il vostro supporto, senza la vostra passione, senza la vostra sete di conoscenza questo spazio sarebbe diventato brullo molto tempo fa. Grazie al sostegno che avete dimostrato nel tempo, cari lettori, attraverso commenti, condivisioni su altre piattaforme e supporto materiale, avete permesso ad una piccola realtà di crescere e maturare nell'isola di libertà che potete vedere oggi. Questo traguardo era impensabile per me 10 anni fa e anche grazie al vostro interesse è stato possibile realizzarlo. Affinché possa continuare ad estendere questo messaggio, potete dimostrare il vostro apprezzamento lasciando un contributo al seguente link: paypal.me/FrancescoSimoncelli
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Esso sarà destinato a finanziare tutte le spese che servono per mantenere il blog, ampliarne i contenuti ed offrire nuovi e migliori servizi. Se pensate, quindi, che Freedonia debba continuare ad offrire la sua testimonianza in questo triste mondo collettivista, offritegli qualcosa in cambio. Liberamente, s'intende.
Hail, hail Freedonia!
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