Bibliografia

mercoledì 6 maggio 2020

Vittime dello stato e fallimenti imprenditoriali: due tipi di bancarotte





di Per Bylund


Nella nostra attuale situazione economica ci si aspetta che molte imprese falliscano. La domanda che nessuno sembra porsi è: perché? Ci sono due fattori in gioco e sono molto diversi; hanno cause diverse e dovrebbero richiedere soluzioni diverse.

Il primo: le imprese falliscono perché non possono stare aperte, i loro clienti sono sotto coprifuoco, ecc. Questo non è un fallimento imprenditoriale, ma è stato imposto loro. Per questi tipi di bancarotte, la colpa è dello stato. Queste aziende falliscono perché non sono autorizzate a fare affari, ma i beni sono ricercati e ci sono (presumibilmente) clienti disposti e in grado di acquistarli.

Ad esempio, i ristoranti non sono autorizzati a servire i clienti, ma possono offrire solo consegna a domicilio o fuori dal locale. Ciò riduce il valore della loro offerta e quindi i potenziali clienti hanno meno probabilità di acquistare. Questa è l'ABC in economia: un valore inferiore potrebbe non essere abbastanza alto da giustificare il pagamento del prezzo precedente. I proprietari dei ristoranti dovrebbero abbassare i prezzi e aggiornare i loro menù in base a questa nuova situazione. Ma che lo facciano o no, incolpare gli imprenditori per questo calo della domanda e la loro incapacità di coprire i costi è come incolpare un cane incatenato per non essere libero.

Non è un errore imprenditoriale.

Indipendentemente dal motivo, questo è un costo imposto a queste attività e dovrebbero chiedere allo stato di risarcirle per il danno causato.

Il secondo: l'incapacità imprenditoriale di prevedere e quindi soddisfare le esigenze dei consumatori. Quando i consumatori cambiano idea, cosa che accade spesso e senza preavviso, un'azienda che non è posizionata per la nuova situazione o è troppo lenta per adattarsi ad essa dovrebbe cessare l'attività. Non importa quale sia la ragione di questo cambiamento: un improvviso cambiamento nei gusti, una nuova tendenza della moda, pandemie, guerre, ecc. Nella misura in cui i consumatori non vogliono più ciò che un'azienda offre, quell'azienda dovrebbe adattarsi o terminare l'attività.

Perché?

Perché non servono i consumatori se continuano a fare quello che stavano facendo. Gli imprenditori, e quindi le imprese, fanno soldi nella misura in cui sono in grado di soddisfare i desideri dei consumatori. Se non ci riescono, dovrebbero smettere di fare quello che stavano facendo. Le risorse che stanno utilizzando nella produzione possono essere utilizzate in modo migliore (dal punto di vista dei consumatori) altrove. Prima ha luogo questa correzione, meglio è.

Sembra semplice, ma non lo è. Innanzitutto vedremo molte aziende soffrire o fallire, perché la pandemia ha cambiato il comportamento dei consumatori. Ciò è stato previsto e, di fatto, può essere vantaggioso.
(E qui lo stesso Bylund si perde un po'. Questo secondo aspetto che lui fa notare doveva essere accompagnato da una postilla: in assenza di coercizione statale. Poiché se vogliamo sovrapporre quest'analisi al mondo reale e non farla rimanere nel teorico, allora dobbiamo per forza aggiungere questa osservazione. Poiché è molto elevato il rischio, se non certo, che tutti i cambiamenti che stanno venendo sulla scia del virus,, sono artificiali e non voluti spontaneamente dal mercato. Questo significa che anche se le aziende si riorganizzazeranno per soddisfare le esigenze di clienti creduloni, questa riorganizzazione nel futuro a breve-medio termine potrebbe rivelarsi sbagliata e quindi costringere lo stesso le aziende alla bancarotta. ndT)

Gran parte della produzione intrapresa nella nostra economia negli ultimi tempi è stata strutturalmente non sincronizzata con le esigenze dei consumatori. Questo è ciò che accade quando la banca centrale e il sistema bancario commerciale aumentano l'offerta di moneta. Questo denaro alla fine entra sempre nell'economia in punti specifici, dove va ad aumentare artificialmente la domanda e quindi i prezzi per quei beni specifici prima che i prezzi altrove si possano aggiustare.

In altre parole, chiunque metta per primo le mani sul nuovo denaro, di solito grandi banche e "Wall Street", si arricchisce a spese di chi lo ottiene per ultimo (i cui redditi aumentano dopo rispetto ai prezzi che pagano per i beni acquistati). La Federal Reserve ha aumentato enormemente l'offerta di denaro sin dall'ultima crisi finanziaria, nel tentativo di nascondere una correzione necessaria (riaggiustamento della produzione in base a ciò che i consumatori sono più desiderosi di acquistare).

Di conseguenza molte aziende non stavano servendo i bisogni reali dei consumatori, ma piuttosto l'economia direzionata dal denaro creato ex novo. Che lo sapessero o meno (probabilmente no), stavano facendo soldi sulla ridistribuzione attraverso il flusso irregolare del denaro fiat nelll'economia (il cosiddetto effetto Cantillon).

Oltre a questa produzione strutturalmente traballante (dal punto di vista dei consumatori), c'è l'epidemia, che tendenzialmente sta cambiando il comportamento dei consumatori. Entrambe queste cose fomentano errori imprenditoriali e queste imprese finiranno per fallire perché non servono adeguatamente i consumatori. Tali fallimenti sono tragici per proprietari, dirigenti, lavoratori ed altre parti interessate. Ma queste aziende sono inefficienti e dispendiose: le risorse che stanno/stavano usando servirebbero (i consumatori) meglio altrove. Quindi prima falliscono, meglio è: ciò significa che tali risorse verranno liberate e rese disponibili per investimenti più in linea con le esigenze dei consumatori.
(Anche qui vale quanto detto nella nota precedente: i cambiamenti alimentati dalla stampa di denaro fiat sono dannosi, ma lo sono anche quelli che mirano a cambiare forzatamente l'atteggiamento dei consumatori. Non bisogna accettare passivamente ciò che viene calato dall'alto. I consumatori sono sempre i re, non devono affidarsi un un ente di pianificazione centrale affinché decida per loro. Ad esempio, i consumatori possono richiedere nel prossimo futuro una quantità di plexiglass abnorme, spingendo una riorganizzazione delle aziende a produrne sempre di più. Ma si tratta di una percezione distorta di questa situazione, in cui si fa terrorismo per dirottare le persone verso un prodotto superfluo. Una volta che ci si accorge della sua inutilità, il cambiamento di atteggiamento sarà altrettanto repentino e solo allora sarà un momento in cui il mercato sta facendo valere la sua voce.  ndT)

Ora immaginate i risultati dei programmi statali di prestito su larga scala per "salvare" gli affari.

Non c'è modo che lo stato possa dire il motivo per cui un'azienda è in difficoltà. Questa dovrebbe essere salvata o no? O, in altre parole, questa impresa è in difficoltà perché lo stato ha reso impossibile la creazione di valore per i consumatori, o perché non sta producendo ciò che i consumatori vogliono veramente?

Aggiungeteci il fatto che alcune aziende si sono concentrate sul servire il consumatore, mentre altre si sono concentrate sul favorire lo stato e il clientelismo. Il primo gruppo comprende sia le imprese che "dovrebbero" fallire sia quelle che sono state penalizzate dallo stato. (Quest'ultimo gruppo serve a malapena i consumatori.)

In questa situazione la domanda da porsi è: quali imprese avrebbero maggiori probabilità di assicurarsi i prestiti? E, inoltre, cosa significa questo per l'economia?




[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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